Nothing Gold can
Stay
Capitolo 1
La ragazza triste
Makiko chiuse di scatto il libro posato sul tavolo di fronte a lei.
Era da due ore che tentava inutilmente di concentrarsi su quel maledetto
capitolo della Rivoluzione Inglese, ma era tutto inutile.
Si alzò e si guardò attorno con il morale a terra. "Non
c'è che dire, mi sono sistemata proprio a dovere
"
pensò sarcasticamente osservando l'appartamento in cui viveva.
Spalancò la finestra e uscì sul balcone. Sotto di lei
la strada era abbastanza trafficata: gente che tornava dal lavoro, famiglie
e comitive in giro a far compere. Dappertutto le insegne luminose rendevano
l'atmosfera più allegra.
Dopotutto tra poco più di un mese sarebbe stato Natale. Da casa
sua riusciva persino a scorgere le mura bianche dell'università
di Tokyo, dove si era trasferita per frequentarne il primo anno. Ottobre
stava volgendo al termine e il freddo cominciava a farsi sentire, ciò
nonostante il pallido sole che stava calando dietro agli alti edifici
tingeva ogni cosa di un pallido color ambrato. L'autunno per Makiko
aveva sempre avuto un fascino particolare, l'odore del freddo che giungeva,
le foglie a terra, la strana malinconia che si respirava e la trepidazione
per le feste imminenti
Questo aveva sempre pensato
almeno
fino a tre anni prima. Ora invece, quando si avvicinava quel periodo,
i suoi ricordi si facevano più vividi, troppo dolorosi. "Come
se già non soffrissi abbastanza
" riflettè amareggiata
la ragazza. Forse le avrebbe fatto bene andare anche lei a vivere nel
campus dell'università come tutti gli altri ragazzi, ma per il
momento, a quell'idea si sentiva schiacciata dalla consapevolezza che
ributtarsi nella mischia, tornare a vivere con tutta l'energia che l'aveva
sempre contraddistinta, sarebbe stato un affronto, un offesa per
Makiko respirò tristemente, lasciandosi sfuggire un gemito e
tornò nel suo appartamento dove, come da due anni a quella parte
non ci sarebbero state ghirlande, alberi addobbati o presepi, feste
e regali. Niente di niente. Non per lei. Sua madre non aveva tutti i
torti, era stata fortunata, avrebbe dovuto festeggiare ogni giorno che
le rimaneva per ringraziare il cielo
di respirare ancora
ma come potevano chiederle questo? Come poteva
festeggiare di essere in vita
lo stesso motivo per cui sentiva
il tormento dei sensi di colpa che la dilaniavano?
No, lei non avrebbe festeggiato, non c'era nulla per cui darsi la pena
di farlo. Non fino a quando qualcuno le avesse spiegato perché
tre anni prima il destino aveva deciso di salvare proprio lei
solo
lei.
Makiko non voleva, non doveva pensarci, ma i ricordi erano sempre lì,
pronti ad uscire allo scoperto ogni volta, aspettando solamente che
lei abbassasse la guardia.
-No
!Non ancora
-doveva resistere
Si alzò e tornò
al tavolo, ma non si sedette nemmeno. Doveva uscire assolutamente. Prese
una giacca e corse fuori da quella casa. Una passeggiata avrebbe contribuito
a farle distendere i nervi. Camminava svelta, senza nemmeno alzare la
testa
ma non aveva ancora voltato l'angolo che si fermò.
"Ma che sto facendo? Dove credo di scappare?" .Si vide riflessa
nella vetrina di un negozio e un sorriso amaro le piegò le labbra.
Quella che vedeva era l'ombra di ciò che era stata.
Decise di tornare indietro. Era già quasi buio e anche se era
distrutta non era così stupida da andarsi a cacciare in qualche
guaio. A testa bassa, con i capelli agitati dal vento che le coprivano
gran parte del viso, tornò sui suoi passi.
Stava per aprire il portone quando una folata le portò l'eco
di risate. Si voltò e dall'altra parte della strada vide un gruppo
ben fornito di ragazzi dell'università che tornavano chissà
da quale bel pomeriggio trascorso a divertirsi e a stare insieme. Si
fermò per un attimo ad immaginarli rientrare nei loro appartamenti
stremati, felici, pronti a passare insieme anche la serata. Era così
che aveva sempre immaginato la sua vita universitaria. Lei e gli altri
suoi amici ci avevano fantasticato tanto, Reika diceva sempre che
Quando
quel viso si affacciò alla sua mente, dovette afferrare la maniglia
per non cadere a terra. Sentì il dolore sordo che la accompagnava
ormai da tempo esploderle nel petto e salire verso la gola. Entrò
in tutta fretta e chiuse fuori quelle voci. Respirò profondamente
per calmarsi e cominciò a salire le scale lentamente.
Un paio di occhi blu furono attratti da una figura che si muoveva dall'altra
parte della strada. Si muoveva velocemente, a testa bassa, con i capelli
chiari che le battevano sul viso, ma lei sembrava non accorgersene.
La seguirono fino al portone di un edificio dove,improvvisamente, come
attirata da qualcosa, si voltò verso di loro. L'espressione di
dolore sul quel bel volto colpì Akira Sendo ancora una volta
nel profondo. Quante volte, dall'inizio di quell'anno aveva avuto voglia
di fermare quella ragazza così triste e stringerla tra le braccia,
per cancellare tutto il suo dolore! Cosa poteva essere successo di tanto
grave per far soffrire una persona così?
-Sendo!
-Mmh,
cosa?- il ragazzo fu riscosso dai suoi pensieri e vide i
suoi amici che lo fissavano.
-Cosa ti prende?! Ti sei incantato?
Lui si voltò verso il portone, ma la ragazza era sparita.
-Niente
è che l'ho vista ancora
-Chi? La ragazza triste?- chiese Hanamichi Sakuragi tornando serio.
-Sì, è entrata in quel portone
Tutti i ragazzi si voltarono nella direzione indicata dall'amico. Sendo,
infatti, non era stato l'unico ad averla notata. D'altronde era difficile
non farlo. Sin dall'inizio dell'anno, quella ragazza era entrata sempre
di più nei loro discorsi. Si chiedevano chi fosse e soprattutto
perché non ridesse mai. L'avevano soprannominata senza scherno
"la ragazza triste".
-Nemmeno adesso
voglio dire
siamo sotto Natale
tutti
dovrebbero essere felici, no?
Chiese incerta Ayako infrangendo un silenzio quasi irreale.
-Non è detto -tutti si voltarono verso Kogure.
-La vita a volte può essere crudele. Il dolore non si placa solo
perché è Natale.
Rimasero ancora immobili per un attimo fissando quel nudo e freddo portone.
-Beh
vogliamo entrare? Fa un freddo cane! Hana, non avevi detto
di aver una fame da lupi??- esclamò Miyagi. L'atmosfera si era
fatta pesante.
-A dire il vero, la fame mi è passata
-sussurrò il
rossino.
L'amico lo guardò per un attimo, poi riprese a camminare.
-Già anche a me- ammise alla fine.
Chiudevano la fila un paio di occhi blu che tornarono a fissare intensamente
le finestre del palazzo, quasi potessero riuscire a vedere attraverso
i muri, poi Akira Sendo si riscosse ed entrò dal cancello dell'università.
Makiko, ignara di tutto, si buttò sul letto cercando di far
riposare il suo cuore impazzito, poi, lentamente il sonno l'avvolse
e, come ogni volta che ciò accadeva, tornò a rivivere
i tragici eventi di tre anni prima...
Si svegliò di colpo, coperta di sudore, con il viso inondato
di lacrime e il petto scosso dai singhiozzi.
Si prese la testa tra le mani e si raggomitolò sulle coperte
sopraffatta ancora una volta dalla realtà.
Tre anni prima il destino, nelle vesti di un guidatore ubriaco, era
corso incontro a due ragazzine piene di sogni per il futuro.
Il tempo si era fermato per un attimo, solo per un secondo...
Poi
aveva ricominciato a scorrere.
Ma solo per lei, Makiko, salva per miracolo.
Il tempo per sua sorella Reika no
.
Il destino si era fermato in bilico sull'orlo tra la vita e la morte
e aveva deciso.
Makiko avrebbe continuato a vivere, Reika invece, non avrebbe festeggiato
il Natale quell'anno
e nessun'altro a venire.
Il destino tre anni prima aveva irrimediabilmente spezzato la vita di
Reika e il cuore di Makiko.
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