INTERVENTO DEGLI AMICI DEL PARCO ALLA PRIMA RIUNIONE DELLA COMUNITA' DEL PARCO (19 APRILE 2001)

Cari colleghi della Comunità del Parco, egregi signori Sindaci e membri dell'Ente Parco, sig. vice Presidente, buonasera a tutti. Mi presento: sono Fabio Roccato, dirigente della Canottieri Adria - sezione canoa, membro della Comunità del Parco in quanto rappresento il C.O.N.I., la più importante associazione sportiva nazionale e regionale. Sono il responsabile del settore turistico della canottieri Adria, mi occupo, cioè, dell'organizzazione di percorsi turistici - non competitivi in canoa nel Delta del Po (l'ultima domenica di Giugno si tiene la nostra manifestazione "di punta", che attira nel Parco decine di sportivi da ogni parte d'Italia) e su questi temi ho anche creato un CD-rom, in collaborazione con la LIPU di Adria e l'Amministrazione Provinciale di Rovigo.

Come si può intuire, perciò, sono anche un ambientalista, e precisamente sono un attivista della LIPU di Adria e del WWF di Rovigo, nonché dell'Associazione denominata Amici del Parco del Delta del Po, a tutti senz'altro nota per le numerose battaglie in difesa del Parco e del Delta in generale.

Finalmente, dopo tre anni e mezzo, abbiamo la fortuna di conoscerci e di parlare dei problemi che ci stanno a cuore.

Noi ambientalisti siamo quelli che più di tutti abbiamo voluto il Parco e, per questo, probabilmente, abbiamo anche maggiori  aspettative degli altri colleghi qui presenti. I nostri interventi sulla stampa non lasciano dubbi a tal proposito.

Non nascondiamo che noi volevamo un Parco Nazionale, così come la stessa legge istitutiva, inizialmente, prevedeva.

Perché un Parco nazionale? Perché ci sarebbe stata minore possibilità da parte delle lobby del cemento, degli speculatori in generale o di altri gruppi di potere, di "metterci gli artigli". Non è necessario che io ricordi cosa sta succedendo in alcune Regioni, definite "tagliaparchi" (mi riferisco a Lombardia, Lazio e Liguria), perché tutti voi dovreste sapere che c'è la volontà “politica” di ridimensionare i perimetri dei parchi, per potervi edificare, per tagliare alberi, andare a caccia,  scavare sabbia o sassi, ecc. Anche nella legge che ha istituito il  nostro Parco, infatti,  si sono esclusi, in fase di prima perimetrazione, migliaia di altri ettari di zone umide importanti, per accontentare questa o quella lobby.

Tant'è: questo Parco abbiamo e questo Parco dobbiamo difendere e valorizzare.

L'opportunità che esso ci offre, ad ogni modo, va sfruttata appieno.

Quali potrebbero essere, se non quelle di un Parco le prospettive per la nostra terra? Essa non potrà avere un futuro industriale, perché è tradizionalmente agricola ed alieutica, perché manca una rete viaria adeguata e persone che dispongano di capitali da investire. La nostra terra, invece, è tristemente famosa solo per le alluvioni ed, ora, purtroppo, anche per l'inquinamento della Centrale Enel! Vogliamo essere ricordati per questo?

Il Parco ci dà la possibilità di “entrare nella Storia” con “migliore onore”,  di incrementare attività ecocompatibili, come il turismo o la pesca e di  valorizzare i nostri prodotti tipici che, proprio grazie all'esistenza di un Parco, si potranno vendere meglio e di più: le vongole, il pesce, il riso, il miele, i meloni, ecc. Dobbiamo, perciò, “salire su questo treno” con convinzione, perché è l'unico che ci porterà verso il vero sviluppo e permetterà, contemporaneamente, ai nostri figli, di godere, come noi, delle bellezze del nostro territorio, unico nel suo genere.

Credete voi, per esempio, che Comunità "depresse", come quelle montane avrebbero avuto altre possibilità di sviluppo se non avessero sfruttato l'unica ricchezza che hanno, ossia il paesaggio? Miseria, ignoranza ed emigrazione: queste erano le prospettive di quelle terre, che per certi aspetti ci accomunano con il nostro non lontanissimo passato. Ora le “Genti della Montagna”, grazie al turismo, vivono nel benessere, ma sempre nel rispetto ed in armonia con la loro risorsa primaria: la natura!

Impariamo, dunque, da loro e facciamo tesoro di tali insegnamenti. Spiace, però, a parte i Sindaci presenti, che hanno capito le potenzialità del Parco, e che ringraziamo per gli sforzi fatti sinora, che vi sia ancora Porto Tolle che non vuole percorrere la nostra  strada comune. Noi, ad ogni modo, lavoriamo e lavoreremo anche per loro, nella speranza che, un giorno, quel Comune recuperi il tempo perduto.

Fatta questa doverosa premessa, vi vado ad esporre i problemi che, a nostro avviso, meritano la priorità dei lavori dell'Ente Parco e dei quali chiediamo, quanto prima, una doverosa risoluzione:

1)L'istituzione di una casa del Parco o, comunque di un centro visite. L'Ente Parco deve dotarsi di un centro visite in cui vi sia personale preparato a fornire ai turisti tutte le informazioni sul Parco necessarie alla migliore promozione del Parco stesso, con distribuzione di materiale informativo, cartine e quant'altro.

2)Risoluzione dei problemi connessi alla  fruizione dei territori del Parco. Vi sono alcune strade arginali in concessione, ricadenti nel Parco, che sono vietate alla fruizione dei turisti che vogliono fare escursioni in bicicletta, a piedi o a cavallo, a causa di sbarre che ne impediscono l'accesso. La stesa situazione si presenta per gli argini di alcune aziende faunistico venatorie, ciascuna delle quali ha una buona porzione di territorio ricompresa nel Parco. Ciò è penalizzante per i visitatori, che si trovano di fronte ad ostacoli spesso abusivi, che contrastano il pieno godimento del panorama  anche di zone demaniali.

3)Costituzione di parte civile nei processi che riguardano il Parco. Ci è dispiaciuto che l'Ente Parco, nonostante sia stato da noi a suo tempo sollecitato, non si sia costituito parte civile nei processi per caccia nel Parco. Era un suo dovere, invece, farlo. Anzitutto perché ciò è previsto dalla legge, poi perché, com’è a tutti noto, vista l'esiguità delle risorse economiche a disposizione di questo, come di altri Parchi, anche i soldi provenienti dai risarcimenti danni sono importanti. Noi, come WWF ed Italia Nostra, abbiamo sinora raccolto circa dieci milioni di risarcimento danni nei processi nei quali ci siamo costituiti: un'occasione che il Parco si è lasciato imperdonabilmente sfuggire pur non navigando nell'oro! Faccio presente, poi, contrariamente a quanto affermato a suo tempo dal Presidente, che non è vero che le motivazioni dei processi non erano così gravi da giustificare la costituzione di parte civile da parte dell'Ente stesso. Se non fossero stati i nostri tre avvocati a difendere le sorti del Parco il sei Aprile scorso, nel Tribunale di Adria, e fosse passata la tesi dell'incostituzionalità del Parco, proposta dall'avvocato dei cacciatori, ora, forse, staremo qui a parlare di altro!

4)I permessi per l'introduzione delle armi nel Parco. Noi vorremmo che il Presidente rilasciasse i permessi in maniera più restrittiva, con un criterio ben preciso e non come sembra accada ora (a tutti indistintamente). Negli altri Parchi questa norma è rispettata, lo deve essere anche nel nostro, per evitare anche solo il pericolo del bracconaggio. Si possono ugualmente risolvere i problemi dei casi del transito obbligato delle armi nel Parco (su strade arginali, ponti e tratti di fiume) in maniera da non penalizzare i diritti dei cacciatori, ma senza stravolgere la legge 394/91!. A tal proposito abbiamo già chiesto un incontro in separata sede con il Presidente ed il Direttore del Parco per spiegare meglio le nostre proposte.

5)Campi addestramento cani all'interno del Parco. In un territorio protetto come dovrebbe essere il nostro Parco (che, ripeto, ha una superficie troppo esigua), l'Amministrazione Provinciale ha concesso l'autorizzazione all'istituzione di due campi di addestramento cani all'interno del suo perimetro: uno a Santa Maria in Punta e l'altro a Corbola, per totali 50 ettari! Nonostante le nostre proteste (nella zona nidificano numerose specie di uccelli, le cui covate sono irreparabilmente disturbate dall'azione dell'uomo e dei cani) ed il parere contrario dell'Ente Parco, però, i campi sono ancora là, perfettamente attivi.

6)La tabellazione. Chiediamo all'Ente Parco che si attivi affinché vengano preparate ed apposte le tabelle segnaletiche con il logo del Parco. La necessità della tabellazione, che non dovrebbe avere un costo elevato (le tabelle esistenti negli altri Parchi sono in plastica o in metallo, non sono più grandi di un foglio di carta in formato A4, ed in esse è rappresentato semplicemente il logo ed il nome del Parco; non  precisano i divieti esistenti nel Parco, perché dovrebbero essere a tutti noti per legge, sono collocate su normali pali in legno e non sono poste  a cento metri una dall’altra, contrariamente a quanto sostengono i cacciatori e come, del resto, precisato  dalla legge e dal  Giudice di Adria), è ovvia: indicare al turista che egli si trova in un'area protetta, perché se ne renda conto  e sappia adottare tutte le cautele che un'area protetta richiede, affinché ne sia rispettata la flora e la fauna. Mi rendo conto che alcune tabelle verranno tolte, imbrattate o impallinate, specialmente in determinate zone, però la tabellazione non può  più essere procrastinata!

7)Istituzione del nucleo di guardaparco. L'Ente Parco si deve attivare per istituire un nucleo di guardaparco, perché la presenza degli agenti che ne faranno parte, su un territorio così delicato e soggetto ad atti di bracconaggio, ad escavazioni abusive, alla costruzione di baracche sugli scanni, a depositi incontrollati di rifiuti ed al taglio degli alberi nelle golene, fornirebbe maggiori garanzie per la tutela e salvaguardia dell’ambiente.

Nella speranza che l'Ente Parco si faccia carico di tutti i problemi da me sollevati, a nome di buona parte dei presenti, vi ringrazio per l'attenzione concessami.

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