Da Pietro al Papato di Fausto Salvoni
CAPITOLO SEDICESIMO
QUALCHE PAROLA DI CONCLUSIONE
Dopo un lungo volo nel
corso dei secoli abbiamo visto il papato stagliarsi gradatamente al di sopra
delle altre chiese e dei governi civili. Da una parte il vescovo di Roma
è divenuto, specialmente nel medio Evo, un sovrano di questa terra,
mentre il Cristo di cui si proclama vicario, asseriva che il suo regno non
era di questo mondo. Dall'altro canto il genio organizzativo di Roma riapparve
nella chiesa dopo la distruzione dell'impero romano, creando un'organizzazione
sempre più capillare nella quale il papa andò riservandosi
un'autorità che inizialmente apparteneva ai vescovi delle singole
chiese. Prima la chiesa di Roma e poi direttamente il Papa è andato
attribuendosi la funzione di vicario di Pietro, di vicario di Cristo, di
capo della chiesa, per la quale missione si è poi richiesta, come
sostegno inderogabile, l'infallibilità personale. Riflettendo sui
privilegi raggiunti nel corso dei secoli dal papato, i teologi romani sono
ritornati ai passi biblici d'indole esclusivamente metaforica, intendendoli
secondo la mentalità occidentale, del tutto aliena all'orientale,
in modo strettamente giuridico. Ciò che riguardava il solo Pietro
nella sua funzione di iniziatore della Chiesa di Cristo, si è arbitrariamente
riferito alla serie dei suoi successori identificati con i vescovi romani.
Il primato papale prima onorifico si è poi trasformato in un primato
giuridico, che tramite la curia romana ha soffocato l'originaria indipendenza
delle chiese locali. la reazione moderna all'autocrazia vaticana è
pur sempre limitata, in quanto ammette come dato dimostrato la superiorità
del papa come capo della Chiesa. Anzichè tornare all'Evangelo per
ridimensionare la concezione della chiesa, come un insieme di chiese locali
indipendenti ricollegate assieme dalla stessa fede nel Cristo e dallo stesso
amore che il Cristo ha recato sulla terra, ha attuato solamente riforme
esteriori.
Tuttavia dopo un bimillenario
sviluppo gerarchico del cattolicesimo, nel quale l'autorità papale
si è andata imponendo sempre più, ora alcuni propongono il
ritorno alla primitiva semplicità del Vangelo, come l'unica via per
attuare il vero cristianesimo. Gli uomini nel corso dei secoli hanno cercato
di provvedere alla Chiesa un'organizzazione sempre più centralizzata,
pensando di offrire qualcosa di più solido ed efficace della semplicità
evangelica. Ma ancora una volta si è rivelato che la «sapienza»
degli uomini è follia dinanzi a Dio, mentre la «stoltezza»
di Dio è più saggia di ogni saggezza umana. Se la «Chiesa
di Cristo» proclama un ritorno alle origini non lo fa per un amore
archeologico verso il passato, ma perché sa che «questo passato»,
voluto da Dio, è quello che si adegua al tempo presente e ai secoli
futuri più di tutte le «innovazioni» umane. Chi ama la
Parola di Dio segua solo quella, senza le «tradizioni» umane
che nel papato, come in tanti altri campi, hanno tradito il comando di Dio.