Riti e superstizione

Il dibattito che segue, intercorso tra Christianne: martelc@achilles.net e
Fausta:heretic@planetaccess.com, tratto dal forum del quotidiano francese Le Monde,
http://forums.grolier.fr:8001/lemonde/nonmembers
verte sul rapporto intercorrente tra i riti e la superstizione,
con particolare riferimento alla dottrina della transustanziazione.


Christianne: Qui, non ci troviamo molto lontani dal mondo dell'idolatria. La parola "superstizione" non mi sembra sufficientemente adatta a descrivere un rituale che ha tutto l'aspetto di un rituale magico.
Fausta: Ma il credere nella magia non è forse per definizione una forma di superstizione? Nel senso di una "creazione arbitraria tra due fatti non collegati tra loro dal un legame di causa ed effetto, fondata sulla coincidenza o sull'analogia simbolica, che si appella sovente all'intervento di forze soprannaturali dando luogo al ricorso di pratiche magiche di divinizzazione e/o di propiziazione destinate a regolare gli eventi futuri, o quantomeno a predirli?
Christianne: Sì, hai proprio ragione, la magia e la superstizione sono tra loro vicine, quando però parlavo di magia intendevo riferirmi soprattutto alla credenza nelle forze soprannaturali (come pure alla loro traslazione dalla sfera divina al piano umano, allorché questo se ne attribuisce la funzione di depositario) e ai dogmi quali la teoria della transustanziazione (trasformazione della sostanza del pane e del vino in quella del corpo e del sangue di Gesù Cristo nell'eucaristia), mentre la superstizione mi sembra consistere più semplicemente nelle false credenze nei presagi, come ad esempio il rovesciare una saliera, il numero 13, ecc... Ma è pure vero che la superstizione è una deviazione del sentimento religioso.
Fausta: Se "benedire" l'acqua, o qualsiasi altra cosa, riconduce al carattere sacro insito in ogni cosa ("religione" nel suo senso etimologico), l'atto assume un effetto positivo. Ma se il "benedire" l'acqua, o qualunque altra cosa, è ritenuto un mezzo capace, per effetto del puro e semplice compimento dell'atto, di conferire una qualunque protezione speciale contro non so quali creature soprannaturali, e così pure, di allontanare le inimicizie, le ostilità, gli avvenimenti o gli atti negativi, allora navighiamo nella più completa superstizione. Talvolta queste pratiche magiche svolgono un effetto psicologico "positivo".
Christianne: Chiedo scusa se ti interrompo, ma questa è appunto la parola giusta: effetto psicologico! Ciò che si cerca di ottenere con questi rituali è l'effetto psicologico, ed è appunto questo che io denuncio.
Perché mai dovremmo accettare la ricerca di questi effetti psicologici quando riteniamo che il loro risultato sia "positivo" e respingerla quando pensiamo che lo stesso sia "negativo"? (in questo caso, faccio allusione alle sette in particolare). E chi stabilirà ciò che è "positivo" e ciò che è "negativo"?
Accettando parzialmente i rituali magici, soltanto quando li giudichiamo buoni in base ai loro effetti positivi, in sostanza li accettiamo nella loro interezza. Questa è la finalità del mio intervento: i rituali magici costituiscono per se stessi delle superstizioni, e quindi è indifferente che essi vengano praticati nell'ambito di una religione istituzionale o in quello di una setta. Non esistono due logiche. Una che si applica quando ci conviene e non altera troppo l'equilibrio del nostro sistema, e un'altra che si tira fuori quando arriva il momento di prendere posizione nei confronti dei comportamenti aberranti dei credenti appartenenti alle sette x, y o z.
Non ho nulla contro la condivisione del bere e del mangiare che avviene durante la messa cristiana. Tale pratica, rientrando simbolicamente nell'ambito generale della condivisione, ci riconduce alla considerazione di quelle esigenze fondamentali alle quali tutti gli esseri umani hanno diritto.
Risulta altresì accettabile l'associare la condivisione del bere e del mangiare al messaggio cristiano della fraternità fra gli uomini, ma la teoria della transustanziazione che afferma e che fa sì che si mangi e che si beva il corpo e il sangue del Cristo costituisce un vero e proprio tipo di cannibalismo spirituale! Tutto questo ci riporta ad un'epoca piuttosto retriva della psiche umana. Secondo la teoria del cannibalismo, infatti, ogni qual volta si mangia un essere umano sacrificato, si viene ricolmati della sua forza e della sua anima... A questo punto, devo dire di no alla religione cattolica. La fede nel Cristo e nel suo messaggio resta impregiudicata, ma la Chiesa... non posso accettare la sua follia che si perpetua nel corso dei secoli. Ci sono dei dogmi essenziali per la Chiesa che a me appaiono inammissibili.
Fausta: Nella misura in cui l'individuo, convinto di riuscire in tutto ciò che si propone di fare - indipendentemente dal mezzo attraverso cui ha maturato tale determinazione - si dedicherà totalmente alla sua impresa, mobilitando tutte le sue risorse creative e tutta la sua ingegnosità, non retrocedendo davanti a nessuna difficoltà, a nessuno sforzo, né di fronte alla realizzazione di qualsivoglia soluzione, sotto il pretesto che "non ne vale la pena", avrà le migliori probabilità, statisticamente parlando, di portare effettivamente a termine la sua impresa. In questo caso, però, il meccanismo è di ordine puramente psicologico, mentre la pratica magica non costituisce che un semplice pretesto di sostegno, di cui molte persone riescono a fare a meno senza risentirne.
Christianne: Ciò che tu descrivi come fenomeno del potere dello spirito, è vero e ci ricollega a molte delle tesi proprie del movimento New Age: la forza della visualizzazione creatrice, il pensiero positivo, ecc.
La forza della convinzione è certamente una realtà importante, quando però si basa su superstizioni religiose, come nel caso dell'eucaristia, crea una dipendenza.
Faccio la comunione e aspetto che il miracolo si produca... Vado a messa e a confessarmi e sarò lavata dei miei peccati. In realtà, non tutto è così semplice, in quanto se è vero che può operarsi una conversione (nei propri confronti) da uno stato di colpa ad uno stato di minore colpevolezza, a questo risultato si perviene per mezzo dello spirito e non "a causa" dei rituali.
Fausta: Lo stesso vale per le così dette "guarigioni miracolose" operate da numerosi predicatori. La messa in scena spettacolare posta in essere in tali circostanze può avere un effetto risolutivo nel caso di malattie psicosomatiche, ossia nei confronti un individuo che "esprime" inconsciamente attraverso una malattia fisica - della quale i medici non riescono ad individuare la causa - un problema di ordine psichico.
Christianne: La stessa cosa è poi possibile in senso negativo; si può indottrinare la gente a fare la guerra per la fede, che cos'é, infatti, la guerra santa se non la convinzione collettiva che si va ad uccidere gli "impuri" per proteggere la propria religione che è pura? Gravi sono le conseguenze che derivano dal consentire la superstizione religiosa, dal lasciare che gli esseri umani si approprino di una potenza "eterna" sul piano temporale! E' ciò che ha condotto - e conduce ancora - alle guerre di religione. Bisognerebbe comprendere il fondamento stesso di questa deviazione. E, invece, proprio noi occidentali permettiamo nelle Chiese follie come la teoria della transustanziazione.
Non c'è bisogno che si mangi e si beva il sangue di Gesù (d'altra parte, se lo sapesse sarebbe probabilmente indignato del compimento di tali cose in suo nome) per capire il suo messaggio di fraternità fra gli uomini e per agire in conseguenza.
Fausta: La superstizione stabilendo i rapporti di causa ed effetto in modo arbitrario non può certo aiutare l'essere umano a capire ciò che veramente è il mondo materiale.
Si pensi ciò che si vuole della scienza, ma i protocolli che utilizza mi sembrano in ogni caso un qualcosa di più rigoroso :-)
Christianne: E' vero, ma non si tratta di sostituire la fede religiosa con la fede per la scienza: la scienza mi guarisce, la scienza può fare questo o quello, quanto prima la scienza ci darà spiegazione dei nostri problemi metapsichici, la scienza, e la scienza... questa finisce per essere una "security blanket" della quale non si può più fare a meno. E, soprattutto, si finisce per non pensare più con la propria testa: se la scienza lo ha detto, è vero. Come dire: se è scritto in un libro, è vero.
Nella nostra vita incarnata siamo sottoposti alla vita materiale con le limitazioni del corpo finito, ma nella vita futura tutto ciò può assumere un'altra dimensione. La sua resurrezione e le sue apparizioni avevano senza dubbio la finalità di mostrare agli esseri umani ciò sarebbe avvenuto dopo. Che dopo la morte fisica saremo rivestiti del nostro corpo spirituale. Che siamo diretti verso una altra vita nel regno dei cieli (secondo me, non intendeva parlare soltanto in senso figurato).
Fausta: Per quanto mi riguarda e in maniera assai più prosaica e materiale, quando leggo le discussioni di alcuni forum, riguardanti l'abbandono della nostra buona e vecchia Terra per Marte, Titano, Callisto o altrove, penso che forse effettivamente le espressioni "regno dei cieli", come pure "cieli nuovi e nuova terra" non debbano essere prese soltanto in senso figurato...
Christianne: E' vero, e da ciò deriva la mia idea che nel "cielo" ci troviamo già, in quanto in esso si trova il pianeta Terra, e che il regno dei cieli è l'Universo.
Fausta: D'accordo, vero è però che nei due casi non si tratta della stessa cosa. Sempre che... E se l'espressione "essere rivestiti del nostro corpo spirituale" facesse allusione ad una umanità che avendo ormai acquisite la padronanza e l'intelligenza della sua condizione materiale, sapesse servirsene con ragione e temperanza, evitando ogni eccesso?
Chi sa se ciò che noi consideriamo di massimo livello in quanto rientrante nella relazione dei fatti soprannaturali non sia, in concreto, l'anticipazione di fenomeni assolutamente materiali che cominciamo soltanto ad intravedere, ma che i redattori di quei testi non potevano evidentemente essere in grado di percepire? Questo dischiuderebbe nuove prospettive riguardo al carattere rivelato di certi testi...
Il redattore del Libro della Rivelazione della Bibbia, per esempio (o Apocalisse per coloro che preferiscono chiamarlo così), poteva forse avere un'idea di ciò che è un aereo o un bombardiere? Evidentemente, no. Se dunque le sue visioni autentiche avessero avuto per oggetto questo genere di apparecchio, egli ne avrebbe certo reso una descrizione ricorrendo all'uso di parole proprie del suo tempo... Semplice ipotesi, tengo a precisarlo.
Christianne: Tutto ciò appare coerente; i testi religiosi sono simbolici e per questo bisogna leggerli come delle meditazioni senza trarne delle spiegazioni precostituite da applicare all'organizzazione materiale (ciò che è stato l'errore di tutte le Chiese), ma semplicemente alla nostra vita personale, privata e filosofica. Meditazioni filosofiche che promuovono l'evoluzione psicologica elevando la nostra etica.
Inoltre, quando l'aspetto materiale è il solo ad assumere importanza, la situazione degenera. Ciò dà luogo a sempre più gravi ingiustizie per gli altri esseri umani.
Fausta: E alla devastazione del nostro ambiente vitale con l'inquinamento e la distruzione dei suoi elementi strutturali e delle risorse naturali.
Christianne: E ciò in quanto il contatto con la materia inerte (fabbricazione e e consumo abusivo di beni di ogni genere, materialismo opprimente) ha preso il posto del contatto con la natura vivente e gli elementi naturali.
Si è quasi perduto ogni rapporto con la nostra vera natura vivente.
Ciò che è utile per una buona vita, è necessario, mentre ciò che è superfluo rappresenta forse ciò che ci impedisce di percepire la vita spirituale.
Fausta: Ciò che è necessario, è il riuscire a percepire esattamente il proprio bisogno e a tenerlo nascosto. Il non nasconderlo, come pure il nasconderlo eccessivamente si rivelano ambedue poco favorevoli - per non dire altro... allo sviluppo della vita spirituale.
La Genesi dice bene: "Dominate la terra e sottomettetela"... Ma poiché la Genesi che fa parte del Vecchio Testamento risale ad un'epoca precedente a quella del Cristo, dubito che sia stato lui a dire una cosa simile. O che l'abbiano detta i suoi discepoli. E infatti, non risulta né che Gesù l'abbia detta , né tanto meno che i suoi successori si siano mai soffermati su questo punto.
Non dimentichiamo, però, che il cristianesimo non rinnega l'Antico Testamento, ma si pone in una linea di continuità con tutti i punti che esso non ha completati, né corretti.
Christianne: Il cristianesimo è una religione che porta il nome di Cristo, ma non ne riflette la filosofia.