(2)" forme di lucro legate alla caccia: botti e barcaioli"

A pagina 275 del libro di Antonella Tomasin “L’ipotesi di Parco del Delta del Po – Materiali di Analisi – Quaderni della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo” , alla nota nr. 58), è scritto, ibidem,: <<In un articolo apparso sul Resto del Carlino di due anni fa (il libro della Tomasin è del 1990, n.d.r.), il presidente provinciale della Federcaccia, parlando di “scandalo delle valli”, afferma che “i proprietari ospitano facoltosi cacciatori chiedendo, a quanto si dice, 70-80 milioni all’anno per ogni posto in botte. Se si considera che in una valle di botti ce ne sono da 8 a 10, i conti sono presto fatti…>>.

Alle pagine 11 e 12 del periodico “Polesine Oggi”, nr. 7, Ottobre/Novembre 1992, dal titolo “Parco del Po interregionale: si o no?”c'è un'intervista al senatore del P.C.I. (ora esponente dei D.S. ed ex senatore,  membro dell’Ente Parco), Elios Andreini, sul problema: “parco si o parco no”. A proposito dei “barcaioli” egli sostiene, ibidem,: <<…(in relazione al problema della caccia, n.d.r.)...La verità è però (ed è amaro dirlo) che ci sono da difendere gli interessi dei vallicoltori che affittano le botti a professionisti di altre province per centinaia di milioni, mentre i paesani, “danneggiati” ed esentasse, sono spesso quei barcaioli che trasportano lontani principi…>>.

A pagina 484 del periodico “L’Universo”, Geografia, cartografia studi urbani, territoriali e ambientali, nr. 4, Luglio/Agosto 2000, speciale “Il parco del delta del Po: realtà, prospettive”, di Pierfrancesco Bellinello, è scritto, ibidem,: <<…il divieto …della caccia…comprometterebbe, poi, l’economia di altre numerose famiglie: molti cacciatori, infatti, si trasformano in barcaioli ed accompagnano  alle <<botti>> i seguaci di <<Diana>, che dalla Lombardia, dal Veneto, dall’Emilia Romagna e anche dal lontano Piemonte calano in Bassopolesine…per riempire i loro carnieri>>.

A pagina 167 del libro di Antonella Tomasin “L’ipotesi di Parco del Delta del Po – Materiali di Analisi – Quaderni della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo” , è scritto, ibidem,: <<…La caccia in valle e in laguna presuppone un servizio di accompagnamento del cacciatore nel suo appostamento, che viene generalmente garantito dai cosiddetti “barcaioli”, figure tipiche della sola area deltizia. Si tratta di un centinaio di persone, residenti in gran parte a Pila e Boccasette (comune di Porto Tolle), disposti ad accompagnare i cacciatori ai loro appostamenti fissi, dietro un compenso stimato sulle 50.000-100.000 lire per ogni uscita. Considerato che possono essere trasportati anche più cacciatori per volta e che ogni cacciatore può richiedere il servizio per un massimo di 55 giornate di caccia complessive, si può quantificare la rilevanza economica potenziale di tale attività…>>. A pagina 168, sostiene, ibidem,: <<…l’esercizio venatorio…è anche e soprattutto una notevole risorsa economica, che andrebbe annoverata a pieno titolo tra le attività produttive dell’area…>>.

A pagina 902 del libro di Ettore Arrigoni degli Oddi "Ornitologia Italiana" - Ulrico Hoepli Editore, è scritto, ibidem,: <<...(a proposito della caccia esercitata nel Delta, n.d.r.)...Nelle nostre lagune era caccia esercitata dai più poveri...che non potendo nella stagione invernale prendere il pesce, si davano alla caccia dei Palmipedi, delle Folaghe ed altri uccelli palustri...durante il periodo invernale...vivevano unicamente del prodotto di caccia...>>.