Giovanni Paolo II e la "Dominus Iesus"
«Il tentativo di
distinguere il papa da Ratzinger cade nel vuoto,
perché il pontefice ha assunto di fatto la paternità del documento contestato».
(card. Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani)
All’Angelus del 1° ottobre 2000, Giovanni Paolo II si è, infatti,
così espresso:
[...] Al vertice dell'Anno Giubilare, con la Dichiarazione
Dominus Iesus - Gesù è il Signore - approvata
da me in forma speciale, ho voluto invitare tutti i cristiani a
rinnovare la loro adesione a Lui nella gioia della fede, testimoniando
unanimemente che Egli è, anche oggi e domani, "la via, la verità e la
vita" (Gv 14,6).
La nostra confessione di Cristo come unico Figlio, mediante il quale noi stessi
vediamo il volto del Padre (cfr Gv 14,8), non è arroganza che disprezza
le altre religioni, ma gioiosa riconoscenza perché Cristo si è mostrato a noi
senza alcun merito da parte nostra. Ed Egli, nello stesso tempo, ci ha impegnati
a continuare a donare ciò che abbiamo ricevuto e anche a comunicare agli altri
ciò che ci è stato donato, perché la Verità donata e l'Amore che è Dio
appartengono a tutti gli uomini.
Con l'Apostolo Pietro noi confessiamo "che in nessun altro nome c'è
salvezza" (Atti 4,12). La Dichiarazione Dominus Iesus, sulle
tracce del Vaticano II, mostra che con ciò non viene negata la salvezza ai non
cristiani, ma se ne addita la scaturigine ultima in Cristo, nel quale sono uniti
Dio e uomo. Dio dona la luce a tutti in modo adeguato alla loro situazione
interiore e ambientale, concedendo loro la grazia salvifica attraverso vie a lui
note (cfr Dominus Iesus, VI, 20-21).
Il Documento chiarisce gli elementi cristiani essenziali, che non ostacolano il
dialogo, ma mostrano le sue basi, perché un dialogo senza fondamenti sarebbe
destinato a degenerare in vuota verbosità.
Lo stesso vale anche per la questione ecumenica. Se il Documento, con il
Vaticano II, dichiara che "l'unica
Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica", non
intende con ciò esprimere poca considerazione per le altre Chiese
e comunità ecclesiali.
Questa convinzione s’accompagna alla consapevolezza che ciò non è merito
umano, ma un segno della fedeltà di Dio che è più forte delle debolezze umane
e dei peccati, confessati da noi in modo solenne davanti a Dio e agli uomini
all'inizio della Quaresima.
La Chiesa Cattolica soffre - come dice il Documento - per il fatto che vere
Chiese particolari e comunità ecclesiali
con elementi preziosi di salvezza siano separate da lei.
Il Documento esprime così ancora una volta la stessa passione ecumenica che è
alla base della mia Enciclica Ut unum sint.
È mia speranza che questa Dichiarazione che mi sta a cuore, dopo
tante interpretazioni sbagliate, possa svolgere finalmente la sua
funzione chiarificatrice e nello stesso tempo di apertura.
Maria, a cui il Signore sulla croce ci ha affidati quale Madre di tutti noi, ci
aiuti a crescere insieme nella fede in Cristo, Redentore di tutti gli uomini,
nella speranza della salvezza, offerta da Cristo a tutti, e nell'amore, che è
il segno dei figli di Dio [...].
P.S.
La Dominus Iesus "non intende... esprimere poca considerazione per le
altre" denominazioni cristiane, ma soltanto puntualizzare che,
poiché l'unica vera Chiesa di Cristo è quella cattolica, le altre
realtà confessionali o non sono Chiese in modo completo (le Ortodosse), o non
sono affatto Chiese (le Comunità ecclesiali = le Chiese protestanti).
Ne deriva come corollario che l'unica via ecumenica percorribile è quella del ritorno
di tutti i "fratelli separati" alla casa del
"(santo) Padre".
Anche questa è un interpretazione sbagliata?
(Francesco Carpi)