«Dominus Iesus»
I commenti e le razioni dei «figli» e dei «fratelli»
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NESSUNA CHIESA PARTICOLARE PUO'
LIMITARE LA CHIESA DI GESÙ
[CONSIGLIO NAZIONALE DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA]
Consiglio nazionale della Chiesa riformata di Francia, nella sua
sessione del 23 e 24 settembre 2000, ha preso conoscenza della dichiarazione
romana «Dominus Iesus» su «L'Unicità e l'universalità salvifica di Gesù
Cristo e della Chiesa».
In un testo principalmente dedicato al dialogo interreligioso noi rileviamo una
volta di più che le Chiese nate dalla Riforma non sono considerate come delle
"Chiese", nel senso proprio del termine, ma semplicemente
delle «comunità ecclesiali».
Fedele ad una certa tradizione, il documento della Congregazione per la Dottrina
della Fede riafferma dunque che la Chiesa cattolica romana e la sola e l'unica
vera Chiesa di Gesù Cristo.
Non siamo realmente sorpresi da una simile dichiarazione ma il fatto che venga
riaffermata oggi provoca una dolorosa smentita al lungo e paziente lavoro "ecumenico"
che ha aperto le Chiese le une alle altre.
Non possiamo che protestare fermamente contro certe affermazioni della
dichiarazione proprio in nome della nostra comprensione del Vangelo, il cui
fulcro è, per noi, la giustificazione dell'uomo attraverso la fede, vale a dire
la proclamazione del Dio di Gesù che riconosce e ama ogni uomo
incondizionatamente, indipendentemente dai suoi atti e dalle sue qualità.
Questo è quello che noi crediamo fermamente. Viviamo e vogliamo condividere
questa buona notizia con le donne e gli uomini del nostro tempo. Questa
convinzione ha delle conseguenze dirette sul modo in cui, alla luce delle
Scritture, un cristiano e una comunità cristiana si comprendono a vicenda.
1) Il primo articolo della nostra
Disciplina afferma che «la Chiesa riformata di Francia professa che nessuna
Chiesa particolare può pretendere di limitare la Chiesa di Gesù Cristo poiché
solo Dio conosce coloro che le appartengono. La sua ragione d'essere è quella
di annunciare al mondo il Vangelo di Gesù Cristo. La Chiesa dunque è aperta a
tutti gli uomini che invita a
2)
Dunque noi riconosciamo che la nostra convinzione di fede, ferma e
decisa, non è identificabile con il sapere sulla verità ultima. La fede che
noi confessiamo è nata dal nostro incontro con Cristo. Non costituisce affatto
il criterio che permetterebbe di giudicare la verità delle altre Chiese e di
operare una scelta tra i credenti. Convinzione e tolleranza sono chiamate a
coniugarsi. Riconosciamo che esistono altri modi di seguire Cristo e che nessuno
dispone della verità assoluta e ultima.
3) Sappiamo che gli uomini
sperimentano sempre la tentazione di voler detenere la verità unica e
indiscutibile. Accade nella religione, nella scienza o nella politica, quando
qualcuno si attribuisce il potere di separare con certezza il giusto
dall'ingiusto e il bene dal male. Siamo sempre tentati di farci maestri della
Parola di Dio e di metterla al servizio del nostro desiderio di potenza o di
sapere assoluto.
Riaffermiamo il nostro desiderio di vivere un ecumenismo rispettoso che accoglie
la diversità delle confessioni cristiane come un fatto positivo e una pluralità
legittimi. Abbiamo bisogno di essere incoraggiati in tal senso. Per questo ci
aspettiamo dai nostri fratelli e sorelle cattolici che dicano pubblicamente e
con chiarezza come si collocano, alla luce delle Scritture, rispetto a questa
dichiarazione e quali conseguenze ne traggono per il cammino ecumenico.
Nessuna Chiesa può catturare la Parola di Dio che è Cristo. Può solo essere
la serva di Colui che sempre parla e agisce, talvolta là dove nessuno se lo
aspetta, per raddrizzare, guarire e giustificare l'esistenza delle donne e degli
uomini d'oggi come di domani.
L'AMORE DI DIO E' PIU' GRANDE DELLA
CHIESA CATTOLICA
[CATTOLICHE PER IL DIRITTO A
DECIDERE», MESSICO]
Card.
Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
in relazione alla dichiarazione «Dominus Iesus» (sull'unicità e l'universalità
salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa), desideriamo manifestarle alcune
opinioni.
La Dichiarazione del Concilio Vaticano Il «Nostra
Aetate» (sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane) apriva
un cammino al dialogo interreligioso. Oggi che le diverse globalizzazioni
permeano tutte le culture e avanza una solidarietà interreligiosa, la
Dichiarazione «Dominus Iesus» sembra voler chiudere questo dialogo e dà segni
contrari ai documenti conciliari. E proprio quando vediamo che i differenti
organismi internazionali e religiosi compiono uno sforzo serio per promuovere la
pace, la tolleranza, il rispetto per la diversità, e per edificare la
solidarietà, la citata dichiarazione ci sembra una provocazione infelice e il
rimpianto di una neocristianità egemonica.
La dichiarazione utilizza in ripetute occasioni i termini: dialogo, tolleranza,
libertà di coscienza. Ma, in altri paragrafi, questi stessi termini sono
contraddetti.
La maggioranza dei teologi e dei movimenti cattolici non nega l'ispirazione dei
libri dell'Antico e Nuovo Testamento, però ha anche presente che lo Spirito
Santo non ha smesso di illuminare popoli e culture diverse e
Il tono di
eccessivo zelo dottrinale e la svalutazione della diversità non contribuiscono
a stabilire nessun dialogo.
Ci duole non trovare, nella Congregazione da Lei presieduta, sensibilità e
misericordia che, nel mandato evangelico, sono al di sopra di qualsiasi pretesa
di ortodossia.
Ci spiace questa ennesima aggressione, gratuita, a sorelle e fratelli di altre
Chiese.
D'altra parte, manca una maggiore chiarezza nella distinzione tra il Regno di
Dio e la Chiesa; sebbene la dichiarazione ne parli al n. 4, mette molto più
l'accento sulla loro inseparabilità.
Crediamo fermamente che l'amore di Dio e ancora più grande della Chiesa
cattolica, perché il Regno è più grande, e uno dei suoi valori è la
misericordia. Una Chiesa che vuole servire il Regno deve essere infinitamente
misericordiosa.
Distintamente
Cattoliche per il Diritto a decidere, A. C.
Maria Consuelo Mejia, Marù Del Pilar Sànchez, Susana Cruzalta, Guadalupe Cruz,
Sandra Luz Rodriguez.
CALPESTATI
35 ANNI DI DIALOGO ECUMENICO
[FEDERAZIONE
LUTERANA MONDIALE]
La
Federazione Luterana Mondiale (FLM) ritiene che il documento «Dominus Iesus»
si riferisca principalmente alle «relazioni interconfessionali della Chiesa
cattolica romana nell'ampio quadro delle religioni mondiali» e che «desidera
studiarlo attentamente e discuterlo pienamente con la Chiesa cattolica romana
La Federazione luterana ha visto anche la lettera della Congregazione per la
Dottrina della Fede, inviata il 30 giugno 2000 ai Presidenti delle Conferenze
Episcopali della Chiesa cattolica romana, e il documento aggiunto, la nota
riportata con l'espressione «Chiese sorelle», nel quale effettivamente si dice
che la parola «Chiesa» non deve essere usata dalla ICR quando si riferisce ai
protestanti.
«Il fatto che la ICR sia disposta a parlare delle Chiese ortodosse solamente
come di "Chiese sorelle" non è nuovo per noi», sostiene la FML. «in
accordo con questa concezione della ICR» le Chiese luterane e le altre Chiese
della Riforma non sono chiamate Chiese, ma «comunità ecclesiali», «concordemente
con i principi che ora si
Il comunicato della FLM afferma che «le Chiese luterane, insieme alle altre
Chiese della Riforma, non sono disposte ad accettare le categorie nuovamente
ribadite dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e neppure le definizioni
e i criteri che vi sottostanno». Sono perciò «deluse» che «35 anni di
dialogo ecumenico tra ICR e luterani, sembra che non siano stati tenuti in
considerazione nella formulazione della lettera e dei documenti emessi dalla
Congregazione per la Dottrina della Fede.
L'impatto di queste affermazioni è ancora più doloroso perché riflettono uno
spirito differente da quello che troviamo in molte altre relazioni tra cattolici
romani e luterani».
Si ricorda che il 31 ottobre 1999 la «FLM e la ICR hanno intrapreso un passo
significativo firmando una Dichiarazione Congiunta
che annulla secoli di conflitti tra le nostre Chiese riguardo alla Dottrina
della giustificazione»: si e trattato di un importante passo avanti nella
storia dell'unità cristiana. Tanto più che in questa Dichiarazione congiunta
una nota chiarificatrice
La FLM dichiara di «voler proseguire l'impegno nel dialogo ecumenico», che «non
e un optional ma parte essenziale della Chiesa» per cui «regressi temporali
non dovrebbero annebbiare od oscurare la visione dell'unità cristiana
desiderata e chiesta in preghiera dallo stesso Gesù Cristo».
LA
«DOMINUS IESUS» MASCHERA PROBLEMI DI POTERE
[MOVIMENTI
ECUMENICI DEL CILE]
La
Congregazione per la Dottrina della Fede, prosecutrice del Sant'Uffizio e del
Tribunale dell'inquisizione, presieduta dal cardinal Joseph Ratzinger, ha
pubblicato un documento sconcertante dal titolo «Dominus lesus», che ha già
provocato una grande controversia in particolare con le Chiese protestanti e con
gli ebrei che lo ritengono inaccettabile. Il documento parrebbe avere come
oggetto la messa a fuoco della superiorità della Chiesa cattolica sulle altre
Chiese cristiane e sulle altre religioni o comunità religiose del mondo oltre a
limitare la libertà di espressione dei teologi.
Questa superiorità viene proclamata ripetutamente nel corso del documento,
attraverso diverse considerazioni, con un tono che con la sua ripetitività
finisce con il farsi odioso e persino prepotente. E il ritorno del vecchio
spirito. La Chiesa cattolica appare come unica Chiesa di Cristo o, in altri
termini, la Chiesa di Cristo continua ad esistere pienamente solo nella Chiesa
cattolica (paragrafi 4, 16, 17) che proclama per sé, più volte, il suo
carattere di verità assoluta lasciando le altre confessioni solo come
esperienza di ricerca di tale verità assoluta, ossia assegnando loro solo una
condizione di appendici o fratelli minori (7).
Anche quando non si escludono elementi positivi di diverso ordine e mediazioni
parziali nelle altre religioni, si fa attenzione a stabilire che non possono
essere intese come parallele o complementari ma che hanno valore e significato
solo grazie alla mediazione di Cristo, cioè della Chiesa cattolica (14).
Allo stesso modo gli elementi di bontà e grazia che si trovano nei libri sacri
delle altre religioni vengono considerati non come qualcosa di originale ma come
qualcosa che è stato ricevuto dal mistero di Cristo, vale a dire, qualcosa che
corrisponde alla Chiesa cattolica (8).
Si sottolinea continuamente la supremazia della Chiesa cattolica sulle altre
Chiese e religioni monopolizzando in essa la pienezza di Cristo e notando che le
altre sono carenti di questo attributo. Esiste, secondo quanto afferma
ripetutamente il documento, un'unica Chiesa di Cristo (quella cattolica) «governata
dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui» (17).
E' il relativismo, sostiene la Dichiarazione, a giustificare
il pluralismo religioso «non solo de facto ma anche de iure» (4).
In definitiva si squalifica come posizione relativista il fatto che il
pluralismo religioso abbia un riconoscimento di diritto e non solo di fatto, cioè
come qualcosa la cui esistenza si tollera soltanto ma che non può raggiungere
un'esistenza o categoria di diritto. Inoltre bisogna dire che per la democrazia
il pluralismo, compreso quello religioso, è un principio essenziale e non un
atto che viene semplicemente tollerato.
Vi è come un disegno di razza superiore in campo religioso.
Vediamo il paragrafo che segue: «se è ben certo - leggiamo nella Dichiarazione
firmata da Ratzinger - che i non cristiani possono ricevere la grazia divina, e
altrettanto certo che obiettivamente si trovano in una situazione gravemente
deficitaria se la si paragona con quelli che nella Chiesa hanno la pienezza dei
mezzi salvifici» (22).
Che magnifico concetto!
Quando si parla di chiesa si intende, come già detto, della Chiesa cattolica e
se fosse certa tanta meraviglia almeno potremmo non avere tanti figli di questa
Chiesa impegnati a fondo nel miscuglio cattolico-militare che ha sostenuto le
peggiori dittature latinoamericane, piagata di orrendi crimini contro l'essere
umano, per non parlare di altre epoche storiche.
Però essi ricevono in pienezza la grazia divina e i mezzi salvifici.
Che meravigliosa immodestia!
Quanta eccellenza di doni e quanta povertà di risultati in questa nuova
aristocrazia religiosa che si innalza sul mondo.
Il Vangelo dice anche «dai suoi frutti lo riconoscerete» e che non si tratta
di dire «Signore, Signore», ma di fare la volontà di Dio.
In realtà non troviamo niente che ci faccia credere che il cattolico sia
migliore degli altri. E tanto buono quanto cattivo, come gli altri. In alcuni
casi un po' migliore, in altri un po' peggiore. Così è se prendiamo in
considerazione un pari livello di cultura e di situazione sociale.
La disputa ossessiva per far primeggiare verità o lignaggi assoluti suole
mascherare problemi o immagini di potere.
Non ricordiamo di aver letto da molti anni un documento della Chiesa tanto
pervaso di arroganza.
Questo autoritarismo ecclesiale che domina lo spirito e il linguaggio della
Dominus Iesus ci riporta all'epoca di Pio IX (recentemente beatificato), il
papa-re dello Stato pontificio e dell'infallibilità papale che derivava dalla
verità assoluta il potere assoluto e condannava con parole d'ira le libertà
proprie del progresso democratico della società umana. Sia detto senza porre in
questione le sue virtù personali che lo hanno messo sulla strada della
santificazione.
E' il vecchio tema della verità e dell'errore. La verità (cattolica) non può
essere equiparata sul piano dei diritti con l'errore (gli altri credo e tutto
quello che contraddice o si allontana dalla verità ecclesiasticamente
tesaurizzata). E' come tornare al prebendo don Luis Arturo Pérez che condannò
a suo tempo Maritain.Il Concilio Vaticano II fu chiaramente un passo decisivo
verso l'ecumenismo, verso il dialogo con i fratelli separati e i non credenti.
Ci è sempre sembrato che Giovanni Paolo II abbia fatto sua e sviluppato questa
linea. Ma niente di ciò avviene con la mentalità che questo documento
presentato dal cardinale Ratzinger riflette, che guarda dall'alto in basso i non
cattolici, compresi i cristiani non cattolici, e che attraverso sottili
disquisizioni vuole porre un confine rigido all'elaborazione teologica indicando
ai teologi quello che devono o non devono credere, quello che possono o non
possono dire. Li si priva della libertà e, come sempre quando ciò succede, il
pensiero si ritrova prigioniero di chi ha il potere.
Inoltre, tutto quello che il documento vaticano contiene gode di infallibilità
papale.
E come ascoltare Dio.
Leggiamo Dio con le parole di Ratzinger. Un'ora di gloria per l'integrismo nella
sua forma più estrema che per ciò stesso non avrà altro destino che svanire
rapidamente in un mondo che gli è estraneo.
Malgrado questo passo indietro, è ora di sentirci ispirati e rafforzati dal
profetico insegnamento che ci ha lasciato il più prestigioso teologo cattolico
del Concilio Vaticano II, il gesuita Karl Rahner: «La Congregazione per la
Dottrina della Fede non potrà sequestrare la teologia della Chiesa universale,
imponendole frontiere che il Concilio ha abbattuto una volta per tutte».
Comitato
Monsignor Romero «Noi siamo Chiesa»
Sezione del Cile Confraternita Cristiana di Chiese
Rivista ecumenica «Riflessione e Liberazione»
Le
proteste di ebrei e musulmani
(Il
Giorno, settembre 2000)
Non
c'è soltanto il Vaticano
«L'ultima dichiarazione vaticana Dominus Jesus ha destato
sorpresa e scalpore per la sua chiusura dogmatica e la sua arroganza culturale e
teologica. Ma chi si stupisce è ingenuo».
Con queste parole la Comunità di base di Pinerolo-Associazione Viottoli ha
preso posizione rispetto all'ultimo documento ufficiale vaticano in merito al
rapporto fra la Chiesa cattolica e le altre fedi. «L'ortodossia cattolica -
prosegue il gruppo di Pinerolo - non è sostanzialmente cambiata e pensa di
avere il monopolio della salvezza.
Negare che esistano altre vie di salvezza aventi pari dignità del cristianesimo
sembra oggi un'affermazione incredibile per una persona sana di mente e di media
cultura. Ma il papato è una struttura accecata dalla spirale del potere e non
riesce a vedere oltre gli interessi di una casta che è prigioniera delle
proprie ideologie, di una rozza arroganza e, in questo caso, di una ridicola
ignoranza biblica. Certo, non può un burocrate e capo di stato come il papa
essere esperto in teologia (sarebbe troppo esigere tale competenza in un papa
che è occupato soprattutto nella gestione del potere e nella cura
dell'immagine), ma almeno potrebbe consultare qualche altra voce oltre i teologi
di corte e i cardinali di curia. Però attenzione: sarebbe grave se noi dessimo
eccessiva importanza a questo sproloquio di un potere in delirio e in disperata
difesa di sé. La teologia vaticana va presa per quel che è: una difesa di
posizioni di potere priva da sempre di solide basi bibliche e culturali.
Occorre acquisire e diffondere una nuova coscienza cristiana che sappia, in
obbedienza alla parola di Dio, rimanere libera dai ceppi ideologici che le
gerarchie cattoliche vogliono imporre al popolo di Dio.
É importante lavorare, studiare, pregare e fare comunità e fare teologia in
una dimensione nuova, nutrita di confronto, di apertura, di humour, di libertà.
Ma c'è dell'altro: il conclave si avvicina e si sta scrivendo l'identikit del
nuovo papa.
La curia vuole garantire una totale continuità sui temi della morale, del
magistero, della disciplina ecclesiastica».
Wojtyla
scarica le «Chiese sorelle»
La
svolta del Vaticano:
il documento «Dominus Jesus» rivendica la supremazia dei cattolici sulle altre
confessioni
(Giuseppe Di Leo, Il Giorno, settembre 2000)
Si
intitola Dominus Jesus il documento della Congregazione per la dottrina della
fede, consegnato alla stampa ieri in Vaticano. Nel presentarlo insieme con i
monsignori Tarcisio Bertone, Fernando Ocariz e Angelo Amato, il cardinale Joseph
Ratzinger non ha nascosto che si tratta di un documento complesso. In esso si
affronta uno dei temi più delicati nella vita della Chiesa postconciliare: la
lotta al relativismo teologico. Che, spiega Ratzinger, è «l'atteggiamento
relativistico nei confronti della verità, per cui ciò che è vero per alcuni
non lo sarebbe per gli altri».
Per la Chiesa cattolica la verità è che la salvezza delle anime si raggiunge
attraverso la fede in Gesù Cristo. Nel documento si critica l'idea di dialogo
fra le religioni in cui tutte le fedi vengono messe sullo stesso piano.
L'accusa riguarda anche alcuni teologi cattolici, i quali, pur credendo in Gesù
vero Dio e vero uomo, «ritengono che in lui la rivelazione di Dio non può
essere ritenuta completa e definitiva».
Il pericolo per Ratzinger è che così «si introduce l'idea errata che le
religioni del mondo siano complementari alla rivelazione cristiana». E, quindi,
si trovino tutte sullo stesso piano e abbiano lo stesso valore.
La critica è rivolta al pensiero «postmetafisico» dell'Occidente e ad una
parte della teologia asiatica. Per la Santa Sede il dialogo con le altre
religioni non cancella un fatto incontrovertibile per ogni cristiano: «l'originalità
e l'unicità della rivelazione di Gesù Cristo». Questo significa che, sebbene
la Chiesa cattolica abbia un atteggiamento di rispetto nei confronti delle altre
religioni, tuttavia «non si possono chiudere gli occhi sugli errori e gli
inganni che pure sono presenti in esse».
Il Vaticano critica in questo modo l'atteggiamento di quei cristiani che, in
nome del dialogo e della tolleranza, smarriscono il carattere di assolutezza che
presenta il messaggio di Gesù Cristo.
Se Dominus Jesus critica alcuni aspetti del dialogo interreligioso e non enumera
nessun principio nuovo nel campo del dialogo ecumenico fra le Chiese cristiane,
tuttavia non è casuale che esso sia stato presentato quasi in coincidenza con
la lettera riservata di Ratzinger sul significato di «Chiese sorelle». Il
cardinale tedesco, durante la conferenza stampa, ha affermato che oggi «lo
stesso concetto di dialogo assume significato diverso da quello inteso nel
Concilio», confermando la necessità di esplicitare le distinzioni e le
differenze, anche profonde, che esistono fra le confessioni cristiane. Per
questo Ratzinger invita i vescovi cattolici a usare con molta prudenza
l'espressione «Chiese sorelle» nei confronti delle altre Chiese cristiane.
Le preoccupazioni di Ratzinger sono condivise in pieno da Giovanni Paolo II. Che
da sempre considera come «Chiese sorelle» solo le Chiese ortodosse. Difatti,
se la pretesa di salvazione delle anime proviene dal messaggio di Cristo, la
Chiesa cattolica è la fedele continuatrice della missione di evangelizzatrice
di Cristo. Per questo essa è impegnata a evangelizzare i popoli. E questo
impegno, si afferma nel documento, coincide con il dovere missionario di
convertire gli uomini, che non può essere annullato dalla ricerca a tutti i
costi del dialogo con le altre religioni. E nemmeno con le altre Chiese
cristiane diverse dalla cattolica.
Eppure su questo punto il pontificato di Wojtyla registra un progressivo
sviluppo della categoria «Chiese sorelle». Mentre il Concilio ha limitato
l'espressione alle relazioni fra le Chiese d'Oriente, con Giovanni Paolo II essa
viene estesa alle relazioni fra le Chiese ortodosse e la Chiesa cattolica.
Non sarà stato facile redigere il documento Dominus Jesus. Che potrebbe
ricevere critiche anche dall'interno del mondo cattolico. In particolare, da
qualche università pontificia.
"I
mea culpa del Papa erano solo spettacolo"
La delusione
di Küng ~ Le altre chiese: un passo indietro
(La
Repubblica, 6
settembre 2000)
Hans Küng, patriarca dei
teologi critici, è durissimo: "E adesso tiri le conseguenze chi nei mesi
scorsi non si stancava di lodare i mea culpa del Papa e i suoi gesti nei
confronti degli ebrei. Era solo uno spettacolo. Le audaci intuizioni del
concilio Vaticano II vengono oggi spinte all' indietro. E' chiaro, anche dalla
beatificazione di Pio IX, che si vogliono cancellare gli impulsi che vennero
dati da Giovanni XXIII e dal concilio".
Non c'è solo la verve polemica di Kung, da tutte le parti è una levata di
scudi contro la proclamata supremazia della Chiesa cattolica. Il leader della
Chiesa anglicana, l'arcivescovo di Canterbury George Carey, ha reagito con
tristezza: "L'idea che quella anglicana e altre Chiese non siano Chiese in
senso proprio - ha detto - sembra mettere in questione i considerevoli passi
ecumenici compiuti". Il documento di Ratzinger, ha soggiunto, non riflette
la "profonda intesa che è stata raggiunta tramite il dialogo ecumenico e
la cooperazione negli ultimi trent'anni". L'arcivescovo Carey ha reagito
con durezza all'idea di guidare una Chiesa di seconda categoria: "La
Comunità anglicana nel mondo non accetta nemmeno per un solo istante che il suo
ministero e la sua eucaristia soffrano di una qualsiasi insufficienza".
Reazione costernata anche al Consiglio mondiale delle Chiese, che ha sede a
Ginevra.
Tom Best, suo esponente, ha dichiarato che sarebbe una tragedia se la
testimonianza comune delle Chiese cristiane nel mondo "fosse oscurata"
da una disputa delle Chiese sulla loro rispettiva autorità e sul loro status.
A nome dei Luterani tedeschi Manfred Koch, presidente del Consiglio delle Chiese
evangeliche, ha affermato che il documento Dominus Jesus rappresenta "un
passo indietro per le relazioni ecumeniche".
La dottrina cattolica sulle Chiese, ha spiegato Koch, "è il principale
ostacolo" sulla via di una più profonda comunione fra la Chiesa cattolica
e le Chiese della Riforma.
Più asciutta la reazione del Patriarcato di Mosca, che si è riservato di
studiare il documento, ma le relazioni fra gli Ortodossi russi e il Vaticano
sono già pessime. Al richiamo di Ratzinger al primato del romano pontefice, un
portavoce del patriarcato si è limitato a dire che "cattolici e ortodossi
hanno una diversa concezione dell'universalità della Chiesa e questo resta il
nocciolo della questione".
Per l'Islam il problema si pone in maniera identica e opposta. Al primato di
Cristo si contrappone il primato di Allah. "Per noi - sostiene Hamza
Piccardo, esponente dei musulmani italiani - vale il versetto del Corano,
secondo cui si salverà chi crederà ad Allah e ai profeti, uno dei quali è Gesù.
L'intero progetto finisce con Mohammed".
Amos Luzzatto, presidente delle Comunità ebraiche d'Italia, è conciso:
"Il cardinal Ratzinger può fare tutte le acrobazie verbali che vuole, ma
la realtà dei fatti è che per gli ebrei il Nuovo Testamento non esiste
proprio. E, poi, dire che l'unica mediazione possibile per la salvezza è Gesù
Cristo non ci taglia fuori da ogni dialogo?".
Ratzinger:
"Salvezza solo nella Chiesa cattolica"
l cardinale all'attacco nelle altre
religioni errori e inganni.
(MARCO
POLITI, La Repubblica, 6 settembre 2000)
Ratzinger fa squillare le trombe.
Ribadisce l'unicità e la supremazia del cattolicesimo, respinge l'idea che le
Chiese cristiane possano essere considerate su un piede di parità, proclama
fermamente che le religioni non costituiscono vie uguali per raggiungere Dio,
perché l'unica via vera resta la Chiesa cattolica.
L'ultimo documento della Congregazione per la dottrina della fede, dedicato
all'unicità e all'universalità del mistero di Cristo, sta scatenando una
tempesta di polemiche. Protestano le altre Chiese cristiane, che si sentono
declassate a fronte della perentorietà con cui la Dichiarazione Dominus Jesus
di Ratzinger proclama il ruolo primario e superiore del cattolicesimo in quanto
unico titolare della "pienezza" della Chiesa di Cristo: "Esiste
un'unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal
successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui".
Quanti non si professano cattolici sono in difetto: se Ortodossi, perchè non
riconoscono il primato del papa, se Protestanti, perchè "non hanno
conservato l'episcopato valido e la genuina e integra sostanza del mistero
eucaristico". Per i Protestanti la sorte è peggiore. Per Ratzinger,
infatti, "non sono Chiese in senso proprio".
Nei fatti non rimane agli altri cristiani che il "ritorno all'ovile",
anche se non è detto così.
Con lo stesso atteggiamento si guarda alle altre religioni. I loro seguaci,
benchè possano ricevere la grazia divina, "si trovano oggettivamente in
una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che,
nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici".
Navarro, portavoce papale, getta acqua sul fuoco: "La Santa Sede non cambia
linea nelle relazioni con le altre Chiese cristiane". Gli strali della
Congregazione per la dottrina della fede sembrano indirizzarsi soprattutto
contro i teologi europei ed asiatici, che da qualche anno si sforzano di capire
in che modo la "potenza salvifica" di Dio agisce anche nelle altre
tradizioni religiose. Sono problemi teologici complessi e a rigore la
Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede non introduce novità.
Ma sono gli accenti del documento a suscitare forti preoccupazioni dentro e
fuori la Chiesa. Sparando a zero contro i tentativi di aprire vie nuove, la
Dichiarazione pone sbarramenti alle aperture del concilio Vaticano II e dello
stesso papa Wojtyla.
Certo, resta l' acquisizione che anche i fedeli di altre religioni possono
salvarsi per l'intervento divino e un ebreo che nega Gesù come figlio di Dio può
ricevere il dono della salvezza e, comunque, Israele alla fine dei tempi
"riconoscerà Cristo", ma i paletti sono tanti.
La Dichiarazione se la prende con il relativismo, l'eclettismo, le tesi che
oltre al cristianesimo ci siano anche altre "vie di salvezza" oppure
che il Logos, il Verbo, cioè Cristo nella sua divinità possa manifestarsi al
di fuori dell'evento rappresentato da Cristo nella sua incarnazione storica.
Guai a pensare che tutte le religioni siano uguali.
"Deve essere fermamente creduto - afferma il cardinale Ratzinger - che la
Chiesa è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è il mediatore e la via
della salvezza". E' ora, sostiene Ratzinger, di "riaffermare le verità
smarrite" da un certo tipo di dialogo che avrebbe introdotto "l'idea
errata che le religioni del mondo siano complementari alla rivelazione
cristiana", dimenticando che in esse vi sono anche errori e inganni.
Soprattutto il cardinale si scaglia contro quella che definisce
"l'ideologia del dialogo che si sostituisce alla missione e all'urgenza
dell'appello alla conversione".
Fissando i suoi sbarramenti, la Dichiarazione finisce per correggere e svuotare
anche i ripetuti gesti fraterni di papa Wojtyla nei confronti delle Chiese
cristiane e le sue aperture nei confronti delle altre religioni. Quando il Papa
dice che Dio non manca di rendersi presente anche nel patrimonio spirituale
delle altre religioni il tono è proiettato su nuovi scenari. Quando Ratzinger
sottolinea che le altre credenze sono sostanzialmente un'esperienza religiosa
umana alla ricerca della verità assoluta, è un richiamo all'ordine.
Comunque, la Dichiarazione è stata approvata in forma solenne da Giovanni Paolo
II e il segretario della Congregazione per la dottrina della fede, monsignor
Bertone, ha spiegato che i contenuti del documento sono sempre stati
"infallibilmente proposti dal magistero" della Chiesa e quindi
richiedono da ogni fedele un "assenso definitivo e irrevocabile".
Chiesa e salvezza
(Piero Bensi, «Culto
evangelico»
trasmissione di Radiouno curata dalla Federazione delle chiese evangeliche,
andata in onda domenica 10 settembre 2000)
In
perfetta sintonia con l'inconcepibile beatificazione di Pio IX (il papa avverso
agli ebrei e ai protestanti, alle società bibliche e al libero pensiero) il
cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha
presentato martedì 5 settembre il suo documento «Dominus Jesus».
Partendo dal concetto che la salvezza umana è data solo attraverso Gesù
Cristo, il cardinale Ratzinger riafferma che è indispensabile la mediazione
salvifica della chiesa. L'unica chiesa di Cristo sussiste soltanto nella Chiesa
cattolica romana, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione
con lui. La Chiesa cattolica non è una tra le tante, ma è la sola vera chiesa.
La chiesa è necessaria alla salvezza e la salvezza è solo nella Chiesa
cattolica.
Le
chiese protestanti
non sono chiese in senso proprio. La Sacra Scrittura non può essere letta fuori
dal magistero della Chiesa cattolica.
Di fronte a queste espressioni cosi drastiche e intolleranti, e d'altra
parte tante altre simili, non ho parole di commento. Solamente, con tutta umiltà
ma altrettanto fermamente, ringrazio Dio di avermi fatto nascere in una famiglia
protestante. Non perché io creda che i protestanti siano migliori dei
cattolici. Non l'ho mai pensato. Ma ringrazio Dio perché la mia famiglia mi ha
messo in mano la Bibbia fin da ragazzino, come luce sul mio sentiero, senza
impormi particolari interpretazioni.
Ringrazio il Signore perché è
nella comunità protestante che ho imparato a stare in piedi in mezzo alla
genuflessione generale e a non aver paura di camminare contro corrente; lo
ringrazio perché è lì che ho imparato che la salvezza è un dono assoluto di
Dio in Cristo senza condizioni; è lì che ho imparato che la mia fede è un
rapporto personale con Dio attraverso Gesù Cristo e non una realtà
sacramentale regolata dalle encicliche papali; è nella comunità protestante
che ho capito che nessuna chiesa ha il monopolio della verità e perciò ho
imparato ad accostarmi agli altri con tolleranza e comprensione, senza
dogmatismi preconcetti e senza pregiudizi. Mantenendo intatto l'affetto e la
stima per i tanti amici cattolici credenti, che in questo momento stanno
soffrendo, benedico il Signore per essere nato e cresciuto protestante.