"NOI SIAMO CHIESA" 
CONTRO L'8 PER MILLE. 
"MA INTANTO FIRMATE PER VALDESI E ASSEMBLEE DI DIO"


Quest'anno, grazie all'otto per mille, la Conferenza episcopale italiana incasserà quasi 1.500 miliardi: 1.217 come anticipo sulle opzioni che i contribuenti esprimeranno nelle prossime settimane di scadenze fiscali e 259 come conguaglio del 1998. In totale 1.476 miliardi, 232 in più di quanto ricevuto lo scorso anno, secondo i dati forniti dalla Cei che, già da un po', ha avviato l'annuale massiccia campagna pubblicitaria per invitare i cittadini a scegliere di destinare l'otto per mille dell'Irpef a favore della Chiesa cattolica.
Un "attivismo" ed "un uso sempre più facile e disinvolto dei media" denunciato dalla sezione italiana del movimento internazionale "Noi siamo Chiesa", che chiede di rimettere in discussione il meccanismo dell'otto per mille e, in generale, il finanziamento pubblico a tutte le confessioni religiose. "Dal nostro punto di vista, da sempre contrario al sistema concordatario in vigore in nome di una Chiesa più evangelica, più povera e più credibile - si legge in un documento di ‘Noi siamo Chiesa’-Italia - dobbiamo constatare che solo il 20 per cento dei fondi dell'otto per mille che pervengono ogni anno alla Cei vengono destinati ai propagandati interventi caritativi" (nell'anno 2000, appena 244 miliardi su un totale di 1.244), mentre il 40 per cento serve per il sostentamento del clero (549 miliardi nel 2000, a fronte di appena 38 miliardi provenienti dalle offerte deducibili, queste sì assolutamente volontarie) e un altro 40 per cento per il culto e la pastorale (451 miliardi nel 2000). "Di fatto le strutture della Chiesa italiana sono finanziate in modo determinante dallo Stato usufruendo della condizione di privilegio garantita dal Concordato Craxi-Casaroli. Infatti il 75 per cento del fabbisogno per il sostentamento dei quasi 38mila sacerdoti proviene dall'erario (per il 53 per cento dai fondi dell'otto per mille e per il 22 per cento da stipendi corrisposti ad insegnanti di religione, ai cappellani degli ospedali, delle carceri ecc.)".
Il meccanismo dell'otto per mille, inoltre, è strutturato in modo tale che la maggioranza decide anche per chi non sceglie: l'otto per mille dell'Irpef dei contribuenti che non fanno nessuna opzione (e sono circa il 60 per cento) infatti viene ripartito fra i soggetti che partecipano alla spartizione della quota, secondo un meccanismo proporzionale. Cioè finisce all'80 per cento nelle casse della Cei, la più gettonata fra il 40 per cento dei cittadini che scelgono di firmare la casella "destinazione dell'otto per mille", che ha così la possibilità di raddoppiare i propri introiti.
"Allo stato delle cose - scrive ‘Noi siamo Chiesa’ - il contribuente che non condivide il sistema, pur continuando a sollevare le sue obiezioni di principio, si trova di fronte ad opzioni molto rigide: non può trattenere l'otto per mille della propria Irpef (glielo impedisce la legge); se non fa alcuna opzione, decidono per lui quelli che scelgono; se firma per lo Stato si trova di fronte ad una gestione oscura con destinazioni molto diverse e imprevedibili" (nel 1999, per esempio, con l'otto per mille si finanziò la presenza italiana in Albania e Kossovo). La proposta di "Noi siamo Chiesa" è di firmare per l'Unione delle Chiese metodiste e valdesi oppure per le Assemblee di Dio in Italia che prevedono di destinare i fondi ricevuti per "scopi sociali ed umanitari anche a favore di Paesi del Terzo mondo escludendo esplicitamente il sostentamento dei pastori o le spese per il culto", ed inoltre hanno deciso (a differenza, nota "Noi siamo Chiesa", della Chiesa luterana, delle Chiese cristiane avventiste del settimo giorno e dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane) di non partecipare alla ripartizione dell'otto per mille di coloro che nella dichiarazione dei redditi non hanno espresso alcuna opzione. La firma a favore di una di queste due Chiese "ci sembra utile anche tenendo conto del tipo di interventi che esse realizzano e della accertata trasparenza della loro gestione. Ha però una sua validità la considerazione - afferma ancora la nota - che l'accettazione dell'otto per mille da parte di altre confessioni tende a rafforzare e a rendere credibile tutto il sistema; per questo motivo noi auspichiamo che in queste Chiese non si abbandoni la discussione sul fondamento stesso di questi accordi con lo Stato e sul loro funzionamento".

[Tratto da Adista, 2001]

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