Uscita nell'agosto del 1872, questa inattuale è un'opera ferocemente polemica, un vero attacco a sorpresa contro la cultura bismarckiana.
In Europa, in quegli anni si andava affermando la cultura
positivistica, che dopo le iniziali
resistenze era ormai uscita dalla cerchia ristretta degli specialisti e degli
intellettuali, e permeava oramai quasi ogni aspetto della vita
sociale. Si ebbe in quel periodo una serie di innovazioni tecnologiche, nei
settori industriali della metallurgia, dell’elettricità e della chimica, che
entrarono nella vita quotidiana di tutti gli occidentali, mutandola per sempre.
In quegli anni ci fu l’invenzione dell’acciaio, della lampadina,
dell’aspirina, della dinamite, etc. Si realizzarono anche alcune grandi
costruzioni, che nacquero col preciso intento di essere dei simboli di un’era
nuova: prima tra tutte la torre Eiffel, a Parigi, innalzata in occasione
dell’esposizione universale del 1889. La scienza sembrava in grado di
promettere a tutti progresso infinito e benessere crescenti.
Naturale che in quel contesto divenisse
importante l’istruzione tecnica di base, nella quale una parte preponderante
veniva assunta dalle materie scientifiche. Il nuovo Reich tedesco, di cui
Nietzsche aveva visto la nascita, si distinse in modo particolare
nell’organizzazione del nuovo piano di istruzione. Si trattava
della Germania di Bismarck, che aveva compiuto la propria
unificazione attraverso le vittorie contro
l’Austria (1866) e la Francia (1870). Ottenuti questi eclatanti risultati in
politica estera, il cancelliere si era rivolto a conquistare il suo paese
“dall’interno”, anche attraverso una costituzione semiparlamentare che
concedeva molto poco alla sovranità popolare, e che gli permise di operare per
vent’anni con una libertà di manovra che in precedenza era stata tipica dei
regimi dispotici.
La politica interna di Bismarck si orientò
verso una crescente organizzazione della vita dei cittadini, cui vennero tolti spazi di autonomia spirituale e politica, attraverso la lotta prima
contro il movimento cattolico (il Kulturkampf) e poi contro il partito
socialista (la SPD tedesca fu messa fuori legge), salvo poi offrire loro una
sorta di walfare state autoritario.
Nacquero così una serie di politiche
sociali gestite direttamente dallo stato, nel tentativo di tenere sotto controllo la questione sociale.
Attraverso lo studio
finalizzato al lavoro, già in età molto precoce si cominciava a diventare ciò
che la società richiedeva per il proprio funzionamento, e tutti i passi
importanti della vita erano predefiniti, ad
esempio col sistema delle assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni, le
malattie, la vecchiaia. La vita diventava in tal modo un insieme di schemi, per
inserirsi nei quali occorreva diventare ben determinate figure sociali,
acquisire cioè non solo determinate abilità, ma determinati modi di vedere il
mondo, di valutare le cose e le persone, occorreva uniformarsi ad un sistema di
valori generalmente condiviso. Il
massimo di differenziazione tecnica si accompagnava così al massimo di
omogeneizzazione morale. Nasceva la società di massa.
L'oramai anziano Strauss, noto per la sua Vita di Gesù (uscita nel
1836), aveva da poco pubblicato (nei primi mesi del 1972) il suo libro La
vecchia e la nuova fede. Quest'opera, di immediato successo, era in perfetta
armonia con lo spirito dominante del neo proclamato Reich tedesco, tutta intrisa
di progressismo e di ottimismo, un misto di esaltazione religiosa e di devozione
patriottica.
Di una tale opera non se ne poteva non parlare in
tutti gli ambienti. Anche Cosima Wagner, in una pagina di diario del 7 febbraio del
1873, annota di averne discusso a pranzo.
Seguendo Hegel, Strauss considerava la religione come
destinata ad essere superata dalla filosofia, ma nel contempo criticava Hegel per non aver affrontato con rigore filosofico l'interpretazione
delle sacre scritture.
Strauss negò il carattere storico dei Vangeli e considerò la vita di Gesù
soltanto come un mito, anche se dotato di verità simbolica.
A David Strauss si deve la distinzione dei filosofi seguaci di Hegel in tre categorie: destra, centro e
sinistra.
Nella destra hegeliana, costituita prevalentemente dagli allievi più fedeli del pensiero di
Hegel, si
sviluppò soprattutto la tesi della compatibilità tra filosofia hegeliana e
cristianesimo protestante. Ma anche rispetto al problema della politica la destra hegeliana assunse una posizione di difesa delle
istituzioni esistenti reali, e quindi razionali, secondo le ben nota
proposizione di Hegel il reale è razionale, ovvero storicamente
giustificato.
Al contario la sinistra hegeliana accentuò, pur con qualche eccezione e
profonde differenze, la critica alla religione in nome della filosofia e
interpretò in modo ben diverso la coincidenza tra realtà e razionalità,
evidenziando la necessità di profonde riforme in senso sociale e democratico.
In quest'ambito Bruno Bauer, differenziandosi in modo significativo da
tutta la sinistra, difese in modo audace la religione e la teologia dall'ateismo
di Hegel e si schierò implicitamente contro David Strauss criticando Hegel per
avere operato una divinizzazione dell'uomo.
Il centro hegeliano si stabilizzò in qualche modo attorno alle figure di Karl
Ludwig Michelet e Karl F. Rosenkranz, pensatori liberali e quindi portati ad una
concezione più possibilista della politica e dello stato.
Nietzsche prese di mira Strauss come simbolo di tutta la cultura tedesca, in quanto filistea, succube della ragione e del Reich. Tuttavia dietro a questo scritto è ravvisabile la forte influenza di Schopenhauer, ma soprattutto di Wagner: Wagner aveva un conto in sospeso con Strauss, in quanto quest'ultimo era intervenuto polemicamente e pubblicamente a favore di un altro direttore di orchestra (Franz Lachner) che era stato soppiantato da Wagner alla corte di Luigi II di Baviera. Si è parlato quindi di questa inattuale come di un'opera dettata dall'amicizia di Nietzsche nei confronti di Wagner.
Nell'opera Nietzsche osserva che la vittoria
della Prussia sulla Francia non è affatto una vittoria dal punto di vista
culturale: la cultura francese infatti continua ad esistere come prima, dato che
non è sufficiente la superiorità in armi per affermare una cultura.
"Cultura è soprattutto unità di stile artistico in tutte le
manifestazioni vitali di un popolo. Ma il molto sapere e il molto studio non
sono né un mezzo necessario della cultura né un indizio di essa, e
all'occorrenza si accordano nel migliore dei modi con il contrario della
cultura, la barbarie, osia con la mancanza di stile o la caotica confusione di
tutti gli stili" (F. NIETZSCHE, Opere 1870/1881, tr., Newton
Compton, Roma 1993, p. 279.)
Secondo il filosofo appare inevitabile dipendere
da Parigi, in quanto una cultura tedesca non esiste. I colti tedeschi
(filistei), ignari di questo, continuano a pubblicare opere e ad abusare del
loro successo: "cosa può essere più
penoso del vedere un deforme starsene pettoruto come un gallo davanti allo
specchio e scambiare occhiate di ammirazione con la propria immagine?"
(F. NIETZSCHE, Opere 1870/1881,
tr.,cit., p. 278.).
David Strauss è l'esempio più tipico del filisteo colto, che si fa portavoce
di uno spirito tedesco inesistente, che fonda nuove religioni, filisteo colto
più ipocrita tra gli ipocriti perché è un fanatico che usa due armi subdole:
la parola dell'uomo di fede e l'azione dello scrittore.