Il Galileo di Brecht
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Brecht affidò alla Vita di Galileo il proprio testamento spirituale, egli infatti morì mentre stava lavorando alla messinscena che poi non vide. L'opera, che affronta il tema della responsabilità dello scienziato di fronte alla realizzazione e all'uso delle sue scoperte, è il testo più tormentato e complesso dello scrittore, al di là del registro realistico con cui è affrontato. Di questo testo teatrale esistono tre redazioni diverse.
La storia della tre redazioni ci dimostra la complessità del ruolo dello scienziato di fronte al potere e come sia altrettanto temibile la questione della apocalittica minaccia di distruzione incombente sull'umanità che l'applicazione della scienza porta con sé. E' un'ipoteca quella che pesa sull'avvenire della cultura e della scienza. Non credo che la scienza possa proporsi altro scopo che quello di alleviare la fatica dell'esistenza umana; ma se apre la strada alla coercizione, la scienza può rimanere fiaccata per sempre. Ogni nuova macchina non sarà che l'incentivo a nuovi triboli per l'uomo. E quando, nei tempi dei tempi, tutto lo scopribile sarà scoperto, il progresso finirà col distogliersi dal bene delle moltitudini. Peggio ancora, tra voi scienziati e l'umanità si scaverà un abisso così grande, che ad ogni vostro Eureka risponderà un grido di orrore universale. Ecco quindi come per il Galileo brechtiano, che è tutto novecentesco, il problema dell'esercizio del libero pensiero assuma caratteri diversi rispetto ai secoli passati. Le questioni ora si complicano, emergono le contraddizioni e Brecht, lontano dal fornire soluzione, propone dubbi, interrogativi.
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