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SACRO BUE

Questa pagina è interamente dedicata ad una delle due religioni ufficiali, ed è quella della venerazione del Sacro Bue. È possibile leggere attraverso i vari link tutte le scritture e tutti i testi riguardanti il Bue Api. Quello che vi presentiamo in questa pagina è uno dei link che voi avete selezionato. Buona lettura.

Casa Vianelli

PRODIGI CITATI DA LIVIO

Alcuni dei prodigi citati da Livio nella "Storia di Roma".

Si noti come lui stesso ritenga questi avvenimenti solo dicerie di gente superstiziosa, era infatti il popolino e le persone meno colte a credere a questi prodigi, ma di questo non dovremmo meravigliarci visto che ancor oggi c'è gente che crede ciecamente ad analoghe superstizioni.

Da notare ancora come ricorrano frequenti i prodigi con apparizioni di sangue, statue che lacrimano o sudano sangue, torrenti e strade insanguinate, così come ripetitivi i fulmini, o nascite prodigiose.

Livio "Storia di Roma" XXI 46


In Roma e nei suoi dintorni in quell'inverno avvennero molti prodigi, il che suole avvenire quando gli animi sono portati alla superstizione; molti prodigi furono annunziati e ciecamente creduti. Fra questi si diceva che un bambino di sei mesi figlio di genitori liberi gettasse il grido "Io triumphe" nel mercato delle erbe e che nel foro Boario un bue fosse salito spontaneamente fino al terzo piano e di là spaventato dallo strepito degli inquilini si fosse buttato giù. Si narrava, inoltre, che nel cielo fosse balenata una visione di navi e che il tempio della Speranza, che è nel mercato degli erbaggi, fosse stato colpito da un fulmine; in Lanuvio l'asta della statua di Giunone si era agitata e un corvo era volato sul tempio di Giunone e si era posato sui sacri guanciali. Nel territorio di Amiterno in molti luoghi apparvero lontano delle figure in sembianza di uomini in candida veste, che non si erano avvicinati ad alcuno; nel Piceno erano cadute pietre e le tavolette indicanti le sorti in Cere si erano rimpicciolite; in Gallia un lupo, dopo avere strappato dal fodero la spada ad una sentinella, l'aveva portata via.


XXI 62


In quell'anno furono annunciati molti prodigi, che tanto più numerosi si raccontavano, quanto più ingenui e superstiziosi erano gli uomini che ad essi prestavano fede. Si diceva che a Lanuvio dei corvi avevano fatto il nido nell'interno del tempio di Giunone Sospita; in Apulia era arsa una palma verde; a Mantova uno stagno formato dagli straripamenti del fiume Mincio era apparso pieno di sangue; a Cales era piovuta della creta, mentre a Roma nel foro boario era sceso del sangue; nel quartiere Insteio una sorgente sotterranea era sgorgata con una violenza di acque così grande, che dei barili e delle botti, che erano in quel luogo, furono travolti come da un impeto torrenziale. L'atrio pubblico sul Campidoglio, il tempio di Vulcano nel Campo Marzio, una rocca ed una pubblica via nella Sabina, il muro ed una porta a Gabii, erano stati colpiti dal fulmine. Le voci di altri meravigliosi fatti si diffondevano fra il popolo; a Preneste la lancia di Marte si era mossa spontaneamente; in Sicilia un bue aveva parlato; tra i Marrucini un bambino ancora nel seno materno aveva esclamato: Viva o Trionfo !

A Spoleto una donna si era trasformata in uomo; ad Adria era stato visto nel cielo un altare che aveva intorno figure umane in candida veste. Per di più nella stessa città di Roma fu visto nel foro uno sciame di api, cosa meravigliosa perché rara; alcuni poi che affermavano di aver visto sul Gianicolo delle legioni armate, si misero a chiamare i cittadini alle armi, mentre coloro che erano sul Gianicolo dicevano che nessuno era apparso ad eccezione di quelli che erano soliti coltivare la terra su quel colle.


XXII 3


Erano stati colpiti dal fulmine il muro e le porte di Gaeta, nonché il tempio di Giove ad Ariccia. Altri prodigi, illusioni degli occhi e degli orecchi, ebbero credito di verità: navi da guerra inesistenti furono viste sul fiume a Terracina; si diceva che nel tempio di Giove Vicilino, nel territorio di Compsa, si era udito strepito di armi e che sul fiume di Amiterno scorressero onde insanguinate.


XXIII 31


In quell'estate in cui avvennero tutte queste cose, furono annunciati dalle vicine città e campagne molti prodigi:

a Tuscolo era nato un agnello con le poppe piene di latte; il fastigio del tempio di Giove era stato colpito dal fulmine ed era stato spogliato di quasi tutto il tetto; quasi negli stessi giorni dinanzi alla porta di Anagni la terra colpita dal fulmine era bruciata per un giorno ed una notte, senza che vi fosse alcuna fonte di fuoco ed al crocicchio di Anagni nel bosco sacro a Diana gli uccelli avevano abbandonato i nidi sugli alberi; sul mare di Terracina non lontano dal porto serpenti di mirabile grandezza si erano messi a danzare come fanno i pesci quando scherzano saltellando; a Tarquinia era nato un porco con volto umano e nel territorio di Capena presso il bosco sacro alla dea Feronia quattro statue avevano sudato sangue per un giorno ed una notte.


XIV 10


Prima che i consoli partissero da Roma, fu ordinata l'espiazione di alcuni prodigi. Sul monte Albano furono colpiti dal fulmine la statua di Giove ed un albero vicino al tempio; ad Ostia il lago, a Capua il muro ed il tempio della Fortuna, a Sinuessa il muro ed una porta: tutti questi luoghi furono colpiti dal fulmine. Alcuni narravano che l'acqua albana era sgorgata fuori insanguinata e che a Roma nell'interno della stanza della divinità nel tempio della Buona Fortuna, dalla testa della dea era caduta sulla sua mano una piccola statua che era collocata sulla corona; a Priverno' era noto che un bue aveva parlato e che un avvoltoio, mentre il foro era pieno di gente, era volato in una bottega; a Sinuessa era nato un bambino di sesso ambiguo tra maschio e femmina, di quelli che il volgo chiama androgini, usando, come in molti altri casi, una parola greca, poiché in questa lingua è più facile creare una parola composta. Si narrava che era piovuto latte e che era nato un fanciullo con la testa di elefante.


XXIV 44


I pretori partirono per le province; una scrupolosa osservanza dei riti religiosi trattenne, invece, i consoli poiché si aveva notizia di alcuni prodigi che non avevano offerto buoni presagi. Dalla Campania, infatti, era venuto l'annuncio che a Capua due templi, quello della Fortuna e quello di Marte nonché alcuni sepolcri erano stati colpiti dal fulmine; a Cuma, poi, tanto la stolta superstizione popolare immischia gli dei anche nelle cose più insignificanti, si raccontava che dei topi avevano rosicchiato l'oro del tempio di Giove, che a Cassino un grande sciame di api si era insediato nel foro. Anche ad Ostia un muro ed una porta erano stati colpiti dal fulmine; a Cere si diceva che un avvoltoio era volato sul tempio di Giove, che a Volsini nel lago era sgorgato sangue. Per questi prodigi si tenne per un giorno un rito espiatorio.


XXVII 4


Prima della partenza dei consoli, fu celebrato un novendiale, poiché a Veio erano cadute pietre dal cielo. Come avviene di solito, immediatamente dopo la notizia di un prodigio, se ne annunciarono anche altri. A Minturno il tempio di Giove ed il bosco sacro a Marica, ad Atella il muro e la porta erano stati colpiti dal fulmine. Quei di Minturno, cosa ancor più spaventosa, aggiunsero la notizia che un ruscello di sangue era fluito sulle porte della città; a Capua, poi, un lupo, di notte, era entrato dalla porta ed aveva dilaniato una sentinella.


XXVII 11


A Roma, preoccupata dal grosso problema della guerra poiché i cittadini attribuivano agli dei le cause di tutti i successi e di tutte le sventure, si annunciavano molti prodigi. A Terracina il tempio di Giove, a Satrico quello della Madre Matuta erano stati colpiti dal fulmine; gli abitanti di Satrico erano poi non meno spaventati dal fatto che due serpenti erano strisciati dentro il tempio di Giove attraverso le stesse porte. Da Anzio era giunta poi notizia che i mietitori avevano visto spighe insanguinate; a Cere erano nati un porco con due teste e un agnello che era insieme maschio e femmina; ad Alba si diceva che fossero stati visti due soli e che a Fregelle di notte fosse sorta la luce. Nell'agro romano un bue aveva parlato; si diceva, inoltre, che l'altare di Nettuno nel circo Flaminio aveva emanato sudore; i templi di Cerere, della Salute, del dio Quirino erano stati colpiti dal fulmine.


XXVII 23


Questa certezza aveva riempito di vane superstizioni gli animi che erano perciò proclivi ad annunciare prodigi ed a prestarvi fede. Se ne divulgavano parecchi: si raccontava che erano stati visti due soli e che durante la notte era brillata la luce; a Sezia si era vista una meteora luminosa stendersi da oriente ad occidente; a Terracina e ad Anagni la porta e in molti punti il muro erano stati colpiti dal fulmine; a Lanuvio nel tempio di Giunone Sospita' si era udito uno strepito accompagnato da un terribile fragore.


XXVII 37


L'animo della gente fu eccitato da nuovi turbamenti di natura religiosa a causa di prodigi che venivano annunciati da più luoghi. Fu creduto che i corvi non avessero solo fatto a pezzi l'oro del Campidoglio, ma lo avessero addirittura divorato; si diceva che ad Anzio i topi avessero rosicchiato una corona d'oro. Intorno a Capua una grande quantità di locuste invase tutti i campi senza che si riuscisse a sapere da dove fossero venute. A Reate era nato un cavallino con cinque zampe. Ad Anagni, prima si diffusero dei fuochi nel cielo, poi fu vista ardere una grande luce. A Frusinone un arco abbracciò il sole con una linea sottile, poi un cerchio più grande di sole circondò esternamente quell'arco; ad Arpino il terreno in un campo coltivato si abbassò formando un grande avvallamento.


XXVIII 11


Quando uno dei consoli immolò la prima vittima vide che mancava il lobo del fegato. Tutti questi prodigi furono espiati con vittime adulte; il collegio dei pontefici scelse gli dei ai quali si dovevano fare sacrifici.

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