Quella strana voglia di cantare
di tito di blasi
Chissà da dove viene quella strana voglia di cantare.
Forse fa parte dell'uomo e della sua storia, del carattere di chi vive le cose semplici e buone.
E' una voglia che ti prende in montagna, con gli amici, nel rifugio, intorno a un buon bicchier di vino, dopo una scalata o una lunga salita. Si spegne a sera, intorno al camino, col profumo di bosco e di resine antiche, per riprendere domani dopo le consuete fatiche.
Le cose che canti sono la storia della tua gente. Le cantavano i nonni, i quali le avevano imparate dai loro nonni e questi dai loro. E la gente le canta in coro perché il canto di uno è la storia di tutti. Parlano di povere cose, della casa di sasso, del lavoro nei campi o in miniera, di terre lontane, di chi parte per la guerra o per lavoro.
Parlano di speranza, di affetti, di valli, di prati, di boschi, di montagne profumate di muschio e di sole, di protervie fatiche, di sogni e d'amore. E finché l'uomo saprà trovare nelle tradizioni e nei valori della società a cui appartiene motivi di orgoglio e di amore, il coro ne sarà sempre la forma espressiva più viva e spontanea...
Il canto nasce dal cuore: prima una voce, poi un'altra e un'altra ancora, vibrano tutte insieme, aleggiano nell'aria, entrano nell'anima e diventano emozioni. Ed è allora che quella strana voglia di cantare si trasforma in concerto di sentimenti e di cuori...
Ciao Pippo... |
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