evoluzione dell'interfaccia fisica

I primi calcolatori ricevevano  informazioni per mezzo di interruttori e, le restituivano dopo l'elaborazione attraverso  lampadine che si accendevano e spegnevano. L'immissione e la comprensione dei dati non era immediata: era necessario un notevole sforzo di "traduzione" da parte dei tecnici, per poter "dialogare" con la logica di queste macchine. 

 

Le schede perforate

In seguito, le schede perforate semplificarono molto l'immissione dei dati fornendo un supporto "veloce" in grado di contenere sequenze di istruzioni abbastanza lunghe da immettere manualmente. Le stesse schede, potevano esser stampate (grazie a primitive stampanti o, meglio, perforatrici) e dare così i risultati dell'elaborazione (che poi venivano decodificati).

 

La tastiera

Uno strumento che , attraverso una serie di codifiche ci consente di inserire dati alfanumerici come se stessimo scrivendo su una macchina da scrivere. Il computer comincia a "capire" non la nostra lingua, ma i nostri segni.

 

Il floppy disk

Nei primi anni '70 venne introdotto dalla IBM un nuovo supporto "read only" per caricare programmi di diagnostica sui computer. Questi primi dischi erano fisicamente abbastanza grandi, ma la loro capacità di immagazzinamento dati non superava i 100 kbyte. In seguito se ne ridussero le dimensioni e se ne aumentò man mano la capacità. Il nome "floppy" deriva dal fatto che i primi dischi commerciali (quelli da 5") erano  sottili e flessibili.

L'invenzione del mouse: il primo vero passo verso l'interattività

Inizialmente questa invenzione passò quasi del tutto inosservata: i sistemi non erano ancora abbastanza potenti da poter supportare le interfacce grafiche necessarie all'utilizzo del mouse e, comunemente si riteneva che il computer sarebbe rimasto nei centri di ricerca quindi  utilizzato da personale altamente qualificato. Le cose non andarono così ed il mouse oggi è l'interfaccia principe nella grande maggioranza dei sistemi.... ma il suo inventore non ha mai ricevuto un centesimo per questo.

Interfacce per un mondo virtuale

Lo studio di sistemi di interazione sempre più sofisticati ha portato alla definizione di interfacce capaci di cogliere i movimenti del corpo umano e di tradurli in informazione. grazie a questi sistemi siamo oggi in grado di interagire "fisicamente" con realtà digitali alternative o di guidare meccanismi robotizzati senza particolare difficoltà, semplicemente muovendo gli arti.

il grande salto  >> i sensori e l'affective computing