Le piante
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Un acquario "arredato" con delle piante è un piccolo e affascinante mondo subacqueo che si avvicina molto a quello reale. E' possibile distinguere le piante utilizzate in acquariologia in due categorie: piante acquatiche propriamente dette e piante che si prestano a vivere sommerse. La prima, comprende la maggioranza di quelle comunemente in commercio, dall’Aponogeton alla Cabomba, dall’Echinidorus all’Hygrophila, dalla Cryptocoryne alla Rotala. Al secondo gruppo appartengono tutte quelle piante non propriamente acquatiche o palustri, utilizzate spesso in coltura idroponica e prestate al mondo dell’acquariofilia perché commercializzate come piante sommerse, come il Syngonium, la Fittonia, lo Spatiphyllim. Si tratta, in genere, di specie destinate a vita breve che seppur coltivate con mille accorgimenti spesso possono deperire per marciume radicale o basale oppure per insufficiente o adeguato processo di fotosintesi. Le piante acquatiche propriamente dette, invece, possono essere ulteriormente suddivise in due gruppi: piante a crescita veloce, spesso più delicate ed esigenti e piante a crescita lenta, di notevole impatto visivo, soprattutto se riescono ad attecchire e a svilupparsi. Il primo gruppo comprende generalmente piante steliformi, totalmente sommerse o con fusti parzialmente galleggianti, con foglie opposte (Cabomba, Hygrophila, Echinodorus). Nel secondo gruppo rientrano piante generalmente cespitose, a foglia larga, lanceolata e spatiforme (Aponogeton, Rotala). Le piante a crescita lenta sono da consigliare, in relazione alla loro robustezza, facilità di coltivazione, capacità di ossigenazione ed effetto scenico. Uno degli accorgimenti più importanti nella coltivazione delle piante in acquario è quello relativo all’uso dei terricci fertilizzanti. Su questo argomento esistono diverse scuole di pensiero: c'è chi utilizza un composto a base di estratti di torba, opportunamente fertilizzata, posta al di sotto dello strato di ghiaia, all’atto dell’allestimento dell’acquario. Tale tecnica di coltivazione, è "criticata" da alcuni acquariofili, in quanto presenta degli svantaggi come l'acqua ambrata, del pulviscolo in sospensione, la necessità di pulizie più frequenti del vano filtro. Per altri, invece, questo sistema si è rivelato ottimo nell’allestimento di biotopi amazzonici o quando vi sia stata la necessità di creare condizioni di acqua scura e ricca di vegetazione, in quanto l’uso di tali substrati ha avuto come risultato eccezionale e rigogliosa crescita delle piante. Personalmente, sono ricorso a preparati liquidi e in stick, facilmente reperibili in commercio, capaci di ricreare condizioni chimico fisiche pressoché equivalenti a quelle naturali. In pratica, il fondo di una vasca, per un'altezza di 3 cm., può essere allestito con ghiaino di dimensione 3 - 6 mm. di un tipo trattato per fornire, rilasciandole nel tempo, sostanze nutritive alle piante d'acquario. Il vostro negoziante di fiducia saprà indicarvi il tipo di ghiaino di cui parlo. Sopra questo strato si aggiungono altri 2 cm. di ghiaino normale. Periodicamente, possono essere forniti concimi liquidi oppure appositi stick che, inseriti nella ghiaia di fondo, rilasciano le sostanze nutritive di cui necessitano le nostre piante. Un ultimo suggerimento riguarda il valore del CO2 che, insieme ad altri elementi nutritivi, è una delle sostanze di cui le piante necessitano per non deperire. Per la precisione è il carbonio che estraggono dall’anidride carbonica (CO2). In un acquario tale composto è presente per effetto della respirazione dei pesci e quale prodotto rilasciato a seguito del processo di decomposizione di sostanze azotate. La quantità di CO2 presente nell’acquario è spesso insufficiente per soddisfare le necessità delle piante che, pertanto, estraggono la fonte di carbonio dai bicarbonati contenuti nell’acqua stessa. Questo processo, però, può avere come conseguenza la riduzione pericolosa della durezza carbonatica (kH) e l'instabilità del pH la cui regolarità è, invece, determinante in un acquario. Pertanto, occorre controllare periodicamente il valore del CO2 dell'acqua e, qualora occorra, provvedere ad integrare la sua presenza nella vasca con l'uso di appositi diffusori o pasticche da lasciar sciogliere nella vasca, facilmente reperibili in commercio.

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