Intervista
a Stefano Brecciaroli.
Perché i
cavalli? “ sono sempre stati parte della mia famiglia!”
Posso solo dire che ho avuto “ un gancio”!
Francesco Salzano, ha
costituito il nostro collegamento con l’appuntato Stefano Brecciaroli.
“ a Stefano ho semplicemente detto che è una intervista da concedere
ad un sito nel quale credo molto e gestita da un grande amico”. . .
dunque un grazie al nostro
sostenitore e atleta campano,Francesco,
oggi nell’arma dei carabinieri. Il nostro Augurio è di
scrivere “ad multos annos” dei suoi e dei loro successi. . .
L’app.
Stefano Brecciaroli.
Cavaliere
completista.
Nato
a Campagnano, Roma, il 19 novembre 1974.
Nel
curriculum, di per sé già rilevante e ben nutrito, indichiamo alcuni
dei più emblematici risultati.
1993: Campione europeo di Completo, categoria juniores;
1994:Campione Italiano di completo cat.young rider-
3° ai campionati europei
di completo cat. Young rider, Bienheim (GER);
1995: 1° a squadre Giochi mondiali militari- Completo-Roma-
2°Giochi Mondiali militari –Completo individuale- Roma;
1998: Medaglia d’oro al Gran Premio C.S.I.O di s.o
(Russia)-
Medaglia d’argento alla Coppa delle Nazioni C.S.I.O di s.o (Russia);
1999: 1° a squadre CCI (Francia);
2000: 1° a squadre CCI (Francia);
2001: Campione Italiano Seniores – protoni del Vivaro-, Roma;
2002: Campione Italiano Seniores – Protoni del Vivaro- Roma;
2004: olimpiadi di Atene. Cappa Hill. 35° individuale, 10° a
squadre.
Di Stefano Brecciaroli sapevo solo, dalle preziose parole di
presentazione di Francesco Salzano, che sarebbe potuto apparire,
all’inizio un po’ introverso e avido di parole. Ma
che in realtà si trattava solo di un atteggiamento iniziale e
difensivo. “ è una persona introversa ma genuina e di buon cuore.”
Adopero spesso una tattica
in casi come questi: far parlare i cavalieri dei propri cavalli.
In quella circostanza
trovano sempre le parole . . . e sono tutt’altro che sintetici!
Ha iniziato come cavaliere nella disciplina del salto ad ostacoli. Cosa
l’ha spinta a dedicarsi al completo?
“ all’inizio la mia guida tecnica è stata il Colonnello Piero
D’Inzeo. Di conseguenza il mio primo risvolto equestre è stato quello
di ostacolista. In seguito sono passato nelle “mani” di Adriano
Capuzzo, per ben nove anni. Passare al Completo significa avvicinarsi ad
una dimensione altamente formativa. Preparare un cavallo a tale
disciplina è sicuramente affascinante ma molto impegnativo. In più ho
potuto assecondare la mia passione per la campagna.”
Quale delle tre prove ama di più?
“ il cross country! Il dressage è quello che non mi piace di più e
per il quale mi impegno e mi aggiorno di più. Ho lavorato per un po’
anche con Theodorescu!”
Che cosa rappresenta per Lei l’essere cavallo?
“un amico, un compagno di
avventure, parte della mia quotidianità, della mia vita. Mi dà gioia e
mi fa soffrire al contempo, ma sa regalare infinite e indescrivibili
emozioni”.
Lei ha un doppio risvolto: cavaliere e carabiniere. Come si concilia
questo ruolo?
Ha avuto dalla divisa un supporto o un onere?
“a mio avviso sento di avere tutte e due le cose. Noi siamo entrati
come reparto sportivo, però abbiamo avuto la formazione da carabiniere
e dunque mai e poi mai dimentichiamo di indossare, non solo
esteriormente, una divisa di grande prestigio e
di grande storia. Agli occhi
delle persone siamo comunque un pubblico ufficiale. L’attività
sportiva ad alto livello richiede una preparazione ed un impegno molto
serio e totale, il che ci impedisce
di ricoprire altri ruoli all’interno
dell’arma.”
Il suo è un palmares già colmo di successi e bei risultati. Quale
quello che ricorda con maggiore affetto e piacere e quale invece con
altrettanto dolore?
“ la doppia medaglia d’oro
al Campionato d’Europa Junior è uno
dei ricordi più belli. Venivo da
un periodo di sacrifici enormi
tra scuola e arruolamento.
Quella vittoria rappresenta il coronamento di lunghi anni di lavoro, in
più ottenuta con Blue
J, cavallo che per anni mi
aveva dato problemi enormi sull’acqua! Il dispiacere è avvenuto
l’anno dopo, sempre con quel cavallo. Al momento della conferma, in
una categoria superiore, il cavallo dopo il cross-country, nuovamente in
testa al Campionato d’Europa in Germania, si infortunò. Non passò la
visita medica di idoneità e saltò il risultato, quanto mai vicino.”
Conoscere un cavaliere, metà di un binomio, significa conoscere e
parlare dei propri cavalli, parte imprescindibile della vita
dell’atleta. Questo spetta al cavaliere. Mi parla dei cavalli del suo
passato e del suo presente, di quelli che ha in lavoro adesso e con i
quali parteciperà ai prossimi impegni agonistici?
“ ho avuto un grosso aiuto sia dall’arma che dalla Federazione. A
livello giovanile ho montato cavalli della Federazione,
provenienti da cavalieri più esperti. Questo significa molto, perché
compensano la tua inesperienza e la tua insicurezza degli inizi. Parlo
per esempio di Dwait, un
soggetto che aveva partecipato alla Coppa delle Nazioni a livello
senior, declassato per età. Ebbi l’onore e la fortuna di vincere il
gran Premio Roma a Piazza di Siena. Per la precisione l’unico gran Premio junior svoltosi a
Piazza di Siena. Vinsi con lui anche qualche Coppa delle Nazioni. Le
sensazioni e i bei risultati che ho conseguito, agli esordi, provengono e vanno assolutamente attribuiti e divisi con questi
soggetti che definisco “del mestiere”. Per i cavalli da completo, il
più importante è stato Blue J, che mi ha cresciuto e ha impreziosito
il mio collo di prestigiose medaglie, anche in dressage. A livello
attuale ho dei soggetti importanti messi a disposizione da proprietari
privati. Dopo un anno di lavoro Maria Speranza Gardini mi ha affidato
stabilmente il suo CappaHill, fino ad arrivarci all’appuntamento
Olimpico. È stata quella una partecipazione insperata. Cappa Hill aveva
un curriculum di gare solo nazionali ed era impensabile farlo arrivare a
tale appuntamento. In dressage è molto difficile, essendo un cavallo
irlandese ha delle carenze ed una poca propensione al rettangolo. Nelle
altre due prove è invece molto positivo e fluido.”
Quando è arrivata la nomina come componente della squadra olimpica,
cosa ha provato?
“ soddisfazione! È un obiettivo che accomuna i sogni e le speranze di
tutti gli atleti. Per me è stato particolare e diverso. Venivo già da
due preparazioni olimpiche. Purtroppo problemi fisici dei miei cavalli
dell’ultim’ora mi hanno tenuto lontano dagli appuntamenti olimpici
prima di Atlanta e poi di Sidney. Colpi duri da accettare. Per Atlanta
ebbi un problema proprio dieci giorni prima della partenza, per rendere
l’idea! Momenti spiacevoli, nei quali devi ricostruire anche il tuo
cammino interiore e saper ricominciare da capo lasciandoti tutta
l’amarezza alle spalle. Atene rappresenta la svolta, l’occasione, la
possibilità anche di far esordire Cappa Hill, un cavallo privo
d’esperienza e completamente costruito da me, è stata una grossa
soddisfazione. Il rammarico di non aver avuto accesso alla finale, per
soli due cavalli. . . tutto sommato ha riportato un doppio netto sia in
cross che in concorso, c’è stato, un Quid pro quo in dressage,
chiamiamolo così, però ci sto lavorando!”.
Cosa è cambiato nella sua vita agonistica dopo questa partecipazione?
“così vissuta, anche quando si è tutto sommato giovani, è uno
stimolo a ripartire subito, con i nervi saldi. È uno stimolo a
migliorare, ad affrontare
in proseguo un evento agonistico come le Olimpiadi , confrontandoti e
gareggiando alla pari con tutti gli altri. Andare dunque al di là della
semplice partecipazione. Ho dichiarato di volere sì una medaglia
olimpica. Quel tipo di riconoscimento è fatto da un cocktail perfetto:
cavallo, cavaliere, fortuna, preparazione. Noi lavoriamo, da
professionisti, per trovare quello. Poi un giorno ci arrivi. . . “
Le chiedo un giudizio tecnico. Anche nel completo, come nel salto ad
ostacoli, la nazione da battere è la Francia?
“ . La Francia negli
ultimi anni ha avuto una escalation paurosa. A
mio avviso hanno una ottima organizzazione di base, un buon
programma di lavoro a lungo raggio tra cavalli e cavalieri, un grande
numero di cavalieri a buon livello che garantisce una proporzione
nell’utilizzo dei soggetti di punta, che non possono bruciarsi, nel
loro allevamento selezionano soggetti adatti alle proprie esigenze
agonistiche. Ci aspettiamo, anche dopo Atene, il ritorno della Germania,
che parte bene in rettangolo senza dimenticare l’Inghilterra”.
C’è un cavaliere che rappresenta per Lei un punto di riferimento,
reputandolo ineguagliabile?
“ a livello di stile sicuramente Mark Todd. Un esempio di classe pura
ed eleganza, pur praticando una disciplina che ha dei momenti in cui può
prevalere aggressività, grinta, velocità a discapito della classe.
Vedere Todd impegnato nei tre momenti, significa vedere una ripresa di
dressage puro, il cross è un percorso di salto ad ostacoli e così via.
Todd è la migliore espressione della nostra disciplina.”
Come mai in Italia il completo vive una situazione di ombra rispetto al
più popolare salto ad ostacoli? Eppure
non manca di spettacolarità. Le basti sapere che nella Regione Campania
il Completo è solo un ricordo e gli impianti sono in disuso.
“ organizzare un Concorso di completo è molto impegnativo. Ci
sono molti impianti che non offrono la panoramica adatta a
coinvolgere lo spettatore. Vedere di un cross solo cinque o sei salti,
per di più stando scomodi, allontana e scoraggia il grande pubblico,
che finisce per non seguirci. La formula CIC, simile ad un Derby, cerca
di portare il cross ad occhio umano. A Roma, in questa concezione, ha
riscosso grandi consensi Tor di Quinto. È la facilità e l’impatto
visivo che fa comprendere al pubblico il tipo di sforzo nella
prestazione. Nel salto ad ostacoli, con una arena più piccola, una gara
a barrage, in lotta con il cronometro, in cui a vincere è chi osa di più,
prende molto e coinvolge in maniera immediata”.
Giulia Iannone
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