ENCICLICA
«QUI PLURIBUS»
(Pio IX)
LETTERA ENCICLICA
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI
PRIMATI ARCIVESCOVI VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI
AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE
PACE E
COMUNIONE.
«Passa in rivista
gli errori dell’epoca,
chiede ai Vescovi di dedicare ogni loro attività
alla protezione della Religione Cattolica,
conferma le Costituzioni dei
Predecescessori contro le sètte
e raccomanda una severa selezione del
Clero.»
VENERABILI FRATELLI
SALUTE E
APOSTOLICA BENEDIZIONE
Noi già da molti anni Ci
sforzavamo insieme con voi, Venerabili Fratelli, di adempiere secondo le Nostre
forze il dovere vescovile, pieno di gravose preoccupazioni, e di pascolare la
parte del gregge affidata alla Nostra cura sui monti e sulle rive e negli
abbondantissimi pascoli di Israele; quand’ecco che, per la morte del Nostro
chiarissimo Predecessore Gregorio XVI, la cui memoria, le cui nobili e gloriose
azioni impresse in lettere d’oro nei fasti della Chiesa saranno sempre ammirate
dalla posterità, contro ogni Nostra idea e aspettativa, per arcano volere della
Divina Provvidenza fummo innalzati al Sommo Pontificato, con animo più che mai
turbato e trepidante. Infatti, sebbene giustamente l’Apostolico Ministero sia
sempre stato ritenuto e sia da ritenersi estremamente gravoso e pericoloso,
certamente bisogna esserne più che mai intimoriti in questi tempi così difficili
per la Repubblica Cristiana. Pertanto, perfettamente consci della Nostra
debolezza, e considerando che i doveri del Supremo Apostolato sono
particolarmente gravi in circostanze così mutevoli, Ci saremmo certamente
abbandonati a lagrime di desolazione, se non potessimo porre ogni speranza nel
Nostro Dio di salvezza, che non ha mai abbandonato coloro che speravano in Lui e
che per mostrare il valore della sua potenza spesso adopra per il governo della
sua Chiesa i mezzi più insignificanti, perché sempre più tutti si rendano conto
che è Dio, Dio e nessun altro, Colui che con meravigliosa previdenza guida e
protegge la Chiesa. Siamo anche molto confortati dal fatto di avere come
compagni e collaboratori nell’operare per la salvezza delle anime voi,
Venerabili Fratelli, che, chiamati a partecipare alle Nostre preoccupazioni,
cercate con la più zelante diligenza di compiere il vostro Ministero e di
gareggiare in ciò nobilmente. Niente certamente poteva essere più grato e
desiderabile per Noi che parlare a voi tutti con un intimo senso di carità, da
questo posto, appena fummo collocati, sebbene non lo meritassimo, su questa
sublime cattedra del Principe degli Apostoli, nella carica del Beato Pietro, e
ricevemmo dallo stesso eterno Principe dei Pastori, per volontà divina,
l’imposizione di pascolare e guidare non solo gli agnelli, cioè tutto il popolo
cristiano, ma anche le pecore, cioè i Vescovi. Per la qual cosa, appena abbiamo
preso possesso del Sommo Pontificato nella Nostra Basilica Lateranense, secondo
il costume abituale dei Nostri Predecessori, senza indugio vi mandiamo questa
Lettera per infiammare la vostra grande pietà, affinché valorosamente
fortifichiate la casa di Israele, sorvegliando con sempre maggiore alacrità e
vigile sforzo il gregge affidato alla vostra cura e lottando con la forza e la
costanza vescovile contro il perfido nemico del genere umano.
Tutti Voi sapete, Venerabili Fratelli, che in questa
nostra triste età è suscitata una ferocissima, tremenda guerra contro tutto ciò
che è cattolico da quegli uomini che, legati in una nefanda unione, non
sostenendo la dottrina sana e distogliendo gli orecchi dalla voce della verità,
cercano di tirar fuori dalle tenebre ogni sorta di opinioni stravaganti, di
esagerarle più che possono e di pubblicarle o diffonderle nel popolo. Siamo
inorriditi e acerbamente addolorati quando ripensiamo a tutti i mostruosi errori
e alle varie e molteplici arti nel commettere il male e alle insidiose
macchinazioni con le quali questi nemici della verità e della luce, questi
espertissimi artefici di frodi, si sforzano di spegnere in tutte le anime ogni
amore di pietà, di giustizia e di onestà, di corrompere i costumi, di
sconvolgere tutti i diritti divini e umani, di fiaccare, di minare e anzi, se
possono, di demolire fin dalle fondamenta la religione cattolica o la società
civile. Voi, Venerabili Fratelli, sapete che questi feroci nemici del nome
Cristiano, miserevolmente trascinati dall’impeto di una folle empietà, nella
temerità delle loro opinioni arrivano a] punto che aprendo, con audacia
addirittura inaudita, le loro bocche a bestemmiare Iddio, non
arrossiscono nell’insegnare apertamente e pubblicamente che i sacrosanti misteri
della nostra religione sono immaginazioni e invenzioni degli uomini, che la
dottrina della Chiesa Cattolica è contraria al bene e ai vantaggi dell’umanità;
e non temono di rinnegare persino Cristo e Iddio. E per prendersi più facilmente
gioco dei popoli e ingannare specialmente gli incauti e gli inesperti e
trascinarli con sé nell’errore, inventano che conoscono loro soli le vie della
prosperità e non esitano ad arrogarsi il titolo di filosofi, come se la
filosofia, che non consiste in altro che nell’investigare la verità della
natura, dovesse respingere proprio quelle cose che Iddio sommo e misericordioso,
creatore di tutta la natura, si degnò, per singolare benefica clemenza, di
palesare agli uomini perché conseguissero vera felicità e salvezza. Di
conseguenza, con argomentazioni più che mai illogiche e sbagliate, non smettono
un momento di appellarsi all’efficacia e alla superiorità della ragione e di
innalzarla contro la santissima fede di Cristo; e vanno blaterando, con
scandalosa sfrontatezza, che tale fede è contraria all’umana ragione. Non si può
proprio immaginare e escogitare niente che sia più inconsiderato, più empio e
più avverso alla ragione stessa, di tutto questo. Sebbene infatti la fede sia
superiore alla ragione, tuttavia non si può mai riscontrare tra esse nessun
dissenso e nessun disaccordo, perché tutte e due provengono dall’unica identica
fonte dell’immutabile eterna verità, Dio Ottimo Massimo, e si aiutano
reciprocamente; tanto è vero che la retta ragione rivela, protegge e difende la
verità della fede; e la fede libera la ragione da ogni errore, la illumina di
fulgida luce con la conoscenza delle cose divine, la rinsalda e la perfeziona. E
con inganno altrettanto grande, o Venerabili Fratelli, questi nemici della
rivelazione divina, innalzando con lodi sperticate il progresso umano,
vorrebbero, con temerario sacrilego ardimento, spingerlo contro la religione
cattolica, come se la religione stessa non fosse opera di Dio, ma degli uomini,
e fosse un qualche ritrovato filosofico che si possa realizzare con mezzi umani.
Cade perfettamente a proposito, per questi disgraziati in delirio, quel che
Tertulliano rimproverava giustamente ai filosofi del suo tempo che
divulgarono il Cristianesimo stoico e platonico e dialettico. E
certamente, poiché la nostra santissima Religione non è stata inventata
dalla ragione umana ma rivelata agli uomini dalla grande clemenza di Dio,
ciascuno facilmente comprende come la Religione prenda ogni forza dall’autorità
di Dio parlante, e non possa mai esser dedotta o ricavata dalla ragione umana.
Bisogna che la ragione umana, per non esser tratta in inganno e per non
sbagliare in una cosa così importante, studi attentamente la divina rivelazione,
per esser sicura che Dio ha parlato e per renderGli ossequio secondo ragione,
come con grande saggezza insegna l’Apostolo. Chi infatti può ignorare che
bisogna avere ogni fede nel Dio parlante e che nulla è più conforme alla ragione
stessa che ammettere, attaccandovisi saldamente, quelle cose che si siano
constatate come rivelate da Dio, che non può essere ingannato né
ingannare?
Ma molti ammirevoli e luminosi argomenti sono pronti,
dai quali l’umana ragione dov’essere perfettamente vinta; sono pronti per
dimostrare che divina è la religione di Cristo e che ogni principio dei
nostri dogmi ha preso radice dall’alto, dal Dio dei Cieli, e che quindi non
esiste nulla di più certo, di più sicuro, di più santo della nostra fede e che
si fondi su più saldi principi. Questa fede, che è maestra di vita, che è guida
di salvezza, che scaccia tutti i vizi ed è feconda madre e nutrice di virtù;
rafforzata dalla nascita, dalla morte, dalla resurrezione, dalla sapienza, dai
prodigi, dalle profezie del suo divino autore e perfezionatore Gesù Cristo;
rifulgendo in ogni parte della luce della superna dottrina, arricchita coi
tesori delle Celesti ricchezze; questa fede, resa più che mai illustre e
splendida dalle predizioni di tanti profeti, dallo splendore di tanti miracoli,
dalla fermezza di tanti Martiri, dalla gloria di tanti Santi; questa fede, che
rivela le salvatrici leggi di Cristo e di giorno in giorno acquista forza
persino dalle persecuzioni più crudeli, ha invaso tutto il mondo, per terra e
per mare, da Oriente a Occidente, col solo vessillo di Cristo, e, debellati i
falsi idoli, dissipate le tenebre dell’errore, vinti tutti i nemici, ha
illuminato con la luce della divina conoscenza tutti i popoli, le genti, le
nazioni, per quanto barbare e selvagge e diverse per indole, costumi, leggi e
istituzioni, e le ha sottomesse al dolcissimo giogo di Cristo, annunciando a
tutti la pace e il bene. In ogni parte risplendono così fulgide la divina
sapienza e la divina potenza, che facilmente entra nella mente e nel pensiero di
ognuno che vi è necessità della cristiana fede di Dio. Pertanto l’umana ragione,
rendendosi conto, attraverso tutti questi splendori come pure attraverso tutte
queste incontrobattibili argomentazioni, che Dio è l’autore della fede stessa,
non può avanzare oltre; ma, eliminati radicalmente tutti i dubbi e le
difficoltà, deve ossequiare la fede stessa, ritenendo cosa sicura che provengono
da Dio tutti i pensieri e le azioni che la fede impone agli uomini.
È chiaro quindi quanto è grande l’errore nel quale si
dibattono anche coloro che abusando della ragione e ritenendo opera umana i
ragionamenti di Dio, hanno l’audacia di spiegarli e interpretarli a loro
arbitrio, sebbene Dio stesso abbia costituito un’autorità vivente che insegnasse
e precisasse il senso vero e legittimo della sua celeste Rivelazione, e
risolvesse tutte le questioni sulla fede e i costumi con infallibile giudizio,
perché i fedeli si lascino trasportare a tutte le più svariate e volubili
opinioni, essendo gli uomini facili a cedere alle insidie dell’errore. Questa
viva e infallibile autorità vige soltanto in quella Chiesa, che edificata
da Cristo Signore su Pietro, Capo, Principe e Pastore di tutta la Chiesa (il
quale promise che la fede di questa non sarebbe mai venuta meno) ebbe sempre,
senza interruzione, i suoi legittimi Pontefici, che traggono origine dallo
stesso Pietro, collocati sulla cattedra di questo e eredi e difensori della
dottrina, della dignità, dell’onore e del potere del medesimo.
E poiché dov’è Pietro, ivi è la Chiesa, e Pietro
parla per bocca del Romano Pontefice e sempre vive e giudica nei suoi successori
e approva tutti coloro che desiderano la verità della fede; è chiaro perciò che
le parole divine debbono essere ricevute con lo stesso sentimento che anima
questa Romana Cattedra del Beatissimo Pietro, la quale, madre e maestra di tutte
le Chiese, mantenne sempre integra e inviolata la fede tramandata da Cristo
Signore e la insegnò ai fedeli, mostrando a tutti il sentiero della salvazione e
palesando la dottrina dell’incorrotta verità. Poiché questa è la Chiesa
principale dalla quale è sorta l’unità sacerdotale; questa è la capitale della
pietà: in essa è integra e perfettamente salda la religione cristiana; in essa
fu sempre in vigore il Principato della Cattedra Apostolica; e a questa Cattedra
che ha superiore autorità bisogna che converga tutta la Chiesa, cioè tutti i
fedeli di ogni luogo; e bisogna raccogliere insieme con lei, perché non vada
dispersa, ogni cosa.
Noi dunque, che per imperscrutabile decreto divino
siamo stati posti su questa Cattedra di verità, vogliamo nel nome del Signore
infiammare la vostra grande pietà, Venerabili Fratelli, perché vi sforziate con
tutto il vostro zelo di ammonire assiduamente tutti i fedeli a voi affidati
affinché, attaccandosi saldamente a questi principî, non si lascino mai
ingannare e indurre in errore da coloro che, secondo il loro abominevole
costume, cercano di smantellare la fede opponendole il progresso umano, di
sottometterla sacrilegamente alla ragione e di travisare le parole di Dio; e non
hanno paura di insultare nel peggiore dei modi Iddio stesso, che si è degnato
con grandissima clemenza di provvedere al bene e alla salvezza degli uomini per
mezzo della sua celeste Religione.
Ormai conoscete bene, Venerabili Fratelli, gli altri
mostruosi e fraudolenti errori coi quali coloro che si occupano solo di cose
mondane tentano accanitamente di assalire la divina autorità della Chiesa e le
sue leggi e di calpestare i diritti tanto del potere sacro quanto di quello
civile. A questo mirano le perfide macchinazioni contro questa Romana Cattedra
del Beatissimo Pietro, sulla quale Cristo pose l’inespugnabile fondamento della
sua Chiesa. A questo mirano quelle sette clandestine sorte dalle tenebre per la
rovina e la devastazione, sia di ciò che è sacro che di ciò che è pubblico e
condannate con ripetute scomuniche dai Romani Pontefici Nostri Predecessori
nelle loro Apostoliche Lettere che Noi confermiamo con tutto il Nostro potere
Apostolico e comandiamo di osservare senza transigere. Questo vogliono le
astutissime Società Bibliche, che rinnovando l’antica arte degli eretici non
tralasciano di impartire gratuitamente e di imporre in grandissimo numero di
copie, con forte spesa, i libri delle Sacre Scritture, tradotti in tutte le
lingue volgari, contro le più sante regole della Chiesa, e spesso malvagiamente
interpretati, a tutti gli uomini, di ogni sorta, anche ai più rozzi, affinché
tutti, respinta la divina Tradizione, la dottrina dei Padri e l’autorità della
Chiesa Cattolica, interpretino a loro arbitrio le parole di Dio, ne travisino il
senso e scivolino così nei più gravi errori (seguendo l’esempio dei Suoi
Predecessori, Gregorio XVI di felice memoria al cui posto siamo subentrati
sebbene non lo meritassimo sufficientemente, disapprovò queste Società in una
sua Lettera enciclica; e Noi pure vogliamo che esse vengano condannate). A questo mira
quel sistema orribile e contrario al lume della ragione, dell’indifferenza di
qualsiasi religione; sistema col quale essi astutamente, eliminata ogni
differenza fra virtù e vizio, verità e errore, onestà e disonestà, vanno
inventando che gli uomini possono conseguire la salute eterna con qualsiasi
culto, come se la giustizia potesse mai aver a che fare con l’ingiustizia, o
potesse esserci una società della luce con le tenebre o un accordo di Cristo con
Belial. A questo mira la mostruosa cospirazione contro il sacro celibato del
clero, che è pure favorita, cosa ben dolorosa, da alcuni ecclesiastici
dimentichi della loro dignità, vinti e sedotti dalle lusinghe e dalle attrattive
dei piaceri. A questo mirano quei perversi insegnamenti, soprattutto di
filosofia, che ingannano e corrompono in modo compassionevole la gioventù e le
somministrano fiele di drago nel calice di Babilonia; a questo mira quella
dottrina funesta e più che mai contraria al diritto naturale, che chiamano
comunismo, una volta ammessa la quale, si abbatterebbero completamente i
diritti, i patrimoni, le proprietà e persino la società umana; a questo mirano
le tenebrosissime insidie di coloro che sono travestiti da pecore ma dentro sono
lupi rapaci e simulando la più pura pietà e la più severa e virtuosa disciplina,
umilmente si insinuano, soavemente imprigionano, dolcemente incatenano,
nascostamente uccidono, distolgono gli uomini da ogni culto religioso e uccidono
e sbranano le pecorelle di Dio. A questo infine mira, per tralasciare tutte le
cose che già conoscete, l’orribile infezione di tutti quei volumi e opuscoli che
volano da tutte le parti e insegnano a peccare; che, composti in modo a ciò
efficace, pieni di ipocrisia e di inganni, sparsi con grandissima spesa in ogni
luogo per la rovina del popolo cristiano, disseminano ovunque dottrine
pestilenziali, corrompono la mente e lo spirito specialmente degli inesperti e
portano enormi danni alla religione. Da questo guazzabuglio di errori che
serpeggiano per ogni dove e da questa sfrenata libertà di parlare, di pensare e
di scrivere, deriva il precipitoso peggiorare dei costumi, il disprezzo della
santissima religione di Cristo, il disconoscimento della maestà del culto
divino, gli affanni di questa Apostolica Sede, deriva il fatto che l’autorità
della Chiesa è combattuta e ridotta a vergognosa servitù, che i diritti dei
Vescovi sono calpestati, che la santità del matrimonio è violata, che ogni
potere è debilitato; derivano tutti gli altri danni della stessa repubblica
civile, danni che siamo costretti a piangere insieme a voi, Venerabili Fratelli,
mescolando le Nostre lagrime alle vostre. Dunque, in così tristi vicende della
religione, delle cose e dei tempi, molto preoccupati per la salvezza, affidata a
Noi per volontà divina, di tutto il gregge del Signore, come è dovere del Nostro
Apostolico Ministero non lasceremo nulla di intentato, oseremo tutto, per
provvedere con tutte le Nostre forze al bene di tutta la famiglia cristiana. E
vogliamo infiammare il più possibile nel nome del Signore anche la vostra grande
pietà, virtù e prudenza, o Venerabili Fratelli, affinché, fiduciosi nell’aiuto
celeste, intrepidamente difendiate insieme con Noi la causa di Dio e della Sua
Santa Chiesa, come esigono il posto che occupate e la dignità della quale siete
investiti. Voi comprendete che dovete combattere aspramente, e non ignorate
quali e quante siano le ferite che affliggono l’inviolata sposa di Gesù Cristo,
e come grande sia l’impeto dei feroci nemici che la tormentano. E soprattutto
sapete che è vostro dovere proteggere, difendere e vigilare con tutta la vostra
diligenza e la vostra energia di Vescovi la fede cattolica, perché il gregge a
voi affidato persista in essa con la massima stabilità: chiunque non serberà
integra e inviolata tale fede, senza dubbio sarà perduto in eterno. Mettete
dunque il vostro zelo di pastori a proteggere e a conservare questa fede e non
cessate mai di istruire e rinsaldare in essa coloro che vacillano, di
rimproverare coloro che le si oppongono, di rinforzare coloro che hanno debole
fede, senza mai chiudere gli occhi, senza mai sopportare nulla assolutamente che
sembri poter intaccare anche di poco la purezza di tale fede. E con eguale
fermezza d’animo favorite in tutti l’unione con la Chiesa, al di fuori della
quale non c’è salvezza, e l’obbedienza verso questa Cattedra di Pietro, sulla
quale si appoggia tutta la mole della nostra santissima Religione, come sul più
solido dei fondamenti. Custodite con eguale costanza le santissime leggi della
Chiesa, per le quali fioriscono più che mai rigogliose la virtù, la pietà e la
devozione. Poiché poi è grande dimostrazione di pietà svelare i sotterfugi
degli empi e annientare il demonio in coloro che ne sono schiavi, vi
ammoniamo e vi preghiamo di impiegare ogni vostra possibilità e attività a
palesare al popolo dei fedeli le molteplici insidie, inganni, errori, frodi,
macchinazioni dei nemici e a esortarlo assiduamente perché eviti le sette e le
società degli empi come la presenza di un serpente e scansi attentamente tutte
quelle cose che sono contrarie alla fede, alla religione e all’integrità dei
costumi. Perciò non tralasciate mai, assolutamente, di predicare il Vangelo,
affinché il popolo cristiano, ogni giorno maggiormente imbevuto dei santissimi
precetti della legge cristiana, pervenga a possedere una sempre maggiore
conoscenza di Dio, si allontani dal male, operi il bene e cammini nelle vie del
Signore. E poiché, come sapete, avete la funzione di luogotenenti di Cristo, di
Cristo che si palesò mite e umile nel cuore e che non venne a chiamare a sé i
giusti, ma i peccatori, lasciandoci il suo esempio da seguire, non trascurate di
riprendere e sgridare e scongiurare e rimproverare coloro che troverete in atto
di venir meno ai comandi di Dio e di deviare dal sentiero della verità e della
giustizia; e questo farete con soavità e mansuetudine, con ammonimenti e
consigli paterni, con tutta la vostra bontà, pazienza e sapienza, poiché
spesso su coloro che debbono essere corretti agisce più efficacemente la
benevolenza che la severità, l’esortazione che la minaccia, la carità che il
potere. Cercate anche con tutte le vostre forze, Venerabili Fratelli, di far
sì che i fedeli pratichino la carità, ricerchino la pace e atti di carità e di
pace compiano con zelo, così che, spente tutte le discordie, le ostilità, le
rivalità, gli odi, si amino tutti reciprocamente, siano dello stesso sentimento
e della stessa opinione e unanimemente pensino, dicano e conoscano le stesse
cose in Nostro Signore Gesù Cristo. Cercate di inculcare nel popolo cristiano
l’obbedienza e la sottomissione dovuta ai Principi e alle autorità, insegnando,
secondo il precetto dell’Apostolo, che non vi è potere che non venga da Dio e
che coloro che si oppongono al potere si oppongono alle disposizioni di Dio e
perciò si dannano; e che quindi il comandamento di obbedire all’autorità
costituita non può essere violato da nessuno senza peccato, a meno che sia
comandato qualcosa di contrario alle leggi di Dio e della Chiesa.
Ma poiché non vi è nulla che ammaestri più
efficacemente gli altri alla pietà e al culto di Dio, che la vita e l’esempio di
coloro che si sono dedicati al Divino Ministero, e il popolo per lo spirito
suole essere conforme ai sacerdoti, data la vostra singolare sapienza siete in
grado di vedere, Venerabili Fratelli, con quale grande zelo dovete procurare che
il Clero risplenda per serietà di costumi, integrità di vita, santità e
dottrina, e secondo la prescrizione dei Sacri Canoni sia severamente osservata
la disciplina ecclesiastica e sia reintegrata nel primitivo splendore ove sia
venuta meno. Perciò, come sapete benissimo, dovete fare molta attenzione di non
imporre secondo il precetto dell’Apostolo le mani ad alcuno troppo
affrettatamente, ma di iniziare ai Sacri Ordini, di promuovere ai sacri misteri
soltanto coloro che, esaminati a fondo e conosciuti come ornati di tutte le
virtù e lodati per la sapienza, possano essere di utilità e di ornamento alle
vostre diocesi; e che, stando lontani da tutto ciò che è proibito ai chierici, e
dedicandosi alla lettura, alle massime e alla dottrina siano di esempio ai
fedeli nel parlare, nel modo di vivere, nella carità, nella fede, nella castità,
suscitino la venerazione di tutti e formino e infiammino il popolo agli
scopi della religione cristiana. Infatti è certamente meglio, come
ammonisce molto saggiamente il Nostro Predecessore Benedetto XIV di immortale
memoria, avere meno ministri, ma buoni e adeguati ed efficaci, che averne di
più e che non siano in grado di cooperare utilmente all’edificazione del Corpo
di Cristo, che è la Chiesa. E infatti non ignorate che dovete
investigare con maggior attenzione i costumi e la saggezza specialmente di
coloro ai quali si affida la cura e la guida delle anime, perché, come fedeli
distributori della molteplice grazia di Dio, cerchino di alimentare
continuamente e di aiutare il popolo loro affidato con l’amministrazione dei
Sacramenti, la predicazione del verbo divino e l’esempio di buone opere; di
formarlo a tutte le istituzioni e gli insegnamenti della religione, e di
condurlo sul sentiero della salvezza. Capite perciò che se i Parroci non
conoscono a fondo o trascurano il loro dovere, immediatamente i costumi dei
popoli decadono, la disciplina cristiana si allenta, il culto religioso viene
demolito, e tutti i vizi e le corruzioni vengono facilmente introdotti nella
Chiesa. Perché poi la parola di Dio che, viva ed efficace e più penetrante di
una spada a due tagli, fu pronunciata per la salvezza delle anime, non
riesca infruttuosa per colpa dei ministri, non cessate mai, o Venerabili
Fratelli, di prescrivere con insistenza a coloro che sono i banditori di tale
parola divina che ritengano il loro dovere il più importante di tutti e che
perciò non esercitino il ministero evangelico con le plausibili parole della
sapienza umana, con l’apparato e la ricercatezza profana di un’eloquenza vana e
ambiziosa, ma lo esercitino dimostrando altissimo e virtuoso spirito religioso;
affinché, interpretando rettamente la parola di verità e predicando non sé
stessi, ma Cristo Crocifisso, proclamino ai popoli, con profonde e luminose
parole, i dogmi della nostra santissima religione, i precetti della Chiesa
Cattolica e la dottrina dei Padri.
Compiano con diligenza i loro doveri, cerchino di
allontanare tutti dalle scelleratezze e di infiammarli di pietà, perché i fedeli
ben istruiti e ristorati dalla parola di Dio evitino tutti i vizi, seguano le
virtù e così possano scampare alle pene eterne e ottenere la gloria Celeste.
Ammonite con la vostra sollecita assiduità di pastori e stimolate tutti gli
ecclesiastici, perché pensando seriamente alla carica che hanno ricevuta dal
Signore adempiano tutti con la massima diligenza le funzioni di tale carica,
curino il decoro della casa di Dio e senza interruzione preghino con profonda
pietà e secondo il precetto della Chiesa adempiano le Ore Canoniche per poter
ottenere il divino aiuto nell’adempimento dei loro gravosi doveri e rendere Dio
benigno al popolo cristiano.
Poiché poi, Venerabili Fratelli, data la vostra
sapienza non vi sfugge che solo dai chierici istruiti il meglio possibile si
creano adeguati ministri della Chiesa e che la loro buona istruzione avrà grande
importanza per tutto il resto della loro vita, continuate, con tutto il vostro
zelo di Vescovi, a far sì soprattutto che i giovani chierici, fin dalla più
tenera età, siano formati come si deve tanto alla pietà e alla salda virtù,
quanto agli studi letterari e alle discipline più severe, specialmente sacre.
Perciò dovete credere che non vi è nulla di più lodevole, nulla di migliore che
istituire, secondo le prescrizioni dei Padri Tridentini, con la massima
sollecitudine ed energia, dei Seminari di chierici ove non ci siano ancora, e
amplificare quelli già istituiti ove ce ne sia bisogno, e fornirli dei migliori
lettori e maestri e sorvegliarli continuamente con accurata vigilanza, perché in
essi i giovani chierici siano religiosamente educati nell’amor di Dio e nella
disciplina ecclesiastica e profondamente istruiti, soprattutto secondo la
dottrina Cattolica, nelle sacre scienze, assolutamente aliene da ogni pericolo
di errore, nelle tradizioni della Chiesa, negli scritti dei Santi Padri e nelle
sacre cerimonie, affinché possiate avere valorosi e attivi operai che, animati
da spirito ecclesiastico e colti, siano capaci, a suo tempo, di coltivare
efficacemente il campo del Signore e di combattere eroicamente le battaglie del
Signore. Inoltre, poiché vi è noto che per conservare la dignità e la santità
degli ecclesiastici è molto utile la pia istituzione degli esercizi spirituali,
non tralasciate di sollecitare così salutare opera con tutto il vostro impegno
di Vescovi, di ammonire e di esortare tutti quelli che sono chiamati a operare
per il Signore a ritirarsi spesso in luogo opportuno per compiere tali esercizi,
di modo che possano, messe in disparte le preoccupazioni esteriori e attendendo
con maggiore ardore alla meditazione delle cose eterne e divine, mondarsi delle
sozzure contratte dalla polvere mondana, e rinnovare il loro spirito
ecclesiastico; e spogliandosi con le loro azioni della vecchia personalità,
assumano quella nuova, che è stata creata in giustizia e santità. E non vi
dispiaccia che Ci siamo soffermati un po’ a lungo su quel che riguarda
l’istruzione e la disciplina del Clero. Infatti sapete che molti sono coloro
che, contrariati dalla varietà e dalla mutevole incostanza degli errori,
avvertono la necessità di professare la nostra santissima Religione; e questi,
con l’aiuto di Dio, sono indotti a dedicarsi alla dottrina, ai precetti e alle
istituzioni della Religione stessa e a coltivarli, tanto più facilmente quanto
più hanno constatato che il Clero supera tutti gli altri per pietà, integrità e
sapienza e per splendore di virtù esemplari.
Del resto, Carissimi Fratelli, non dubitiamo che voi
tutti, ardenti di carità per Dio e per gli uomini, infiammati da grandissimo
amore per la Chiesa, quasi forniti di virtù angeliche, muniti di vescovile
fortezza e prudenza, animati da un’unica identica santa volontà, seguite le orme
degli Apostoli, imitate, come conviene ai Vescovi, Gesù Cristo, modello di tutti
i Pastori, del quale siete luogotenenti, e con perfetto accordo vi fate esempio
del gregge, illuminando il Clero e il popolo dei fedeli con lo splendore della
vostra santità; che misericordiosamente compiangete quelli che sono ignoranti e
errano; e che perciò vorrete ricercare, seguendo l’esempio del Pastore
Evangelico, le pecore che vanno deviando e vagando in qua e in là, seguirle e
con paterno affetto caricarvele sulle spalle per ricondurle all’ovile. Non
dubitiamo che non risparmierete mai affanni e provvedimenti per quanto gravosi
per adempiere devotamente tutti i vostri doveri pastorali, per difendere dal
rabbioso e insidioso impeto dei lupi rapaci tutte le Nostre amate pecorelle
redente dal preziosissimo sangue di Cristo e affidate a voi; per tenerle lontane
dai pascoli avvelenati, spingerle a quelli salubri, condurle al porto
dell’eterna salvezza, parte con l’aiuto, parte con le parole, parte con
l’esempio. Operate dunque valorosamente, Venerabili Fratelli, per procurare
maggior gloria a Dio e alla Chiesa, e nello stesso tempo affaticatevi con vigile
alacrità perché la fede, la religione, la pietà, la virtù, dissipati
completamente tutti gli errori e sradicati tutti i vizi, acquistino ovunque di
giorno in giorno maggiore incremento; e i fedeli tutti, abbandonando ciò che è
opera delle tenebre, come figli della luce si rendano grati a Dio in ogni cosa e
acquistino i frutti delle loro opere, tutte buone.
E fra le grandi angustie, difficoltà e pericoli che
specialmente in questi tempi non possono mancare nel vostro gravosissimo
ministero di Vescovi, non spaventatevi mai, ma trovate conforto nel Signore e
nella Sua potenza; nel Signore, che guardando dall’alto noi che siamo posti a
combattere per il suo nome, ci approva in quel che vogliamo, ci aiuta nella
lotta e ci corona nella vittoria.
Poiché poi nulla è per Noi più gradito e desiderato
che aiutare con tutto il Nostro affetto, il Nostro senno e la Nostra attività
voi che amiamo nelle viscere di Gesù Cristo; che dedicarsi interamente insieme
con voi a difendere e a divulgare la gloria di Dio e la fede cattolica; che
salvare le anime, per le quali saremmo pronti a dare la vita, se ce ne fosse
bisogno; venite, o Fratelli, ve ne preghiamo e supplichiamo; venite con grande
coraggio, con piena fiducia a questa Sede del Beatissimo Principe degli
Apostoli, centro dell’unità Cattolica e grado supremo dell’Episcopato, dalla
quale l’Episcopato stesso è sorto con tutta la sua autorità; venite a Noi ogni
volta che riconoscerete di aver bisogno dell’aiuto e della protezione Nostra e
di questa sua Sede.
Inoltre abbiamo speranza che i Carissimi Figli Nostri
in Cristo, i Principi, ricordando, data la loro pia devozione, che il potere
regio è stato conferito non solo per il governo del mondo, ma soprattutto perché
difenda la Chiesa, e che Noi difendiamo la causa non solo della Chiesa,
ma anche del loro regno e della loro salvezza, perché godano con tranquillità il
possesso delle loro province, favoriscano i nostri comuni voti e progetti
con la loro potente autorità e difendano la libertà e l’incolumità della Chiesa
affinché anche l’Impero di Cristo sia difeso dalla loro
destra.
Perché tutte queste cose abbiano luogo bene e
felicemente secondo l’aspettativa, rivolgiamoci fiduciosi, Venerabili Fratelli,
al trono della Grazia, e unanimi, con umile cuore, supplichiamo insistentemente
e senza interruzione il Padre di misericordia e il Dio di tutte le consolazioni,
perché, per i meriti del Figlio Suo Unigenito, si degni di colmare noi deboli
con tutti i doni celesti, con la sua onnipotenza conquisti noi che non opponiamo
resistenza e ovunque faccia crescere la fede, la pietà, la devozione, la pace;
di modo che la Sua Santa Chiesa, tolti completamente di mezzo tutti gli ostacoli
e gli errori, possa godere la desiderata tranquillità e divenga un solo ovile
con un solo pastore. Affinché più facilmente Iddio misericordioso presti
orecchio alle nostre preghiere e annuisca ai nostri voti, facciamo sempre
intercedere presso di Lui la Santissima Madre di Dio, l’Immacolata Vergine Maria
che, Madre dolcissima, s’intromette a difenderci tutti e rappresenta la più
sicura e fidata e grande speranza; nulla più del suo patrocinio è valido ed
efficace presso Dio. Invochiamo anche il Principe degli Apostoli, al quale
Cristo stesso consegnò le chiavi del Regno dei Cieli e che pose come pietra
della sua Chiesa, contro la quale non potranno mai prevalere le porte
dell’inferno; e il suo compagno, l’Apostolo Paolo; e tutti i Santi che vi sono
in Cielo, che già coronati posseggono la palma della vittoria, perché ottengano
a tutto il popolo cristiano la desiderata benevolenza divina.
Ricevete infine l’Apostolica Benedizione come augurio
di tutti i doni divini e pegno del Nostro grande amore per voi; Benedizione che
proviene dal più profondo del cuore e che impartiamo con grande affetto a voi,
Venerabili Fratelli e a tutti i fedeli, ecclesiastici e laici, a voi
affidati.
Dato a Roma, presso Santa Maria Maggiore, il 9 Novembre 1846, anno I del Nostro Pontificato.
PIO PP. IX