LA LUNGA GUERRA 
DEI FRATI RIOTTOSI
(estratto da «Jesus», luglio 2001)


Il vescovo e i frati. Il clero diocesano e i religiosi. C’è una disputa complessa e densa di passioni che da anni vede opposti il vescovo e i francescani nella diocesi di Mostar: questioni di parrocchie che, secondo il decreto di Paolo VI Romanis Pontificibus, i religiosi devono restituire al clero diocesano. Ma molti si sono opposti e sono arrivati addirittura a murare le porte delle chiese. Alcuni di questi frati sono stati sospesi a divinis, espulsi dall’Ordine, ma continuano a occupare le parrocchie. A maggio alcuni di loro hanno fatto amministrare quasi mille cresime a bambini ignari ad un vescovo non validamente ordinato: Srecko Novak, ex seminarista a Zagabria, espulso per motivi abietti. finito a Berna nel seminario dei Vecchi Cattolici, ma dai quali non sarebbe nemmeno stato ordinato sacerdote e sarebbe anche da qui stato espulso. Per la Chiesa locale e la Conferenza episcopale bosniaca tutto ciò una «tragedia religiosa morale, liturgica, sacramentale, cattolica, ecumenica e, in particolare, francescana». 
Anche i francescani dell’Erzegovina hanno detto che «i frati disobbedienti si sono allontanati dall’Ordine e dai principi della Chiesa cattolica e hanno ingannato centinai di bambini, genitori e padrini render do possibile l’illegalità e il sacrilegio contro lo Spirito Santo». Eppure non è la prima volta che accade. Già all’inizio degli anni ‘80 erano state am
ministrate senza validità molte cresime in parrocchie occupate abusivamente. E già un’altra volta, nel 1980, il vescovo di Mostar, Pavao Zanic, era intervenuto sospendendo a divinis due frati. Le apparizioni cominciano in questo contesto e molti sostengono che siano state “inventate” per dare maggior potere di ricatto ai francescani. 
Alme
no una volta Vicka, una delle veggenti ha detto che la Madonna ha preso le difese dei due frati sospesi a divinis: «Sono innocenti. Che siano in pace. Possono celebrare la messa. Il vescovo si è sbagliato». I due frati erano amici di Vicka. 
La vicenda ha origine dal fatto che, in tutta la Bosnia, durante l’occupazione turca (1474-1878), i francescani furono gli unici religiosi a
rimanere con il popolo. La gente li chiama ancora oggi “zii”, per dire del legame familiare che si è stabilito. 
Quando è
stata reinstaurata la gerarchia regolare sono nate le tensioni, aumentate a partire dalla fine degli anni ‘70 con il decreto di Paolo VI. Secondo un documento che Jes
us ha potuto leggere, sono 40 i francescani dell’Erzegovina ai quali è stata tolta la facoltà di confessare; il 20 per cento dei membri della provincia. Sono tutti devoti di Medjugorje. 
Con l’amministrazione delle cresime da parte del “vescovo” Novak si è alzato il livello dello scontro. 
Padre Luka Markesic
, teologo francescano di Sarajevo, rileva tuttavia che la questione e assai ingarbugliata: «E quasi sempre mancato il dialogo. L’amministrazione delle cresime è un atto disperato. Ma la responsabilità non è solo dei frati: è anche di chi fino a oggi non ha detto una parola chiara sul fatti di Medjugorje che sono stati utilizzati dai francescani dell’Erzegovina per combattere la loro personale guerra contro il vescovo del luogo, contro l’Ordine francescano e contro la Santa Sede. Per di più ingannando milioni di fedeli, che non sanno nulla e vanno lì solo per pregare. Ecco perché io credo che si debba intervenire su Medjugorje, che è una questione di fede, e non solo sulla disputa tra frati e vescovi che e una questione disciplinare. Sono passati vent’anni. Gli elementi a disposizione sono molti. La Chiesa potrebbe finalmente decidere».


           Ikthys