Renato Rozzi - Corso di Urbanistica

 

 
 
 
 

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Competizione fra città e gerarchie urbane nello spazio europeo

La trama urbana europea è il risultato di una lunga evoluzione storica, che prosegue con una certa continuità e consequenzialità più o meno dall’anno 1000 della nostra era, e si sviluppa nel corso dei secoli secondo una logica dominata dagli scambi reciproci fra le città e dalla loro competizione l’una con l’altra.
Fino al tramonto della città e civiltà medievale determinato dall’epidemia di peste del XIV secolo, il sistema urbano europeo è piuttosto equilibrato dal punto di vista gerarchico, ovvero pur in una certa differenziazione di dimensioni e ruolo fra le città non emergono enormi differenze demografiche e socioeconomiche. Poi in coincidenza con le scoperte geografiche e l’apertura di nuove rotte commerciali avviene un “salto” da parte dei centri che in un modo o nell’altro (per esempio essendo un porto in posizione strategica) riescono a beneficiare dei nuovi e ampliati flussi di scambio con le Americhe e l’Asia: alcune città innescano un processo di crescita che le fa aumentare di importanza e rango come mai prima, altre vedono sviluppo rallentato, bloccato, o addirittura recessione e decadenza.

Come osserva lo storico francese Fernando Braudel, è possibile identificare da qui via via una determinata città che in una certa epoca è il fuoco centrale della “Economia Mondo”, su cui tutti i flussi di scambio commerciale e non si concentrano, e che ne viene in tal modo beneficiata. Allora vediamo attorno al 1500 che questo centro è ancora Venezia, quando le rotte mediterranee mantengono il primato degli scambi; verso il 1600 lo sviluppo si è spostato nell’area atlantica e verso il nord, e il centro stavolta è il porto di Amsterdam; al 1700 c’è un altro spostamento verso Londra, che apre la fase successiva in cui alle trasformazioni commerciali si aggiungono le accelerazioni ulteriori della rivoluzione industriale.
Entro questo processo, come già accennato, non solo si assiste ad uno spostamento della gerarchia urbana da una città all’altra che detiene il primato, ma anche il concetto stesso di gerarchia si trasforma, evolve di scala: le città più grandi e più importanti lo sono in misura crescente rispetto a quelle più piccole e marginali, sia intermini di popolazione che di flussi commerciali e potenza economico-politica.
La rivoluzione industriale induce trasformazioni radicali, ma attenua in parte questa tendenza al distacco gerarchico tra i centri urbani, a causa anche dell’introduzione della ferrovia. Salvo che nel caso britannico, dove il treno segue l’industrializzazione (la ferrovia inizia a servire centri come Manchester o Birmingham solo dopo che sono esplosi dalla dimensione di paese a quella di grande polo industriale), in altri paesi come ad esempio l’Italia la posa dei binari e delle altre infrastrutture di trasporto avviene ricalcando la situazione precedente, preindustriale, e quindi ponendo su un piano di relativa omogeneità tutti i centri serviti.

Alla fine di un lungo e complesso periodo di evoluzione, crescita e trasformazione nel segno dell’industria, ora guardando una carta dell’Europa (o semplicemente osservando una foto dal satellite dove si vedono le luci accese delle grandi e meno grandi agglomerazioni urbane), notiamo da un lato una certa tendenza a configurarsi per sistemi continui delle fasce urbanizzate continentali, dall’altro una densità insediativa che non ha uguali in nessuna altra zona del mondo, dall’Africa, all’Asia, a aree anche molto sviluppate come il Nord America.
La configurazione urbana europea si articola ad esempio per zone molto dense e fitte, a cui fanno da contrappunto altre molto più omogenee, dove mancano sia centri di dimensioni enormemente più grandi, sia aree molto più vuote: sono gli ex Paesi socialisti dell’est, dove in passato è stata attuata una politica urbanistica di decentramento ed equilibrio urbano (con investimenti in infrastrutture e impianti produttivi), e che dimostra gli effetti possibili e tangibili di alcune scelte di programmazione a medio termine.
A scala continentale comunque esiste una distanza media, fra centri con popolazione superiore ai 10.000 abitanti, di soli 13 chilometri, il che rappresenta una occupazione del territorio capillare, venendo a costituire un vero e proprio “Continente di città”. Dentro a questo tessuto, è possibile distinguere una trama insediativa più articolata, rappresentata dalle agglomerazioni con oltre 200.000 abitanti, che possono aspirare a qualche ruolo o rango di carattere sovralocale. Si parla più efficacemente di “agglomerazioni”, anziché di “città”, perché anche ad una prima osservazione appare evidente come le città intese come territori municipali abitati da una certa popolazione rappresentino un sistema del tutto diverso (quindi anche gerarchicamente) dalle concentrazioni fisiche continue di persone e attività. Per esempi nel caso italiano la città di Roma supera di rango in molti campi quella di Milano, ma come ben sanno gli istituti di studio e valutazione in questo campo Roma è un grande comune in una zona dove non ce ne sono altri minimamente simili, mentre Milano è tutto sommato piuttosto piccola, e la “sua” popolazione, le attività, i flussi, devono essere calcolati sulla base della regione metropolitana di riferimento, molto più vasta, popolosa, ricca ed estesa. Lo stesso vale per tutti gli altri ambiti europei.

Il rango, o posizione gerarchica di un centro o agglomerazione, viene determinato in base a vari e numerosi criteri, che vedono ovviamente i vari centri cambiare di ruolo a seconda del punto di vista. Sulla carta europea, si nota così come alcune città (Londra, Parigi ecc.) occupino sempre e comunque posizioni di rango elevato, perché sono “grandi” secondo molti e diversi criteri, economici, demografici, culturali. Altri centri spiccano invece solo su alcune mappe, a rappresentare la loro importanza relativa per la presenza di grossi flussi ad esempio turistici (le località di mare o i centri monumentali), o lo sviluppo industriale, o la “direzionalità” rappresentata dalla presenza di centri di decisione di tipo politico o di impresa.
L’insieme di questi criteri (indipendentemente dalla loro effettiva validità a stabilire effettivamente qualcosa), o una loro particolare selezione, è utile ad esempio per stabilire se sia utile, conveniente o meno, investire risorse, proprio in quel luogo, per un’industria, o una Università, o un aeroporto ecc.
A partire da alcuni studi in questo senso, il sistema europeo è stato rappresentato con le immagini schematiche piuttosto note della cosiddetta “banana”, o dorsale insediativa urbana, che dalla zona del Nord Italia lungo l’asse del Reno risale fino all’Inghilterra meridionale. Alla “banana” si aggiungono una fascia meridionale/mediterrranea di sviluppo e insediamento, focalizzata soprattutto sul terziario-turismo anziché in senso economico/produttivo tradizionale, e alcune tendenze di sviluppo in direzione dell’ex Europa socialista orientale. Questo il quadro generale, come riassunto nelle carte riportate di seguito: la prima schematica delle grandi aggregazioni; la seconda con un panorama diffuso dell'urbanizzazione continentale.


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