LA VERA NATURA DEL REGNO

INDICE
Il testo biblico
Le parabole
Che cosa è la parabola?
Ambiente socio-politico della Palestina
Un regno spirituale
Attualità dell'insegnamento di Gesù

Testo: Matteo 13: 1 - 15

« In quel giorno Gesù , uscito di casa, si mise a sedere presso al mare; e molta gente si radunò intorno a lui; cosicché egli, salito su una barca, vi sedette; e tutta la folla stava sulla riva. Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo: il seminatore uscì a seminare.
Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono.
Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo: ma, levatosi il sole, fu riarsa; e, non avendo radici, inaridì.
Un'altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono.
Un'altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi da udire oda.
Allora i discepoli si avvicinarono e gli dissero: Perché parli loro in parabole? Egli rispose loro: Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato. Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell'abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha.
Per questo parlo loro in parabole, perché vedendo, non vedono; udendo, non odono e non comprendono. E si adempie in loro la profezia di Isaia che dice : "Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete; perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile; sono diventati duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi e di comprendere con il cuore e di ritornare a me, perché li guarisca "»

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LE PARABOLE
Più che sulla parabola del seminatore, il cui significato appare abbastanza evidente, vorrei fare alcune considerazioni su un particolare atteggiamento di Gesù che ci viene riferito nel brano di Matteo su citato. Gesù, trovandosi davanti ad una gran folla di gente che era venuta per ascoltarlo, « inizio' ad insegnare loro molte cose in parabole ».

La parabola del seminatore è senz'altro una delle tante che Gesù presenta alla folla in quell'occasione. Ad un certo punto i suoi discepoli si accostano a lui e gli chiedono: «Perché parli loro in parabole ?».

Questa domanda offre a Gesù lo spunto per una singolare risposta che potrebbe sembrare un po' strana se non si conoscessero le condizioni storico-politiche dell'ambiente in cui si svolgono i fatti, le aspettative della gente di quel tempo e la vera natura della missione che Egli doveva compiere su questa terra: «a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato »

Potrebbe, pertanto, essere utile ed interessante analizzare il significato di questa risposta per comprendere meglio la vera natura del regno come ci viene presentata nelle parabole da Gesù'.

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CHE COSA È LA PARABOLA ?
Vediamo anzitutto cos'è la parabola. La parabola è quel genere letterario che consiste nel servirsi di un fatto immaginario, ma assolutamente possibile e verosimile, per illustrare una data verità morale e religiosa. Questo sistema di insegnamento non era esclusivo soltanto di Gesù, ma veniva largamente impiegato dai vari maestri o rabbini del tempo.

Il popolo ha sempre trovato nella parabola un mezzo facile per ricevere e trasmettere la sapienza spicciola paragonando situazioni morali e spirituali a reali situazioni umane di tutti i giorni. Da quel poco che ci dicono i vangeli sulla fanciullezza di Gesù, noi sappiamo che egli trascorse i primi anni della sua vita, prima di iniziare il ministerio pubblico, nella città di Nazareth.

La posizione di Nazareth, su una delle principali vie di comunicazione, permetteva a Gesù' di osservare la vita del mondo esterno che attraversava la sua città. Egli divenne pertanto un acuto osservatore della natura e degli aspetti sociali del suo tempo. Ce lo dimostrano i suoi sermoni e le numerose parabole che traggono spunto da queste sue osservazioni.

Con le parabole Gesù inizia una serie di insegnamenti che mirano a presentare il regno dei cieli. Nel discorso sulla montagna egli aveva parlato dei requisiti morali necessari per entrare nel regno, ma essendo ora trascorso altro tempo, era necessario fare un ulteriore passo in avanti e parlare della natura di quel regno, dei membri che lo avrebbero costituito, del modo come si sarebbe attuato e stabilito.

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AMBIENTE SOCIO-POLITICO DELLA PALESTINA
Era necessario però andare per gradi. Esporre gradualmente la vera natura del regno era una necessità che si imponeva a causa della particolare situazione sociale e politica in cui si trovava il popolo ebraico all'epoca di Gesù.

Non dobbiamo infatti dimenticare che la Palestina in quel tempo era dominata dagli odiati pagani rappresentati dall'impero romano che, pur avendo concesso agli Ebrei parecchie libertà in campo religioso, rappresentava pur sempre un ostacolo all'attesa realizzazione di un regno messianico-politico.

Parlare a questa gente di un Regno di Dio senza schiarimenti e spiegazioni, significava far balenare alle loro fantasie la visione di un celestiale re onnipotente, circondato da falangi di uomini armati, o meglio ancora, da legioni di angeli combattenti, il quale avrebbe portato Israele di vittoria in vittoria fino alla signoria di tutta la terra, rendendo signore e dominatore delle nazioni pagane quel popolo, fino allora, calpestato ed umiliato da tutti i pagani.

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UN REGNO SPIRITUALE
Poichè la natura del regno che Gesù voleva presentare era ben diversa da quella che si aspettavano i Giudei, per evitare lo scatenarsi di un vulcano di ambizioni politiche e sociali, Egli doveva necessariamente parlare a quella gente delirante con cautela e presentare l'oggetto del loro delirio in maniera tale da attirarla e nello stesso tempo disingannarla.

Il Regno di Dio indubbiamente doveva venire, ma non era il regno politico che si aspettavano i Giudei. La sua natura era essenzialmente spirituale. Gesù stesso infatti in un'altra occasione disse: «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18, 36). Ecco perchè la predicazione di Gesù doveva insieme mostrare e non mostrare, aprire gli occhi alla verità e chiuderli ai sogni fantastici.

La parabola si presta bene a questa necessità. Essa infatti è chiara, ma è anche oscura; è eloquente, ma è anche reticente. Sotto questa luce possiamo comprendere meglio il dialogo avvenuto fra Gesù ed i suoi discepoli subito dopo la parabola del seminatore.

Un comune Giudeo, di quelli che aspettavano il regno messianico-politico, avrebbe compreso poco o nulla del vero significato di questa parabola; a meno ché non si fosse rivolto per la spiegazione a Gesù stesso come fecero i suoi discepoli.

Anche da un esame superficiale della parabola del seminatore risulta evidente il contrasto fra il modo di pensare dei Giudei e gli insegnamenti di Gesù sul regno contenuti in queta parabola: – il comune Giudeo aspettava il fulgente re conquistatore e qui invece l'autore del regno non è neppure nominato e resta nel l'ombra; – il comune Giudeo aspettava che l'istituzione del regno calasse bella e pronta dalle nubi del cielo fra opere potenti e prodigi vari, e qui invece il regno spunta umile e silenzioso dalla terra in mezzo ad ostacoli di ogni genere; – il comune Giudeo aspettava la rivendicazione nazionale e la vittoria sui pagani, e qui invece si parla di un segreto lavorio dello spirito e di una vittoria sulle passioni e sugli interessi mondani. Il comune Giudeo quindi vedeva e non vedeva attraverso questa parabola. Qualora fosse rimasto attaccato alle sue vecchie concezioni rifiutando un totale cambiamento di mente a cui veniva sottilmente invitato dalla parabola, il suo cuore si sarebbe sempre più indurito e le sue orecchie sarebbero divenute sorde alle parole di salvezza presentate da Gesù. Un atteggiamento diverso invece viene assunto dai discepoli di Gesù e da tutti quei volonterosi che pervengono alla verità rivolgendosi a Gesù stesso per la spiegazione.

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ATTUALITA' DELL' INSEGNAMENTO DI GESU'
Per tradurre nella nostra realtà odierna e rendere quindi attuale il messaggio universale che si trova nella risposta data da Gesù ai suoi discepoli, non dobbiamo dimenticare un altro episodio della vita di Gesù avvenuto all'inizio della sua vita pubblica: le tentazioni nel deserto.

In quell'occasione Gesù compì una scelta programmatica che avrebbe dato un indirizzo definitivo a tutta la sua missione. «Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo e gli disse: – Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni; perché essa mi è stata data, e la do a chi voglio. Se dunque tu ti prostri e mi adori, sarà tua - Gesù gli rispose: – Sta scritto, adora il Signore, il tuo Dio. e a lui solo rendi il tuo culto » (Lc 4, 5-8).

Gesù rifiutando l'offerta di Satana che era disposto a dargli tutta la gloria e la potenza dei regni di questo mondo purché l'adorasse, fece una scelta decisiva e programmatica che avrebbe dato un'impronta ben distinta a tutto il suo messianismo.

Ma questa scelta di Gesù non venne compresa e condivisa dagli uomini del suo tempo che lo respinsero perché aspettavano un glorioso e potente regno terreno. Non venne neppure compresa né condivisa, come vedremo nel corso della storia, dalla sua stessa chiesa che, diventando una potenza economica, politica e sociale, accettò l'offerta di Satana.

Nessuna istituzione religiosa che domini le coscienze con la gloria e la potenza di questo mondo, può oggi identificarsi con la Vera Chiesa di Gesù, il quale alla gloria ed alla potenza dei regni di questo mondo preferì la gloria e la potenza di un regno spirituale. Una chiesa quindi che oggi voglia essere cristiana nel vero senso della parola, deve seguire Gesù nella sua scelta preferendo la gloria di Dio piuttosto che la gloria e la potenza di questo mondo.

Satana che ha fallito con Gesù, potrebbe riuscire a piegare al suo volere gli uomini che oggi pretendono di essere cristiani. « Satana – ci dice l'apostolo Pietro – gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare » (1° Pt. 5, 8). Dobbiamo quindi fare attenzione a non lasciarci ingannare dalle apparenze. Dobbiamo tenere gli occhi e le orecchie bene aperte per vedere e comprendere bene la spiegazione che Gesù stesso ci dà sulla natura del Suo Regno.

Il Regno di Dio non si affermerà mai in modo potente e clamoroso su questa terra come una grande organizzazione mondiale, ma sarà sempre una minoranza umile e sconosciuta, una pianticella che crescerà qua e là in questo mondo fra mille difficoltà e mille peripezie. Sarà però questa piccola pianticella con tutte le sue debolezze e tutti i suoi difetti che conserverà la genuina Parola di Dio su questa terra.

Dio, infatti, non ha bisogno di grandi apparati umani, di grandiose e potenti istituzioni, ma si serve delle cose piccole ed umili per portare a termine i suoi grandi piani di redenzione dell'umanità (1° Co 1, 26-31; cfr anche Is 55, 8-11). Il vero cristiano quindi deve gloriarsi solo nel Signore se ottiene qualche successo nella predicazione. Egli non deve mai sentirsi né deluso, né sconfortato e tanto meno frustrato se, a volte, sono in pochi quelli che si radunano assieme a lui per adorare il Signore e per fare la Sua volontà.

Lo scopo della comunità cristiana non è assolutamente quello di conquistarsi un posto in questo mondo come una forte organizzazione sociale religiosa, ma piuttosto quello di conquistarsi un posto nei cieli.

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