"LA CHIESA RISPETTI LE REGOLE DELLA DEMOCRAZIA"
 FRANCO MONACO CORREGGE IL PAPA


In democrazia le decisioni si prendono a maggioranza: è una regola fondamentale che va accettata da tutti, anche dal papa e dalla Chiesa, anche quando non sono d’accordo. Lo scrive su "Jesus" di giugno, il mensile dei paolini, Franco Monaco, in passato presidente dell’Azione Cattolica ambrosiana, poi deputato dei Popolari e successivamente dei Democratici di Prodi e Rutelli (nella scorsa legislatura era capogruppo alla Camera).
Lo spunto gli viene dato dal discorso che Giovanni Paolo II, lo scorso 30 marzo, ha rivolto alla Comece, la Commissione degli episcopati dell'Unione europea. "Talora emerge nel mondo contemporaneo - disse allora il papa - il convincimento che l’uomo possa stabilire da sé stesso i valori di cui ha bisogno. La società non di rado vorrebbe delegare la determinazione delle proprie mete al calcolo razionale, alla tecnologia o all’interesse della maggioranza: occorre ribadire con forza che la dignità della persona umana è radicata nel disegno del Creatore, così che i diritti da essa fluenti non sono soggetti ad interventi arbitrari delle maggioranze, ma vanno da tutti riconosciuti e mantenuti al centro di ogni disegno sociale e di ogni decisione politica. Solo la visione integrale della realtà, ispirata ai perenni valori umani, può favorire il consolidarsi d’una comunità libera e solidale".
Ma la libertà di coscienza, si chiede Monaco, che fine fa? È vero che "la presunzione dell’autosufficienza" è la "radice" del peccato dell’uomo, "la sua pretesa di sostituirsi a Dio quale interprete assoluto del bene e del male"; ma è anche vero che, "se non degenera, l’autonomia di una coscienza libera e adulta è cosa buona. Essa è presupposto di maturità, cioè di appropriazione personale della verità, compresa la verità cristiana. Non si dà vero cristianesimo senza l’assenso di una coscienza libera". E in politica, e soprattutto in democrazia, "le decisioni inerenti alla vita della comunità si prendono a maggioranza. Non si conoscono altre regole". Spesso succede che "la maggioranza prenda decisioni in contrasto con la verità tutta intera della persona e dei suoi diritti. In quei casi, la decisione, ingiusta sul piano etico, è tuttavia legittima sul piano giuridico-politico", perché "non tutti sono disposti a ‘riconoscere’ la verità di quei valori/diritti". Allora, che fare? I cristiani laici, spiega Monaco, "devono agire lungo due direttrici: testimoniare, sul piano personale e comunitario, la verità tutta intera di quei valori e di quei diritti, ancorché essi risultino socialmente e politicamente minoritari; stare dentro le istituzioni politiche, praticando il gradualismo obbligato e virtuoso immanente alla democrazia, mirando al bene comune in concreto possibile e certo dilatandone i confini, attraverso un’azione volta a far maturare un più largo consenso sociale e politico intorno a quei beni/valori/diritti". Altre vie, sono in realtà delle "scorciatoie". Le gerarchie, pertanto, parlino alle coscienze, sia personali che collettive, "proclamando la verità dell’uomo tutta intera", ma incoraggino i cristiani "a stare dentro la politica, a padroneggiare le procedure democratiche, ad accettarne le mediazioni e il gradualismo". Rispettino, cioè, la laicità della politica e l’autonomia dei laici.

[Tratto da Adista, 2001]

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