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cesare chiodi: "per la istituzione di una
scuola d'urbanismo" (La
Casa, febbraio 1926)
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Premessa
Il testo che segue, appartiene ad una particolare "famiglia" di
contributi italiani sul tema urbanistico, tutti concentrati nel breve
periodo fra il consolidamento del regime fascista e la fine degli anni
Venti. E' in questi anni che si contruisce l'immagine dello studioso di
cose urbane e territoriali più o meno come è arrivata
fino ai nostri giorni, o quasi, e che ruota attorno alla formazione
dell'architetto progettista. Del resto, è soprattutto nelle
nascenti facoltà di architettura italiane che si concentreranno
le cattedre della disciplina, e sulle riviste di architettura che si
svolgerà gran parte del dibattito anche polemico sui vari piani
regolatori, sulla modernizzazione del nostro spazio, sul ruolo dei
monumenti e dei centri storici.
Ma, come dimostra questa proposta di Cesare Chiodi (che fonderà
anche uno dei primi corsi al Politecnico di Milano), ci sono anche modi
diversi, e in parte alternativi, di pensare a una scuola specializzata
di "urbanismo". E la parola per molti versi è importante, oltre
il semplice neologismo di derivazione francese: "urbanismo"
starà a indicare, per molti e per alcuni anni ancora, proprio
una alternativa al solo approccio degli architetti alla città.
Quello del Chiodi molto caratterizzato tecnicamente, ma con attenzione
alla scuola amministrativa d'oltralpe, e poi quello di Silvio Ardy,
centrato sulla pubblica amministrazione anziché sugli studi
professionali di consulenza. E poi molti altri ancora, che spazio
permettendo proporremo ancora su queste pagine.
***
Alcuni mesi or sono, in
occasione della inaugurazione della Mostra permanente di
attività comunale,
recentemente organizzata dal Comune di Milano, si accennò da
taluno alla
opportunità di creare presso gli Istituti di Istruzione
Superiore ed
Universitaria milanesi un centro di studi urbanistici, inteso all’esame
metodico e razionale ed alla volgarizzazione di quel sempre più
complesso
insieme di materie che riguardano la conoscenza del fenomeno
“città”, il suo
sviluppo, la sua estetica, la sua organizzazione amministrativa,
economica,
sociale.
La “città” è un vero e proprio organismo vivente, e
dell’organismo vivente ha
le leggi ed i bisogni.
Sullo studio delle leggi della vita umana si formano la dottrina e la
pratica
del medico - che non sia un puro empirico – sullo studio metodico dei
fenomeni
della vita urbana devono formarsi i tecnici dell’urbanismo.
Ciò ha tanto maggiore importanza in questo momento che è,
per certi aspetti,
una “età critica” nello sviluppo delle nostre città,
età per la quale più
attenta si richiede l’opera del medico, più profonda la sua
cultura.
L’organismo da studiare non è semplice; gli elementi materiali
non sono in esso
scindibili da quelli sociali: le funzioni economiche e sociali
comandano gli
organi.
Da taluni il problema urbanistico viene troppo unilateralmente
circoscritto al
campo della sistemazione e dell’estetica cittadina. Esso ha invece una
portata
ben più generale per chi vi veda lo studio nel passato di tutti
i fenomeni e la
ricerca per l’avvenire di tutti i progressi che risultano, o possono
risultare,
dalla costituzione delle agglomerazioni umane.
Se nell’ultimo secolo l’urbanizzazione ad oltranza - provocata dallo
sviluppo
prodigioso dell’industria - ha concentrato l’attenzione sulla
necessità di un
migliore ordinamento tecnico delle città, non ne risulta per
altro che la
nostra attenzione debba distogliersi da tutti gli altri problemi
derivati dal
fatto che l’uomo non può vivere solo.
Dal giorno in cui
due o più uomini
conducono vita in comune essi hanno delle necessità e dei
bisogni comuni da
soddisfare. Questa soddisfazione darà origine a delle regole, a
delle
convenzioni che altro non sono che l’origine del diritto, e cioè
l’ordine e
l’organizzazione, segni della civilizzazione. Più
l’agglomerazione cresce più
le relazioni fra individui si moltiplicano, più si afferma la
necessità di
regolare queste relazioni e più complessa si presenta la
difficoltà di
stabilire l’ordine in tutti i campi.
In ogni epoca,
per ogni civiltà, presso ogni razza è sorta questa
necessità: ciò che ha fatto
dire che l’abbondanza della regolamentazione è una delle
manifestazioni della
civilizzazione.
Non si può dunque concepire l’Urbanismo come un dominio
esclusivo
dell’architetto o del costruttore di città, meno ancora si
può ammettere che
esso si esaurisca nell’elaborazione di piani di quartieri urbani o di
piani di
città, nella organizzazione perfetta dei servizi pubblici o
nella elegante
delineazione di progetti di abbellimento o di risanamento, che non sono
che la
manifestazione di rivendicazioni estetiche od igieniche e di esigenze
di decoro
o di benessere, soffocate dall’inconsiderato sviluppo delle nostre
città
industriali moderne.
Il problema è più vasto, si estende a tutte le condizioni
infinite
dell’esistenza umana, e principalmente - ma non esclusivamente - nelle
agglomerazioni sovrapopolate e pulsanti che l’industria sviluppa sotto
i nostri
occhi.
Lo studio dell’ordine nelle agglomerazioni, delle sue manifestazioni
nel
passato e delle sue forme attuali costituisce dunque la base delle
discipline
urbanistiche, che hanno inoltre una immediata finalità pratica:
ricercare gli
elementi e le forme dell’ordine futuro.
Questa materia di studio interessa quindi - sotto la forma scientifica
- quanti
hanno cura di far progredire una dottrina che deriva una sua
particolare
importanza dalla funzione essenziale che la “città” esercita
nella vita
contemporanea.
Essa interessa - sotto l’aspetto utilitario - a quanti si preparano
alla
carriera degli uffici amministrativi o tecnici, che curano le
applicazioni
pratiche di questa scienza.
Essa interessa infine - sotto la forma volgarizzatrice - al grosso
pubblico che
ha bisogno di famigliarizzarsi con nozioni che occupano un posto sempre
più
grande nella vita quotidiana, e che ha il dovere e la convenienza di
conoscere
le condizioni di esistenza della comunità per rendere migliori
le proprie.
È possibile dalla fusione
del programma scientifico sopra enunciato colle finalità
pratiche immediate ed
evidenti, che se ne ricavano, trovare gli elementi per la creazione di
un
centro di studi a triplice aspetto: scientifico, utilitario,
volgarizzatore?
Noi lo crediamo, confortati da autorevoli esempi di Istituzioni
analoghe ormai sorte
e vitali all’Estero.
Particolarmente interessante ci sembra l’esempio dell’Institut
d’Urbanisme
sorto in seno all’Università di Parigi, come quello che ha
maggiori affinità di
concezione colle direttive che abbiamo esposto, e come il più
organico nella
sua visione di insieme in confronto di altri Istituti che
perlopiù non
considerano che alcuni degli aspetti o tecnici, o amministrativi, o
sociali del
problema.
Il piano di studi dell’Istituto parigino costituisce una vera sintesi
dell’organizzazione della città, partendo dalla ricerca degli
esempi del
passato, per constatare lo stato presente e indicare le soluzioni del
futuro.
Sorto dapprima su deliberazione nel 1919 del Conseil Géneral de
la Seine come
Ecole des Hautes Etudes urbaines et de l’Administration Municipale esso
non
tardò a richiamare l’attenzione dell’Università che vide
l’importanza del nuovo
centro di coltura nel dominio delle scienze politiche, amministrative,
economiche e sociali.
L’indirizzo, al
quale sempre più si
accostano le Università, di promuovere, col contributo e la
collaborazione
degli Enti locali e dei privati, all’infuori ed a fianco del quadro
rigido
degli insegnamenti tradizionali, larghe correnti di studi specializzati
e
differenziati da sede a sede secondo le speciali condizioni locali -
indirizzo
dal quale sta per derivare una nuova floridezza all’insegnamento
superiore - ha
trovato subito in Francia una pratica applicazione nel caso degli studi
urbanistici.
Nessuna
città
meglio di Parigi, che costituisce una delle agglomerazioni più
formidabili del
mondo, poteva porsi il problema di creare in seno alla sua antica
Università un
vero laboratorio urbanistico dove fossero anatomizzati i fenomeni della
vita di
una grande città moderna.
Crediamo di non andare errati se pensiamo che lo stesso compito possa e
debba
assolvere, in Italia, Milano.
Gli accordi felicemente conclusi nel 1924 fra il Conseil General de la
Seine e
l’Università permisero la trasformazione dell’Ecole des Haules
Etudes
nell’attuale Institut d’Urbanisme de l’Université de Paris.
La fusione coll’Università non ha modificato il programma di
studi già
organicamente concepito, e suddiviso in cinque sezioni:
Evoluzione delle città.
Organizzazione sociale delle città.
Organizzazione amministrativa.
Organizzazione economica.
Arte e tecnica della costruzione delle città.
L’Istituto ha conservalo pure, une sezione di perfezionamento
amministrativo,
particolarmente dedicata ai funzionari degli Enti pubblici
dipartimentali e
comunali, che vi affluivano e vi affluiscono numerosi, in ciò
agevolati dalle
Amministrazioni, che in qualche caso contribuiscono nelle spese.
La popolazione scolastica complessiva dell’Istituto è stata per
il 1924 di 153
studenti.
Nel quadro schematico delle cinque sezioni di insegnamento appare
nettamente
delineato il campo di azione dell’Istituto.
La conoscenza delle leggi di evoluzione delle città, di
cui si occupa la
prima sezione del programma didattico dell’Istituto, è infatti
alla base stessa
dell’urbanismo.
Una città nella sua vita passata e nella moderna non rappresenta
due esseri
diversi, bensì un solo essere vivente: in costante evoluzione,
che conviene
studiare nel suo passato per accertarne il grado di sviluppo.
Questo studio fornisce la spiegazione della città che si va
formando sotto i nostri
occhi.
La fisionomia di una agglomerazione è la risultante delle sue
condizioni di
esistenza, esprime la sua natura reale, come venne plasmata nel corso
dei
secoli.
Il succedersi degli anni crea il vincolo di solidarietà: nel
passalo è il germe
del presente e del futuro.
Da questi principi scaturiscono la ragione ed il metodo di questo
particolare
corso di ricerche.
Lo studio dell’organizzazione sociale di una città nella sua
origine, nella sua
composizione, nelle sue caratteristiche offre a sua volta la chiave per
la
conoscenza dei suoi bisogni e delle sue crisi, e dei mezzi per
soddisfare i
primi, per risolvere le seconde.
Tema vastissimo al quale si ricollega l’azione sociale che spetta agli
Enti
pubblici nel campo igienico, economico, morale, culturale.
Lo studio dei problemi politici ed amministrativi sollevati dal
fenomeno della
concentrazione della popolazione trova posto invece nella sezione della
organizzazione
amministrativa. Problemi per la massima parte nuovi sorti col
secolo XIX a
seguito della rivoluzione industriale e politica.
Il meccanismo amministrativo, le risorse finanziarie, il funzionammo
dei grandi
servizi pubblici di una. città costituiscono i capitoli
fondamentali di questo
insegnamento, al quale si riallacciano le indagini comparative sui
differenti
metodi di reclutamento e di organizzazione delle autorità
locali, sulle loro
attribuzioni, sulla loro libertà di azione nel campo
amministrativo e
finanziario, sulla concezine delle autonomie comunali presso i diversi
paesi, e
sulla particolare organizzazione propria delle città capitali.
Corollario indispensabile dell’organizzazione amministrativa è l’organizzazione
economica delle città, la determinazione delle cause
economiche d’ordine
generale che spiegano la continua evoluzione e le trasformazioni
dell’organismo
urbano, e l’influenza di queste sull’attività economica degli
Enti locali.
La città appare come un essere collettivo di svariati bisogni,
di esigenze
sempre più numerose e raffinate, suscettibili di essere
soddisfatte dai processi
moderni perfezionati della regia interessata, dell’economia mista,
dell’azionariato municipale, della politica fondiaria.
Affiorano allora i problemi delle municipalizzazioni e delle
possibilità di
intervento degli enti pubblici nel campo industriale e commerciale, nei
domini
cioè considerati come di pertinenza della iniziativa privata.
Affiorano i problemi della politica fondiaria dei Comuni, lo studio dei
danni
risultanti da una utilizzazione irrazionale delle terre e dei vantaggi
che una
gestione economica del suolo può portare alla città: le
relazioni fra lo
sviluppo cittadino e l’incremento dei valori fondiari, e gli ostacoli
che a sua
volta questo incremento pone allo sviluppo dei grandi centri: le
soluzioni che
si propongono per risolvere questa situazione, le nuove direttive
decentratrici
e limitatrici nello sviluppo della città.
Finalmente nella
quinta sezione del
programma di discipline dell’Istituto trovano posto gli argomenti
riguardanti l’arte
e la tecnica della costruzione delle città, e cioè la
manutenzione, il
miglioramento, l’abbellimento e l’estensione degli aggregati urbani.
Si tratta di un
vero corso formativo di chi è chiamato alle funzioni tecniche di
una
amministrazione cittadina. Anche se, per i limiti imposti dalla
economia generale
del programma di studi, questo corso non può avere evidentemente
né lo scopo,
né la possibilità di approfondire tutte le nozioni
artistiche, tecniche o
scientifiche che sono alla base degli studi corrispondenti, esso cerca
soprattutto di mettere in evidenza i caratteri fondamentali di ognuno
di questi
problemi e di ricavarne le soluzioni teoriche e pratiche meglio
appropriate
alle direttive moderne.
Sono così passati in rassegna i problemi della sistemazione
generale e
dell’estetica cittadina: piani regolatori, piani di ampliamento,
disciplina
della edificazione, estetica urbana, valorizzazione delle note
tradizionali
ambientali, organizzazione degli spazi liberi, giardini, piantagioni,
argomenti
tutti intimamente connessi fra di loro e nei quali si rende sempre
più evidente
la stretta relazione che deve stabilirsi fra l’urbanista ed il tecnico
municipale nel loro studio.
Sono pure esaminati i problemi del suolo e del sottosuolo, quelli della
viabilità e della circolazione, quelli importantissimi ed
onerosissimi della
manutenzione stradale e della nettezza urbana intimamente legata alla
pubblica
igiene.
Altri poderosi argomenti di studio costituiscono i pubblici servizi di
trasporto, tanto dal punto di vista del primo impianto che da quello
dell’esercizio, la distribuzione dell’elettricità, del gas e
dell’acqua, le
fognature ed i metodi di allontanamento e di depurazione dei rifiuti
liquidi e
solidi cittadini.
Un insieme di argomenti di questa natura, trattato non dal puro punto
di vista
teorico, ma con costanti riferimenti pratici ed economici è
suscettibile di
interessare non solo gli Ingegneri degli Uffici comunali, ma ogni
amministratore coscienzioso ed ogni categoria di funzionari pubblici a
qualunque servizio appartengano.
Le notizie che abbiamo
riportato sulla
organizzazione dell’Institut d’Urbanisme parigino ci sembrano
abbastanza chiare
per tracciare a grandi linee il quadro dell’azione che dovrebbe
proporsi da noi
una istituzione analoga, anche se non identica.
Sopra
tutto sembra il caso di insistere sulla opportunità dell’intima
fusione
dei tre elementi: teorico (ricerche ed indagini di assieme), pratico
(corsi
formativi e di perfezionamento pei funzionari degli Enti pubblici), volgarizzatore
(opera di propaganda per la formazione di una coscienza
urbanistica nel
grosso pubblico o per lo meno nei pubblici amministratori ed in chi per
una
ragione qualunque è chiamato ad esercitare una influenza od una
missione che
abbia qualche ripercussione sulla vita comunale).
Sulla
necessità della formazione di una cultura e di una coscienza
urbanistica
chi ha avuto occasione di reggere uffici pubblici può certamente
far fede.
Pochi
sono i veri competenti che sanno assurgere ad una visione organica e di
assieme di questi problemi.
Molti
volenterosi sono animati dai migliori propositi, ma, assai spesso
l’eccessiva unilateralità di giudizio, frutto di appassionato
attaccamento alle
discipline colle quali si ha maggiore famigliarità, limita il
campo visivo.
Un
centro di ricerche, di studi e di discussioni, che rafforzi la
preparazione
dei tecnici e degli esecutori ed indirizzi il pubblico verso una
più esatta
percezione e conoscenza dell’argomento, darà maggiore
organicità e sicurezza di
direttive, forgerà le armi ed i mezzi perchè la
“città italiana”, che ha così gloriose
tradizioni nel passato, si trovi ben preparata e pronta ad affrontare
le nuove
necessità di vita dei tempi moderni, seguendo il suo genio,
senza perdere cioè
le sue antiche caratteristiche e senza snaturarsi con mal comprese
imitazioni
di spesso sorpassati modelli ultra montani, od ultra oceanici.
Noi ci
auguriamo che il nuovo centro milanese di Studi superiori prenda nella
dovuta considerazione questo interessante argomento e trovi i mezzi e
le vie
per dar vita ad una “Scuola” italiana di urbanismo degna di gareggiare
colle
consorelle dell’estero nello studio dei più attuali ed
assillanti problemi
della vita collettiva moderna.
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