Il Prof Luigi Livieri

Luigi Livieri nasce nel 1918 a Piove di Sacco (PD) dove il padre Cesare, diplomato al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, insegna musica. Alla scuola del padre, inizia lo studio del violino e dell’organo.

La famiglia si trasferisce in Valtellina nel 1930 e vi rimarrà fino al 1935: Luigi Livieri invece resta per terminare gli studi liceali. Iscrittosi poi alla facoltà di lettere classiche presso l’Università di Padova, avendo come illustre maestro il latinista Concetto Marchesi, si laurea solo nel 1945, al suo ritorno dalla prigionia.

Nel 1937 muore il padre lasciando in condizioni disagiate la moglie e i quattro figli.

Chiamato alle armi nel 1941 frequenta la scuola Allievi Ufficiali divenendo sottotenente di fanteria nel 1943.

Il 4 febbraio ’43 sposa la sua Ada, valtellinese, e il maggio dello stesso anno parte per l’Albania con il 1°Cacciatori del Kossovo: suo affezionato attendente è l’albanese Nok Uka che lo salva fortunosamente dall’incendio della sua baracca.

L’8 settembre viene fatto prigioniero e quindi deportato dai tedeschi a Przjenysl al confine con la Polonia: fin dalla partenza per il fronte, tiene un diario, riprodotto su floppy disk, dopo la morte del professore, a cura di Tito Di Blasi: il diario contiene appunti e considerazioni di grande umanità con cui il prof. Livieri racconta la sua breve campagna in Albania e la lunga prigionia nei campi di concentramento, fino al termine del conflitto bellico.

In uno dei numerosi campi di concentramento in cui è prigioniero, incontra alcuni amici valtellinesi: Casimiro Bradanini, Il buon papà, così lo chiamava Livieri, poi Arnaldo Negri, Nini Franzoni, Diego Vanoni, Bruno Gallarotti, Oscar ed Ennio Redaelli, Amos Melazzini, Stanislao Filoni, Armanasco, Simonelli, il suo amatissimo fratello Gian e don Crosara, un padre cappuccino di Vicenza, cappellano del Btg Tirano: l'otto settembre era a casa, ma si è presentato a Merano per stare con i suoi alpini e li ha seguiti in Germania.

Nello stesso campo di concentramento conosce anche Giovanni Guareschi, umorista scrittore, autore fra l'altro del famoso romanzo "Don Camillo", e il regista cinematografico Alberto Lattuada.

La musica e la lettura riescono a fargli superare gli stenti e le sofferenze della prigionia: inizia e completa la traduzione delle satire di Orazio, menomale che il buon Orazio mi tira fuori dai reticolati, scrive in una pagina del suo diario.

Suona anche il violino e ottiene il permesso di costituire, insieme ad altri tre compagni di baracca, un gruppo strumentale formato da due violini e due fisarmoniche.

Il giorno di Natale del ’43 riceve la notizia che è nata la sua primogenita Gabriella: la voglia di tornare a casa gli fa sopportare ogni tipo di sofferenza.

Viene liberato nell’aprile del ’45, ma riesce a rientrare in Italia solo in settembre: quando si presenta a casa, i suoi, all’istante, non lo riconoscono e lo scambiano per un mendicante.

Il giorno seguente, viste le necessità, si presenta al Provveditorato agli studi e chiede di poter partecipare al concorso indetto per un posto di insegnante nelle scuole medie: gli viene risposto che i termini per l'iscrizione sono scaduti proprio il giorno prima e che non c'è più nulla da fare.

Presto, però, ottiene la supplenza per un anno presso la Scuola Media di Morbegno, dopo di che insegna per otto anni al Liceo classico di Sondrio.

Successivamente gli viene assegnata la cattedra di italiano e storia all’Istituto Tecnico e poi di italiano e latino alle Magistrali di Sondrio; è ricordato da tutti i suoi allievi e da coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo per la sua profonda cultura umanistica e musicale.        

I classici della letteratura e della musica sono la sua compagnia preferita: esperto suonatore di violino, organizza un quartetto di strumenti ad arco con il dott. Archimede Villa al violoncello, Arnaldo Miani alla viola, ing. Eugenio Del Felice al secondo violino, sostituito successivamente da Daniele Monai.

Grande è la sua gioia quando gli amici gli regalano alcuni dischi in "mmo", ovvero music minus one, musica meno uno strumento, che gli consentono di accompagnare al violino una base musicale già registrata.

Il Prof Luigi Livieri è stato uno dei fondatori del Coro Cai di Sondrio: era anche corista - basso dalla voce profonda - e Presidente amatissimo, stimato per la sua saggezza e per la sua cultura. Ha dovuto abbandonare il coro nel 1970 per motivi di salute.

 

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