Nothing Gold can Stay Capitolo
3 La
promessa di una nuova vita Dopo la
visita al cimitero, Makiko si diresse a casa dei suoi genitori, dove aveva vissuto
per tanto tempo. Loro non fecero alcuna domanda, ma capirono che doveva essere
successo qualcosa che aveva determinato un cambiamento nella figlia. Makiko non
doveva essere forzata, avrebbe raccontato tutto quando se la fosse sentita. Nonostante
la sua allegria coinvolgente, tra le due gemelle, era sempre stata la più
riflessiva. Reika non riusciva a tenere dentro di sé ciò che provava,
era sempre stata un libro aperto. Makiko invece, fin dall'infanzia, era sempre
stata quella che aveva bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi. I suoi genitori
pensarono fosse meglio uscire per qualche ora, giusto per lasciare tempo alla
ragazza di riprendere confidenza con i luoghi della casa, con i ricordi legati
al passato, lasciandola libera di esprimere le proprie emozioni in tranquillità. Rimasta
sola, fece il giro della casa, toccando e odorando ogni cosa, ripensando a tutti
i momenti passati con la sorella. Ad ogni oggetto era legato un momento particolare,
una situazione, magari la più quotidiana, ma pur sempre importante. Nel
salire le scale si dovette fermare per un attimo e respirare profondamente. "Forza,
sei arrivata fino a qui, non puoi fermarti adesso" si disse. In fondo
al corridoio vide la sua meta, la porta della camera che per tanti anni aveva
condiviso con la sorella. Appoggiò la mano alla maniglia, ma subito
la ritrasse. Si voltò e corse via, verso le scale, ma poi si fermò. "Cosa
sto facendo?!" si chiese. Se voleva tornare a vivere, doveva assolutamente
varcare quella soglia, doveva fare i conti con il passato. Infine si decise. L'aprì
e
la vide. Vide Reika distesa sul letto a pancia in su, intenta ad ascoltare
la musica con le cuffie a tutto volume. La vide e ne sentì il profumo
che con un'ondata la travolse, facendola vacillare, sgranando gli occhi. La
vide voltarsi corrucciata e scoprirsi un orecchio dalle cuffie, la vide fissarla
in volto e sorriderle furbescamente come sapeva fare lei. E la udì.
Udì la voce di Reika dirle: "Allora sorella? Qualche novità
dal fronte?" Il suo modo per chiedere come andassero le cose. Makiko
si sentì rispondere automaticamente: -No sorella. Calma piatta, come
al solito. Lentamente i suoi occhi rimisero a fuoco la realtà di fronte
a lei. Sul letto non c'era nessuno ad ascoltare musica. Ma lei l'aveva vista,
lei l'aveva udita davvero. Strofinandosi gli occhi, che nel frattempo si erano
riempiti di lacrime, lentamente si avvicinò al letto di Reika e vi si sedette
sopra. Si guardò intorno, tutto era rimasto come allora. La doppia scrivania
era ancora ricoperta dai mille adesivi che Reika vi aveva applicato a dodici anni,
fiera di averli collezionati tutti con le merendine. Aprì il lettore
cd e con sorpresa scoprì che non era vuoto. Conteneva ancora quello preferito
della sorella, quello che ascoltava sempre a tutto volume. Accarezzò tutti
i suoi peluches, prendendo in braccio l'orso bianco che le aveva regalato ad un
compleanno. Frugò in tutti i cassetti e toccò ogni oggetto,
contemplandolo con nostalgia. Si sdraiò sul letto di Reika e si mise
ad ascoltare il suo cd preferito, a tutto volume, come era solita fare lei, fissando
una loro foto appesa al muro
E improvvisamente capì. Un sorriso
le spuntò sulle labbra. -Sì, Rei
ora so cosa devo fare.
Grazie sorella. Da qualche parte, in lontananza le parve di udire l'eco della
sua risata cristallina. Quando i genitori di Makiko rientrarono a casa,
non appena scesi dalla macchina, udirono un rumore provenire dal retro della casa. Un
rumore che non udivano più da tanto tempo. Il suono sordo e ritmato
di una palla che rimbalza a terra. Il suono di passi prima veloci, poi lenti.
Poi ancora veloci. Con una strana agitazione in petto oltrepassarono la siepe
e la videro. Si scambiarono un sorriso e abbracciandosi, con le lacrime agli
occhi rimasero a guardare Makiko palleggiare per il cortiletto e infilare un canestro
dietro l'altro. Lei e la sorella avevano sempre amato il basket e facevano
entrambe parte della squadra della loro scuola. Quando erano a casa, non facevano
altro che allenarsi in quel piccolo campetto in cui avevano trasformato il retro
della casa. Quel rumore insistente e continuo, che a volte li aveva fatti
uscire dai gangheri, fu il più bello che i genitori di Makiko ascoltavano
da tre anni a quella parte.
La ragazza rimase per un periodo a casa
dei genitori, tornando a toccare con mano una realtà da cui si era allontanata
per non soffrire. Quando infine si decise a tornare nel suo appartamento di
fronte all'università, fu con le guance un po' più floride, qualche
scatolone in più e il cuore più leggero, seppur ancora sofferente. Per
anni aveva evitato qualsiasi oggetto che potesse ricordarle sua sorella, non capendo
che così si sarebbe soltanto fatta del male. Riarredò la sua
casa da capo, mescolando i suoi oggetti con quelli di Reika, e soprattutto riempì
le pareti spoglie con tutte le foto di loro due insieme che trovò. Iniziò
a tenere un diario, indirizzato a Reika, per poter conversare con lei, dove avrebbe
descritto da quel momento in poi ogni attimo della sua nuova vita. Per tre
anni si era rifiutata di accettare la realtà dei fatti, si era rifiutata
di accettare di essere sopravvissuta all'incidente invece di Reika. Ciò
che aveva capito tornando a casa e affrontando il passato era che negarsi alla
vita non avrebbe portato a nulla. Si sarebbe impegnata per realizzare i sogni
e le aspirazioni di entrambe. Non era un impegno facile, ma lei ce l'avrebbe
messa tutta. Sarebbe uscita di nuovo allo scoperto, liberandosi dai fantasmi del
passato. Quella sera Makiko si sedette sulla poltrona e si guardò intorno. Non
avvertì nessuna sensazione di oppressione, nessun senso di soffocamento.
Accese lo stereo, ascoltando il cd preferito della sorella, e iniziò
a scrivere.
"Primo giorno della mia nuova vita. Ciao Rei, oggi
ho lavorato sodo e quindi sono molto stanca. Però c'è una cosa che
devo dirti assolutamente, quindi mi sforzerò di rimanere sveglia
ancora per qualche minuto. Questa volta ci sono delle novità dal
fronte, sai? Sono sicura che un giorno ci rincontreremo, e quel giorno,
fosse tra dieci, cento o mille anni, non vorrò sentire altro da
te che queste parole: "Sono fiera di te, sorella." Ricordatelo,
per favore. Perché da oggi in poi io vivrò anche per te, Reika. Kisses
Always your sister, Makiko." Quella notte fu la prima, dopo
tanto tempo, senza incubi.
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