BULMA E VEGETA - TRUE LOVE

 

PART THREE

GOOD BYE

 

N.B. Questa terza parte della mia fan fiction è ambientata circa un anno prima dell’arrivo dei cyborg, Bulma e Vegeta stanno insieme da qualche mese.


Era notte fonda, lui era sdraiato nel letto vicino a Bulma ma non riusciva a dormire.
Osservava l’oscurità della stanza e il panorama che si poteva vedere dalla finestra, le chiome degli alberi che si muovevano lentamente, il cielo infinito riempito dalle stelle lucenti.
La ragazza era ancora abbracciata a lui. Aveva un’aria felice.
Una leggera brezza muoveva i suoi lunghi capelli azzurri.
Erano così vicini che poteva sentire il dolce profumo della sua pelle.
Le scostò una ciocca dagli occhi e sorrise.
La sua espressione però tornò subito seria. Era molto preoccupato. In effetti tutti erano molto agitati da quando quel misterioso ragazzo (Future Trunks nd Eva ssj) era arrivato due anni prima per annunciare l’arrivo di nuovi terribili nemici: dei potentissimi cyborg.
Ora doveva cercare assolutamente di diventare più forte e raggiungere il livello di Super Saiyan, perché quando sarebbero comparsi, fra un anno, tutti avrebbero dovuto combattere per sconfiggerli. ; ma non voleva che fosse qualcun altro a farlo: doveva essere lui.
Il grande principe dei Saiyan.
Non gli importava nulla né della Terra né dei suoi abitanti, ma non poteva permettere che esistesse qualcuno più forte di lui.
E per questo si allenava tutto il giorno, dall’alba fino a notte inoltrata, con pause solo per i pasti (ovviamente).
Osservò la ragazza al suo fianco. Beh, forse di qualcuno gli importava.
Amava davvero Bulma, ma non voleva ammetterlo, neppure con se stesso. Non poteva farlo.
Lui non poteva dipendere da nessuno, tanto meno da una donna. Una semplice terrestre.
Gli sembrava di essere diventato davvero un debole, e non poteva permetterlo. Eppure qualcosa gli impediva di lasciarla: ormai non poteva più fare a meno di lei.
Una debole voce lo distolse dai suoi pensieri.
“Vegeta…? Sei sveglio?”
Guardò la ragazza e annuì.
“Ti sei mosso e mi hai svegliata… Qualcosa non va?”
A queste parole l’uomo si irritò. Qualcosa non andava? Ma che domanda era? Come poteva essere così tranquilla? Il suo pianeta rischiava di essere distrutto e lei non si preoccupava?
“Non c’è niente che non va, donna… A parte il fatto che tra poco meno di un anno rischiamo di venir tutti sterminati…” rispose con una punta di sarcasmo.
“Guarda che non volevo mica offenderti! Secondo me è inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta… Tu e gli altri vi state allenando duramente e sono sicura che sarete pronti quando arriveranno i cyborg!”
Gli altri…?
“Non ci sarà nessun altro… Sarò io e solamente io a sconfiggerli! Solo io ne sarò in grado!”
Bulma sbadigliò.
“Non essere sempre così antipatico… Anche gli altri guerrieri potranno aiutarti a salvare il pianeta, no?”
Vegeta la scostò da sé.
“Credo che tu non abbia capito niente, donna… A me non interessa affatto la Terra… Voglio solo dimostrare di essere il più forte!”
Detto questo si alzò dal letto e, dato che dormiva sempre nudo (…), si mise le prime cose che gli capitavano e uscì dalla stanza.
“Vegeta! Dove stai andando?”
Si svegliò completamente alla vista di quell’uomo fermo sulla soglia della porta…
Le sembrava che stesse uscendo anche dalla sua vita.
Siccome la sua domanda non riceveva risposta continuò:
“Ma anche se non te ne frega niente di nessuno, almeno ti importerà difendere me! Non è così? Rispondimi!”
Vegeta si stava incamminando verso quella che era un tempo la sua stanza. Infatti era già da un mese che dormiva con Bulma.
Lei era seduta sul bordo del letto e si stava infilando le pantofole per seguirlo, ma sapeva che si sarebbe incazzato ancora di più e l’ avrebbe mandata via.
Così rinunciò al suo intento e si rimise sotto le coperte, dalla parte del letto di Vegeta.
Poteva ancora sentire il calore del suo corpo…
Sospirò.
La notte senza di lui sarebbe stata davvero fredda e lunga.


Quando Bulma si svegliò cercò con la mano nel letto se c’era Vegeta, quando si ricordò che quella notte era tornato nella sua stanza. Ma anche se avesse dormito con lei non l’avrebbe trovato ugualmente, visto che si alzava prima di tutti gli altri per allenarsi.
“Oh Kami – pensò – perché mi sono innamorata di un uomo così testardo? Vuole sempre dimostrare d'essere migliore di tutti…”
Un sorriso comparve sul suo volto.
“Beh, in effetti non c’è nessuno come lui, è veramente unico!”
Sbadigliò. Quella mattina non riusciva ad alzarsi, era veramente stanchissima.
Fissava il soffitto e si attorcigliava i capelli mentre pensava a come poteva riappacificarsi col suo compagno.
Si alzò pigramente e cercò dei vestiti un po’ belli da indossare
Si guardò allo specchio e fece una smorfia. In quei giorni non era proprio in forma. Si sentiva sempre stanca e non riusciva a combinare niente.
In più le sembrava di stare ingrassando.
Si truccò e pettinò con cura e quando si ritenne soddisfatta del proprio aspetto, andò a cercare Vegeta.
Lo trovò in cucina, dove si era recato per una piccola pausa.
“Buongiorno, Vegeta” lo salutò lei con un gran sorriso.
Lui per tutta risposta fece un cenno col capo.
“Che bell’inizio…” pensò Bulma.
Si versò una tazza di caffè e si sedette davanti a lui, aspettando che iniziasse un discorso.
Tanto sapeva che sarebbe stato inutile: Vegeta non era molto socievole e non parlava mai con nessuno, figuriamoci mentre mangiava.
Quella giornata però era destinata ad essere diversa dalle altre…
“Ho preso una decisione” disse lui.
Bulma lo guardò attentamente.
“Ci ho pensato tutta la notte…” continuò come per convincersi di quello che stava dicendo.
Lei lo osservava curiosa.
“Io ho bisogno di pace e di stare da solo per allenarmi. E qui non ce la farò mai. Ho deciso di andarmene. Partirò domattina.”
Bulma si sentì gelare il sangue nelle vene. Partire? Doveva rimanere ancora una volta da sola?
Non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
“Guarda che quando tornerai io potrei non essere ancora qui ad aspettarti come sempre…” disse lei con un sorrisino, pensando che fosse una delle sue solite idee pazze.
“Ti sbagli… Perché stavolta non tornerò mai più.”
Detto questo si alzò e si avviò verso la gravity room.
Bulma rimase pietrificata.


Tornò nella sua camera e si sdraiò sul letto. Non riusciva a muoversi. Un po’ per quello che le aveva detto Vegeta, e un po’ per i dolori allo stomaco che non accennavano a passarle.
“E’ proprio vero che le disgrazie non vengono mai sole” pensò con una nota di disappunto.
Ad un tratto sentì una voce.
“E’ permesso? Bulma, tesoro, sei qui?”
Era la voce di sua madre.
“Sì, cosa vuoi?”
Mrs. Brief entrò e guardò attentamente la figlia: aveva davvero una brutta cera.
“Cara, ti senti bene? Sei molto pallida…2
La ragazza era veramente nervosa e si irritò ancora di più alle attenzioni, non gradite, della madre.
Stava per risponderle usando qualche parolaccia, ma un dolore improvviso la fermò.
Si strinse la pancia e la sua faccia assunse un’espressione di dolore.
La donna appoggiò le bibite che aveva in mano e che aveva portato per la figlia e si precipitò vicino a lei.
“Bulma, cosa c’è che non va? Ti senti male?”
Dato che la ragazza sembrava non riprendersi si allarmò.
“Non preoccuparti, ora vado subito a cercare tuo padre e ti portiamo all’ospedale, ok? Non preoccuparti!”
Le diede un bacio sulla fronte e si precipitò fuori dalla stanza; cominciò a vagare per tutta la Capsule Corp. in cerca del marito. Perché non c’era mai quando serviva?!
Passò davanti alla gravity room proprio mentre stava uscendo Vegeta. Non era proprio la persona che cercava, ma era meglio di niente.
“Oh caro, mi devi aiutare! Bulma sta molto male, bisogna portarla all’ospedale, puoi pensarci tu? Non trovo mio marito! Per favore aiutami!”
Lui, dopo un attimo di indecisione, accettò.
“Ok. Dov’è?”
“E’ nella sua stanza. Presto!”
Si recarono alla svelta nella camera di Bulma.
La ragazza era ancora sdraiata sul letto, sofferente. Ma appena vide Vegeta i suoi occhi si illuminarono e la sofferenza sembrò sparire d’un tratto.
“Vegeta? Cosa ci fai qui?”
Lui a vederla in quello stato provò una strana sensazione. Una stretta al cuore.
Ma non era quello il momento per certe debolezze.
“Non preoccuparti, ora ti porterò all’ospedale. Vieni.”
La prese in braccio e la portò volando.


Arrivarono pochi minuti dopo. I medici rimasero molto sorpresi della loro entrata, ma vista la faccia minacciosa di Vegeta, decisero di non far domande e visitarono subito Bulma
Vegeta si sedette nella sala d’aspetto, lontano dalle altre persone.
Quegli attimi gli sembrarono interminabili.
Riviveva nella sua mente tutto quello che era accaduto quella mattina…
Rivide la faccia sconvolta di Bulma quando le aveva annunciato che se ne sarebbe andato… L’avrebbe lasciata un’altra volta… Ma poteva farlo sapendo che era in quello stato?
Ma lui non conosceva il senso di colpa.
“Non mi importa niente né di lei né di tutti questi terrestri! Io devo solamente allenarmi e qui non ce la farò mai. Devo assolutamente andarmene!”
In quel momento arrivarono anche i sig. Brief.
“Dov’è Bulma? La stanno visitando?” chiese la donna.
Vegeta indicò la stanza dove l’avevano portata.
“Oh, speriamo che non sia niente di grave!” piagnucolò lei.


Pochi minuti dopo un medico entrò nella sala. Parlò rivolgendosi a Vegeta.
“E’ lei che ha accompagnato la ragazza, vero? La sua fidanzata non ha niente di grave…”
Vegeta lo guardò male..
“Quella donna non è la mia fidanzata” rispose lui irritato.
“No?” disse sorpreso il dottore “Bulma invece mi ha assicurato che è lei il padre del bambino che sta aspettando…”
Sorrise.
Vegeta si alzò di scatto in piedi, e con lui anche i sig. Brief.
“E’ incinta? La mia bambina è incinta? Oh Kami!” urlò la donna, cominciando a saltellare di qua e di là per la stanza.
L’uomo la guardò.
“Sì, è per questo che aveva quei dolori…E’ incinta di un mese. Voi siete i genitori? Potete andare a trovarla nella sua stanza se desiderate.”
La donna si stava precipitando fuori, ma suo marito la bloccò.
“Cara, forse è meglio che prima ci vada Vegeta, non trovi?” disse, anche se quell’uomo gli era sempre stato antipatico. Però, in fondo, era l’uomo che sua figlia amava, no?
Lui non si era mosso di un millimetro. Non sapeva cosa dire. Un figlio?
Avrebbe avuto un figlio… Da Bulma?
Senza dire niente si diresse verso la stanza della ragazza.
Aprì lentamente la porta.
Bulma era distesa sul letto con un’aria serena.
“Vegeta… Ti hanno già detto? Aspetto un bambino… Anzi, aspettiamo un bambino! Non è magnifico?”
A dir la verità aveva molta paura della sua reazione, ma voleva mostrarsi felice.
E in fondo la era… Avrebbe avuto un figlio da Vegeta! E sicuramente lui non se ne sarebbe andato, ma sarebbe rimasto lì con lei e con il loro bambino, almeno così credeva.
Questo era tutto quello che aveva sempre sognato!
Vegeta le sfiorò la pancia dove era racchiuso il suo prezioso tesoro.
Abbozzò un sorriso.
“Bene, così la stirpe dei Saiyan non si estinguerà…” disse.
Poi guardò Bulma. Era così bella… E sembrava così felice…
Ma non gli importava. Ormai aveva preso la sua decisione.
Il suo sguardo tornò serio.
“In ogni modo non mi interessa. Non tornerò sulle mie decisioni. Ho scelto di andarmene e infatti domani partirò. Non riuscirai a farmi cambiare idea, quindi non provarci neanche, donna.”


Lei era sconcertata. Non gli interessava? Non gli importava niente di suo figlio?
Nessuno, nemmeno lui, poteva essere così crudele. Sicuramente non diceva sul serio, ma era sempre così dannatamente testardo…
Stava già uscendo, quando Bulma cominciò a parlargli.
“Come fai a dire una cosa del genere? Non t’importa di lui? Ma è tuo figlio! Pensavo che mi avresti aiutato a crescerlo, che mi saresti stato vicino… Pensa, potresti anche insegnarli a combattere… Sarai orgoglioso di lui!” sussurrò con le lacrime agli occhi.
Lui le rispose senza nemmeno voltarsi.
“Allora ti sei soltanto illusa… Io non ho mai detto di volere un figlio. Io non dipendo da nessuno e non ho bisogno di te…. Né di lui. Domani me ne andrò e tornerò solo quando arriveranno i cyborg, ma noi non ci vedremo mai più”
E detto questo uscì, richiudendosi la porta alle spalle.
Subito Bulma scoppiò in lacrime, e i suoi genitori si precipitarono nella stanza.
Sua madre l’abbracciò e tentò di tranquillizzarla, facendosi spiegare cos’era successo.
“Lui… lui se n’è andato… Ha detto che non gli importa nulla di noi…” disse tra i singhiozzi.
“Quel bastardo… Lo sapevo che ci avrebbe procurato solo guai! Lui non ti merita!” urlò il sig. Brief.
Ma lei non avrebbe mai condiviso quelle parole.
Vegeta era davvero un uomo crudele e senza cuore, ma era l’unico che le avesse fatto provare delle sensazioni ed un amore così intenso.
Ed era sicura che anche lui provava per lei e per il loro bambino le stesse cose, lo stesso amore, ma non voleva ammetterlo. Perché faceva così fatica ad amarla? Eppure era sicura che anche lui desiderava starle vicina, ma qualcosa glielo impediva.
L’orgoglio di essere il principe dei Saiyan gli impediva di amare qualcuno senza riserve.


Quella sera Bulma tornò a casa, dopo aver fatto altre visite di controllo.
Quando entrò poteva sentire il rumore dei colpi che Vegeta sferrava mentre si allenava nella gravity room.
Sospirò.
Quanto le sarebbero mancati quei rumori così abituali…. E anche tutti i suoi rimproveri riguardo al cibo, o ai vestiti terrestri che lei cercava di fargli indossare.
Non era giusto che finisse tutto così.
Quella sera a cena non si incontrarono, perché Bulma si fece portare da mangiare da sua madre in camera. Era molto stanca, e soprattutto non poteva sopportare di vedere Vegeta e pensare che quello sarebbe stato il loro ultimo pasto insieme.
Era seduta sul suo letto mentre mangiava lentamente.
Sinceramente non aveva molta fame, ma doveva nutrire anche il suo bambino.
Sorrise accarezzandosi la pancia e pensando a suo figlio.


Anche Vegeta quella sera non mangiò granché (si può immaginare).
Gli sembrava molto strano dover stare a tavola senza quella donna… La madre di suo figlio.
Mentre si stava alzando da tavola, il sig. Brief cominciò a parlare.
“Ti stai comportando da vigliacco con mia figlia; non ti vuoi assumere nemmeno le tue responsabilità. Lei ti ama e tu invece l’ hai solamente usata. Dovresti vergognarti”
Lui non lo guardò nemmeno ed uscì dalla cucina.
Non era affatto un vigliacco… lui era il principe dei Saiyan! (ancora?!) e sapeva benissimo cosa doveva fare.
Non poteva permettere che nessuno lo superasse, soprattutto un guerriero di grado inferiore come Kakaroth. Perché nessuno lo capiva?
Mentre si dirigeva nella sua camera passò davanti alla stanza di Bulma… La stanza che fino al giorno prima condividevano.
La vide stesa sul letto.
Sulle sue guance scorrevano delle lacrime.
Non provò niente, o almeno così pensava.
Si recò nella sua camera e preparò i bagagli per l’indomani mattina.


Il giorno dopo Bulma si svegliò veramente di cattivo umore (si sa, le donne incinte sono un po’ lunatiche).
Aveva messo la sveglia molto presto perché sapeva che Vegeta sarebbe partito all’alba e voleva almeno salutarlo. Anzi, il suo vero scopo era tentare di fermarlo, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. Si mise i primi vestiti che trovò ed uscì dalla sua stanza.
Subito incrociò Vegeta, che stava uscendo con una borsa in mano. Indossava una battle suit e aveva uno sguardo particolarmente serio.
Fece finta di non vedere la ragazza ed uscì in giardino, ma lei lo seguì.


Your heart is not open so I must go
The spell has been broken... I loved you so


“Allora… Allora te ne vai davvero?”
Le rispose senza guardarla.
“Sì , donna, mi sembrava di avertelo già detto. Non mi importa più rimanere qui.”
Ma perché mentiva in quel modo?


Freedom comes when you learn to let go
Creation comes when you learn to say no


“Ma tu mi avevi promesso che non mi avresti più lasciato e saresti rimasto con me per sempre… Te ne sei dimenticato? Allora sei diventato anche un ballista?!”
Bulma parlava con una rabbia che mai aveva avuto prima. Sembrava che dovesse scoppiare da un momento all’altro.
Ma lui la ignorò e gettò per terra una capsula, che subito si trasformò in una navicella.


Walk away
You were my lesson I had to learn
I was your fortress you had to burn

Lei non capiva.
“Ma allora te ne vai anche dalla Terra? Io credevo che almeno rimanessi su questo pianeta…”
Vegeta si voltò e la guardò con un sorrisino.
“Io non ti ho mai promesso di rimanere qui… E comunque si può anche cambiare idea, no? Io sono il principe dei Saiyan (basta!!!) e non mi lascio comandare da nessuno. E, per cortesia, stavolta non seguirmi… Lo dico per te… Mi recherò molto lontano su un pianeta in cui tu non potresti sopravvivere. Ok?”


Pain is a warning that something’s wrong
I pray to God that it won’t be long
Walk away...


Bulma lo guardava attentamente.
Voleva ricordarsi perfettamente il suo sguardo, il suo viso, la sua bocca, i suoi capelli e il suono della sua voce…
Se non l’avesse più rivisto, almeno doveva continuare a vivere nella sua mente.
Non c’è niente di eterno come il ricordo.


There’s nothing left to try
There’s no place left to hide
There’s no greater power than the power of good – bye...


“Addio Vegeta… Spero che diventerai più forte e ci salverai tutti quanti. Così anche tuo figlio sarà fiero quando gli parlerò di suo padre…” sussurrò Bulma.
Lui annuì e salì sulla navicella, che decollò dopo pochi secondi.
Bulma tornò in casa.
Dai suoi occhi non scese nessuna lacrima.
The power of good – bye.


P.S. La canzone che ho inserito è “The power of good – bye” di Madonna.

 

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