GENERI LETTERARI
APPLICATI AI SINOTTICI

CAPITOLO I°
I GENERI LETTERARI

1 - Storia e origine

Sebbene i vari commentatori nel corso dei secoli abbiano dimostrato un certo interesse per la forma particolare di scrivere di ciascun autore biblico, il merito di aver dato un apporto decisivo allo studio dei generi letterari in campo biblico spetta senza dubbio ad Hermann Gunkel (1862 - 1932) che nella sua ultima opera, pubblicata postuma, «Einleitung in die Psalmen» (Göttingen, 1933), espone i principi per riconoscere un genere letterario.

Il merito di aver introdotto anche fra i cattolici lo studio dei generi letterari va attribuito a studiosi come il Lagrange e lo Hummelauer. Le teorie del Gunkel, infatti, dapprima osteggiate, ricevettero il riconoscimento ufficiale in campo cattolico con l'Enciclica «Divino Afflante Spiritu» (1943) di Pio XII° che così scrive a proposito dei generi letterari:

«Quale sia poi il senso letterale di uno scritto, sovente non è così ovvio nelle parole degli antichi orientali come è per esempio negli scrittori dei nostri tempi. L'interprete deve quindi tornare con la mente a quei remoti secoli dell'Oriente, e con l'appoggio della storia, dell'archeologia, dell'etnologia e di altre scienze, nettamente discernere quali generi letterari abbiano voluto adoperare gli scrittori di quella remota età. Infatti gli antichi orientali per esprimere i loro concetti non sempre usarono quelle forme e generi di dire, che usiamo noi oggi, ma piuttosto quelle che erano in uso tra le persone dei loro tempi e dei loro passi».

Lo stesso concetto viene poi ribadito dalla Costituzione Dogmatica della Dei Verbum del Concilio Vaticano II° (IV° Sessione - 18 Novembre 1965):

«Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini e alla maniera umana, l'interprete della Sacra Scrittura, per capire bene ciò che Egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi in sostanza abbiano inteso significare e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto, fra l'altro, anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta nei testi in varia maniera: storici o profetici o poetici o con altri modi di dire. È necessario adunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo intese di esprimere ed espresse in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso. Per comprendere infatti nel loro giusto valore ciò che l'autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve fare debita attenzione sia agli abituali e originari modi di intendere, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che allora erano in uso nei rapporti umani» (1° e 2° capov. n. 12)
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«Le parole di Dio infatti, espresse in lingue umane, si sono fatte simili al parlare dell'uomo, come già il Verbo dell'Eterno Padre, avendo assunto la debolezza dell'umana natura, si fece simile all'uomo» (2° capov. n. 13).

Lo studio dei generi letterari è sorto dalla constatazione che la Bibbia non è un'opera isolata dall'ambiente geografico, storico e letterario nel quale è nata.
Pur mantenendo il suo carattere di originalità come opera teandrica (divina ed umana) rispetto ad altra letteratura della stessa epoca, per una retta comprensione del significato intimo e profondo dell'Antico e Nuovo Testamento, non possiamo assolutamente prescindere dall'ambiente nel quale è stata concepita e realizzata la Bibbia.

Poiché questo ambiente (antico-orientale e semitico per gran parte dell'A.T. e palestinese ed ellenista per il N.T.) differisce in maniera sostanziale dal nostro pensiero e dalla nostra cultura moderna, erede dello spirito greco e romano, non possiamo applicare gli stessi criteri caratteristici della nostra mentalità e della nostra tradizione letteraria per giudicare e comprendere in maniera esatta dei prodotti culturali di un mondo tanto diverso dal nostro.

Finora la Bibbia è stata interpretata più secondo la mentalità dei commentatori che secondo quella degli agiografi e quella dei destinatari immediati. Ma un secolo di scoperte, nel campo archeologico ed etnografico dell'antico oriente, è servito a dimostrare che la Bibbia non è un fenomeno isolato. I suoi autori, senza per questo perdere la loro funzione di strumenti divini sotto l'influsso dell'ispirazione, hanno usato gli stessi modi di esprimersi e sono stati partecipi di quel mondo antico, semitico-orientale, di cui hanno subito in maniera diretta o indiretta l'influsso.

Oggi noi, grazie a queste recenti scoperte, possediamo una ricca documentazione di questo mondo che possiamo confrontare con gli scritti dell'A.T. e N.T. Da questo confronto emergono chiaramente gli influssi e le risonanze che i vari modi di dire, di pensare e di esprimersi degli antichi orientali hanno avuto sui loro contemporanei autori biblici, sia nell'opera come nelle fonti comuni che senz'altro usarono.

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2 - Importanza e definizione

Per comprendere meglio l'importanza che hanno i generi letterari nella letteratura biblica, si può fare un confronto con ciò che gli stili rappresentano nelle arti figurative.

Una statua od un'immagine greca sono più congeniali alla nostra mentalità perché sono state concepite e realizzate secondo gli stessi canoni di organicità e sistematicità ai quali siamo abituati dalla nostra cultura occidentale.

Rimarremo invece molto perplessi di fronte ad un esempio di arte figurativa mesopotamica concepita secondo canoni completamente estranei al nostro modo abituale di pensare e vedere le cose. Le facce inespressive dei re potrebbero indurci a pensare erroneamente all'imperizia degli autori, se non sapessimo che tale inespressività è invece una caratteristica orientale per evidenziare il carattere divino dei sovrani. Nell'arte figurativa orientale le singole parte del corpo acquistano un rilievo esagerato rispetto all'insieme dell'immagine con il risultato che un viso di profilo ha un occhio come se fosse visto di fronte. Il senso del bello, dell'ordine, della prospettiva hanno per il modo di pensare e di vedere degli antichi orientali un significato diverso da quello che generalmente diamo noi a questi valori.

Questo modo diverso di vedere e fare le cose si è naturalmente trasferito, in una certa misura, anche nella letteratura che indubbiamente è stata influenzata da fattori ed elementi diversi quali ad esempio il paese, la razza, l'epoca, le istituzioni, gli usi ed i costumi; gli antefatti ed i fatti storici; l'ambiente politico, sociale, religioso e culturale; l'evoluzione ed il progresso del pensiero e della sua espressione; la materia che viene trattata; l'intenzione e la psicologia degli autori e dei lettori formatasi in un determinato ambiente ed epoca storica.

Tutti questi elementi danno vita a ben precise strutture del pensiero che si concretizzano in altrettante forme letterarie.

Possiamo pertanto definire i generi letterari come le strutture dell'espressione scritta usate da un autore in una determinata epoca ed ambiente sociale, utilizzando procedimenti comunemente accettati e compresi dai suoi contemporanei per esprimere una realtà ben precisa.

Altre definizioni, come ad esempio quella che troviamo in «Pagine difficili della Bibbia» (Milano, 1954) di E. Galbiati e A. Piazza: «Il rapporto tra la forma del dire e la realtà da esprimere», mettono bene in evidenza il rapporto esistente fra le strutture dell'espressione scritta e la realtà da esprimere, ma trascurano la componente sociale del fenomeno. Inoltre non chiariscono che la «realtà da esprimere» non è una realtà qualsiasi che prescinde da ogni rapporto con la mente, ma si tratta di quella realtà ben precisa che un soggetto conoscente intende comunicare.

La conoscenza delle strutture del pensiero che stanno all'origine delle forme scritte, servono, non solo a classificare il materiale, ma soprattutto a metterci in sintonia con l'autore e comprendere in maniera più esatta ciò che egli vuole dirci.
Tale sintonia che avviene in maniera automatica per i generi oggi usati nei vari settori della vita moderna, richiede invece uno speciale studio per quei generi antichi di altre civiltà che sono in buona parte scomparse.

Questo studio si rende indispensabile per poter comprendere nella sua giusta luce quella determinata realtà che l'autore ha voluto esprimere in maniera convenzionale usando a tale scopo un ben preciso genere letterario.

Se si tiene presente, come dice A. Robert, che il genere letterario è un «fenomeno sociale, cioè una forma collettiva di sentire e di esprimersi in funzione di tutta una civiltà» e che nella Bibbia sono riuniti generi letterari fra i più disparati, riportati nelle sue pagine in un arco di tempo di oltre duemila anni, si comprende facilmente che lo studio dei generi letterari, applicato ai testi biblici, sia divenuto oggi il problema scritturistico per eccellenza.

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3 - Classificazione e metodo di studio

Nel vasto ed ancora problematico campo dello studio del linguaggio biblico risulta a prima vista difficile orientarsi fra le varie classificazioni dei generi letterari che ogni studioso della materia ci propone secondo il proprio punto di vista con il quale affronta l'argomento.

Come abbiamo visto nel primo paragrafo di questo capitolo, il documento del Concilio Vaticano II°, la Dei Verbum, ci offre un'enumerazione dei generi letterari che non va oltre a quella risalente ai LXX i quali distinguono i libri biblici in storici, profetici e sapienziali.

F. von Hummelauer in «Exegetischen sur Ispirationsfrage» (Freiburg, 1904) sostiene che lo strumento fondamentale per l'interpretazione biblica è senz'altro il genere letterario. Egli riprendendo anche la terminologia già usata dal Lagrange, approfondisce ed articola ulteriormente il discorso distinguendo tre classi di narrazioni:

a) le narrazioni storiche che riguardano gli avvenimenti;
b) le narrazioni didattiche che riguardano l'insegnamento etico;
c) le narrazioni epiche tra le quali era possibile rintracciare tutta una serie di modi narrativi artistico-letterari diversi.

Pur non disponendo della conoscenza completa dell'antico mondo orientale e del suo modo di vivere, quale invece possediamo oggi noi dopo le recenti scoperte in campo archeologico ed etnografico, egli si soffermò a determinare concretamente alcuni generi letterari come: la favola, la parabola, la storia religiosa, la storia antica, la tradizione popolare, la narrazione libera, la narrazione profetica ed apocalittica, ecc..

Secondo questo studioso nella "storia religiosa", l'interesse dell'agiografo per l'avvenimento storico in sé stesso passa in seconda linea rispetto all'interesse religioso; la «storia antica» si differenzia dalla storia critica in quanto l'intenzione dell'agiografo è semplicemente quella di proporre una narrazione artistica di quanto in realtà accadde; una «narrazione libera» può essere ispirata da Dio, ma non per questo dobbiamo necessariamente concludere che essa sia storica in senso critico.

Per l'A.T. O. Eissfeldt in «Introduzione all'Antico Testamento» vol. 1, (Brescia, 1970 - traduzione dal tedesco) classifica i generi letterari in due grandi parti:

a) Le unità minime delle forme orali che suddivide a sua volta in:

1. forme prosastiche - Discorsi, prediche, preghiere, documenti, narrazioni poetiche (miti, fiaba, favola, novella, saga, leggenda) e narrazioni storiche;

2. detti - legali, cultuali, profetici, proverbi, indovinelli, sapienziali;

3. canti - regali, cultuali e poesia sapienziale.

b) Nella seconda parte elenca i libri storici, le raccolte di leggi, i libri profetici ed apocalittici, i libri poetici e didattici.

L. Alonso Schökel nei «Literary Genres, Biblical», in «New Catholic Encyclopedia», (New York 1967, VIII, pp. 803-809), parlando della poesia popolare elenca:

– Il canto del lavoro (Num. 21, 17-18)
– il cantico d'amore (Il Cantico dei Cantici)
– il cantico del custode (Is. 21, 11-12)
– la satira (Is. 23, 15-16)
– il cantico della vittoria (Es. 15)
– la favola (Giud. 9)
– le benedizioni e le maledizioni (Gen. 49)
– i proverbi (1 Sam. 10, 12)
– gli enigmi (Giud. 14, 14)
– i macarismi (1 Re 10, 8)
– il giuramento (Sam., Re)

Nella prosa ufficiale che non esclude forme ritmiche, elenca:

– il patto (Dt. 5)
– il simbolo di fede (Dt. 26)
– le leggi distinte in casuistiche ed apodittiche
– la causa giudiziale (Sal. 50)
– la istruzione o törâh (lev. 1-8)
– la parenesi (Ag. 2, 12-14)
– la guerra sacra (Dt. 20)
– il catalogo (Genealogie di Gen.)
– la lettera (Esdr. 4-6)

Nelle narrazioni pone:

– il mito (presente solo con immagini mitiche, es. Is. 14)
– la fiaba (presente solo con qualche elemento, es. Num. 22)
– la leggenda (Gen. 28, 10-22)
– eziologia (cfr. saga e leggenda)
– annali e cronache (Re)
– saga (Gen. 19)
– la notizia e l'informazione
– l'aneddoto
– le memorie (Neem.)
– notizie autobiografiche ( ger. 20)
– istoriografia (Sam)
– narrazione fittizia (Ester, Tobia).

Nella letteratura profetica viene elencato:

– l'oracolo di salvezza
– l'oracolo contro i popoli
– la visione (Am. 7-8)
– il sogno (Ger. 23, 31-32)
– le unità escatologiche (Is. 34-35)
– l'apocalisse (Dan.)

Infine, a proposito dei generi sapienziali, è ricordato:

– il proverbio.

Da tutte queste classificazioni e suddivisioni e da altre ancora che sarebbe troppo lungo elencare, ma che risentono tutte di un certo soggettivismo più o meno accentuato, possiamo desumere grosso modo la seguente classificazione.

Come è stato già detto nell'introduzione, si distinguono due grandi classi di generi letterari:

a) le piccole unità letterarie;

b) i generi letterari propriamente detti, che possono essere di uso comune con l'Antico Oriente o autoctoni della Bibbia.

I generi letterari che la Bibbia ha in comune con i popoli semiti del vicino oriente, con evoluzione però fortemente indipendente nei libri Sacri, dove ogni avvenimento è filtrato alla luce di un'intenzionalità essenzialmente religiosa, sono:

a) per La Prosa:

– lo storico narrativo (primitivo, antico, parenetico, didattico)
– il giuridico (casuistico e apodittico)

b) per la forma poetica:

– il salmodico
– il profetico
– il sapienziale
– Generi biblici autoctoni sono:
– il midrashico
– i vangeli.

Questa classificazione, abbastanza sommaria, non ha alcuna pretesa di completezza, ma viene fatta soltanto a scopo esemplificativo. Rimane sempre infatti la possibilità che ulteriori studi rivelino l'esistenza di nuovi generi letterari fino ad oggi non riconosciuti.

Per un esame più particolareggiato sulle caratteristiche dei singoli generi letterari si rimanda alla dispensa di Fausto Salvoni «L'ispirazione della Bibbia», cap. X a pagg. 161 e ss.

Per ora basterà dire che lo studio dei generi letterari deve consistere nel determinare:

a) la loro fisionomia letteraria, il loro vocabolario e grammatica, il loro stile e le loro figure, le loro formule e schemi, i loro procedimenti caratteristici di composizione;

b) a loro concreta ragione di essere, la loro relazione con i fatti, con le istituzioni civili e religiose della comunità, e cioè la loro nascita ed inserimento in un ben preciso ambiente vitale (Sitz in Leben);

c) il punto di vista dell'autore, la sua mentalità, il suo spirito, la sua intenzione che viene manifestata dai procedimenti usati, sia per analogia con altri autori dello stesso ambiente ed epoca, sia per coincidenza con quelli tipici, propri di altri autori biblici;

d) le principali tappe del loro sviluppo e vita, il passaggio (se vi è stato) dalle unità elementari ai complessi o generi propriamente detti e le influenze reciproche o le mescolanze.

Per far questo è necessario uno studio filologico, storico e letterario:

a) Filologico: comparazione del testo e del contesto;

b) Storico   : collocazione degli scritti nel loro contesto storico religioso e culturale nel quale sono nati o vissuti, analizzando i problemi ed i fatti con cui sono in relazione ed il complesso della tradizione più ampia in cui sono radicati;

c) Letterario: se si tratta di generi letterari autoctoni, bisogna ricercare ed esaminare dettagliatamente i parallelismi e le analogie di contenuto e di forma tra gli uni e gli altri scritti e gli avvenimenti o situazioni bibliche. Se si tratta di altri generi di uso comune con i popoli del vicino oriente, oltre al confronto di ordine storico fra avvenimenti, istituzioni e situazioni di  Israele con quelli dei popoli vicini e contemporanei, è necessario scoprire ed analizzare tutti i parallelismi e le analogie di contenuto e di forma fra gli scritti biblici e la ricca documentazione letteraria di altri popoli vicini e contemporanei, venuta alla luce nelle recenti scoperte in campo archeologico ed etnografico.

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4 - limiti

La teoria dei generi letterari è un prodotto dell'intelligenza umana e come tale presenta alcuni limiti di cui dobbiamo tenere conto nell'affrontare questo studio.

Innanzi tutto c’è da tener presente che il genere letterario ha una storia e si presenta come un modello da imitare. Si può addirittura parlare di una sua forma costrittiva che gli proviene dall'autorità della tradizione.

Da questa prima considerazione risulta abbastanza evidente che non si può trovare alcun genere letterario in quegli autori la cui opera sia del tutto creativa.

Il Rinascimento letterario italiano, obbedendo all'essenziale esigenza di un equilibrio da conquistare mediante l'ossequio a regole e modelli stabili (classicismo), e nel fervore del rinnovato studio della Poetica di Aristotele che per primo fu spinto a definire i caratteri naturali di certe forme d'arte, come la tragedia, si richiamò ai "generi" teorizzandone i caratteri. Alcuni poeti di genio particolarmente elevato sentirono però l'impaccio delle costrizioni implicite nel concetto di "genere", come il Tasso. Altri, come Shakespeare, si posero al di fuori di esso. Per i precursori del Romanticismo la poesia, ad esempio, è unica ed originale e non può tollerare caratteristiche prefissate o modelli a cui deve necessariamente attenersi. La non validità della teoria dei generi letterari in Italia fu particolarmente avvertita dal Manzoni, mentre Benedetto Croce ne rinnovò e teorizzò la condanna.

Se queste remore nei confronti dei generi letterari sono avvertite nel campo della letteratura profana, tanto più esse valgono nei confronti della Bibbia, la cui unicità e originalità rispetto ad altra letteratura della stessa epoca e di tutti i tempi non può certamente essere messa in discussione anche dal più scettico degli studiosi.

Dobbiamo quindi fare attenzione, nello studio comparativo con altre letterature extrabibliche della stessa epoca, di non confondere le dipendenze di forma con le dipendenze di contenuto. Il contenuto della Bibbia infatti, pur in mezzo a numerosi contatti di materiali letterari comuni, ci presenta un quadro ideologico e spirituale indubbiamente molto più elevato rispetto ad altre opere letterarie contemporanee.

Non dobbiamo quindi attribuire allo studio dei generi letterari un'importanza esagerata che vada oltre ai quadri, agli schemi, alle formule, alle figure, agli stili, ai canoni, ai procedimenti e alle forme letterarie in uso nel mondo contemporaneo extrabiblico influente e vicino più o meno al popolo della Bibbia.

Dobbiamo inoltre tener presente che lo studio dei generi letterari applicato ai testi biblici è soltanto agli inizi e non è stato ancora ampiamente sviluppato in tutti i suoi aspetti. Non essendo stata infatti ancora raggiunta una certezza oggettiva sul genere letterario di alcuni libri della Bibbia, degli studiosi considerano Giona come una parabola ed Ester come una storia romanzata (midrash), mentre altri, come veri e propri racconti storici. Lo stesso discorso vale anche per Daniele sul quale permane il dubbio se sia un libro profetico o apocalittico.

Non si possono quindi stabilire a priori i generi letterari di ciascun libro per risolvere alcune reali o presunte difficoltà di interpretazione. Ad esempio non possiamo aprioristicamente negare la storicità di un libro soltanto perché ci risulta difficile accettarne il suo contenuto soprannaturale.

la nostra valutazione non deve essere fatta in maniera preconcetta con lo scopo di trovare un sostegno alle nostre idee, ma si deve trattare di un accurato e serio confronto con le antiche letterature d'oriente. Se, nonostante questa accurata analisi, non si riesce ad ottenere una certezza definitiva, non dobbiamo cristallizzarci su posizioni soggettive, ma dobbiamo lasciare aperto il campo a nuove possibilità di studio e di soluzione dei vari problemi.

Va infine precisato che ogni genere letterario ha un diverso modo di esprimere il rapporto fra verità espressa e verità conosciuta. Nel racconto storico ad esempio il fatto rappresenta la verità. Nella favola e nelle parabole, invece, il fatto è soltanto fittizio, mentre la verità sta nell'insegnamento che se ne deduce. Non si possono quindi confondere le favole o le parabole con falsi racconti storici, ma si tratta semplicemente di un espediente letterario di cui si è servito l'autore per esprimere una determinata verità. Non era nell'intenzione dell'autore far passare questi racconti come fatti realmente accaduti, ma si è servito della fantasia creativa per sottolineare con un esempio pratico una determinata realtà che egli voleva rimanesse ben impressa nei suoi ascoltatori o lettori.

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