(3)"lobby dei cacciatori"

Come riportato dal vocabolario "Lo Zingarelli", per “lobby” si intende, ibidem,: <<2. (fig.) Gruppo di persone che, sebbene estranee al potere politico, hanno la capacità di influenzare le scelte, soprattutto in materia economica e finzanziaria>>.

-Andrea Chiti Batelli, sul libro “Abolizione della caccia, problema europeo”, Pietro Lacaita editore,  scrive, a pagina 6, ibidem,: <<…la potente lobby dei cacciatori, da un lato, e degl’industriali produttori di armi e munizioni dall’altro. I primi agiscono sopratutto tramite organizzazioni che si appoggiano ai vari partiti…Quanto agl’industriali…, ci si può render conto della loro temibile consistenza (e influenza) se si tiene presente che, secondo <<l’Avvenire>> del 5 maggio 1979 sarebbero occupati, nella fabbricazione di armi (in gran parte da caccia) 7.000 persone; a queste ne vanno aggiunte 10.000 <<legate all’indotto>> e 15.000 che lavorano nei punti di vendita. Senza contare...le persone che lavorano nell’industria delle munizioni e che <<Lotta Continua>> del 26 giugno 1979 valutava esser pari a circa 6.000;…vi sono altresì 5.000 commercianti del settore e un numero imprecisato di allevatori di cani, selvaggina, ecc.: in totale circa 25.000 famiglie vivrebbero di attività collegate alla caccia. Se è vero, come pare certo, che il numero dei cacciatori è diminuito, si riducano pure quelle cifre di un buon terzo: si avrà ugualmente un gruppo di pressione ricco e potente, deciso ad agire sui poteri pubblici con tutti i mezzi leciti e illeciti…>>.

A pagina 7 aggiunge, ibidem,: <<…E’ abbastanza facile sapere quanti fucili e carabine da caccia e da tiro vengono venduti attualmente in Italia, perché tutte le armi da fuoco devono esser provate sul Banco Nazionale di priva a Gardone Val Trompia (Brescia). Tenendo conto anche delle importazioni ed esportazioni, risulta per il 1978 un numero di 230.000 fucili e carabine vendute, di cui la grande maggioranza da caccia, con una spesa complessiva di circa 60 miliardi.>>.

A pagina 8, infine, ibidem,: <<Delle cartucce sparate non esistono statistiche ufficiali, se non sulle importazioni ed esportazioni. Abbiamo visto però che da un’inchiesta risulta che le cartucce impiegate nella caccia sono circa 1.100.000.000, e con un costo medio prudenziale di 300 lire l’una abbiamo una spesa complessiva dei cacciatori per le sole cartucce di 330 miliardi. Conrad e Poltz valutano la spesa per le cartucce in 360 miliardi. E se invece, come si deve, si tiene conto anche dell’abbigliamento, si un insieme d’interessi davvero cospicuo…>>.

-Fulco Pratesi, il presidente nazionale del W.W.F., sul numero 10, Ottobre 1999, della rivista “Panda” scrive, ibidem,: <<…(a proposito dei cacciatori italiani, n.d.r.)…Ecco: con gente di tal fatta…che dispone (assieme ai fabbricanti di armi) di potentissime lobbies in Parlamento…>>.

-Fabio Cassola,sul libro “La caccia in Italia”,“La Nuova Italia” editore,scrive,a pagina 6, ibidem,:<<…la caccia è…un’attività di moda dietro la quale è ben riconoscibile la spinta di enormi interessi economici e industriali…>>.A pagina 9,aggiunge,ibidem,: <<…E’ un fatto che esistono nella nostra vita pubblica e parlamentare molti uomini politici che hanno una precisa e del resto dichiarata caratterizzazione in senso <<venatorio>>, parlano di questa materia a nome del  proprio partito, hanno proprio tra i cacciatori la loro solida e più sicura base elettorale; e magari, molto spesso, sono essi stessi cacciatori in prima persona…>>. <<…(parlando sempre della caccia, definita grande fenomeno di massa, n.d.r.)…oggi il mondo politico…è costretto a seguirlo, a subirlo, a farsene in larga misura condizionare e strumentalizzare…>>. A pagina 32 sostiene, ibidem,: <<…C’è un giro di affari, che gravita intorno alla caccia, dell’ordine di centinaia e anzi migliaia di miliardi…Cominciamo dai fucili: ve ne sono in Italia non meno di 184 modelli…Abbiamo poi le cartucce (non meno di 159 tipi diversi in commercio…>>. A pagina 33, asserisce, ibidem,: <<…una serie infinita di altri prodotti d’uso più o meno esclusivamente venatorio: dall’abbigliamento sportivo agli accessori per la caccia, dagli allevamenti di selvaggina all’addestramento dei cani, dalle riviste del settore a case editrici specializzate, che pubblicano una quantità impressionante di libri e manuali d’argomento venatorio. E poi ci sono i tassidermisti e i materiali per imbalsamazione, i negozi specializzati di caccia e pesca (ormai migliaia in tutta Italia), le agenzie di viaggio che organizzano safari <<tutto compreso>> nei più disparati paesi del mondo; oltreché, naturalmente, l’imponente giro d’affari connesso con i cani e la cinofilia…Vi sono cani da cinghiale che costano milioni…Dietro la caccia, insomma, si sono ormai formati e consolidati interessi economici multiformi e ingentissimi, che hanno creato, e hanno interesse a tener su, un mercato di dimensioni oggettivamente colossali, che già da solo spiega molto eloquentemente la arrendevolezza di tanti politici e la quantità di mezzi (pubblicità, riviste, ecc.) profusi nella propaganda e nell’incentivazione della caccia…>>.

Da "Il Gazzettino-cronache dal Nazionale" del 31.10.01: <<CACCIA. I Verdi denunciano un accordo favorevole "alle lobby delle doppiette". "Combutta maggioranza-Ds">>. Mentre il Senato sta discutendo il disegno di legge governativo che concede facoltà di deroga alle Regioni sulla caccia, il provvedimento è stato già anticipato da Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Provicnia di Trento. Dell'elenco fa parte anche il Veneto, ma i rinvii dell'approvazione della legge sulla natalità sta condizionando la discussione del provvedimento sull'attività venatoria. La denuncia è di WWF, Verdi e di altre associazioni ambientaliste, tra le quali LAV, LAC e LIPU. Il provvedimento in discussione, secondo Verdi e ambientalisti, vuole attribuire alle Regioni pieni poteri di caccia, dalla facoltà di scegliere le specie pretette da regalare alle doppiette alla facoltà di scelta sui tempi e sui luoghi in cui sparare. <<Sembra paradossale - osserva il presidente del WWF, Fulco Pratesi - che il Governo, anzichè richiamre le Regioni al rispetto della legge nazionale sulla caccia, le assecondi, promuovendo un provvedimento che cede alle richieste dei cacciatori e viola la normativa comunitaria>>. Secondo i Verdi, ci sarebbe una <<combutta>> tra maggioranza e Ds per permettere <<un disastro ambientale>>. Per gli ambientalisti, il pretesto è quello di recepire pienemante la direttiva Ue sulla conservazione degli uccelli selvatici, ma l'articolo 9 della direttiva verrà utilizzato <<affidando alle Regioni pieni poteri sulla caccia, per dare all'ente locale la facoltà di scegliere le specie protette da "regalere" alle doppiette oltre a fissare tempi e luoghi in cui sparare>>. Secondo Grazia Francescato, portavoce nazionale dei Verdi <<c'è un ritorno in grande stile della lobby venatoria. E mentre la guerra in Afghanistan impazza, parte in sordina questa guerra minore contro ciò che che rimane della fauna italiana. Tutto ciò viene  fatto dalla maggioranza in combutta, e dispaice dirlo, con una parte considerevole dei Ds. Se passano queste deroghe si torna indietro di 30 anni. Sono sempre i piccoli uccelli i più a rischio, queli che pesano pochi grammi come cardellini, peppole e fringuelli. Come tutti gli anni, noi saremo in prima linea contro questo eccidio>>.

Da "La Gazzetta dello Sport" del 14.11.2001: <<Incredibile voltafaccia. Caccia e C.O.N.I.: la vergogna si replica>>. (Editoriale del direttore Candido Cannavò). Ieri mattina all'Università Bocconi di Milano, su iniziativa dei City Angels, ragazzi volontari che assistono gli strati disperati della nostra società, sono stati premiati alcuni personaggi che hanno lavorato su una linea di etica e di moralità nei nostri giorni turbolenti. Tanto per esemplificare, gente come Gino Strada e Damiano Tommasi. Sul palco è salito anche il dirigente di una banca. Motivazione molto semplice: ha deciso di non finanziare industrie che costruiscono armi. La cerimonia mi è tornata in mente in tono beffardo nel pomeriggio quando ho appreso che il C.O.N.I., che aveva cancellato dal suo ambito la vergogna della Federcaccia, ha fatto rientrare i fucili da una sporca finestra, riconoscendo la F.I.D.A.S.C., quale unica federazione cui si legano tutte le attività venatorie. Il C.O.N.I. è, o dovrebbe essere, il cenacolo dei più alti valori dello sport italiano: custodisce il patrimonio olimpico dei cinque cerchi. La presenza della Federcaccia, unico caso al mondo, era una misera mistificazione ereditata da una vecchia legge del dopoguerra. Tanti miliardi dello sport regalati a un piccolo potentato dietro il quale c'erano i padrini politici di una lobby trasversale. Grazie al cielo, e a una nostra vigorosa campagna sostenuta dalla pubblica opinione, lo scandaloso connubio sport-caccia venne smascherato e divelto. Fuori la Federcaccia dal C.O.N.I. Petrucci e Pagnozzi ne rivendicarono il merito. La Melandri ne fu orgogliosa. Oggi due sue colleghe di partito la beffeggiano. Adesso vorrei che gli stessi Petrucci e Pagnozzi ci spiegassero da quale meandro della politica, da quale ricatto salta fuori questo riconoscimento olimpico della F.I.D.A.S.C.: Federazione Italiana Delle Armi Sportive e da Caccia. Ma pensate un po' quale alto pensiero pervade il C.O.N.I. in un momento in cui non ha, come si suol dire, occhi per piangere. Ci sono già due federazioni sportive specifiche: tiro a segno e tiro a volo, con doppi e costosi apparati. E anche questo è un caso unico al mondo. Anziché semplificare, risparmiare su fondi ridotti all'osso, si recupera una terza federazione, dandole una spudorata credenziale olimpica. Costa poco? Non importa: ogni lira, o peggio ogni euro, è rubato allo sport. E poi i principi non hanno prezzo. Non so cosa si nasconda dietro le gare con i cani, i tiri alle sagome di cartone e i percorsi di caccia. Ma non è questo il punto. L'unica verità è che lo sport e il C.O.N.I. non hanno nulla a che vedere con questo repertorio che gode già dei finanziamenti dello Stato. Aver messo i cinque cerchi al collo della F.I.D.A.S.C. è, sul piano morale, la pagina più squallida della gestione Petrucci. Una sbracatura, caro presidente, che non ci saremmo aspettati. Faccia una bella doccia e ritrovi la dignità e la ragione che l'hanno sempre contraddistinta.

Da "La Nazione" del 23.12.01: <<UMBRIA - DEROGA ILLEGITTIMA>>. “L'allargamento di cinque giorni nei mesi di ottobre e novembre della stagione venatoria disposta dalla Giunta regionale in data 19 novembre ha pesanti dubbi di irregolarità”. Lo afferma il senatore Fiorello Cortiana il quale in una nota sottolinea: «Come messo in luce da una interrogazione fatta dal consigliere regionale Ripa di Meana, detta delibera è stata promulgata senza che fosse stato acquisito il parere obbligatorio, ai sensi delle normative vigenti, del Comitato legislativo; tale parere, peraltro emesso in data 15.10.2001, non è stato posto all'attenzione del Consiglio regionale della terza commissione consiliare prima della approvazione. Non è possibile - dichiara ancora il senatore del gruppo Verdi-Ulivo – che la lobby dei cacciatori sia in Umbria così forte da passare sopra alle regole che la Regione si è data per lo sviluppo della legislazione regionale, nè è possibile che il relatore della delibera avochi a sè il diritto di non rispettare il percorso legislativo previsto. Ho già inoltrato - aggiunge il parlamentare - una interrogazione urgente affinchè il governo impugni davanti alla Corte Costituzionale - conclude la nota del senatore Fiorello Cortiana - la delibera del consiglio regionale o quanto meno solleciti il presidente della Giunta regionale dell'Umbria a non pubblicare sul bollettino ufficiale una legge mancante dei pareri che sono obbligatori».