Nothing Gold Can Stay

 

Nothing Gold can Stay

Capitolo 4

Come tornare a casa

 

Dopo il breve periodo d'assenza, Makiko si era buttata a capofitto nello studio, per recuperare tutto il tempo perso.
Consapevole di non aver legato con nessuno all'interno del suo corso, si era fatta coraggio e, con un sorriso, era riuscita ad avvicinare alcuni dei suoi compagni, chiedendo le informazioni sui programmi e copiando appunti su appunti. Si era anche recata a ricevimento dai vari professori, chiedendo loro qualche suggerimento per rimettersi in carreggiata.
L'anno accademico non era iniziato da molto, ma se non si tiene un ritmo costante fin dall'inizio, si rischia di accumulare troppo lavoro arretrato.
Nonostante tutto il suo impegno, però, le cicatrici erano troppo profonde perché si potessero rimarginare velocemente;talvolta l'antica ombra triste tornava ad offuscarle lo sguardo, ma Makiko tentava in ogni modo di cacciarla via, ricordandosi che doveva tener fede alla promessa fatta.
Dopo tanto tempo, la sua solitudine, libera dai fantasmi del passato che aveva lasciato andare con tanta riluttanza, cominciava a pesarle. Con timidezza aveva ricominciato ad affrontare nuovamente la vita a viso aperto.
Fu proprio grazie a questo cambiamento che un giorno, verso la fine di novembre, uscendo da lezione, giunta in prossimità del cancello, scorse un viso noto in mezzo alla folla.
Inizialmente credette di aver preso un abbaglio, ma non era così, e quando se ne rese conto, per la sorpresa, rischiò di far cadere i libri che teneva in mano.
Rimasero così, immobili a fissarsi, lei e Tsukino, la sua migliore amica di un tempo.
La sua e quella di Reika.
Il loro era da sempre stato un trio inseparabile fino a quel maledetto giorno. Ormai sembrava appartenere ad un passato lontano il tempo che avevano trascorso insieme…in un flash Makiko vide scorrere davanti a sé tutti i momenti che avevano condiviso e sentì riaffiorare il sordo dolore che per tre anni era stata la sua unica compagnia.
Vedendo la sua espressione smarrita, Tsukino temette di aver sbagliato a farsi avanti. Ricordava benissimo le volte che era andata a trovare Makiko, subito dopo l'incidente. Tutti avevano sofferto tantissimo per quella perdita,ma per quanto riguardava Makiko, il trauma subito, l'aveva completamente trasformata.
Aveva smesso di parlare, aveva smesso di mangiare, passava tutte le sue giornate immobile, stesa a letto, con gli occhi fissi nel vuoto, spenti.
Con Reika era morta anche una parte di lei.
A causa delle ferite riportate, Makiko non aveva nemmeno potuto assistere al funerale; quando una settimana dopo l'incidente si era risvegliata dal coma, era già avvenuto tutto. Non le era rimasto altro che il ricordo degli ultimi momenti trascorsi insieme, la luce dei fari che improvvisamente era spuntata da dietro una curva e l'impatto terribile che le aveva prese in pieno e poi… la voce di Reika che l'aveva chiamata un'ultima volta, prima di spegnersi per sempre.
Tsukino aveva sofferto moltissimo, perché si era resa conto che non aveva perso solo una persona a cui voleva un bene dell'anima, ma due.
Una volta uscita dall'ospedale, la vita aveva ricominciato a scorrere per tutti, ma Makiko aveva deciso di rimanerne tagliata fuori. Si era isolata, tagliando i ponti.
Non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui, con una calma glaciale, l'aveva guardata dritta negli occhi e le aveva chiesto: "Perché non sono morta anche io?", aspettandosi quasi che lei potesse darle una risposta. Tsukino non era riuscita a fare altro che rimanere lì a fissare quello sguardo distaccato, senza poter dire una parola.
Quel pomeriggio, tornando a casa, era passata dal cimitero e fu invasa dal terrore, perché aveva capito che ormai Makiko era a mille miglia di distanza da tutti loro….con la testa, la sua migliore amica, era già sepolta sottoterra con la gemella.
Con sorpresa, però, vide l'altra avvicinarsi.
Makiko era diversa da quella che poteva essere stata un mese e mezzo prima, in lei era avvenuto un cambiamento.
"Mai più nascondersi" si era ripromessa.
Tornare a vivere significava anche affrontare delle situazioni difficili, per quanto fossero dolorose.
Erano ormai a pochi metri di distanza e l'imbarazzo e la tensione erano palpabili.
Poi, ecco che successe qualcosa, tanto straordinaria nella sua semplicità.
Entrambe abbassarono lo sguardo verso il collo dell'altra e notarono un particolare: portavano tutte e due lo stesso identico ciondolo.
"Questo sarà il simbolo della nostra amicizia!! Da questo momento in poi saremo inseparabili!"
Il regalo di Reika, un'altra delle sue pazze idee…
Fu in quell'istante che il suo ricordo scese a riempire l'abisso che si era creato.
Per un attimo fu come se non fosse mai successo nulla, come se non fossero passati tre lunghi anni.
Makiko e Tsukino tornarono a guardarsi negli occhi e, senza rendersene nemmeno conto, erano già abbracciate, l'una stretta all'altra.
Tsukino comprese che l'amica era finalmente pronta ad accettare la realtà.
Makiko invece capì che non era stata l'unica a soffrire per ciò che era accaduto.
Non c'erano parole adatte ad un momento del genere se non…
-Ti va di venire a bere una cioccolata da me…?- chiese Makiko con un sorriso.
-Una cioccolata non si rifiuta mai!-fu l'altrettanta sorridente risposta.

-Sono stati i miei a dirmi che eri tornata- disse Tsukino, seduta a gambe incrociate sul divano, sorseggiando la dolce e scura bevanda dalla sua tazza.
-Probabilmente era ciò di cui avevo bisogno…
Makiko era comodamente sprofondata nella sua poltrona preferita.
Tsukino si guardò intorno ancora una volta…in quella casa ovunque si voltasse, vedeva Reika: i suoi libri, i suoi cd, le sue foto…perfino il suo profumo aleggiava tra i mobili di ogni stanza.
L'amica ritrovata le aveva detto di come qualche tempo prima le cose fossero molto diverse. Le aveva raccontato tutto di quei tre anni, fino alla mattina in cui era tornata a casa…e di come aveva sentito e visto sua sorella.
Chiuse gli occhi e fu come se veramente potesse sentirla vicina a loro.
Avevano deciso di comune accordo che Tsukino si sarebbe trasferita in quella casa a partire dal giorno seguente.
-Meglio non perdere altro tempo!- era stato il commento di Makiko.
Per il momento ad entrambe bastava rimanere lì, a bearsi delle emozioni che provavano.
La ragazza riusciva perfettamente a capire cosa intendeva l'amica quando diceva con sicurezza che Reika era insieme a loro.
-…è come tornare a casa dopo un lungo viaggio…-disse a mezza voce, riaprendo gli occhi.
Come risposta, bastò un sorriso.

"La prima cosa che devi fare è andare ad iscriverti nella squadra di Basket!" le aveva detto Tsukino con un foulard legato intorno alla testa e uno scatolone in mano. Alle proteste di Makiko, che voleva darle una mano a traslocare, l'amica aveva risposto che poteva usufruire di tanti bei maschioni per quella faccenda.
"Cosa fai? Sei ancora qui?? Muoversi!" le aveva gridato dalla sua camera.
Makiko si guardò intorno. Dall'interno della palestra arrivavano gli schiamazzi dei ragazzi che si stavano cambiando. Nel corridoio, invece, non un'anima viva.
In segreteria le avevano detto che per l'iscrizione non doveva fare altro che compilare il modulo appeso in bacheca e riconsegnarlo a loro.
Ed infatti i moduli c'erano, se non che, qualche genialoide li aveva spostati nell'angolo più alto possibile, per far spazio a chissà quali volantini di proposte alquanto improbabili.
Pur essendo abbastanza alta, anche mettendosi in punta di piedi, e allungandosi al massimo, appoggiandosi al muro, la ragazza riusciva a malapena a sfiorare il bordo inferiore dei fogli.
Aveva paura che tirando avrebbe soltanto fatto un danno.
Nei dintorni, nemmeno l'ombra di un banco, o almeno di una sedia.
-Uffa!- esclamò, mettandosi le mani sui fianchi e fissando imbronciata i moduli, come se sotto il suo sguardo corrucciato avrebbero deciso di caderle spontaneamente tra le mani.
"Se becco l'idiota che li ha ficcati lassù…"maditava intanto vendetta.
-Bisogno di una mano?-si sentì chiedere all'improvviso da una voce gentile alle sue spalle.
Trasalendo per la sorpresa, si voltò, e vide che alcuni dei ragazzi erano usciti dagli spogliatoi e ora la stavano fissando incuriositi.
Arrossendo vistosamente, rimase per un attimo a guardare quello che le aveva rivolto la parola. Era un ragazzo molto alto, con i capelli neri, a spazzola, gli occhi azzurri e uno splendido sorriso.
Lì per lì l'unica cosa che Makiko riuscì a chiedersi fu quanto gel utilizzasse per tenere i capelli così dritti sulla testa.
Riscuotendosi, disse invece:
-Sì…ecco…riusciresti a prendermi un modulo di quelli là in alto?- e indicò alcuni fogli appesi in bacheca.
Nel frattempo si sentiva addosso lo sguardo di lui, che le si era avvicinato.
Senza toglierle gli occhi di dosso, questo allungò un braccio e prese ciò che lei aveva chiesto, senza alcuno sforzo.Quando fece quel movimento, Makiko fu travolta dal profumo del bagnoschiuma del ragazzo, che si era appena fatto la doccia.
A quel pensiero sentì le guance andarle in fiamme.
-Ecco, tieni-le disse, porgendole il foglio e continuando a guardarla in modo strano.
-Gra-grazie…-farfugliò in qualche modo, prendendolo e correndo via velocemente.
-Di niente-mormorò il ragazzo, senza smettere di fissarla.
Quando la ragazza svoltò l'angolo, Sendo allungò nuovamente il braccio e prese un altro di quei moduli, per leggerlo.
-Cos'è?- chiese Mitsui avvicinandosi all'amico.
-Un modulo per l'iscrizione alla squadra femminile di basket…-rispose l'altro pensosamente.
-Dici che vuole iscriversi?
-A quanto pare…
Quando aveva aperto la porta della palestra, Akira Sendo era rimasto per un attimo talmente stupito da non riuscire a spiccicare parola.
Makiko, la "sua" ragazza triste, stava tentando inutilmente di recuperare un foglio appeso in bacheca.
Era un mucchio di tempo che non la vedeva più. Dal giorno in cui aveva conosciuto Tsukino, la quale aveva raccontato a tutti loro cosa era successo tre anni prima, lui aveva continuato inutilmente a sedersi ogni mattina sulla solita panchina, aspettando di vedere la ragazza varcare nuovamente il cancello dell'università. Un giorno era anche arrivato a voler suonare al suo campanello, ma si era fermato giusto in tempo. Che cosa le avrebbe potuto dire, se fosse stata in casa? Sconsolato, se n'era tornato nella sua stanza. Non riusciva a capire perché provava tutto quell'interessamento. Era arrivato addirittura ad alzarsi presto anche nei giorni in cui non aveva lezione, pur di aspettarla.
Poi Tsukino gli aveva detto che aveva saputo dai suoi genitori che Makiko era tornata a casa, così, per un mese non ne aveva più saputo nulla.
Trovarsela di fronte così, senza preavviso, lo aveva colto di sorpresa.
Dopo qualche attimo di imbambolamento, aveva sentito Mitsui tirargli una gomitata nel fianco, e, voltandosi, aveva visto l'amico fargli cenno di farsi avanti.
Così, le si era avvicinato per chiederle se avesse bisogno di una mano.
Lei si era voltata di scatto e, quando i loro sguardi si erano incrociati, gli era mancato il respiro.
"Così è tornata…"pensò sorridendo, rigirando tra le mani il modulo per l'iscrizione al club di basket.


"…come ti ho già detto, Tsuki è venuta a stare da me e, visto che non ha voluto che io le dessi

una mano, ora è talmente stanca che credo si sia addormantata nella vasca da bagno….

Anzi…pensandoci bene, meglio che vada a controllare che non sia annegata nella schiuma…

Novità! Oggi mi sono iscritta al club di basket!!!! Sai…non riesco a togliermi dalla mente il

ragazzo che ho incontrato in palestra…tra l'altro mi sono comportata anche da scema,

arrossendo vistosamente e scappando via a quel modo…che figura!

Tu lo definiresti un figo stratosferico, anche se a te, troppo alti, non sono mai piaciuti…

Chissà se riuscirò a rivederlo? Penso di sì, visto che anche lui gioca nella squadra di basket..

…dopo chiederò a Tsuki se ne sa qualcosa…

Ora ti lascio!

Buonanotte, Makiko.

p.s:ha ragione Tsuki: ora che siamo di nuovo tutte e tre insieme…è proprio come tornare a

casa."


 

 

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