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              Speciale 1° maggio 2009 festa dei lavoratori

 

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 IL LAVORO NON E’ UN VALORE

*       di  Vito Feninno

-1° MAGGIO – FESTA DEI LAVORATORI -

Prima della rivoluzione industriale i tempi di produzione erano legati ai cicli naturali delle stagioni: e quindi i tempi di produzione erano molto estesi e l’uomo lavorando non si sentiva alienato, cioè estraniato, ma Quarto stato Giuseppe Pellizzatraeva dalle attività lavorative il suo senso della vita. Il tempo di produzione era quindi circolare e in sintonia con i ritmi biologici dell’uomo.

Dopo la rivoluzione industriale i tempi di produzione sono diventati lineari e compressi:  non rispettando più i tempi cicli della natura, l’uomo ha avvertito sempre più un senso di estraneità da ciò che produceva. Non identificandosi più con ciò che produce si è man mano venuto svilendo il senso di gratificazione compensato con la “gratifica” salariale.

Se aggiungiamo che in antichità i nobili non hanno mai lavorato mentre sono stati sempre le classi subalterne, in origine gli schiavi, a lavorare per loro, è facile comprendere come il LAVORO NON E’ MAI STATO UN VALORE MA SOLO UNO STRUMENTO DI SFRUTTAMENTO DELLE CLASSI OPPRESSE, cioè la Classe Operaria. Il salario o lo stipendio testimoniano a favore di questa verità: se il lavoro fosse un valore l’uomo troverebbe naturale lavorare gratuitamente. Quindi nel XXI secolo è ora di confutare questa ingannevole vulgata capitalista:”PIU’ LAVORI PIU’ GUADAGNI”.

SE IL LAVORO NON E’ UN VALORE la classe operaia, allora, deve promuovere rivendicazioni sindacali tali da pretendere MENO LAVORO E PIU’ GUADAGNO. Solo così l’uomo può riconciliarsi con la sua natura e rivivere una spiritualità solidaristica con i suoi “fratelli”. Rivendicando meno lavoro non è quindi solo un fatto di GIUSTIZIA, ma soprattutto un fatto di PACE. Ci potrà essere una società affratellata solo se ci sarà rappacificazione tra oppressori e oppressi, tra sfruttati e sfruttatori.  

SE IL LAVORO FOSSE UN VALORE universalmente riconosciuto non si spiega perché di fronte alle cicliche  crisi economiche e produttive gli unici e i primi a rimetterci sono sempre i lavoratori, la classe operaia. Perché le crisi produttive si scaricano sempre sui salariati? Se il lavoro fosse un valore i capitalismi, la classe dominante, dovrebbe tenersi i lavoratori nelle fabbriche o negli uffici, proteggendoli dalla crisi! Invece è solo una mendace ideologia. 

Una ideologia basata sulla falsità del lavoro come valore, che non appena soffiano venti  di crisi economiche per difendere il saggio di profitto capitalistico si distruggono le forze produttive licenziandole o collocandole in cassa integrazione con decurtazione del salario; destrutturando il mondo del lavoro introducendo centinaia di tipologie di contrattazione in modo da rendere il lavoratore meno difeso e più isolato;  precarizzando il suo rapporto di lavoro preconizzando il suo futuro sempre più precipitante  verso il primordiale schiavismo. 

BANKITALIA il 22 aprile 2009 ha presentato la radiografia sui redditi: negli ultimi 15 anni la redistribuzione della ricchezza è andata a favore di autonomi e dirigenti; sono diventati più poveri gli operai e gli impiegati; la quota di poveri tra gli operari dal 93 a oggi è salita dal 27% al 31%. E questo terribile risultato è stato il prodotto delle politiche economiche fatte dal centro-sinistra-riformista e del centrodestra-padronale.

Negli anni 70 fu lanciato il motto:”lavorare meno, lavorare tutti”. Sembra che gli industriali abbiano soddisfatto compiutamente questo falso slogan: su un posto di lavoro fisso oggi lavorano quattro lavoratori precari producendo più profitti per le aziende e più povertà per i lavoratori.

Bisogna avere il coraggio di rivendicare MENO LAVORO PIU’ GUADAGNO E LAVORO PER TUTTI

Per imboccare l’uscita dal sistema di sfruttamento sia della classe operaria che delle risorse energetiche che madre terra metta ancora a disposizione occorre rovesciare il sillogismo secondo cui per far ripartire la crescita economica è vitale stimolare i consumi.

Oggi di fronte ai disastri ambientali, finanziari, economici, produttivi, non è più possibile continuare a soddisfare il mito capitalistico di consumare per produrre.

Oggi è giunto il tempo di produrre solo per consumare.

 

(01maggio 2009)

(La repubblica di tersite, 1° maggio 2009)

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