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“ 20 minuti al telefono con Fabrizio De Vivo “

             Di Giulia Iannone

Riusciamo, finalmente, a contattare telefonicamente il Neo Campione Regionale di Salto Ostacoli, II Grado, Fabrizio De vivo. Classe 1967. Dalle interferenze sulla linea capiamo subito che si trova in macchina, mezzo di trasporto sul quale trascorre molte ore della giornata. Risulta davvero piacevole e costruttivo scambiare quattro chiacchiere con il campione, dotato anche di una bella facilità di eloquio oltre che di una certa verve! Teniamo sempre sotto controllo il tempo. Il cavaliere ci ha messo a disposizione 20 minuti e cerchiamo di mantenerci nella dimensione temporale da lui preannunziata.  Ne è nato,  però,  un bello scambio di idee, di riflessioni e di valutazioni. . . 

 

Riusciamo con alcune battute a fare una presentazione della sua carriera agonistica. È giusto parlare di una passione che poi si è tramutata in una attività vera e propria?

“il tutto nasce,come spesso capita, da una vera e propria passione. Andavo a montare con  mia sorella intorno agli 11 –12 anni al Centro Ippico di Agnano. Seguivo  le lezioni impartite dal  generale Nuovo. La semplice passione si è tramutata in una attività lavorativa già intorno ai 20-21 anni. A 21 anni collaboravo con Sergio Pagnozzi. Subito dopo ho cercato la mia autonomia e ho intrapreso anche la carriera da istruttore in un centro a Torre del Greco fino a che mi sono stabilito a Potenza. La mia formazione vera e propria e la svolta a livello tecnico avviene a seguito delle trasferte fuori regione e poi con la partecipazione a stage con Anthony Paalman, Guido Dominici, per fare alcuni nomi interessanti.  Ogni  anno, per di più,  dedico un mese ad una  pausa “tecnica” recandomi a Milano e cogliendo l’opportunità di montare insieme ad Arioldi o Minardi,  intendo dire, cavalieri di un certo livello.”

Dalle sue parole percepisco che la sua recente  stagione altamente performante  e il suo titolo di campione Regionale II grado non viene per caso o per fortuna, ma per determinazione, tenacia, esperienza e applicazione tecnica?

“ devo dire la verità. Sono piuttosto sorpreso dagli ultimi avvenimenti agonistici. Molti si sono accorti della mia esistenza solo a seguito di questi miei ultimi risultati che hanno un po’ più acceso i riflettori su di me. Eppure io 2 anni fa ho partecipato ai Mondiali riservati ai giovani cavalli a Lanachen con una cavalla di 7 anni, Divina delle Fiocche. Ma questo quasi nessuno lo ricorda. La vittoria in Regione   rappresenta solo la punta di un iceberg.  Alle  spalle  c’è  una considerevole esperienza fatta di risultati e di prestazioni davvero non indifferente.”

Parliamo un po’ dei soggetti agonistici dei quali dispone e su cui può contare.

“ho l’opportunità di disporre di un numero apprezzabile di cavalli. Questo particolare mi consente di poter scegliere e di poter rispettare i tempi e le esigenze di ogni cavallo-atleta. In questo momento ho in scuderia due soggetti italiani Leda di San Patrignano, con la quale ho affrontato i campionati assoluti, Demetria – con la quale affronto facilmente 140m- Grappa, soggetto Hannover con cui ho vinto i campionati, il 7 anni Umberto, Belga, con il quale ho saltato la Potenza alla Sne, altri cavalli giovani tra cui voglio menzionare l’italiana Tosca.”

Abbiamo nominato il cavallo belga Umberto, suo compagno nella categoria di  Potenza, alla Scuola Napoletana di Equitazione, recentemente. Si  tratta di una categoria che non trova molti estimatori anche perché in Europa sono molto pochi, ormai, i concorsi. Un tempo invece i cavalieri avevano in scuderia proprio un soggetto selezionato esclusivamente per tale prestazione. La Sua partecipazione è stata meditata o è venuta all’improvviso?

“ in un certo senso è stata meditata. Umberto è un cavallo giovane con molto poco lavoro. La dote più spiccata del belga è la forza. Alla Sne da “specialista” l’ho portato solo ed esclusivamente per quella categoria. Specialista per esigenza, lo definirei! Nelle gare tecniche non può ancora dire la sua, per esempio gare a due manches. Certo posso optare per una partecipazione atta a fare esperienza, ma sono consapevole che in esse non è competitivo. Questo rientra nel discorso di prima. Avendo una rosa di soggetti posso permettermi di gestire tecnicamente le diverse situazioni specifiche.”

Lei ha ridato una identità vincente alla cavalla Hannover di nome Grappa. È passata sotto la cura tecnica di diversi cavalieri che non sono riusciti a trovare la giusta interpretazione. Arriva Lei e mette in evidenza le qualità del soggetto tedesco. Qualcuno sostiene che la sua dote principale con i cavalli sia di restituire cuore, coraggio, andatura. Di farli galoppare sereni verso il salto. È questa, in maniera “semplicistica”, la sua filosofia a cavallo?

“in un certo senso sì. Sono molto naturale, molto semplice in sella, bado molto alla sostanza. Però nel contempo quando sono a terra penso molto alla psicologia del cavallo, cerco di trovare la chiave di lettura giusta dell’enigma cavallo.  È questa un po’ l’essenza di ciò che facciamo noi cavalieri in maniera dissimile gli uni dagli altri.”

Lei dunque vive il cavallo come strumento di affermazione agonistica o come parte del binomio che finisce con il condividere intenti, coraggio e voglia di vincere?

“ovviamente la seconda alternativa. Senza dubbio! Non voglio scadere nella retorica, ma ricordo tutti i cavalli che ho montato come compagni di vita e vittorie. Ci sono cavalli che non monto più come Divina delle Fiocche che ricordo sempre in maniera chiara e gradevole.

Quando sceglie un cavallo, che cosa ricerca in lui?

“la sincerità e la disponibilità. Intendo capacità di collaborare, di apprendere, equilibrio psicologico. A me piace molto e mi stimola molto studiare il cavallo oltre che lavorarlo, ne è un esempio Grappa!”

Invadiamo un po’ la sua sfera personale! La sua giornata tipo di cavaliere, istruttore, padre e marito. Tra gare, insegnamento, preparazione e famiglia. Ha scoperto il modo di ottenere 24 ore supplementari?

“ infatti è un po’ dura! mi dedico molto di più a fare il cavaliere anche se l’insegnamento mi gratifica molto. Mi divido tra Ascot e Potenza. Questo ultimo centro vuole avere una impostazione molto tecnica e professionistica. Dormo poco. Mi alzo davvero presto.  Già alle 7 sono in scuderia e mi dedico ai cavalli più particolari, con esigenze di lavoro più mirato e calmo. Se riesco mangio! Poi o continuo a lavorare e a fare lezione a Potenza stessa o se no mi metto in macchina e vado  a fare lezione e a montare gli altri cavalli che si trovano a Caserta. Una vita tranquilla! Un menage abbastanza sostenuto. Vivo in macchina. Mi faccio i  miei buoni 350-400 Km al giorno. Però è la vita che ho scelto consapevolmente e che mi appaga.”

A quali altri appuntamenti agonistici prenderà parte?

“ a fine luglio sarò impegnato a Salerno con l’Internazionale, poi ad agosto, se riesco, andrò a Cervia. Mi riposo un po’ e faccio riposare i cavalli. A settembre riprendo con concorsi medi mentre ad ottobre vorrei andare agli Internazionali a Palermo e poi recandomi  a Milano fare qualcosa nel mentre che mi preparo tecnicamente  accanto a qualche cavaliere importante.”

Quale è il suo modello, il suo punto di riferimento al quale tendere, al quale ispirarsi, al quale “rubare con gli occhi”?

“ Per quanto concerne il rubare con gli occhi, io lo faccio un po’ con tutti! Osservo i cavalieri a tutti i livelli, ed in tal caso cerco di individuare l’errore, capirne  l’origine, trovarne il rimedio. Da un punto di vista di “mito” italiano, al di là dei soliti Moyerson, Arioldi, Nuti e Govoni, conosciutissimi, un altro che apprezzo molto ed è mio amico è Claudio Minardi. Purtroppo non ha la giusta collocazione che merita. Invece di stranieri Joes Lansik, Albert Voorn che oggi gode di grande fama, ma io lo conoscevo da molto tempo.”

Vediamo di affrontare una problematica. Come vede la situazione dell’equitazione al Sud Italia, Lei che ha come punto di riferimento varie realtà da Potenza, Caserta, la Campania in generale ove gareggia e poi l’extra regione?

“ io giro molto l’Italia. La situazione ultimamente in Campania, ma direi, al Sud Italia, è molto disagiata. Ci sono pochi Concorsi e molto affollati. Il problema di fondo per noi della Campania è che è venuta a mancare una struttura efficiente come era quella di Marina di Castello. I comitati organizzatori devono fare degli sforzi organizzativi notevoli. Un Concorso come la Reggia di Caserta, per portare subito un esempio concreto, con quasi 300 cavalli, rappresenta un enorme sforzo a livello organizzativo che ha visto Walter Puoti impegnato al massimo possibile. Parlo di lui avendo indicato un episodio specifico, ma non intendo togliere niente a nessuno. Voglio solo motivare il mio discorso quando sostengo che non avere una struttura fissa sulla quale contare e dover creare tutto ex novo nella situazione specifica di accogliere così tanti binomi partecipanti e nella necessità di non poter lasciare nulla al caso, è davvero una impresa gravosa e al limite del rischio. Di qui la tematica di fondo della carenza di una struttura fissa che vada a sostituire quello che un tempo rappresentava Marina di Castello. È non avere una macchina rodata per questo. Ma io voglio dire di più, è un problema che parte da Roma in giù, perché la situazione anche lì non è idilliaca.”

Non voglio metterla in difficoltà, perché fare dei riferimenti o apprezzamenti in ambito locale non è piacevole.  Però ci tengo a conoscere un particolare. Mi può indicare un cavaliere campano che lei stima e del quale condivide lo stile di monta e l’impostazione a cavallo?

“ anche se non è Campano, dico Steeven Danieels!”

Ci fa entrare per un attimo nei suoi sogni: C’è il fatidico sogno nel cassetto ancora da realizzare?

“Tutti vorremmo andare alle Olimpiadi! Il mio desiderio è di avere sempre sul mio percorso degli stimoli giusti, dei nuovi obiettivi, dei nuovi traguardi. Spero di avere sempre questa forza e queste motivazioni, semplici, piccole e  sane”.

L’equitazione è uno sport pieno di contraddizioni. Prima tra tutte la rapidità di svolgimento di un percorso in campo gara, specie se a tempo, rispetto alla lentezza, gradualità, pazienza, costanza del lavoro quotidiano. Delle due contraddizioni preferisce l’attimo della gara o l’eternità del lavoro quotidiano?

“ non c’è dubbio! L’attimo della gara!”

 

 

 

 

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Autore

Nino Esposito