Un caso di Piano Particolareggiato (a cura di Fabrizio Bottini)

 
 
 
 

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Introduzione

































 

 
 Estratti da: Comune di Alessandria,  Progetto della Zona Residenziale n. 14, a cura di Luigi Mazza e Dario Milanese, Marsilio Editori, Venezia 1979 (cap. 5, pp. 47-70)
 

IL PIANO PARTICOLAREGGIATO DELLA ZONA RESIDENZIALE N. 14, UNITÀ DI CASERMETTE II

(1) COMMITTENZA, OBIETTIVI E VINCOLI DI PROGETTO

I principali vincoli che hanno concorso a determinare il progetto della zona residenziale n. 14 sono da un lato le indicazioni, esplicite e implicite della committenza, dall’altro i vincoli imposti dalla natura del luogo e dall’ambiente circostante, nonché i vincoli normativi dettati dal piano regolatore generale e dalle nuove leggi vigenti.
Le indicazioni di committenza pervenute ai progettisti dall’amministrazione comunale erano molto chiare. È stato chiesto un progetto rispettoso dei caratteri urbanistici tradizionali del rione Cristo e ben integrato, funzionalmente e formalmente, al rione stesso.
Questa indicazione è stata esplicitata ulteriormente cori la richiesta di un’area residenziale a bassa densità, con ampi spazi liberi e costituita da edifici di altezza non superiore ai tre, quattro piani. Si è ritenuto, inoltre, che una buona integrazione funzionale del nuovo quartiere nel rione, richiedesse un legame più aderente della viabilità di quartiere alla viabilità esistente e in questo caso dovesse, almeno in parte, essere abbandonato il concetto d’area ambientale che aveva ispirato il disegno della grande viabilità del piano regolatore generale.
Queste indicazioni in parte coincidevano, in parte si aggiungevano ai risultati delle analisi condotte sulle indicazioni del piano regolatore per questa zona, che suggerivano di ridurre le densità e di contenere la popolazione teorica intorno alle 6.000 unità, nonché di giungere a una dotazione di spazio pubblico superiore ai minimi di legge per supplire alle insufficienze delle aree adiacenti.
Si era dunque giunti, per vie diverse, a individuare un primo vincolo alla realizzazione del progetto: e cioè la necessità di modificare alcune indicazioni del piano regolatore, necessità soddisfatta con la previsione d’una variante contestuale al piano particolareggiato della zona.
Vincoli particolari non sono stati imposti dai caratteri fisici dell’area. L’area è abbastanza vasta e il suo profilo è regolare a sufficienza per consentire alternative di organizzazione spaziale delle funzioni e degli edifici al suo interno. Il terreno è praticamente piano e le alberature esistenti sono in quantità modesta e prive di particolare valore, salvo il grande viale di tigli che circonda la piazza verde posta al centro delle Casermette.
L’unica indicazione che viene dall’analisi del suolo, riguarda l’altezza degli edifici, in quanto, per la natura del suolo, la costruzione di edifici molto alti richiederebbe, soprattutto nella parte settentrionale della zona, opere di fondazione più costose. Si tratta, dunque, più che di un vincolo tassativo, di un’indicazione che concorre con le indicazioni di committenza rivolte a contenere i costi di costruzione e gestione degli edifici e ad evitare interventi che modifichino sostanzialmente la tipologia edilizia tradizionale del rione e a soddisfare le richieste di densità non troppo elevate che emergono dall’utenza.
La natura del luogo non è tale da porre particolari vincoli ambientali, ma si è ritenuto che una buona integrazione formale e funzionale del nuovo quartiere nel rione esistente debba tener conto dei caratteri del tessuto urbano locale e, in particolare, della forma e dell’organizzazione della sua viabilità.
Anche una rapida visita alle Casermette è sufficiente per rilevare la bellezza del grande viale dei tigli che racchiude la piazza interna.
Non è solo l’importanza delle alberature da salvaguardare ma l’insieme degli alberi e del grande spazio verde che essi delimitano, in parte occupato da un campo per il gioco del pallone ed in parte da orti curati dagli abitanti delle case vicine.
Per i progettisti questo grande spazio aperto non è stato soltanto una preesistenza da salvaguardare ma è apparso immediatamente come una sollecitazione e uno spunto per la realizzazione di un ambiente residenziale un po’ diverso da quello a cui ci hanno abituati le periferie urbane.
Gli edifici residenziali e agricoli esistenti nella zona sono pochi e di non grande rilievo, di per sé non costituiscono un vincolo particolare alla redazione del progetto. Di maggior consistenza invece le quattro casermette tutt’ora esistenti - circa 13.000 metri quadri di superficie coperta - che malgrado le cattive condizioni di manutenzione in cui si trovano costituiscono tutt’ora un patrimonio considerevole.
Le indicazioni di committenza si accompagnavano, infine, con la prospettiva di una realizzazione per parti dell’intiero complesso. Infatti, lo sviluppo esecutivo del progetto sarà opera di diversi committenti, pubblici e privati, e di diversi progettisti. Inoltre la sua realizzazione sarà differita secondo scadenze che è difficile prevedere, ma destinate ad occupare un arco di tempo piuttosto lungo.
Questa prospettiva è stata considerata alla stregua di un vincolo importante. Per evitare che un’esecuzione, necessariamente rallentata e frutto di diverse mani, dia ai primi abitanti l’impressione di vivere in un cantiere e porti, alla fine, a un risultato poco omogeneo o addirittura disordinato, si è ritenuto necessario giungere a un progetto con un impianto fortemente caratterizzato ed articolato per parti, dotate ciascuna di una relativa autonomia funzionale e ambientale.
In conclusione, le indicazioni di committenza e gli obiettivi - in primo luogo quello di un’integrazione funzionale e formale con il rione Cristo - sono stati tradotti in una serie di vincoli progettuali che possono essere così riassunti:
1. basse densità edilizie e di popolazione;
2. integrazione della viabilità di quartiere con la viabilità esistente
3. ampi spazi aperti pubblici e privati;
4. dotazione di spazi pubblici superiori ai minimi di legge;
5. articolazione del progetto in nuclei;
6. salvaguardia del viale dei tigli;
7. edifici di altezza non superiore ai tre, quattro piani.