VENDICARI a cura dell'Istituto Professionale di Stato per l'Agricoltura e l'Ambiente di Pachino (SR)

I SEGNI DELL'UOMO

Sebbene fino agli inizi del 1900 la zona di Vendicari, come tutte le aree paludose del Mediterraneo, fosse resa estremamente insalubre dalla presenza della malaria, pure in tutti i tempi l'uomo vi ha svolto attività di cui oggi possiamo scorgere ed ammirare i segni, dall'età ellenistica ai nostri giorni.

tonnara1Insediamenti dovettero esserci già nella preistoria, come è testimoniato poco più a sud dalle grotte Calafarina e Corruggi, mentre i Fenici vi stabilivano un loro attracco, fra i tanti di cui necessitava la loro navigazione di cabotaggio. Attracco che successivamente sarebbe diventato un importante porto, specialmente dopo che la città di Noto ebbe acquisito il diritto di esportare grano (diploma del 1396).

A difesa del caricatore di Vendicari fu eretta, per volontà di Pietro D'Aragona (1416-1458) la Torre detta sveva per la tipologia della sua struttura di base, mentre il secondo ordine presenta uno stile diverso; rifacimenti si ebbero nel corso del Cinquecento, quando Giovanni De Vega la fortificò anche con l'istallazione di pezzi d'artiglieria e sappiamo che ancora nel 1798 svolgeva la sua funzione.

tonnara2Ancora oggi la sua mole domina il paesaggio di Vendicari, assieme alla vicina Tonnara la cui alta ciminiera ne denuncia la natura industriale: una fabbrica per inscatolare il tonno che abbondante veniva pescato nel mare prospiciente dalla tonnara vera e propria la cui attività, che si svolgeva tutti gli anni da maggio a settembre, cessò per i tragici eventi dell'ultimo conflitto (1943).

Attività millenaria quella della tonnara che, se anche trovò la sua organizzazione "moderna" sotto gli Arabi, probabilmente risale alla preistoria del Mediterraneo. A Vendicari la sua testimonianza più antica è data dallo Stabilimento per la lavorazione del pesce di epoca ellenistica. Le attività principali di questo impianto erano due: la salagione del pescato in surplus (il tarichos) fra cui prevaleva il tonno, ma anche sgombri, e la preparazione del garum, che era una sorta di sottoprodotto del primo, in quanto venivano messi a macerare in vasche piene d'acqua di mare gli scarti dei tonni (soprattutto le viscere) assieme alla minutaglia ittica varia.

D'epoca classica è la Via Elorina, che collegava Siracusa alla parte più meridionale del territorio e di cui nella Riserva sono ancora visibili ampi tratti, specialmente ad est del Pantano Piccolo.

chiesa bizantinaNel V-VI secolo d.C. sorgeva un insediamento bizantino di cui è rimasta solo una delle quattro chiese che vi si trovavano, la cosiddetta Trigona, e la necropoli costituita da quattro grandi catacombe, da fosse di forma trapezoidale e sepolcri a edicola di stile e fattura del tutto originali.

Il sale, per le suddette attività di salagione e di conservazione, veniva prodotto sul posto, dove per le ampie superfici di depressione (i cosiddetti pantani) in prossimità del mare, si sviluppò un'intensa ed antica attività, quella delle Saline. In buono stato di conservazione sono rimasti gli impianti della salina di Pantano Grande la cui attività, già precaria per la concorrenza di altre saline vicine e del salgemma, fu abbandonata definitivamente a seguito dei danni riportati dall'alluvione del 1951.

catacombeI pantani che non venivano destinati a salina, erano sfruttati per la pesca che si esercitava solo in alcuni giorni dell'anno, come, per esempio, in prossimità del Natale per la pesca delle anguille al Pantano Piccolo detto per ciò "ricco". Proprio per l'esercizio della pesca il Pantano Roveto era diviso in due parti, di altrettanti proprietari i quali ricorrevano a tutti i mezzi per attirare il pesce nella propria parte o per non farlo uscire da essa.

Ma siamo già in tempi recenti, quando la debellazione della malaria consentì l'utilizzo anche di queste terre marginali. Si ebbe così l'instaurarsi di una florida agricoltura con l'impianto di vigneti, mandorleti e uliveti. In questo periodo sorsero abitazioni rurali di vario tipo, fra cui le cosiddette masserie, con palmenti e trappeti. Nella Riserva ce ne sono alcune belle (le cosiddette case della Banca, la masseria Loreto-Messina, le case di Cittadella) che rappresentano un importante patrimonio della cultura contadina.

L'istituzione della Riserva rappresenta l'ultimo tipo di attività umana a Vendicari, quella spiritualmente più elevata perché il ripristino e la conservazione della naturalità, dopo millenni di necessario sfruttamento, riconciliano l'uomo all'armonia dell'universo.



 
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