Incontro con la corale di Zagabria 

 

Questo incontro è avvenuto prima che gli accadimenti bellici sconvolgessero il popolo slavo: con la corale di Santa Barbara di Zagabria c'era un impegno per ritrovarci ancora a cantare. 

 

Non poteva avere miglior successo il concerto di canto corale, organizzato la sera del 1° Maggio da Giorgio Nana del Comitato Aiuti pro popolazioni della ex Jugoslavia, presso la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Lanzada: ospite d'onore la corale Panis Angelicus di Zagabria diretta dal Maestro Tonislav Cekolj, `al quale hanno fatto spalla, per così dire, i ragazzi del coro CAI di Sondrio.
Serata d'eccezione: di alto livello musicale per il pubblico intervenuto da tutta la Valmalenco, valle nella quale il seme del Maestro Siro Mauro ha proliferato generazioni di cantori, e debutto di grande prestigio per i giovani allievi della corale zagrebina che ha raccolto plausi e consensi a scena aperta.
Del resto, un programma così impegnativo poteva essere eseguito soltanto da cantori di un certo livello, educati al canto e alla musica polifonica, con qualità vocali di grande apertura.
Ha incantato il corposo effetto d'assieme dei quaranta cantori, la loro intensità espressiva, il commovente assolo del soprano Lidija Majdak, il gesto forte e suggestivo del Maestro direttore Tomislav Cekolj, trascinatore e coinvolgente, il grave sottofondo dei bassi, le toccate e fughe ben articolate dell'organista Vjekoslav Babiç.
Il silenzio che accompagnava l'esecuzione dei canti, sacri o d'ispirazione sacra, è stato quanto di più religioso ed eloquente si potesse aspettare padre Filip Vicic, parroco della chiesa di Santa Barbara di Zagabria, protagonista del rocambolesco salvataggio dei pochi superstiti della strage di Vocín, accompagnatore del gruppo e interprete del messaggio di solidarietà che da Lanzada raggiungerà altre numerose città italiane.
L'incomprensione, le divergenze etniche e religiose, le costrizioni subite in tanti anni di oppressione, hanno dilaniato e continuano a ferire un popolo ricco di valori e di tradizioni artistiche e intellettive: ma i giovani cantori di Zagabria, belli e aitanti secondo il migliore tratto somatico slavo, hanno avuto ancora la capacità di sorridere e di cantare con gioia per comunicare con energia e passione il loro desiderio di pace.
Il tema musicale è stato introdotto da una messa in latino di Licino Refice con il Kyrie, il Gloria, il Sanctus, il Benedictus e l'Agnus Dei, cui ha fatto seguito l'Ave Maria di Arcadelt.
Due brani in lingua slava, Romarka ( la canzone dei pellegrini ) e Razlita je milost ( per grazia ricevuta) hanno anticipato l'Ave verum, assolo della bravissima Lidija Majdak, e l'applauditissimo Preludio e fuga in Re di Dietrich Buxtehude eseguito dall'organista Vjekoslav Babiç.
L'intervallo è stato affidato al CAI di Sondrio che ha trascinato il pubblico nel solito fermento musicale che caratterizza le sue esibizioni: San Matio, Amici miei e Amen, hanno coinvolto anche i coristi slavi i quali si sono lasciati andare ad applausi ritmati per accompagnare il canto.
Il parroco di Lanzada, don Renato Lanzetti, era visibilmente soddisfatto e commosso: la sua preghiera, quella che vuole gli uomini buoni, accomunati in un solo ideale che trova ispirazione in Dio, nell'amore e nella solidarietà, certamente, quella sera di concerto, ha raggiunto espressioni di profonda intensità paragonabili soltanto, per alcuni momenti ricchi di spiritualità, all'emozione delle celebrazioni eucaristiche.
Specialmente nel finale quando i due cori si sono uniti per cantare Signore delle Cime, brano che la corale di Zagabria aveva in repertorio insieme a Milost arrangiato da J. Kaplan, una versione in lingua slava del più noto Amici miei ovvero irlandese Amazing Grace.
Nella seconda parte del programma, infatti, la corale di Zagabria ha eseguito in italiano il bellissimo canto di Giuseppe De Marzi, suscitando l'ammirazione e la commozione del pubblico: la voce del soprano Lidija Majdak ha lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti, Milost ne è stata solo la conferma, e mentre le note dell'organo portavano a conclusione il concerto con il Tantum ergo di Franz Schubert, non pochi spettatori, fra i quali il presidente del coro CAI avv Piero Camanni, presente al concerto insieme alla sua gentile consorte, hanno provato un sentimento di profonda comunanza affettiva con il popolo slavo così tragicamente martoriato nei valori più intimi.
Solidarietà e fratellanza: al di là del piacere e del gusto estetico del canto, questi, forse, sono stati i due veri grandi sentimenti che hanno coinvolto il cuore degli spettatori raccolti in religioso silenzio fra i banchi della bella chiesa di San Giovanni Battista a Lanzada.

Lanzada 1° Maggio 1997

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