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Incontro con il cavaliere Napoletano Marco Maietta. Marco Maietta. Classe 1974. Iscritto alla università, facoltà di scienze politiche. Cavaliere secondo grado. Ha il proprio “ quartier generale” presso il centro ippico Tor Lupara di Napoli. Qui avvengono le sessioni di lavoro quotidiano atte a mantenere in condizione i cavalli destinati all’agonismo. Fiore all’occhiello della scuderia il Belga sauro di 6 anni Pawarienus di splendida morfologia , Natthan e Patser - nonché seguiti un certo numero di agonisti allievi.Nella banca dati FISE trovo 51 gare disputate, 3 vinte, 1 terzo posto, 11 cavalli montati. Cavaliere, marito e papà. Uno spirito combattivo, vincente, ribelle se vogliamo, grintoso, dotato di uno spirito mosso alla critica ed alla perfezione, con i piedi ben piantati per terra, idee chiarissime, sempre pronto ad esporsi per affermare la propria personalità. Molto maturo, diplomatico per ciò che riguarda la sua professione, molto diligente e preciso accanto ai cavalli, irruente e poco riflessivo nei confronti di ciò che lo fa irritare. Un cavaliere dal carattere ben delineato, potremmo dire, più simile ad un cavallo di razza, che sa il fatto suo e che da vincente ammette il minimo degli errori. Una interiorità focosa, imprevedibile.La passione per il cavallo gli è stata trasmessa dal padre, proprietario di alcuni soggetti destinati alla specialità del trotto. “avevo 14 anni”, mi dice. “Il primo approccio è avvenuto per un po’ di tempo in pista e poi ho scoperto il mondo dell’equitazione”. Un po’ di mistero vela la sua formazione tecnica:” non vorrei citare alcuni degli istruttori che ho incontrato durante il mio percorso agonistico, appartenenti ai primi anni della mia carriera. . Sicuramente fondamentale per me il lavoro effettuato sin dall’inizio con Bruno Chimirri, Bartalucci e Puricelli”. Dunque la possibilità di ricevere preziose informazioni tecniche da eminenti figure dell’equitazione italiana lascia presagire una grande fortuna, un po’ rara per cavalieri del Sud Italia.“ una carriera consapevole. Sono stato sicuro e convinto che questa sarebbe stata la mia strada, il mio futuro, la mia vita, da subito. Da quando ho lasciato il sulky per montare a cavallo. Non ho mai avuto dubbi in proposito e andrò avanti fino a che il mio fisico mi consentirà di farlo sempre al top. Nell’equitazione non ci sono mezze misure. Io sono sempre stato affascinato dalla sport, in tutte le sue forme. Per tutti i valori, i sentimenti e le sensazioni che lo accompagnano. Ma l’equitazione in particolar modo : non hai a che fare con una racchetta, quindi un oggetto inanimato da dominare. Negli sport equestri il discorso si fa più elaborato, più spirituale, più coinvolgente. Non più un corpo ma due, una mente e due cuori. Una fusione di intenti e di voglia di vincere, di gareggiare, di raggiungere il limite tra l’umano e l’irrazionale. Nessuno mezzo estraneo separa l’uomo e il cavallo, fino a divenire tutt’uno. Due ali che per volare hanno bisogno di abbracciarsi e allora si librano oltre l’ostacolo.” Le sue parole suonano ancora per la loro forza e determinazione, tanto da turbarmi profondamente fino a confondermi! Un iter agonistico ben meditato, ben studiato, e sempre positivo. Ci tiene a precisare.”quest’anno ho affrontato i criterium assoluti italiani.” Un agonista che si rivela anche ponderato, mirato ed oculato. Ma io lo provoco, alla ricerca della difficoltà umana, dei dubbi, dell’esitazione, della paura, sicuramente appartenente ai primi anni di gare, ma che non nuoce mai:” mi è un po’ difficile ricordare. Sono il tipo che tende a rimuovere il passato. Forse però ho trovato.Ricordo la mia prima disillusione. Riguarda il mio primo cavallo. Il cavallo che teoricamente sarebbe dovuto essere il soggetto di punta. Si è rivelato un “bidone”! 15 anni fa pagato venti milioni del vecchio conio. Poi invece sono venuto a conoscenza del valore reale di un soggetto comprato al macello e rivenduto all’ingenuo di turno! In ogni caso sono riuscito ad affrontare le categorie allora A2\A3. Ci ho messo il mio. In qualche modo dovevo recuperare il danno subito”. La vicenda lo fa sorridere, adesso che è passata l’amarezza.” Ma parliamo di gare vere, di una gara bella, densa di soddisfazione ed emozione. “La gioia di trovarmi alla tappa dei Weg , nel 2001, il cavallo di allora era Vania. Sono arrivato quattordicesimo. Posso solo dirti che mi sentivo tra l’incredulità e l’inconsapevolezza, attorno a me i Big dell’equitazione italiana, ed io dentro di me mi chiedevo cosa stessi facendo lì! Continuavo a sentirmi un po’ fuori luogo! Ma il peggio è avvenuto quest’anno ai campionati criterium assoluti italiani . Primo giro, unico percorso netto. Morale alle stelle. Seconda manche: vado a scordarmi la sequenza del percorso. Totalizzo dodici penalità per fuori tempo. Ebbene sì anche io mi emoziono!” Dall’equitazione ha imparato molte cose, prima tra tutte l’umiltà, la semplicità, la modestia. Spesso, mi ha confessato, mi ripeto nella mente:”Marco. Meglio ultimo tra i primi che primo tra gli ultimi, meglio ultimo in un Gran Premio a Cervia e non primo in un Concorso a Napoli!”. Poi il pensiero corre grato a qualcuno. In primis ai genitori, straordinariamente presenti e pronti ad appoggiare questo percorso di vita un po’ fuori dai canoni, poi quel gruppo di persone, di sponsor, che hanno messo a disposizione 4 cavalli, fidando sulle sue capacità di cavaliere e di preparatore di cavalli. Sono il Dott. Barberio, il Notaio Carpentieri , il Dott. Cafiero, il Dott. Mocerino e Vincenzo Prezioso. “Dal futuro aspetto una bella prestazione ai Campionati Italiani. Tra i primi dieci. Il che significa anche Piazza di Siena. Non è sogno perché siamo noi a provocare gli eventi con il nostro lavoro, con la nostra perseveranza e costanza. Niente piove dal cielo, tanto meno in questo sport”. Adesso il Cavalier Maietta, che apprezzo anche come arguto uomo d’affari, sta lavorando ad un progetto che troverà realizzazione e concretizzazione a breve scadenza. Si tratta dell’apertura di un centro ippico di cui non è stato ancora deciso il nome! ” Faccio affidamento per l’utenza su grande professionalità” precisa Maietta” La Mia, in qualità di gestore, responsabile tecnico delle scuderie e di una equipe formidabile, che poi è quella che da vita e corpo ad una scuderia. Il mio punto di riferimento è un veterinario. Il Dott. Gennaro Di Micco, che collabora con me in scuderia già da tempo. Un grande diagnosta, molto preciso,dotato di grande talento, e all’unisono con la mia inclinazione alla cura del dettaglio, alla ricerca maniacale della perfezione che porta all’affermazione agonistica. Dunque uno spirito positivo, vincente, come lo sono io. Mi sembra una figura a tutto tondo per una splendida collaborazione, che possa mettere in campo oltre che la competenza tecnica anche tanta esperienza umana e cuore. Un connubio che scavalca ed abbatte l’antica rivalità tra l’ippica e l’equitazione, l’una al servizio dell’altra. D’altronde io ho cominciato nel trotto! Alla attenta guida tecnica del Dott. Di Micco è affidata anche la competenza del bravo maniscalco, -Gigino per tutti- che lavora a stretto contatto con le indicazioni del veterinario.” E continua:” Aprendo questo impianto vorrei, con la massima modestia, aprire le porte verso una equitazione professionale e qualitativa, abolendo l’approssimazione e la superficialità che trovo attorno a me in Regione quando si tratta di cavalli. Non è facile il mondo del cavallo. Non è facile gestire un centro ippico. Parlo con cognizione di causa, cominciando dal modo di approcciarsi ai clienti, all’utenza, ai proprietari di cavalli che ovviamente cercano fiducia, correttezza, sicurezza, serietà, disponibilità. Il problema è che le esigenze e le richieste della gente sono svariate e a volte anche particolari. Il solo modo per ovviare ad ogni inconveniente è lavorare in maniera ineccepibile”. Al termine di un dibattito pieno di energia e passione che mi fa comprendere quanto ci tenga il cavalier Maietta a far bene la propria professione, in una Regione nella quale l’equitazione è sempre più una attività fantasma, gli domando quali siano i momenti di relax che riserva a se stesso per ricaricarsi dando spazio al sogno e alla creatività. Pronta, ancora una volta la risposta:” mi basta stare a cavallo!mi piace davvero molto lavorare i miei cavalli stando solo, senza gente, con me stesso e la mia coscienza,lontano dal mondo e dalle miserie della vita. A volte è proprio in questi momenti di solitudine e di meditazione che penso a mio figlio e al suo domani. Per lui mi auguro che l’equitazione sia solo uno sport, mai una professione!”
Giulia Iannone |
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