DOSSIER SU CACCIA E BRACCONAGGIO NEL DELTA DEL PO VENETO

PRESENTAZIONE

(Nota: tutto il dossier è integrato da varie note esplicative, visualizzabili con collegamenti ipertestuali. E' vivamente consigliata la lettura di tutte le suddette note per una corretta e completa comprensione del testo del dossier stesso. N.d.r.).

Uno dei "problemi venatori" ancora da risolvere nel Delta del Po, purtroppo, è la piaga del bracconaggio (1), tuttora troppo diffuso e responsabile di vere e proprie "stragi" di uccelli.

La caccia viene praticata da molti abitanti del Delta (che vanta una delle densità venatorie più elevate d’Italia), soprattutto ai danni dei numerosi Anatidi che trovano il loro habitat naturale in quest’importante zona umida.

Oltre ai “seguaci di Diana” del posto, inoltre, nel Delta giungono numerosi anche i “foranei”, che alcuni "locali" accompagnano a caccia a scopo di lucro, essendo questo tipo di attività, per qualcuno di loro, un vero e proprio "lavoro" che rende ("in nero") anche una trentina di milioni l’anno (2)!

La “lobby” dei cacciatori (3) è molto "potente" ed in grado, addirittura, di "condizionare" le scelte politiche di intere amministrazioni locali (4), e persino quella provinciale (5).

Anche se può non piacere, in ogni modo, la caccia è attività consentita dalla legge, e quindi non può essere demonizzata tout court!

Per “bracconaggio” si intende, in pratica, l’esercizio venatorio non rispettoso delle leggi (1).

Altre realtà italiane sono senz’altro più "famose" di quella del Delta. E' noto, per esempio, il problema del bracconaggio sullo stretto di Messina, oppure quello ai danni dei piccoli Passeriformi catturati con reti ed archetti nelle Valli del Bresciano per alimentare la tristemente conosciuta tradizione della “polenta e osei”.

Anche nel Delta, però, il bracconaggio ha le sue peculiarità e questo dossier ha lo scopo di metterle in risalto. Esso è un’analisi dettagliata, eseguita sulla base di molti lustri di esperienze dell'autore, fatte in prima persona, come l’inseguimento e l'identificazione di bracconieri che fanno uso di fucili illegali, di richiami vietati, abbattono specie protette, cacciano nel Parco, praticano l’esercizio venatorio in periodi di caccia chiusa, si avvalgono addirittura di vedette che danno l’allarme nel caso arrivino gli agenti della vigilanza, commerciano specie protette con tassidermisti abusivi, ecc.

Alcune notizie riportate sono tratte anche da confidenze fatte da altre guardie venatorie (appartenenti alla Polizia Provinciale, al Corpo Forestale dello Stato, alle associazioni venatorie ed ambientaliste), da cacciatori "informatori", da proprietari di aziende faunistico venatorie, da articoli riportati sui quotidiani locali e da numerosi libri che parlano del Delta del Po.

Quest'opera è stata scritta da Fabio Roccato, un poliziotto che presta servizio a Porto Tolle (RO), uno dei nove Comuni del Parco del Delta veneto del Po.

Fabio stesso è un abitante del Delta ed abita ad Adria (6), uno degli altri Comuni del Parco. Nel suo lavoro di operatore di Polizia Giudiziaria si è specializzato nell'applicazione delle leggi ambientali ed ha maturato una grande conoscenza delle problematiche connesse all'esercizio venatorio. Nel corso degli anni ha subito anche molte ritorsioni proprio per questo: minacce, telefonate minatorie, danneggiamenti dell'auto, scritte offensive sui muri del paese dove lavora, ecc. Addirittura, nel 1999, sul suo "caso" vi fu un'interrogazione in Senato (Senatore Bortolotto) ed in Parlamento (Onorevole Boato) perché vi erano "pressioni dall'alto" per farlo trasferire ed allontanarlo dalla zona dove presta servizio.

Fabio è anche un importante esponente del W.W.F. rodigino, nonché uno dei membri ambientalisti della Commissione Faunistico Venatoria Regionale del Veneto (il massimo organo regionale di pianificazione venatoria).

E' anche il coordinatore dell'associazione ambientalista "Amici del Parco del Delta del Po" che si batte, tra l'altro, contro "l'ostilità" (7) delle molte "comunità locali" che hanno sinora "impedito" che i principi contenuti nella legge istitutiva del Parco del Delta venissero effettivamente messi in pratica.

Il dossier, la cui prima edizione è dell'Aprile 1999, è stato inviato ai vertici nazionali della L.I.P.U e del W.W.F., al Ministro dell'Ambiente ed al Prefetto di Rovigo (8).

Scopo del dossier è quello di supplire anzitutto alla mancanza di un'opera che trattasse particolareggiatamente dei vari tipi di caccia e bracconaggio praticati nel Delta del Po (mai nessun’altra monografia, con specificazione  del numero di cacciatori presenti nel Delta, ripartiti per Comune, dei problemi della vigilanza venatoria in generale e di quella volontaria in particolare, ecc., era stata scritta prima di allora).

Si è voluto, inoltre, con esso, rendere edotte le Autorità (Ministro dell'Ambiente e Prefetto) ed i presidenti delle maggiori associazioni ambientaliste, della gravità della situazione del bracconaggio nel Delta del Po al fine di cercare di rinforzare i contingenti delle forze istituzionalmente deputate alla vigilanza venatoria (Corpo Forestale dello Stato, Guardie Provinciali, ma anche forze dell’ordine in generale: Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, tutte, ex art. 55 del C.P.P., preposte a prendere notizia dei reati, di qualunque genere essi siano, ed impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori).

Per la sua valenza giornalistica, il dossier è stato pubblicato anche sul sito di PeaceLink, Associazione di Volontariato dell'Informazione (che vanta un milione di contatti al mese), il cui responsabile è il giornalista Carlo Gubitosa (tessera ordine giornalisti n. 094347).

Prefazione
"Il Polesine, terra dei records"
"Il paesaggio"
"La fauna"
"L'A.T.C. 4A3-Polesine Orientale"
"La caccia praticata nel Delta del Po Veneto"
"Bracconaggio"

"La vigilanza"