Fatte queste premesse, riportiamo alcuni suggerimenti per migliorare la legge in vigore e, viepiù, i progetti di legge in discussione. Alcuni suggerimenti sono stati espressi dagli stessi cacciatori, altri da guardie venatorie volontarie, altri ancora da guardie provinciali, altri, infine, dagli agricoltori:

1)RIDUZIONE DELLE GIORNATE DI CACCIA

E' necessario stabilire giorni fissi di caccia per tutti, onde evitare, come sistematicamente capita, che durante i primi mesi di caccia (in ottobre e novembre è possibile andare a caccia ben cinque giorni su sette!) sparisca tutta la selvaggina cacciabile!

I problemi più grossi si verificano nelle prime due o tre settimane della stagione. Nella prima settimana, infatti, molti cacciatori si mettono in ferie e gioco forza vanno a caccia tutti i giorni disponibili . In sostanza, dalla prima domenica alla seconda, si fanno almeno quattro giornate di caccia. Quello che deve fare riflettere è che in questa fase della stagione in molti si precipitano per i campi con cani e schioppi. Ciò è ovvio perché siamo all'inizio della stagione ed è in questo periodo che si trova più facilmente la selvaggina. Per questo motivo si combina una miscela esplosiva ai danni della fauna e delle colture: tanti cacciatori per tante giornate ravvicinate nel tempo.

Tutto ciò è molto dannoso sia per la selvaggina sia per le colture.

Si può, infatti, affermare, senza tema di smentite, che il grosso della selvaggina stanziale si abbatte in questo breve periodo. Se la vigilanza venatoria fosse in grado di controllare i carnieri durante le prime giornate di caccia, ne troverebbe conferma!

Bisogna allora trovare una soluzione che eviti quanto appena illustrato.

Una proposta intelligente è quella di contenere sia i giorni sia gli orari di caccia per le prime due o tre settimane, per poi passare ai tre giorni settimanali.

Una proposta praticabile potrebbe essere, per esempio, due giorni la settimana dalle 7.00 alle 13.00. Le giornate potrebbero essere giovedì e domenica.

Ci si chiederà perché proprio quei giorni. La risposta è che siccome molti cacciatori veneti hanno accesso agli ambiti dell'Emilia Romagna ed in quella regione, almeno con l'ultimo calendario, adottano la stessa soluzione, essi sarebbero così costretti a scegliere con evidenti vantaggi per i cacciatori locali.

Effetti:

 · riduzione della pressione venatoria nei confronti di una selvaggina non ancora abituata al contemporaneo scovo e sparo, e quindi facilmente abbattibile in quantità;

· riduzione del disturbo nei confronti di un'agricoltura in pieno periodo di raccolta , in cui le colture cerealicole, per fase vegetativa, sono più soggette a danni da traumi meccanici;

· dilatazione dell'intervallo tra il primo e il secondo giorno di caccia, tre giorni pieni dal lunedì al mercoledì;

· riduzione dell'interesse da parte di molti a prendersi le ferie, con il risultato di innescare un meccanismo virtuoso di diverso approccio nei confronti del " far carniere ";

· riduzione dell'atteggiamento predatorio anche da parte dei cacciatori pensionati e di quella parte di popolazione residente in campagna che non avrebbe bisogno di prendersi delle ferie per sfruttare tutti i giorni di caccia utili, stante l'attuale calendario venatorio;

· riduzione della possibilità d'abbattimento della selvaggina sfuggita al primo scovo;

· riduzione della possibilità, da parte della stessa squadra di battere una zona di mattino ed un'altra il pomeriggio (a settembre le giornate sono lunghe).

2)RIDUZIONE DELL'ORARIO DI CACCIA

E' necessario che nel territorio lagunare e vallivo la caccia sia consentita solo alla mattina, perché, così come è praticata attualmente, cioè dalla mattina alla sera, essa disturba insopportabilmente la vita delle anatre durante i loro quotidiani spostamenti dalle aziende faunistico venatorie di valle al mare ed alle lagune. Riducendo le ore di caccia al solo mattino, potrebbero transitare tranquillamente alcune ore della giornata senza il pericolo di essere costantemente bersagliate!

3)RIDUZIONE DEL CARNIERE GIORNALIERO

Il numero di palmipedi cacciabili per giornata e per cacciatore è stato elevato da 10 a 25. Ciò è scandaloso, perché finisce per legittimare le "mattanze" delle aziende faunistico-venatorie vallive. E' doveroso ritornare ai 10 capi!

4)REGOLAMENTAZIONE DELLA CACCIA IN VALLE

In alcune zone del territorio lagunare e vallivo, le aziende faunistico-venatorie sono disposte come "case a schiera". L'articolo 29/8° della L.R. 50/93 prevede, infatti, una deroga, per il territorio lagunare e vallivo, all'obbligo di una distanza non inferiore a 500 metri tra il confine di un'azienda e quello di un'altra. In alcune zone del territorio lagunare e vallivo del Veneto, perciò, si arriva al paradosso di avere delle aziende faunistico-venatorie una in fila all'altra, senza soluzione di continuità e senza la possibilità di una via di fuga per gli uccelli che, durante i giorni di caccia in valle, non possono trovare via di scampo, perché in tutte le valli si spara contemporaneamente! E' necessario, perciò, prevedere un solo giorno fisso alla settimana per la caccia nelle valli, che deve essere alternato (uno il sabato ed uno alla domenica) a seconda di come sono "disegnati" i loro confini ed in modo tale che se un uccello riesce a fuggire agli spari provenienti da una valle in cui la caccia è consentita, possa trovare rifugio nella valle confinante, che dovrà essere in "riposo venatorio".

5)STOP ALLE PREAPERTURE

Ultimamente, purtroppo, la Regione Veneto, in barba ai pareri negativi dell'I.N.F.S., alle proteste del mondo ambientalista, ma anche di parte di quello venatorio, e di alcuni sindaci dei territori lagunari e vallivi a vocazione turistica, dà sistematicamente corso alla cosiddetta preapertura, facendo iniziare la caccia da appostamento (su terra ed in vallivo) dal primo di settembre per alcune specie di animali e solo durante il fine settimana. Ciò è barbaro, deleterio ed inaccettabile per le seguenti ragioni:

-si disturbano le attività delle aziende agricole;

-la selvaggina acquatica non è matura;

-si crea affollamento di cacciatori a danno di chi pratica solo la caccia in valle;

-nella prima metà di settembre vi sono ancora i turisti in giro per lagune, spiagge e scanni e verrebbe messa in pericolo la loro incolumità dagli appostamenti in funzione proprio in quelle zone!

6)VIETARE LA CACCIA QUANDO C'E' NEBBIA

Vietare la caccia, per motivi di sicurezza, durante quelle giornate in cui la visibilità è inferiore al tiro utile dei fucili normalmente usati; tra l'altro, quando non si vede nulla,si possono abbattere erroneamente animali protetti, oltre che costituire pericolo per sé e per gli altri.

7)MISURE DI SICUREZZA DURANTE IL CONTROLLO DELLE ARMI

Prevedere, per ragioni di sicurezza, che il cacciatore, durante il controllo delle guardie venatorie, scarichi immediatamente il fucile.

8)MISURE DI SALVAGUARDIA PER LA FAUNA SELVATICA MINACCIATA DALLE MACCHINE AGRICOLE

Le macchine agricole utilizzate nei diversi lavori di campagna (preparazione del terreno, sfalcio, mietitura, ecc.) provocano spesso la morte di diversi selvatici (lepri, fagiani, starne, ecc.) che vivino e nidificano sul terreno.Ciò è dovuto all'atteggiamento di difesa di tali animali che, di fronte ad un eventuale pericolo, tentano di nascondersi accovacciandosi sul terreno per scappare all'ultimo momento in caso di pericolo reale. La velocità delle macchine operatrici (che può raggiungere anche i 15 km orari), la lunghezza delle barre falcianti (che supera anche i 4 metri) e la regolazione rasoterra degli organi falcianti, inoltre, non lasciano scampo ai selvatici, che spesso vengono travolti dalle macchine operatrici.

Fatta questa premessa, è necessario prevedere l'obbligo, da parte degli agricoltori, di adottare opportune misure di salvaguardia della vita dei selvatici durante l'uso delle macchine agricole. E' doveroso, inoltre, prevedere delle sanzioni in caso di mancato rispetto di tali criteri.

Le accortezze da adottare, dovranno essere:

a)prima di iniziare le lavorazioni del terreno (aratura, erpicatura, ecc.) non sarà male effettuare uno o due passaggi al centro dell'appezzamento per spaventare la selvaggina provocandone la fuga verso gli appezzamenti limitrofi;

b)le operazioni di raccolta (sfalcio dell'erba medica, trebbiatura del grano, ecc.) dovranno essere effettuate a partire dal centro dell'appezzamento con direzione verso l'esterno. In tal modo la selvaggina, che staziona preferibilmente lungo i margini dei tereni, avrà il tempo di allontanarsi e trovare subito un rifugio sicuro nel terreno vicino;

c)sarà necessario sistemare direttamente sulle macchine operatrici dei sistemi che favoriscano una fuga anticipata del selvatico. Si tratta di utilizzare delle <<barre di involo>> collocate lateralmente o anteriormente alla macchina operatice. Queste barre devono essere munite di strutture metalliche (catene, anelli o pettini con molle "dolci") che, strisciando sul terreno davanti alla macchina operatrice, <<possano avvertire>> il selvatico dell'arrivo della barra falciante dandogli il tempo necessario per scappare;

d)poichè in genere i nidi sono collocati nei primi 10-12 metri dal bordo degli appezzamenti, si consiglia, almeno durante le operazioni di raccolta lungo i margini dei terreni, di regolare la barra falciante ad un'altezza dal terreno superiore a10 cm.