Tabula Rasa Elettrificata
E' possibile comunicare un cambiamento, una perdita, una liberazione, senza parlarne direttamente. Non abbiamo voglia di raccontare niente del viaggio, non siamo etnologi, nÈ giornalisti, nemmeno viaggiatori. Io leggo ai musicisti attoniti le nuove parole del disco. Non c'Ë niente da discutere, le parole sono quelle, i testi delle canzoni si faranno sulla musica che comincia comporsi. Chiediamo ai Csi che si lavori attorno ad una canzone mongola tradizionale e tutta la notte la casa Ë cullata dalle voci di Ginevra Francesco e Giorgio che provano e montano il loro OM MANI PADME OM.
"ciÚ che deve accadere accade" e a volte il problema non Ë altro che la soluzione che si sta manifestando.
Il disco va via veloce. I musicisti, suonando, elaborano le strutture musicali, Maroccolo produce, Zamboni Ë la Mongolia, lontana silenziosa determinante, la voce arriva ultima, si lascia trasportare e definire e stabilizza la struttura musicale. Un viaggio negli spazi esterni e nel proprio intimo si sta trasformando in una manciata di canzoni, giý in scaletta, capace di ricomporre una unitý tra chi ha viaggiato e chi no. Dieci canzoni, sette tappe geografico mentali.
Unitý di Produzione Mosca, l'ex Unione Sovietica, l'adolescenza
Brace l'entrata in Asia, il fuoco che cova sotto la cenere, l'infanzia
Forma e Sostanza Ulaan Bator nei giorni del Nadaam
Vicini la creazione, le creature, l'essenza
Ongi un monastero distrutto, una cittý nel deserto, la nostalgia dolorosa per ciÚ che Ë stato e non c'Ë ma Ë
Gobi il deserto, l'immenso, il vuoto, il profondo, OM MANI PADME OM
Bolormaa l'incontro con una piccola Dea, vera popstar mongola, canzone dedicata a Mara con questo sottotitolo "impara Mara, che lo sei giý" e Mara impara, Mara lo sa giý, Ë solo una ribattuta in un momento difficile.
Poi il ritorno a casa, la complessitý dell'inutile, la mediocritý come sistema unico attorno a cui organizzare la vita, alcune grandi sorprese e allora
Accade una constatazione, insegnamento molto utile anche se non sufficiente e facile a fraintendersi
Matrilineare un rilancio, prima o poi capiremo cosa vuol dire davvero
M'importa 'na sega proclama finale. Attestato di esistenza, volo basso, ma volo.
In venti giorni il disco Ë impostato e in scaletta. La musica continua a muoversi, a muoverci intorno a lei. Nessuna discussione, piccole constatazioni, l'idea che finalmente i Csi sono un gruppo, entitý collettiva bastante a sÈ e di soddisfazione. Si cumula anche tensione, ma finisce, elettrificata, nei giri musicali, nelle melodie su cui si muovono e si adagiano le parole. Abituato alle discussioni, anche furiose, che hanno caratterizzato Ko De Mondo e soprattutto Linea Gotica, a volte di sostanza, doverose, a volte di contorno, stupide e inevitabili, reclamo la lite, cosÏ per abitudine.
"non contare su di me" risponde Giorgio. Sorride infame. Il disco Ë finito, partono i premix per la PolyGram, bisogna pensare alla copertina, arriva Diego Cuoghi che una copertina l'ha preparata per piacer suo. Scambio di pacchetti. La copertina Ë perfetta per contenere e presentare un disco che Diego non ha ancora sentito. Sorpresa. Reciproca sorpresa. Indubbiamente qualcuno ci conosce bene.
Giovanni Lindo Ferretti
Tabula Rasa Elettrificata Ë un disco dedicato alla Mongolia. Non Ë un disco esotico, ancor meno etnologico o popolaresco. Forse Ë l'unico disco rock nella storia dei CCCP/CSI. Della Mongolia c'Ë quello che giý faceva parte di noi, ciÚ che Ë stato riconosciuto come nostra componente fondante. Molte conferme, una sicurezza lieve ma inappellabile nel lasciare perdere ciÚ che non ci riguarda. Tabula Rasa Elettrificata Ë il disco della nostra etý di mezzo, un colpo d'occhio puro, un battito di cuore emozionato, non rovinato dalla vita, piuttosto aiutato a crescere, a cogliere la complessitý del reale e la linearitý del proprio percorso. L'uomo Ë molto meno di ciÚ che si pretende o molto di pi˜ di ciÚ che si Ë disposti ad accettare. Si possono accettare le sconfitte pi˜ brucianti, ma si deve scegliere il bene e non c'Ë altro modo di praticarlo nella quotidianitý, nella banalitý anche. "Buona Giornata". Credo, tra l'altro, che T.R.E. sia un gran disco d'amore, parola la pi˜ abusata e squalificata e insieme l'unica nuova, sferzante, continuamente reinventata. Come sia potuto accadere Ë difficile a dirsi, ma questa Ë la lettura pi˜ intrigante, pi˜ vera? "E non Ë facile. Mai" P.S. Anche una sega va fatta bene. Lei, che non Ë come dire niente. Niente? Niente, va bene, se fatta bene. Giovanni Lindo Ferretti |
Nomade Psichico - Musica per Altopiani
Mongolia, Gobi centrale, 10 agosto 1996
La luna Ë una fessura esile, un graffio di luce nel cielo scuro. E' la notte di S. Lorenzo, e piovono stelle che filano lontano, dietro le montagne, ogni stella accompagnerý un nostro desiderio al destinatario. Attorno a noi, la cittý sacra di Ongi, dai cento templi, sgretolata dai comunisti durante la Notte Rossa, gli stupa sbriciolati, i mattoni dispersi ai venti, gli alloggi dei monaci e dei civili sono polvere rossiccia, fango di teschi e raffigurazioni. Io non sono sicuro di essere innocente. I Mongoli temono la notte di S. Lorenzo, per loro ogni uomo ha una stella, e quando una stella cade un uomo muore. Quante centinaia, migliaia di stelle sono cadute quella notte in cui i comunisti mongoli decisero di dare una lezione a Dio? Io sono sicuro di non essere innocente. Da allora, ancora di pi˜ i nomadi temono le stelle, e la notte preferiscono bere, airak forte che stordisce, e vodka, o rincantucciati a terra dormire alzando il bavero della giacca ben oltre gli occhi, per non rischiare di vedere, e di udire.
Il nomade muove sulle solitudini
e non sconfina dai due poli dell'errare:
vagare/sbagliare.
CosÏ siamo noi, pastori erranti, e pascoliamo il nostro gregge di pensieri sugli altopiani dell'anima,
sottraendoli ai lupi della notte.
Nomadi erranti
e pi˜ erriamo
pi˜ siamo lontani
dal vero.
Massimo Zamboni