PRIMA O POI DEVE SUCCEDERE

 

CAPITOLO 3

Decisioni

 

Era entrata da due ore e non aveva n'ancora salutato sua sorella appena tornata per le vacanze invernali, da canto suo nemmeno Teresia aveva cercato di vederla o di parlarle.
Scese le scale, doveva dirlo a qualcuno, e a chi se non a sua sorella? La trovò sdraiata sul divano, i lungi capelli legati in una coda, il capellino che le copriva il viso…non era cambiata, era sempre il solito maschiaccio.
"Qualcosa non va Patricia?" chiese sentendo la presenza di quest'ultima, "Si…oggi sono andata all'ospedale, un mio amico è ricoverato…è venuta anche Amy, ti ricordi di lei vero?", ci fu un attimo di silenzio, "Ah! Quella che faceva da balia a Julian…mi pare", anche nel parlare era la solita, Patty sorrise, "Si, proprio lei…E' venuta credendo che fosse Holly quello ricoverato, allora ho capito…ho capito che lei lo ama, e sono scappata…Oddio Terry non riesco più a sopportare questa vita!" si portò una mano agli occhi mentre amare lacrime scendevano da essi.
Teresia si alzò, e avvolse la sorella con un abbraccio protettivo, nessuno poteva fare del male a Patricia…no, lei aveva gia sofferto troppo, e se non fosse stato per Alan e per Sonja, lei ora non sarebbe lì ad abbracciarla.
"Patricia" con due dita della mano destra alzò il viso della ragazza in modo da guardarla negli occhi, "Chi?", seguirono minuti silenziosi, "Alan" rispose, ricominciando a piangere...

***

Gli occhi neri del ragazzo vagavano nella stanza, sul letto sdraiato c'era Crocker, dormiva, ancora ignaro di ciò che gli era capitato…eppure quando si sarebbe risvegliato lo avrebbe saputo…qualcuno della sua famiglia glielo avrebbe detto; spostò lo sguardo su una ragazza, davvero molto carina, stava seduta su una sedia e scrutava quello che doveva essere suo fratello. "Oliver…tu eri tutto per lui" disse Sonja senza staccare gli occhi dal corpo d'Alan, "Dal primo giorno che ti ha visto eri diventato il suo ideale…un giorno o l'altro avrebbe realizzato il suo sogno, proprio come te." Holly distolse lo sguardo dalla ragazza, non sapeva che dire, "Avrebbe lasciato il calcio…Ora ti prego di uscire, ormai lui non farà più parte del tuo mondo" disse infine, gli occhi fieri, come una volta.

***

"Patricia, lei non potrà mai occupare il tuo posto nel cuore di Holly, lui ama te. Glielo leggo negli occhi ogni volta che ti vede, e quando gioca…beh, lui ti pensa, se no perché ogni volta che vince viene da te e ti ringrazia?" Patty rialzò lo sguardo, ora era confusa, "Anche Alan ti ama, non quanto Oliver, ma come un fratello, per questo devi essere forte, per loro due. Ora va da loro, ed aiutali, Patty, loro hanno bisogno del tuo coraggio, del tuo carisma…hanno bisogno di te, e se non vai li perderai per sempre." Patricia annui, e si diresse verso la porta, "Sono…sono felice che tu sia venuta" disse con la voce ancora rotta dal pianto, "I forti non piangono".
Chiuse la porta, sua sorella era sempre la solita…sette anni all'estero e nemmeno un "ciao" o un "ti voglio bene", perché poi era tornata proprio ora? Che sapesse? No, non poteva essere, aveva completamente tagliato i ponti con i loro genitori, specialmente con mamma…si, era solo una coincidenza.
Sospirò, era tutto così vicino…troppo, si avviò verso l'ospedale, ora doveva stare vicino ad Alan.

Si tolse il cappello e sciolse la coda, si avvicinò allo specchio della toilette, un tempo lei e Patricia si assomigliavano, ma ora…ora la sua gemella stava cambiando, in un modo che le faceva paura, accarezzò il vetro, non poteva permetterglielo, sarebbe rimasta lì anche per il resto della sua vita, pur di salvare sua sorella.
Aprì il rubinetto, e fissò l'acqua che riempiva lentamente il lavandino, quando fu quasi pieno lo chiuse, entro dentro con il viso…o era forse lei ad aver bisogno d'aiuto?
"Teresia!", urlò allegra la voce di un bambino, essa si asciugò il viso e scese in salotto dove vi trovo un ragazza alto e ben fatto, anche lui portava i capelli lunghi…era davvero cambiato, ma era ovvio lo aveva lasciato a otto anni, ora ne aveva quindici.
"Allora Terry, hai visto Patricia? Come ti è sembrata?" la ragazza rimase in silenzio per qualche minuto in silenzio, "Sei un bambino sveglio e premuroso, Enrico" rispose infine abbracciandolo.

***

"Non è possibile?" Bruce prese per il colletto della camicia Oliver, "Io e Alan ci conosciamo da una vita! E tu mi vieni a dire che non posso vederlo? Stammi bene a sentire, se per aiutare un amico devo passare sopra il tuo corpo, beh sappi che potrei anche farlo!" i ragazzi guardavano ammutoliti la scena, incapaci di muoversi e di calmare Harper, "No, io non posso impedirtelo, è stata sua sorella a dirmi che non vuole più nessun giocatore in quella stanza. E poi cos…" il ragazzo si bloccò, guardava stupito il suo amico, stava piangendo.
"Bruce…" una voce femminile attirò l'attenzione di tutti, "Bruce" ripeté allargando le braccia, "Oh, Patty!" disse abbracciando la manager, "Ho tanta paura, non voglio perdere il mio migliore amico" urlò tutto il suo essere ormai in preda ad una crisi.
"Non ti preoccupare Bruce" bisbigliò la ragazza accarezzando i corti capelli dell'amico, "Andrà tutto bene…Alan non si arrenderà".

Era arrivata, e con gentilezza aveva aiutato Harper, mentre Holly la guardava stupito, l'amava…amava Patty…non lei.
Amy si diresse verso l'ascensore seguita da Julian, ovviamente dopo essersi congedato con parole dolci ma piene di forza.
"Julian, non pensi che io sia egoista, vero?" "No, anzi…" silenzio.
Restarono così per tutto il viaggio, senza guardarsi e senza parlarsi, Amy che teneva ancora in mano i sacchetti pieni di regali, e Ross che fissava il vuoto, gli occhi spenti…come senza anima.

***

Il signor Warner entrò nella stanza, suo figlio guardava fuori dalla finestra la neve che cadeva, pochi giorni e sarebbe partito, ma dopo di ciò che aveva fatto come poteva sperarlo?
L'uomo prese coraggio, aveva deciso e nessuno poteva impedirglielo.
"Ed" nessuna risposta, nessun movimento, "Ed, è difficile quello che sto per dirti…" ancora niente "So che il tuo sogno era diventare il miglior portiere del mondo…" "Da ragazzino, papà, da ragazzino" lo interruppe il ragazzo, "Già da bambino, ora era partire, girare il mondo per scoprire ciò che qui non c'è, si, sei cresciuto e con te si sono maturate anche le tue idee e i tuoi sogni, diventare un archeologo…chi l'avrebbe detto!" silenzio, gli occhi neri dell'uomo cercavano di percepire qualche sentimento dal corpo del ragazzo, ma quest'ultimo osservava ancora i candidi batuffoli di neve, "E' inutile girarci intorno, lo so io e lo sai anche tu, non ti permetterò di andare in giro per il mondo mentre ti tagli i bracci e rischi di morire…non è la prima volta, ma ora sono stufo, sei psicologicamente inastabile, e io non ti porterò a casa per poi fare finta di niente" la voce si era alterata leggermente, "Ti porteranno all'ospedale psichiatrico di Tokyo, ti cureranno e poi potrai ricevere visite dai tuoi amici ogni giorno" il signor Warner si azzittì, fisso ancora per qualche secondo Ed, sperando in un gesto o qualche parolaccia, ma nulla dalla sua bocca usci solo un stramaledetto "sissignore", aprì la porta, "Ed, lo sai che è per il tuo bene" disse uscendo, per chiudere una volta per tutte la comunicazione con suo figlio.

Era uscito, e non sarebbe più rientrato, lui e suo padre avevano definitivamente smesso di conoscersi.
Le mani si chiusero in pugni, stringendo con forza le lenzuola, le unghie che cercavano di superare la barriera della stoffa per penetrare nei suoi palmi, mentre dagli occhi neri scendevano lacrime; lasciò la presa, e si portò le mani sul viso, cercando di bloccarle, mentre anche i singhiozzi si facevano strada nella sua gola e nella sua voce.
Come poteva mandarlo lì? Non avrebbe potuto vivere in un posto del genere!

***

Ora aveva deciso, avrebbe lasciato il Giappone, sarebbe partita per l'Italia l'indomani stesso.
Doveva capire se lo amava, se la odiava…se poteva cambiare tutto, e rivivere tutta la vita, no, che sciocca, ora doveva solo pensare al futuro, e il Giappone non né faceva parte.
Scese in sala, sua madre stava guardando in programma televisivo francese…"Mamma, voglio accettare la proposta di zia Loreta", disse "Partirò domani mattine, ho già prenotato il volo", la donna le sorrise, "E' una tua scelta? Cioè voglio dire, vuoi davvero andare per tua zia o è solo per scappare?", no, non aveva previsto una tale domanda, che doveva dirle? Sorrise, un sorriso falso, e la madre lo capì, "Scappare e da cosa? Voglio Solo andare a trovare i miei parenti, nient'altro" disse mentre saliva le scale, "Ora scusami ma devo finire di preparare i bagagli!".
Entrata in camera si chiuse a chiave, "Scappare", forse, in fondo voleva davvero…ma no, chi voleva ingannare? Era evidente che voleva fuggire da quel posto, senza contare che partiva quando tutte le vite delle persone che aveva amato stavano andando a rotoli! Dio, come si sentiva stronza…si era una grandissima e schifosissima stronza!!
Ma non poteva farci niente, anche la sua vita era in burrasca…e lei non poteva aiutare altri, se non era in grado di salvare se stessa.
No, sarebbe partita, e nessun buon samaritano o senso di colpa le avrebbe fatto annullare il volo!

***

Era inutile sperare, i suoi bambini…Oddio, uno ormai perduto, l'altro invece che stava lottando con ogni fibra del suo corpo per vivere…per lei.
Ma qualcosa sosteneva che non ci sarebbe stata giustizia, la morte gli avrebbe presi tutte e due, e lei dopo cosa avrebbe fatto?
Senza figli, senza marito…poteva essere quella vita? No, e lei lo sapeva, cosa poteva fare?
Si ricordava che in cucina in uno dei tanti cassetti cera un coltello dal macellaio…no, non doveva pensare minimamente a certe cose, non ora…comunque poteva usarlo, si.
Scrollò il capo, cercando di togliersi dalla mente l'immagine del coltello.

Sua madre stava male, lo sentiva…stava malissimo, ma era troppo stanco…ci avrebbe pensato suo fratello Jason, si, lui si sarebbe occupato di sua madre, lui che era davvero degno di tale incarico.
James alzò la mano verso il soffitto come in una partita mentre si davano il cambio, "Lasciò a te…fratello", il braccio ricadde senza vita sul letto.

***

"Amy, Amy, Amy, Amy", nella sua mente si ripeteva il nome della donna che amava, mentre le sue gambe lo portavano a casa dopo una lunga passeggiata notturna.
Tirò fuori automaticamente le chiavi dalla tasca dei jeans, avrebbe girato l'angolo e…in pochi secondi si ritrovò per terra con un ragazzo sopra, "Scusami" farfugliò alzandosi per riprendere la sua corsa, mentre in lontananza si sentivano le voci di due poliziotti che urlavano di fermarsi.
Julian osservò la sagoma del "criminale" fino a che non scomparve nel buio, c'era qualcosa in lui, non sapeva spiegarselo, sentiva che quel ragazzo gli avrebbe cambiato completamente la vita…ma come?
I due poliziotti lo sorpassarono mentre lui fissava ancora il punto in cui il ragazzo era scomparso, si, l'avrebbe rivisto…ne era certo.


CONTINUA...


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