LE PARABOLE DI GESU'

PARTE PRIMA

I - IL PROBLEMA

1. - Cosa sono le Parabole?

Racconto in forma allegorica che si propone fini di indottrinamento morale; é, quindi, un parlare per similitudini in cui l'azione raccontata risponde all'ammaestramento che si intende dare e si confronta con esso.

Discorso in forma di racconto che serve di comparazione  e di esempio a un fine morale, gr. parabolh ¢ (parabolé) accostamento, paragone, similitudine - affiancamanto (navi) - congiunzione (astri) - deviazione (curva) - divisione (opposto di moltiplicazione).

2. - Le immagini si imprimono nella memoria più stabilmente.

3. - Le parabole di Gesù rispecchiano chiaramente:

a) la Buona Novella
b) il carattere escatologico della sua predicazione
c) la serietà del suo appello al ravvedimento
d) la sua opposizione al fariseismo.
4. - Dietro il testo greco traspare la lingua materna di Gesù e le immagini sono tratte dalla vita palestinese.
a) es.: la parabola del seminatore (Mc 4, 3-8)
1) il seminatore sembra poco pratico e disperde la semenza, strada, rocce, rovi

2) Non sembra reale, invece lo é, perché in Palestina la semina avviene prima dell'aratura.

5. - Le parabole di Gesù sono qualcosa di completamente nuovo.
a) Non ci sono state tramandate parabole anteriori a Gesù in tutta la letteratura rabbinica , all'infuori di due metafore di Hilel (20 a.C.) nello scherzoso confronto del corpo con una statua e dell'anma con un ospite.

b) Si intende una parabola per la prima volta in Rabban Johannan ben Zakkai (80 d.C.).

1) Si avvicina, nelle immagini, ad una parabola di Gesù - il modello di Gesù forse ha contribuito fortemente al sorgere di questo genere letterario, ancora oggi diffuso nel vicino e medio Oriente.

2) Se confrontiamo le parabole sinottiche con quelle dell'ambiente giudaico (linguaggio figurato di Paolo, le similitudini dei rabbini) troviamo:
originalità personale,
padronanza della forma,
chiarezza e scioltezza.

c) Ci troviamo, pertanto, davanti ad una tradizione fedele.
1) sono state tramandate in forma attendibile,

2) sembra che per gli ascoltatori originali fossero un soggetto privo di problemi: si svolgono in un ambiente familiare, tutto é semplice e chiaro, persino un bambino può capirle.

6. Sono un problema per noi per determinare il loro significato originale.
a) Fin dai primi decenni dopo la morte di Gesù, le parabole hanno subìto interpretazioni discordanti.

b) Si é cominciato a trattarle come semplici allegorie, e questo le ha avvolte di un fitto velo.

c) Molte circostanze vi hanno contribuito:

1) il desiderio di trovare un significato più profondo,

2) nel mondo ellenistico c'era l'interpretazine allegorica dei miti come chiave di conoscenze esoteriche,

3) nel giudaismo ellenistico l'esegesi allegorica faceva scuola, allora anche i cristiani l'adottarono,

4) in seguito si proseguì in tale direzione, anche perché in 4 parabole era stata aggiunta una interpretazione:
Mc 4, 14-20 - il seminatore,
Mt 13, 37-43 - la zizzania,
Mt 13, 49-50 - la rete,
Gv 10, 7-18 - il buon pastore.

5) Il maggior contributo  al predominio dell'allegorizzazione é stato dato dalla teoria dell'induramento (Mc 4,10-12).

7 . Come interpretare il passo?
a) Si deve partire dall'idea che il contesto parabolico di Mc, 4, 1-34 é una composizione:
1) vi sono delle indicazioni non omogenee circa la situazione:
v.1 Gesù ammaestra la folla dalla barca,
v. 36 si conferma questa condizione : «...lo presero con loro, così com'era, nella barca... »,
v. 10 situazione diversa «...quando fu solo... »  e mutamento di uditorio « ...coloro che gli stavano attorno, con i dodici... » qui vi é la saldatura del racconto,

2) la saldatura si rende necessaria per l'introduzione della spiegazione che, per motivi lessicali, deve essere attribuita ad uno stadio della tradizione più tardivo.

3) Il v. 11 rompe il nesso fra il v. 10 (richiesta di spiegazione) e il v. 13 (rimprovero e inizio di spiegazione),

4) la formula introduttiva «...poi disse loro» conferma che il v. 11 é, in realtà, una interpolazione in un contesto più antico:
- é una forma di allineamento tipica di Marco (2,27; 4,2.11.21.24; 6,10; 7,9 ecc.),
- si spiega anche la singolare e minuta indicazione dell'uditorio « coloro che gli stavano attorno con i dodici »  resasi necessaria dall'inserimento del v. 11,
- ciò significa che il v. 11, in origine, era un Logiw¢n   (Loghiòn)  tramandato isolatamente e aggiunto da Marco, e che deve essere interpretato senza rapporto con questo contesto,
- si possono congetturare tre stadi della preistoria del materiale usato da Marco:

(1) la tradizione ha unito con Kai£ eÃlegen "poi disse" le tre parabole (seminatore, seme che cresce da solo, granello di senape) v. 9, 26, 30;

(2) é stata poi inserita una domanda - v.10 - e la risposta (spiegazione  della parabola del seminatore); a questo stadio appartengono anche i vv. 33-34 (dove viene usato il termine  to£n lo¢gon "la Parola" in senso assoluto);

(3) con Kai£ eÃlegen au¦toi=j «poi disse loro » Marco inserisce, col v.11s, alla voce parabolh¢ , una seconda risposta alla domanda del v. 10, aggiungendo alla raccolta altre due parabole (la lampada 21-23 e la misura 24-25), rielaborando anche il contesto

b) Il testo di Marco 4: 11-12 é un "loghiòn" molto primitivo, più antico dello stesso Vangelo di Marco, e deriva dalla tradizione palestinese: vi si cita Is. 6:9, ma non dal testo ebraico o dalla LXX, bensì dal Targum.
1) Sia il testo ebraico che la LXX sono alla 2^ persona - discorso diretto - mentre il Targume é alla 3^.

2) Il testo ebraico e la LXX hanno "guarito" (Is 6,10), Marco ha "perdonati", e così il Targum, ed anche la Peshitta (versione siriaca)

c) Nel v. 11 siamo davanti a un'antitesi «a voi é dato il mistero del regno di Dio»  in contraposizione a eÃcw «quelli di fuori »:
1) il segreto del Regno é un dono: una conoscenza, la consapevolezza del suo inizio presente,

2) il parallelismo antitetico esige che musth¢rion   e  parabolh ¢ si corrispondano. Ciò avviene se parabolh¢ si traduce con enigma , indovinello (ebr. masal aram. mathla),

3) il versetto si dovrebbe tradurre: « ...per quelli invece che sono di fuori, tutto si presenta in discorsi enigmatici »,

4) la forma impersonale, infatti, insinua che é Dio che agisce,

5) per comprendere la preposizione aperta con iÀna (ina) che, si dovrebbe considerarla tra virgolette - infatti é una citazione da Is. 6:9, una libera citazione.

6) Non é, quindi, l'intenzione di Gesù, bensì di Dio; quindi affinché «essi (come sta scritto) guardino ma non vedano, ascoltino ma non tntendano ».

7) Infine, c'é la preposizione mh¢pote (mépote) che talora per la quale ci sono due significati:
- affinché non... - che talora non...
- a meno che... - questa é sempre stata comunque l'interpretazione rabbinica di Is. 6:9s.

d) Pertanto questa interpretazione deve essere proposta per Mc 4,12:
  «A voi Dio ha concesso il segreto del Regno di Dio;
  a quelli che sono fuori tutto é misterioso,
  affinché essi (come sta scritto)
  guardino ma non vedano,
  ascoltino ma non intendano
  A MENO CHE non si convertano e Dio li perdoni »

e) Il "Loghion" non si riferisce alle parabole, ma a tutta la predicazione di Gesù:

1) Il Regno é rivelato ai piccoli , ai discepoli,

2) Le parole di Gesù rimangono oscure agli estranei:

  - non lo riconoscono,
  - non lo ricevono, e perciò
  - su di essi si adempie la profezia di Isaia.
3) C'é, tuttavia, la speranza che, se si ravvedono, Dio li perdonerà.
f) Il passo non costituisce, pertanto, una regola ermeneutica e non giustifica il tentativo di interpretare le parabole in maniera allegorica.
8. - Come ripristinare il senso originale delle parabole?
a) Nel Nuovo Testamento parabola ha il significato di:
 paragone (Lc 5,36)
 simbolo (Eb 9,9; 11,19)
 proverbio (Lc 6,39)
 indovinello (Mc 7,17)
 regola (Lc 14,7)
b) le parabole vanno collocate nella situazione della vita di Gesù, perciò occorre:
1) ricostruire il momento storico in cui furono pronunciate,

2) riscoprire cosa voleva dire Gesù in quella particolare occasione,

3) stabilire quale influsso ha avuto sui suoi ascoltatori.