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Il mondo con gli occhi di un cavallo: Black is magic. . . AMADEUS!

 

“Sono nato tra le montagne, da Rambo di Palmento ed Elobie. Da mio padre salernitano puro ho preso il carattere fiero e deciso; da mia madre, trottatrice americana, la generosità e la resistenza alla fatica. Vissi a lungo con mia madre e mia sorella tra i monti, in una gabbia per cani. Allora non sapevo che fossi un cavallo, non avevo identità. Non sapevo se correre, saltare o cosa fare ed essere. La mia esistenza scorreva piatta e triste. Un giorno giunse un “signore” che non avevo mai visto prima, mandato a chiamare dal mio proprietario per farmi addestrare. Quell’uomo sarebbe entrato per sempre nella mia vita in maniera decisiva ed importante. Il suo nome è Damiano La Monica, un ex militare molto noto soprattutto come preparatore di puledri, venuto lì per portarmi presso la sua scuderia ed iniziarmi alla disciplina del salto ad ostacoli. Quando aprirono la gabbia. . . Oplà! Io fuggì via nel bosco limitrofo e finalmente libero provai le mie potenti gambe ed andai lontano, verso un mondo vasto, sconosciuto ed ignoto che neanche immaginavo esistesse dal chiuso di quella orribile gabbia. Adesso mi riappropriavo dell’infinito che è parte del nobile cavallo. Ma Damiano inaspettatamente mi corse dietro e al momento opportuno mi catturò” quasi al lazzo” e mi caricò su un mezzo che mi avrebbe portato in altro luogo, lontano per sempre da mia madre e mia sorella che non ho mai più visto. Da quel momento in poi iniziò una sfida, una lotta, un legame diretto tra me e quell’uomo severo e deciso davvero- così appariva all’inizio, ma in realtà affettuoso e generoso- e più io lo sfidavo, resistevo, più lui mi resisteva a sua volta. Io non conoscevo l’uomo. Ma dato che per me quell’essere era un estraneo ero deciso a rendere il nostro rapporto una lotta, una gara di resistenza. Fu dura, devo ammetterlo, davvero dura. Per mettermi la sella occorsero 4 persone e rendermi mansueto e disponibile al lavoro in maneggio poteva apparire semplicemente impossibile. Un inferno. Io  non volevo cedere. Adesso che avevo assaporato la libertà, adesso che il mondo avrebbe potuto appartenermi e mi sentivo potente, vigoroso, giovane, qualcuno voleva domare la notte di istinti di cavallo che adesso sapevo di essere. Certo bello non ero davvero. Chissà cosa ci vide Damiano in me. La sua insistenza, la sua perseveranza mi confondeva, anzi mi incuriosiva, mi faceva intuire che avesse davvero fiducia in me, un cavallo che d’importante aveva, per ironia della sorte, solo il nome e null’altro. Allora perché io non avrei potuto fidarmi di lui? Mi  chiedevo quanto tempo avrei trascorso ancora con lui e quale futuro mi preparasse. Finchè il mio proprietario si dimenticò definitivamente di me e Damiano divenne per me “Papà Damiano” e sua moglie “mamma Caterina”. Arrivò il giorno”del filetto”. Damiano stringeva tra le mani una imboccatura luminosa. Si avvicinò e mi disse: tieni te la meriti. Questo non è il segno del comando o del mio dominio su di te. Questo è il simbolo del mio rispetto e dell’istaurarsi di una alleanza e collaborazione tra di noi. È l’imboccatura che tanti anni or sono mi donò un marchese spagnolo. Ora io lo affido a te- allora fui io dolcemente ad afferrarlo nella bocca e pieno di orgoglio pensai di essere quasi divenuto nobile. Io un semplice cavallo di montagna stavo per essere catapultato nel mondo delle competizioni. Nella disciplina del salto ad ostacoli. Le mie prime gare furono difficili. Prediligevo il percorso di campagna. Man mano che il tempo passava la giovinezza, la riottosità, il carattere, l’irruenza  lasciavano il posto alla disciplina ed all’impegno. Gareggiai persino in grafici elementari di addestramento. Divenni così affidabile da essere utile per la conquista dei piazzamenti in gare di equitation, indispensabili  agli allievi che aspiravano al raggiungimento del primo grado. Il mio fisico mutava e migliorava. Ma intanto io sognavo. Sognavo la mia grande occasione, sognavo di avere una sola amazzone alla quale legarmi, alla quale donare tanto del mio cuore e ottenere sui campi di gara vittorie, riconoscimenti che non avrei negato a nessuno dotato di buon cuore, coraggio, ambizione, spirito, pronto a salirmi in groppa e a farmi volare verso orizzonti di gloria. Il mio sogno è realtà, è presente, è già storia vissuta. E lo devo ancora una volta a Papà Damiano. Fu lui a decidere un giorno memorabile di presentarmi la mia nuova amazzone, che travolta dal mio nero mantello e da sembianze sicuramente di dubbio fascino, decise di comprarmi e di essere la mia dolce metà. Olga e Amadeus, ha fatto scrivere sui nostri sottosella. Si è presa cura di me, mi ha vestito come un principe, e mi ha voluto bene di un affetto speciale e particolare che io contraccambio in gara accontentando il suo ardore e la sua brama di affermazione. Con noi c’è sempre Damiano, il nostro preparatore. Olga si è preoccupata di non separarci, e tanti altri amici come il nostro maniscalco, la mia parrucchiera, il nostro veterinario, un amico a forma di cane e la dolce zia che mi coccola e mi vizia con tanto amore. Oggi  sono ammirato, lodato, spesso anche criticato e deriso per le mie origini non nobili, per la mia genealogia non altisonante, ma cosa importa, al contrario io sento e vedo che tutti mi osservano e invidiano la mia amazzone. Sono stato richiesto da tanti istruttori. Ma io sono soltatnto di chi mi ha saputo apprezzare quando ero solo un semplice cavallo di montagna informe e ribelle. Allora ero solo e non avevo niente. Oggi ho tutto quello che voglio e che volevo. Un giorno spero solo di ottenere una memorabile affermazione, di battere ogni limite che avevano posto alle mie potenzialità ed essere ricordato come un cavallo straordinario ed inaspettatamente eccezionale. Tutto questo lo devo al destino.  Grazie a Damiano e ad Olga”

 

 

 

 

                        Giulia Iannone

 

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Autore

Nino Esposito