L'OMBRA DEL PASSATO

Capitolo 7

Nella casa del nemico

 

Il debutto era tra poche ore. L'ansia iniziava a far battere il cuore di Françoise più forte.Soprattutto per quello che aveva scoperto. Doveva dirlo a Joe, ma non sapeva come rintracciarlo.
Era nel suo camerino a riscaldarsi quando Nicolaj, il primo ballerino bussò:
"Françoise? Il tuo impresario al telefono"
Joe? Finalmente! Non sapeva neanche che sarebbe venuto a vederla, ultimamente era sempre con quella Miyuki. Come se non ci fossero già abbastanza problemi tra loro due! NO, pure al vecchia fiamma doveva entrarci. Da una parte però questo le aveva lasciato il tempo di prepararsi bene per il balletto.
"Dimmi tutto ."-disse al telefono, preparandosi a temere il peggio
"Cerca di sbrigarti. Ti aspetto tra dieci minuti davanti a quel ristorante dove siamo andati la prima sera."-la voce di Joe era calma, vittoriosa.
Mentre lei era sconsolata: non avrebbe potuto ballare.
"Li hai trovati?"-chiese con un filo di voce.
009 diventò ironico:
"Secondo te perché ti telefonerei altrimenti?"
"Joe, ti devo parlare..."
Non riuscì a finire la frase perché qualcuno la colpi violentemente alla testa, facendole perdere i sensi.

Nella cabina telefonica davanti al ristorante Joe Shimamura stava tenendo in mano la cornetta e continuava a urlarci dentro:
"Françoise! Rispondi, maledizione!"
Ebbe un getto di stizza e riagganciò malamente. Uscito dalla cabina si trovò davanti la faccia incuriosita del direttore dell'Opéra.
"Signor Shimamura... non pensavo di incontrarla qui, ma stavo cercando proprio lei. Quando si parla di coincidenze?"
Joe guardò a lungo quell'uomo:
"Io non credo nelle coincidenze,signor Lacroix."
Il vecchio lo fissò a sua volta con un risolino:
"E fa bene, signor Shimamura. In realtà l'ho seguita da quando è uscito dal bistrot. Ora se non le dispiace dovrebbe seguirmi"
"Mi scusi ma non posso.
Li occhi dell'uomo divennero gelidi:
"Il signor Petrovich desidera vederla. E anche la signorina Arnou.Ci tiene alla sua vita vero?"
Joe accettò suo malgrado di seguire quello strano personaggio.
Devi seguire i cani se vuoi trovare il padrone, gli diceva sempre un suo compagno all'orfanotrofio.
E ora stava facendo proprio quello.
Arrivarono dopo poco ad una splendida villa appena fuori dal centro abitato. Mentre scendeva dalla limusine Joe cercò eventuali vie di fuga.
Non ce n'erano a prima vista. Quel posto sembrava un bunker.
Vennero introdotti allì'interno da compassati maggiordomi in livrea nera. Al centro della sala c'era un tavolo finemente intagliato che doveva risalire all'epoca di Luigi XVI. Tutt'intorno correvano delle biblioteche stracolme di libri.
"Il signor Petrovich arriva subito."-li informò il maggiordomo che scomparve poco dopo come inghiottito dall'arredamento barocco della casa.
Joe si avvicinò agli scaffali. Oltre ai libri c'erano numerosi cornici con foto che ritraeva un Petrovich (se questo era poi il suo vero nome) più giovane principalmente in due posti: in America, presumibilmente a New York , e in Giappone,a Nagoya e Tokyo.
Dopo una decina di minuti Petrovich si presentò all'ingresso. Indossò lo stesso completo grigio scuro della mattina e sembrava appena uscito da una sfilata di moda. L'unica nota fuori posto era uno sguardo quasi febbrile negli occhi, che però scomparve quasi immediatamente.
"Finalmente è arrivato! L'attendevo da tempo,Joe ! Lacroix vorrebbe lasciarci soli?"
ubbidiente proprio come un cane il direttore del teatro si ritirò senza osare controbattere anche se era evidente che avrebbe preferito assistere al resto della discussione.
"Si accomodi, Joe. Le dispiace se la chiamo per nome? Sa è talmente giovane!"
I modi affabili insospettivano 009, che fin da piccolo aveva imparato che troppa gentilezza cela cattive intenzioni.
"Non mi ha fatto venire finn qui solo per discutere del mio nome, vero?"
Il sorriso dell'altro non diminuì:
"No, infatti. Le volevo parlare di una cosa molto importante. Mi hanno detto che lei sta indagando sul mio conto. E' stato molto discreto...ma non abbastanza per me. Come mai tutto quest'interesse?"
Joe capì che ormai valeva giocare a carte scoperte. L'affascinava trattare con quell'uomo.
Si sistemò sulla sedia e fissò dritto negli occhi il suo interlocutore:
"Semplice curiosità"
"Ah...e si da sempre questa penda per gli ospiti dei teatri dove la sua compagna lavora?"
"Non è la mia compagna.. E lei non è un semplice ospite"
"Questa volta la sua risposta non è all'altezza della sua intelligenza. Ne ha indovinate una su due"
"si riferisce a Françoise?"
"No, a me."
Petrovich si versò da bere, poi si alzò e si diresse verso la finestra.
"Ha ragione, io non sono un semplice ospite. E come avrà già scoperto non sono neanche un semplice uomo d'affari."
Joe si lasciò scappare un sorriso:
"E' un delinquente."
"Ci sono vari modi di verla. Io preferisco dire che capisco le esigenze del mercato. Dopotutto neanche lei è un impresario,009"- lo disse tranquillamente, come se si trattasse delle condizioni del tempo.
" E lei come lo sa?"
"Curiosità. Ah... prima che me lo chieda, so anche che Françoise è 003."
Fu il turno di Joe:
"lei lavora per i fantasmi neri?"
"Diciamo che abbiamo degli interessi in comune."
"Quali?"
"Non credo siano affari suoi."


Nel frattempo in una camera della villa Françoise si svegliò. Si trovavano su di un letto a baldacchino con delle tende di broccato.
Le girava la testa, ancora indolenzita dalla botta. Fortunatamente le sue capacità di cyborg non erano state compromesse.
Si alzò e si avvicinò alla scrivania. Era piena di carte e confermavano quello che 003 aveva già scoperto.
Prese in mano un foglio e iniziò a leggerlo, non riuscì a finirlo però che un uomo vestito di scuro bussò ed entrò.
"Signorina, la desidera il signor Petrovich".
Segui l'uomo attraverso corridoi scuri e sale riccamente addobbate fino a giungere nella sala centrale dove erano seduti uno di fronte all'altro Joe e Petrovich.
Quando entrò 009 si alzò di scatto. Finalmente poteva rivederla! E lei doveva assolutamente parlargli.
"ben arrivata signorina Arnou, mi scusi per i modi un po' brutali, ma stava iniziando a interessarsi un po' troppo a me!"-la accolse Petrovich.
Françoise non si lasciò impressionare :" Io so chi è lei"
"Si, anche il suo amico lo sa, e come avrà di certo capito io devo eliminarvi in quanto cyborg ribelli ai fantasmi neri"
La ragazza si avvicinò a Petrovich e lo guardò dritto negli occhi:
"Per caso le hanno promesso di farle ritrovare suo figlio se ci uccide?"
Petrovich applaudì: "Complimenti! Ma come già ho detto a 009 non sono affari che la riguardino"
"Lei ha abbandonato suo figlio circa vent'anni fa giusto? Ho trovato dei certificati nella camera in cui mi ha portato."
"Non capisco dove vuole arrivare"
"Era in visita in Giappone e si innamorò della ragazza delle foto..solo che lei non è russo,è americano"
L'uomo ebbe un gesto di stizza, mentre Joe guardò Françoise chiedendosi qual era il punto del discorso.
"si, e allora?"
Françoise sorrise:
"Allora suo figlio è davanti a lei"
009 si alzò di scatto:
"003 non ti permetto di scherzare su certe cose."-sibilò
"Non sto scherzando affatto Joe, l'avevo già capito da stamattina. Tu ti ricordi tua madre, giusto? Quindi se ti facesse vedere una foto tu potresti benissimo riconoscerla."
"Signorina, vada a prendere questa foto, ma se lei si è inventata tutto..." dicendo questo l'uomo sparì per ricomparire con la cornice in mano poco dopo.
Françoise tirò fuori la foto dalla tasca dei pantaloni
"Descrivimi tua madre."-disse a Joe
"abbastanza alta, magra, occhi a mandorla marroni e capelli neri. Aveva una cicatrice a forma di stella sotto l'occhio sinistro, se l'era fatta da ragazzina"
Petrovich sbiancò...
"ma allora tu......... sei davvero il figlio che cerco! Sei il figlio mio e di Miho!!"

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