L’EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI

INTRODUZIONE

1. LE LETTERE DI PAOLO: INQUADRAMENTO STORICO

A) Le lettere di Paolo sono il gruppo più consistente ed omogeneo di scritti del N.T., dopo l’opera di Luca (Vangelo e Atti).

B) L’ordine cronologico non è quello in cui esse sono disposte nel canone.

1. Nell’ordine canonico troviamo prima le lettere scritte a comunità, poi quelle indirizzate ad individui.

2. Le une e le altre sono disposte (approssimativamente) in ordine di grandezza (decrescente).

C) Per disporle nell’ordine cronologico corretto dobbiamo considerare le fonti da cui attingere i dati necessari.

D) Le fonti:

1. Le lettere di Paolo. È la fonte principale di informazioni sulla vita e l’attività dell’apostolo.
a) Sono scritti occasionali e proprio per questo ci forniscono informazioni sulla situazione che ne ha dato origine.

b) Per utilizzarle come fonti storiche dobbiamo tener conto di come sono state trasmesse fino a noi.
Secondo Adolf Harnack (teoria della palla di neve):
– Ogni destinatario deve aver capito che si trattava di uno scritto di grande valore.
– La ricchezza di pensiero e autorità di questi scritti veniva riconosciuta anche dai suoi avversari, come risulta da una citazione dello stesso Paolo: «Perché, dice qualcuno: "Ben le sue lettere sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la sua parola di poco conto"» (2 Co 10, 10).
– Le chiesa fondate da Paolo erano molto unite a lui e quindi conservavano con cura i suoi scritti.
– La grande influenza che avevano queste lettere è dimostrata anche, indirettamente, dal fatto che sembra che i suoi avversari abbiano pubblicato delle lettere false (A. Von Harnack, Le lettere dell’ apostolo Paolo).
c) Si formarono così delle collezioni delle lettere di Paolo che venivano copiate e scambiate fra le comunità e fatte circolare fino a quando, nel IV secolo, non fu definitivamente uniformato il canone del N.T.

d) Esse contengono purtroppo scarse indicazioni sull’attività di Paolo, ma questi dati hanno un valore storico eccezionale, perché appartengono all’epoca stessa dei fatti che riferiscono.

2. Gli Atti degli Apostoli. È, per importanza, la seconda fonte di informazioni su Paolo.
a) Risale ad alcuni decenni dopo i fatti narrati. La stessa caduta di Gerusalemme (70 d.C.) doveva essere un avvenimento ormai del passato poiché l’autore non sembra mai scrivere sotto l’impressione di quell’avvenimento.

b) In questo libro abbiamo una ricostruzione dell’attività apostolica dal 30 al 60 d.C.

c) Inoltre il suo autore, che è lo stesso del 3° vangelo, proietta sull’epoca apostolica le concezioni teologiche che gli stanno a cuore:

– Vuole mostrare che Dio stesso dirige la Sua chiesa e non sono gli uomini a fare la storia, ma la Parola di Dio.
– Tace su alcuni episodi polemici che veniamo a conoscere attraverso le lettere (Ga 2, 11ss):
· Le discussioni fra Paolo e Pietro ad Antiochia.
· Le contromissioni condotte dagli oppositori di Paolo.
E) La date dell’attività di Paolo
1. All’infuori di Luca 3, 1, nessun passo del N.T. ci fornisce le date degli avvenimenti importanti narrati nei vangeli o negli Atti.

2. Dal 1905 possediamo un’informazione di prima mano su un episodio della vita di Paolo: La denuncia sporta al proconsole Gallione di Corinto contro Paolo (Atti 18, 12-17) « . . . mentre Gallione era proconsole dell’Acaia, i Giudei insorsero tutti d’accordo contro Paolo e lo condussero al tribunale . . . ».
– A Delfi è stata trovata, in condizione frammentaria, un’epigrafe contenente un rescritto imperiale che regolava certi problemi di frontiera.
– Dopo il nome dell’imperatore Claudio si fa riferimento alla 26a acclamazione come imperatore.
– Da altre fonti epigrafe si sa che la 26a acclamazione fu tributata a Claudio nel 52 d.C.
– Al 6° rigo l’epigrafe reca il nome di Giunio Gallione "amico mio e proconsole".
– Ciò significa che Gallione era proconsole nel 52 o lo era stato subito prima.

3. Paolo è stato a Corinto un anno e mezzo (At 18, 11), quindi potrebbe essere dalla fine del 49 all’estate del 51 o dalla fine del 50 all’estate del 52.

4. Queste date si accordano con l’incontro do Paolo con Aquila e Priscilla, ebrei del Ponto, giunti a Corinto dall’Italia: « . . . perché Claudio aveva ordinato che tutti i Giudei se ne andassero da Roma» (At 18, 2).

a) Lo storico Orosio precisa che l’espulsione sarebbe avvenuta nel 9° anno dell’impero di Claudio.

b) L’anno 9° di Claudio va dal gennaio 49 al gennaio 50.

c) Il Trasferimento di Aquila e Priscilla a Corinto coincide con il soggiorno di Paolo in quella città.

5. Partendo dal soggiorno di Paolo a Corinto, che termina durante il proconsolato di Gallione (probabilmente nel 51), si può fissare la data di altri avvenimenti successivi:
a) Partito da Corinto, soggiorna 3 anni ad Efeso: dal 52 al 55 (o dall’autunno 51 all’inizio dell’estate 54).

b) Partito da Efeso a Pentecoste « . . . or io non resterò in Efeso fino a Pentecoste» (1 Cor 16, 8) del 55 (o 54), arriverà a Gerusalemme a Pentecoste dell’anno seguente, 56 (o55).

c) A Gerusalemme Paolo è arrestato e portato davanti al procuratore Felice.

d) Qui il calcolo si complica per le difficoltà di interpretazione di Atti 24, 27 « completati due anni Felice ricevette un successore e volendo fare cosa gradita ai Giudei, Felice lasciò Paolo in prigione»

-Paolo rimane in prigione per due anni – dal 56 al 58 (o dal 55 al 57) e quindi felice fu sostituito da Festo che interrogò nuovamente Paolo e lo fece proseguire per Roma nel 60 (o 59).
-Oppure: Paolo comparve davanti a felice che, avendo completato i suoi due anni di incarico, fu sostituito da Festo, e non volendo chiu-dere il suo periodo con un atto sgradito ai Giudei, lasciò la patata bollente al suo successore.
-In questo caso Paolo sarebbe giunto a Roma nel 56 o 57.
6. Più complesso è il problema delle date dell’attività di Paolo nel periodo precedente del suo soggiorno a Corinto, dalla visione sulla strada di Damasco.
a) Ai Galati Paolo afferma di non aver ricevuto l’Evangelo dagli uomini, neppure dagli apostoli, ma direttamente da Cristo.
1. Solo così il suo apostolato è uguale a quello degli altri
2. A sostegno di questa tesi, racconta dei suoi contatti con Gerusalemme e con gli apostoli che vi risiedevano.
3. Menziona due viaggi a Gerusalemme, uno dopo 3 anni dalla visione, l’altro dopo 14 anni.
b) In Atti, prima del soggiorno a Corinto, terminato nel 51, si parla di almeno tre viaggi (4 ?) a Gerusalemme:
1. Atti 9, 26-30
2. Atti 11, 30 (cfr 12, 25)
3. Atti 15.
c) Come far coincidere i 3 viaggi di Atti 9, 11 e 15 con i due viaggi di Ga 1 e 2?. La difficoltà non viene solo dal numero, ma anche dalla diversità del loro svolgimento.
1. Primo viaggio: Atti 9, 26-30 è molto diverso dal racconto che Paolo stesso fa della sua prima visita a Gerusalemme.
(a) Secondo Atti la visita ha una certa durata
· Paolo è accompagnato da Barnaba,
· ha contatti con gli apostoli « . . . rimase con loro a Gerusalemme andando e venendo» (v. 28),
· svolge attività pubblica di predicazione e dibattiti.

(b) Ciò è il contrario di quanto Paolo asserisce in Ga 1, 18-19: « . . . salii a Gerusalemme, e non vidi alcun altro degli apostoli, ma solo Giacomo, il fratello del Signore»

(c) Se teniamo conto che Atti 9 è un sommario di Luca (non da una fonte da lui usata), possiamo scegliere fra due possibilità:

1. Luca ha raccontato i fatti in funzione della tesi della concordia fra Paolo e Gerusalemme, spostando alla prima visita dei par-ticolari che si riferivano ad altre occasioni, fissandone la data subito dopo la conversione.

2. Oppure ha frainteso le notizie che ha potuto avere sui rapporti fra Paolo e Gerusalemme, giungendo alla conclusione che all’inizio della carriera cristiana di Paolo ci fosse stato un viaggio a Gerusalemme, che in realtà non ha avuto luogo.

(d) Se la prima visita di Galati 1 corrisponde alla prima visita di Atti 9, va corretta la data indicata da Luca e modificati molti parti-colari che risultano inesatti in base al racconto che ne fa Paolo stesso.

(e) Oppure la visita di Atti 9 non ha avuto luogo e Galati 1, 18-24 corrisponde ad altri viaggi di Paolo in Atti.

(f) Gli studiosi scelgono questa seconda soluzione e identificano Galati 1, 18-24 con Atti 11, 30 (Paolo e Barnaba latori della col-letta di Antiochia).
2. Secondo viaggio. Per questo viaggio le soluzioni possibili sono tre:

(a) La visita di Ga 2, 1 ss si riferisce ad Atti 11, 27-30.
–  soluzione favorita da molti esegeti inglesi
    (Ramsay, Baskeitt, Bruce).

(b) La visita si riferisce ad Atti 15, 1-35: è la soluzione tradizionale, che tuttavia urta contro alcune difficoltà:

1. In Ga 2 la discussione sembra privata, in Atti 15 è pubblica.

2. Ga 2 tratta dell’ammissione dei pagani, mentre Atti 15 tratta dell’intercomunione fra cristiani provenienti dal giudaismo e dal paganesimo,

3. Ga 2 asserisce che gli apostoli di Gerusalemme non imposero nulla a Paolo, salvo la solidarietà nella carità fraterna, Atti 15 parla della decisione di imporre un certo numero di osservanze.

4. Ga 2 prosegue con il racconto dei contrasti fra Pietro e Paolo ad Antiochia, Atti 15, invece, sembra aver regolato le questio-ni in modo da evitare simili conflitti.

(c) Atti 11, 27-30 e Atti 15 sono due relazioni parallele, anche se di ampiezza ineguale, di un medesimo viaggio di Paolo a Gerusalemme, parallele a loro volta a Galati 2

(d) La questione è importante per datare Galati e la conversione di Paolo (3 anni e 14 anni dopo la conversione: le due visite a Gerusalemme).

1. Siccome gli antichi calcolavano l’anno di partenza come primo, significa, nella nostra maniera, dopo due anni e dopo 13 anni completi.

2. Accettando l’identificazione del secondo viaggio di Galati con Atti 15, calcolando all’indietro partendo dal soggiorno di Corinto nel 50 o 51 otteniamo:
– Paolo a Corinto   50-51
– Partenza per il 2° viaggio 49
– Incontro di Gerusalemme 49
– Visita di Paolo a Pietro  36 (49-13)
– conversione di Paolo  34 (36-2)

3. Queste date lasciano un periodo di tempo sufficiente per il formarsi delle prime comunità cristiane, considerando l’ipotesi che la morte di Gesù sia avvenuta nel 30 o 31.

2. RIEPILOGANDO
 
34
Conversione di Paolo (Atti 9)
36
Visita a Pietro (Ga 1; Atti 11)
43
Paolo ad Antiochia con Barnaba (Atti 13)
45 - 49
1° viaggio missionario: (Atti 13, 4 - 14, 28. Cipro) Antiochia di Psidia - Iconio - Listra - Derbe e ritorno ad Antiochia
49
Incontro a Gerusalemme (Atti 15)
49 - 52
2° viaggio missionario (Atti 15, 40 - 18, 22) Siria - Cilicia - Der-be - Listra - Iconio - Frigia - Galazia - Troas - Samotracia - Nea-polis - Filippi - Tessalonica - Berea - Atene.
(50-51)
Corinto (Atti 18, 11) 1a Tes - 2a Tes
Cencrea
Efeso - Cesarea - Gerusalemme - Antiochia
52
3° viaggio missionario: (Atti 18, 23 - 21, 15)
Galazia
52 - 54
Efeso - soggiorno di 2 anni (Atti 19, 10)
1a Corinzi - Filippesi - Filemome
2a Corinzi - Galati
55
Macedonia - Corinto (3 anni) - Romani - Troas - Mileto
Gerusalemme - suo arresto
55
Fine estate. Partenza per Roma
Sifone - Mira di Licia - Beiporti
Naufragio a Malta - soggiorno di 3 mesi
56
Ripresa la navigazione: Siracusa - Reggio
Pozzuoli - Roma
56 - 58
Soggiorno a Roma:   Colossesi (?) - Efesini (?)
1a Timoteo - Tito
2a Timoteo (?)

F) I destinatari dell’Epistola ai Romani

1. «A voi tutti che siete in Roma, amati da Dio, chiamati santi . . .» (Rm 1, 7).
a) Esisteva una comunità cristiana a Roma che Paolo desiderava visitare (v. 10-11).

b) Non risulta essere stata fondata da Paolo.

2. I documenti più antichi che parlano di questa comunità sono i pochi passi del N.T. (Atti e Romani)

3. Fuori dal N.T. troviamo una testimonianza indiretta di Svetonio quando parla dell’espulsione dei Giudei durante il regno di Claudio (Atti 18, 12) « Claudio aveva ordinato che tutti i Giudei partissero da Roma». Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantes Roma explulit. Probabilmente nacquero dispute fra i Giudei che si erano convertiti e quelli che non lo avevano fatto.

4. Non siamo in grado di dire chi portò l’Evangelo a Roma.

a) Predicatori inviati da Antiochia (come Paolo e Barnaba)

b) Credenti in Cristo appartenenti al popolo ebraico. Gli Ebrei residenti a Roma mantenevano i contatti con la Giudea: alcuni di essi potevano essere stati presenti a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste (Atti 2, 8-11) « . . . noi residenti di passaggio a Roma . . . » (Romani residenti temporaneamente) Pellegrini Romani.

5. La comunità romana era, comunque, di origine ebraica:
a) Rm 4, 1: «che cosa diremo dunque in merito a ciò che il nostro padre Abramo ha ottenuto quanto alla carne? . . . ». 4, 12: « . . . è forse il padre dei veri circoncisi, di quelli cioè che non solo sono circoncisi, ma che seguono anche le orme della fede del nostro padre Abramo quando era ancora incirconciso . . . ».

b) Rm 7, 11 «Ignorate fratelli (perché parlo a persone che hanno conoscenza della Legge) . . . »

c) Abbondanza di citazioni dell’ A.T.

6. Tuttavia altri passi lasciano supporre che la maggior parte dei credenti era di origine pagana:
a) Rm 1, 5-6: « . . . abbiamo ricevuto grazia e apostolato per l’ubbidienza di fede fra tutte le genti . . . fra le quali anche voi siete stati chiamati da Gesù Cristo . . . » 13 « . . . per avere qualche frutto fra voi come ne ho avuto fra le altre genti».

b) Rm 9, 3 ss « . . . desidererei essere io stesso anatema e separato da Cristo per i miei fratelli, miei parenti secondo la carne, che sono Israeliti, dei quali sono l’adozione, la gloria, i patti, la promulgazione della legge, il servizio divino, e la promessa, dei quali sono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo . . . ».

c) Rm 10, 1 ss « . . . il desiderio del mio cuore e la preghiera che rivolgo a Dio per Israele è per la sua salvezza . . . »

d) Rm 11, 13-31 « . . . io parlo a voi gentili . . . » (la similitudine dell’olivo e dell’olivastro).

7. Il carattere misto della comunità risulta dai passi in cui Giudei e greci sono menzionati in parallelo:
a) Rm 1, 16: «io non mi vergogno dell’Evangelo di Cristo perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco»

b) Rm 2, 9 ss: « . . . tribolazione e angoscia spetta ad ogni anima di uomo che fa il male, del Giudeo prima e poi del Greco, ma gloria e amore e pace a chiunque fa il bene, del Giudeo prima e poi del Greco»

c) Rm 2, 25-30: chi sono i veri circoncisi.

d) Rm 3, 29: «Dio è forse soltanto il Dio dei Giudei? Non lo è anche dei gentili?»

e) La sezione dei capitoli 9-11

f) Rm 10, 12: «Non c’è distinzione fra il Giudeo ed il Greco . . . »

g) Rm 15, 7 «perciò accoglietivi gli uni gli altri come anche Cristo ci ha accolti per la gloria di Dio »

G) Occasione e natura della lettera
 
1. Paolo dichiara che fino a quel momento non ha ancora avuto occasione di recarsi a Roma.
Rm 1, 10: « . . . chiedendo nelle mie preghiere che mi sia finalmente concesso . . . l’opportunità di venire da voi . . . »
v. 13 « . . . molte volte mi sono proposto di venire da voi . . . ma finora sono stato impedito»
v. 15 « . . . sono pronto ad evangelizzare anche voi che siete in Roma»

2. Non sappiamo che cosa glielo abbia impedito: forse lo scrupolo di recarsi dove esisteva una comunità non fondata da lui, o forse semplicemente gli impegni di predicazione che lo trattenevano altrove.

3. Perché desidera recarsi a Roma?

a) Non per motivi banali.

b) Non per la convinzione di dover sanzionare la validità della comunità, come apostolo - concetto espresso nel libro degli Atti.

c) Il motivo del desiderio di recarsi a Roma lo troviamo al cap. 15:

– ha evangelizzato tutte le città principali dell’Oriente: Antiochia, Efeso, Tessalonica, Atene, Corinto;
– «ma ora, non avendo più luogo da evangelizzare in quelle contrade . . . » (Rm 15, 23);
– tende ora verso l’Occidente, la Spagna che segnava i limiti del mondo conosciuto - le colonne d’Ercole;
– Roma aveva una posizione chiave in questa direzione, in quanto capitale dell’impero;
– il messaggio predicato a Roma poteva porre le basi per la diffusione del Vangelo anche molto lontano dalla capitale.
d) La lettera dunque dovrebbe preannunziare e preparare la sua visita.

e) Recentemente è stata proposta un’altra spiegazione (Jacob Taubes, la teologia politica di S. Paolo, Adelphi 1993).

1. Paolo non avrebbe tollerato che qualche altro si intromettesse, sia pure epistolarmente, negli affari delle sue comunità.

2. Usa perciò il pretesto del passaggio: « dovendo andare in Spagna, passerò da Roma».

3. In realtà è preoccupato perché ha raccolto in Macedonia una colletta per la comunità di Gerusalemme, ma teme che non venga accettata « . . . vi esorto . . . a combattere con me nella preghiera che rivolgete per me a Dio, affinché io sia liberato dagli increduli (infedeli) che sono in Giudea, e il mio servizio a Gerusalemme sia gradito a quella comunità, sicché io possa venire da voi nella gioia, se piace a Dio» (Rm 15, 30-58).
· Perché la comunità di Gerusalemme non avrebbe dovuto accettare il denaro?
· Perché Paolo non godeva di buona reputazione in Giudea, predicava ai pagani, negava l’osservanza della legge e della circoncisione.
· Se si veniva a sapere che Gerusalemme ha accettato denaro da Paolo, legittimando così la posizione paolina, i gruppi giudeo cristiani che sovvenzionavano la comunità di Gerusalemme non darebbero più un soldo.

4. Perché Paolo vuole portare il denaro di persona a Gerusalemme?
– Per avere una legittimazione.

– La nuova generazione di cristiani non ha ancora scoperto la propria identità, non è stata con Gesù, non ha esperienze in contatti diretti.

– Gli antagonisti esigono delle prove: chi vi ha evangelizzato è un apostolo? o un discepolo diretto di Gesù o un convertito da un apostolo?

5. Paolo aveva dei nemici proprio negli Ebrei perché andava a predica-re nelle sinagoghe.
– Oltre che dagli Ebrei le sinagoghe erano frequentate da ex-pagani, i Sebòmenoi (timorati di Dio).

– La loro era una presenza passiva: non potevano leggere la Torah, ma solo ascoltare.

– Non erano circoncisi - venivano considerati parte dell’alleanza di Noè, fedeli del popolo del mondo, ma non appartenenti al popolo dell’alleanza di Abramo.

– Paolo dice a costoro: siete anche voi figli di Abramo per la linea della fede. In Gn 15, 6, prima della circoncisione, si dice di Abramo: « Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia »

– I primi pagani cristianizzati erano dunque dei Sebòmenoi, solo in un secondo tempo si aggiunsero altri pagani.

– In questo modo Paolo, fra l’altro, veniva a turbare i delicati equilibri politici in cui vivevano gli Ebrei nell’impero come religione lecita.

6. A Roma c’è una comunità in cui è aperto il problema della predominanza.
– È una comunità mista, diversa da quella di Corinto, in cui è in atto un conflitto tra giudeo-cristiani e pagano-cristiani.

– Il problema sarà risolto solo con la distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C., che i cristiani interpretano come un castigo di Dio sugli Ebrei per non aver accettato Cristo.

– Prima del 70 il problema dell’equilibrio è ancora aperto: il movimento cristiano (Paolo non adopera mai questo termine) è una setta dell’ebraismo, che incontra opposizione « . . . quanto a questa setta, ci è noto che ne parlano male ovunque» (At 28, 22).

7. Paolo ritiene di essere stato incaricato da Dio di fondare un nuovo Israele, un nuovo popolo di Dio.
– Mosè lo aveva rifiutato due volte (Es 32-34; Lv 14-15). « Or dunque lasciami fare, affinché la mia ira si accenda contro di loro e li consumi, ma di te farò una grande nazione» (Es 32, 10).

– Mosè intercede per il popolo supplicando il perdono: « E Mosè implorò il Signore . . . ».

– Ora Israele non ha creduto nel Messia, perciò il popolo di Dio diventa l’Israele secondo la fede e non secondo la carne (Cap. 9-11) « . . . non tutti quelli che sono Israele sono Israele» (Rm 9, 6).

8. La legittimazione di Paolo deve passare attraverso il riconoscimento del nuovo popolo di Dio.
H) Luogo e data di composizione
a) Fino al momento di dettare la lettera Paolo era stato impedito di fare un viaggio a Roma (Rm 1, 13), ma sembra che questo desiderio stia per concretizzarsi (Rm 15, 23-24).

b) Ha completato la colletta e si propone di accompagnare a Gerusalemme la delegazione incaricata del suo recapito (Rm 15, 25).
c) Prima di partire per Gerusalemme si è fermato tre mesi a Corinto (Atti 20, 3).

d) La lettera potrebbe essere stata scritta qui nel 55.

2. AUTENTICITÀ E INTEGRITÀ DELLA LETTERA AI ROMANI

A. AUTENTICITÀ

1. Non è stata mai messa in dubbio da nessuno, salvo qualche estremista del secolo scorso - La Scuola Olandese (Pierson, Naber, van Manen) e qualche inglese (Smith, Pallis, Rylands).

2. Fra i "Padri" che l’attribuiscono esplicitamente a Paolo ci sono Ireneo e Clemente Alessandrino.

3. Anche il frammento Muratoriano l’attribuisce a Paolo.

B. INTEGRITÀ
1. Secondo alcuni critici l’epistola in origine terminava al cap. 15, che terminava con una specie di saluto (v. 35) «Or il Dio della pace sia con tutti voi. Amen». Sarebbe stato un biglietto separato destinato ad Efeso.

2. Nel II° secolo già Marcione sopprimeva i capitoli 14 e 15.

3. Circa 200 manoscritti corsivi e un onciale (il Codex Angelicus del IX secolo) collocano la dossologia finale (Rm 16, 25-27) alla fine del cap. 14.

4. Marcione si prendeva anche altre libertà, mutilando la Scrittura a suo piacimento sopprimendo ciò che non gli piaceva e non si accordava con il suo pensiero.

5. La trasposizione della dossologia alla fine del cap. 14 si spiega così:

a) La lettera era stata copiata e diffusa tra le chiese.

b) Queste la usavano nella liturgia come lezionario.

c) La parte dottrinale termina (quasi) al cap. 14; i saluti non servivano nella liturgia.

6. Il "biglietto" per Efeso sarebbe stato compilato da Paolo per accompagnare la copia della lettera inviata anche a quella comunità.
a) Perché Paolo avrebbe fatto copie di questa lettera?

b) È vero che ai Colossesi parla di una lettera ai Laodicesi che questi avrebbero dovuto scambiarsi: «Salutate i fratelli che sono a Laodicea e quando questa epistola sarà stata letta fra voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi; e anche voi leggete quella che vi sarà mandata da Laodicea» (Cl 4, 15-16)

c) Ma si tratta di comunità vicine. Non era il caso fra Roma ed Efeso.

7. Come faceva Paolo a conoscere tante persone membri di una comunità in cui non era mai stato? 26 persone.
a) 3 sono suoi parenti.

b) 10 appartengono a 5 famiglie.

c) Le altre, a causa della loro occupazione, sono condotte a cambiare spesso residenza.

d) Aquila e Priscilla, ad esempio, li troviamo nel Ponto, poi a Roma, poi a Corinto ed Efeso e poi ancora a Roma.

e) Gli scambi fra Roma e le provincie dell’impero erano intensi.

f) Paolo era stato in diversi paesi: Palestina, Siria, Asia Minore, Macedonia, Grecia, Illiria.

8. Inoltre i nomi di queste persone si trovano tutti nelle iscrizioni romane, ma solo qualcuno nelle iscrizioni finora rinvenute ad Efeso.
C. TESTO
1. Non sappiamo quante copie erano in circolazione fra la composizione e la fine del I secolo.

2. Verso la fine del secolo il Corpus Paulinus circolava già tutto unito.

3. Ci si domanda se può essere sopravvissuta qualche evidenza risalente ad un’epoca anteriore al Corpus.

a) Forse le citazioni di Clemente Romano (circa 95 d.C.)

b) Tutti gli altri elementi della tradizione testuale derivano dal Corpus.

4. Dalla fine del 2° secolo si possono distinguere due principali testi-tipo delle epistole paoline: uno orientale e uno occidentale.
a) La Prima testimonianza al testo tipo orientale sono:
– P46 - papiro della collezione Chester Beatty - provincia dell’Egitto - 180 d.C.
– B - Codex Vaticanus - 4° secolo.
– Aleph - Codex Sinaiticus - 4° secolo.
– 1739 - un minuscolo dal 10° secolo
– Citazioni in Clemente di Alessandria (180) e in Origene (+254).
– Due versione copte: Saidica e Bohairica

b) Il testo occidentale è testimoniato da:
– citazioni in Tertulliano (dopo il 180),
– testo della Vetus latina (o Itala),
– dal codice D - Codice Claramontano del 6° sec. (bilingue),
– F e G - codici bilingui del 9° secolo
Questo testo occidentale deriva dal testo popolare, alquanto corrotto, del 2° secolo.

c) La relativa purezza del testo orientale deriva dall’applicazione delle tecniche editoriali della scuola alessandrina.