"Quando
ero in quinta superiore arrivò un
professore davvero terribile. Sebbene la
sua preparazione fosse indiscutibilmente
buona, i suoi metodi erano decisamente poco
didattici. Il suo unico obiettivo era la
materia trattata e lo spazio per l'educazione
era totalmente soffocato dalla necessità
di portare avanti un programma. La pressione
che era imposta a noi studenti era talmente
eccessiva che presto iniziammo a trascurare
tutte le altre materie e la preparazione
all'esame finale. Da aggiugnere a questo
quadro c'è anche il fatto che il
professore in questione era estremamente
vendicativo e quindi nessuno si arrischiava
a "protestare". Solo dopo diversi mesi si
decise di comune accordo di convocare il
consiglio di classe con genitori, alunni
e professori per cercare di porre un freno
al problema. Quando ci trovammo tutti riuniti,
ci venne chiesto cosa non andasse, ma nessuno
di noi aveva intenzione di parlare, a causa
di possibili ritorsioni. Fu allora
che un mio compagno e i suoi genitori dissero
come stavano realmente le cose e quali erano
i problemi reali della classe. Furono gli
unici a dimostrare di avere realmente coraggio
nel fronteggiare una situazione sfavorevole
per tutti. Onestamente quando ripenso a
quei momenti non mi piace ricordare cosa
ci diceva quel professore, ma penso sempre
volentieri a quanto fecero quel mio amico
e la sua famiglia straordinaria e al coraggio
che dimostrarono in quella situazione. Quel
ragazzo rischiò del proprio non per
sè, ma per tutti i suoi compagni"
Il coraggio è
da sempre uno dei pilastri, insieme alla
compassione, di quello che è il corretto
comportamento che il bushi dovrebbe mantenere
nella propria vita. Il coraggio, tutttavia,
spesso può essere confuso con la
temerarietà o l'impavidità.
L'affrontare imprese pericolose magari pensando
di dimostrare quanto grande è il
proprio valore oppure lanciarsi in attività
spericolate non prova certamente quello
che è il vero coraggio. Il coraggio
viene saggiamente annoverato tra le virtù
più nobili che un uomo possa perseguire,
ma spesso non coincide con l'ideale del
senso comune. Volendo trovare
una definizione appropriata, il coraggio
può essere considerato come il fare
qualcosa di eccezionale in situazioni che
lo richiedano. La definizione è volutamente
generica perchè è sempre difficoltoso
indicare una situazione che possa essere
considerata eccezionale. Spesso, infatti, circostanze assolutamente normali
possono richiedere uno spirito eccezionale
ed è proprio questo che può
essere chiamato il "vero" coraggio.
Ogni volta che penso a questa dote non posso
fare a meno di ricordare tutti i genitori
che domani mattina si alzeranno per andare
a fare un lavoro duro, che magari non li
soddisfa e che portano avanti da anni, per
poter mantenere con dignità la porpria
famiglia, o a quelle madri che accudiranno
un figlio con grave disabilità affrontando
il nuovo giorno con il sorriso sulle labbra.
Pensando al coraggio non si può non
ricordare le persone che affrontano la fine
di una lunga malattia con grande dignità
o chi, semplicemente, ha abbracciato una
causa non per il proprio interesse personale,
ma per qualcosa di più grande. E'
proprio questo qualcosa di più grande,
questo mettersi al servizio di una causa
che non è quella che soddisfa un
interesse proprio, che rende un beneficio
a sè stessi. Il comune denominatore
che unisce tutte queste storie è
proprio il coraggio messo a servizio di
qualcuno o di qualcosa, pensando al bene
comune piuttosto che al vantaggio proprio,
anche a rischio di sacrificare qualcosa
di personale.
Purtroppo ad oggi l'eccesivo
individualismo ha scardinato il senso di
pietas (giusto per non usare sempre
termini giapponesi) che era il fondamento
dell'etica del bushido. Allo stesso modo
è venuto meno anche il senso del
coraggio legato a tale concetto, preferendo
forme che ricordano maggiormente la temerarietà.
Ciò che conta, tuttavia, è
che ancora oggi ci siano forme di coraggio
che possono conquistare la nostra ammirazione
ed è importante saperle riconoscere,
anche se questo può risultare molto
difficile. Il vero coraggio, infatti, spesso
è fatto di gesti semplici come quello
del racconto e si trova in atti della quotidianità
e non nelle grandi imrpese. A volte è
proprio quel qualcosa che è talmente
necessario per la condotta di una persona,
da risultare speciale agli occhi degli altri.
In poche parole, quindi, si può affermare
senza troppa paura di cadere nell'errore
che un gesto di coraggio è ciò
che ci fa dire, nella vita
di tutti i giorni, che esiste ancora qualcosa
di buono in cui vale la pena di credere
e per cui vale probabilmente la pena di lottare.
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