"Sono
un narratore, un menestrello elettronico" (David Bowie 1973).
"Di
certo molta della mia ambizione ed energia viene dalla volontà di
sfuggire a me stesso, e da questa sensazione di inadeguatezza e
di vulnerabilità, dal fatto di non sentirsi amato. Un senso di rifiuto,
pura autocommiserazione. Ho rifuggito questi pensieri buttandomi
anima e corpo nel mio lavoro. Interpretando personaggi diversi.
Sono stato la prima rock star a trasformarsi per sfuggire a se stessa" (1993).
"Mi
considero responsabile di un'intera nuova scuola di pretenziosità" (1976).
"Adesso non c'è alcuna differenza tra la mia vita personale e
quello che faccio sul palco. Sono molto raramente David Jones
ormai. Penso di aver dimenticato chi David Jones sia" (1972).
"Rifiuto
che si pensi a me come ad un mediocre" (1974).
"Se
c'è una cosa in cui ho contribuito è una grossa dose di incertezza".
"Il
1975 ed il 1976....e gli ultimi mesi del 1974....e le prime settimane
del 1977.. furono decisamente il periodo più buio della mia vita.
Ricordarlo è praticamente impossibile, certamente doloroso...Quando
mi tormentavo con pensieri del tipo 'i morti si interessano delle
cose dei vivi?....Posso cambiare canale sulla tv senza usare il
pulsante?" (in Story Tellers,
Vh1, U.S.A. Tv, 1999).
"Non
potrei esistere pensando che tutto ciò che è importante è essere
una brava persona. Non voglio essere soltanto un altro onesto
Joe. Voglio essere un Super Essere e migliorare tutto l'equipaggiamento
che mi è stato dato fino a farlo funzionare al trecento per cento.
Trovo che sia possibile farlo" (1976).
"Penso
di avere un certo vocabolario, per cui, nonostante io cambi molto
stilisticamente, c'è sempre un nucleo immaginativo stabile. Io
non vedo alcun cambiamento brusco in quello che ho fatto. Per
un simbolista, che è ciò che sono, personaggi e situazioni sono
manifestazioni di cose che non può spiegare" (1993).
"E'
molto importante fare errori. Molto, molto importante. Se non
ne avessi fatti non sarei l'uomo che sono oggi" (1976)
"La
sperimentazione è spingere i parametri della nostra conoscenza.
E' lo spirito di Dioniso, l'energia che fa di noi ciò che siamo" (1993).
"Cambio
molto spesso idea. Di solito non sono molto d'accordo con quello
che dico. Sono un terribile mentitore" (1974).
"Disegno
la musica, la forma che deve avere. Devo disegnare il sentimento
perché non posso spiegarlo" (1978).
"Io,
l'artista, sono il messaggio" (1973).
"Le vendite dei dischi possono soltanto fare molto per darti
fiducia in te stesso" (1976).
"Non
so dove andrò da qui, ma prometto che non vi annoierò" (1997
- al pubblico del Birthday Benefit
Concert).
"C'era
una teoria secondo la quale una persona crea un suo doppio e poi
lo riempie di tutti i suoi difetti, le sue colpe e le sue paure
ed eventualmente lo distrugge, sperando di distruggere con lui
tutte le sue colpe, la sua paura e la paranoia. Spesso sento che
lo stavo facendo inconsapevolmente, creando un io alternativo
che contenesse tutto ciò su cui ero insicuro. Ziggy servì questo
proposito perché trovavo più facile funzionare attraverso di lui,
sebbene probabilmente, facendo ciò che feci, mi misi sulla strada
del puro danno psicologico. Ma sembrava che fosse più facile vivere
attraverso un me stesso alternativo. Certo, il maggiore problema
era che stavo attenuando il confine tra la sanità mentale e la
follia, ed alla fine, nella metà degli anni 70, veramente non
riuscivo a percepire la differenza tra il personaggio sul palco
e me stesso" (1993).
"In
primo luogo lo trovo eccitante. Poi lo trovo triste, perché io
conosco la ragione per cui sono diventato Ziggy e cosa c'è in
Ziggy" (1972).
"Ziggy
particolarmente fu il prodotto di una certa arroganza. Ma, ricorda,
a quel tempo ero giovane e pieno di vita, e quella mi sembrò un'affermazione
artistica molto positiva. Pensavo che fosse una espressione artistica
molto bella. Davvero lo pensavo. Pensavo che Ziggy fosse un grande
dipinto kitch" (1977).
"Ziggy
è in parte autobiografico ed in parte qualcun altro. E' l'ultimo
parassita…Per favore non chiedermi di teorizzare su Ziggy…avendolo
scritto è troppo personale. E' un mostro ed io sono il dott Frankenstein.
E' mio fratello, e Dio, io lo amo" (1976).
"Usavo
andare a vedere The Living Theatre e i gruppi concettuali americani
al Roundhouse e pensai 'se potessi mettere questo in un formato
per una band sarebbe molto eccitante'. Alla fine tutto questo
si solidificò in Ziggy" (1993)
"Avevo
una specie di strano, psicosomatico desiderio di morte perché
ero così perso in Ziggy e nella schizofrenia. Era la sua personalità
che non era in grado di fronteggiare le circostanze in cui si
trovava, cioè essere una onnipotente, profetica superstar del
rock. Si era accorto che non sapeva cosa fare una volta che lo
era diventato. E' un archetipo - la definitiva rock'n'roll star.
A volte accade" (1974 - dal documentario Cracked
Actor).
"Amo
il teatro - pensai che c'era un modo di fare qualcosa di eccitante
sul palco con il rock. L'idea di una rock star prefabbricata -
una che non esisteva - una rock star campionata - pensai fosse
fantastica. Il momento in cui, suppongo, misi tutto insieme e
cercai realmente di farlo funzionare fu nel primo tour del personaggio
chiamato Ziggy Stardust. Gli elementi teatrali erano da qualche
parte tra Arancia Meccanica e il teatro Kabuki, un vero
guazzabuglio di informazioni che non aveva un vero senso letterale" (1995).
"Era
così facile diventare ossessionato notte e giorno dal personaggio:
diventai Ziggy Stardust. David Bowie fu gettato completamente
dalla finestra.. Tutti mi convincevano che ero il Messia, specialmente
nel primo tour americano. Mi persi senza speranza nell'immaginazione" (1976)
"L'intera idea del personaggio di Ziggy era che non era di questo
mondo, né maschio, né femmina, ma piuttosto un messaggero. Comunque
non penso che avrei dovuto prendere la cosa così seriamente" (1983).
"Ziggy
Stardust era molto... il teatro giapponese che incontra la fantascienza
americana" (1978).
"Pensai
che avrei potuto portare Ziggy anche alle interviste. Perché lasciarlo
sul palco? Perché non completare la tela? Guardando indietro era
completamente assurdo, e diventò molto pericoloso. Avevo reali
dubbi sulla mia sanità mentale. Non posso negare che quell'esperienza
mi abbia influenzato in un modo molto marcato ed esagerato. Penso
di avere messo me stesso molto pericolosamente vicino al confine.
Non in senso fisico ma mentale".
"....nel
periodo di Ziggy Stardust. Non c'era spazio per nessun altro.
Dovevo - almeno nella mia testa dovevo - canticchiare a Mick Ronson
molti dei suoi assoli. Si arrivò al punto in cui ogni singola
nota ed ogni parte della canzone doveva essere esattamente come
la sentivo nella mia testa… Questo non è vero per un album come The Man Who Sold The World, per esempio, che era molto
di Ronson. Ma gli assoli più melodici…per la gran parte di quegli
assoli io gli dicevo quali note volevo che
suonasse. Ma andava bene così. Lui è un tipo che non si preoccupa.
Era felice di suonare. Non conoscevo nessun altro modo, comunque…Questo
era ciò che dovevo fare. Io sapevo quello che volevo. Loro non
sapevano quello che volevo" (1989).
"Una delle cose che mi faceva sempre infuriare era che molta
stampa qui (in America) aveva l'impressione che fosse stata spesa
una enorme quantità di denaro per crearmi, cosa che, in
effetti, non era vera. La maggior parte della pubblicità
su di noi era rappresentata dai commenti. La nostra "macchina"
della pubblicità erano gli stessi giornali. Ci davano pubblicità
semplicemente scrivendo di noi... Ed in retrospettiva hanno ritenuto
che doveva essersi trattato di pubblicità pagata. Ma non
lo era; non avremmo potuto permettercela" (da Circus, aprile
1976).
Sugli
Spiders From Mars
"Quello
che fu molto difficile fu trascinare il resto della band..Era
un po' come 'Gesù, dai ragazzi, facciamo in modo di non essere
soltanto un'altra band rock' (ride). Ma loro erano una grande,
piccola rock band. Si convinsero appena si accorsero che avrebbero
attirato più ragazze. A quel punto era tutto un 'Hei, gli piacciono
questi stivali!'. Pensai 'ce l'ho fatta'. Così improvvisamente
i loro capelli diventarono di ogni colore possibile. Tutti questi
tipi che non avrebbero accettato di indossare altro che jeans
solo due settimane prima!" (1987).
"C'era
un po' di antagonismo. Niente di paragonabile, ad esempio, a quello
che accadde ai Sex Pistols quando cominciarono. Ma il primo paio
di mesi non fu facile. Voglio dire era un po': 'oh, un gruppo
di checche'. Il che era una specie di divertimento. Voglio dire,
noi ci giocavamo - beh, io almeno - perché era la cosa più ribelle
che accadesse a quel tempo" (1992).
"Avevo
una certa perdita di entusiasmo per gli Spiders. Loro non volevano
andare dove volevo andare io. Stavo già sviluppando un grande
interesse per la musica soul e per forme sperimentali. Loro invece
erano molto presi dal suonare semplice rock. Il che era comprensibile,
lo suonavano molto bene".
"Penso che Ronson fosse un po' spaventato per le prime settimane,
quando realizzò in cosa si era cacciato, perché c'era questo tipo
che giocava con la bisessualità, che andava nei gay club e andava
in giro con le persone più strane, anche se scriveva canzoni mezze
rispettabili e poteva essere interessante musicalmente. Penso
che, probabilmente, il fattore salvezza venne quando realizzò
che io non avevo intenzione di andare a letto con lui...ah, ah,
ah!. Povero vecchio Mick! Penso che per un po' la situazione fu
un po' mordi e fuggi, se lui voleva rimanere o no, ma, fiduciosamente,
la musica vinse e lui realizzò che quello che stavamo facendo
era eccitante, che lo stavo portando in un'avventura. Mi piace
credere che a Mick piacesse quello che stavo facendo, quello che
scrivevo, e ci ammiriamo l'un l'altro. Penso che sia un meraviglioso
chitarrista e credo che a lui piacesse la mia musica e quello
che stavo cercando di fare" (1992).
Sulle
droghe
"La
cocaina è una compagna molto malevola.... Se vuoi davvero perdere
tutti i tuoi amici e tutte le relazioni che ti sono care, quella
è la droga con cui farlo. La cocaina tronca ogni legame che hai
con un altro essere umano. E questa è la cosa di cui mi resi conto
nella metà degli anni 70 - quello che stavo facendo a tutte le
mie relazioni" (1993).
"...Andai
a Berlino senza avere alcuna idea che fosse la capitale dell'eroina
in Europa. Era avvilente arrivare lì e trovare tutti quei ragazzi
e ragazze davanti allo Zoo, ragazzi di tredici, quattordici anni
che si prostituivano per procurarsi i soldi per comprare l'eroina" (1993). .
"..
Avevo raccolto un'accozzaglia di gente che girava per casa
[a Los Angeles]. Molti spacciatori. Vera feccia. E sapevo
che dovevo cambiare ambiente ed andare in un posto dove non fossi
considerato una rock star" (1993).
"Le
droghe che mi interessavano erano la cocaina e le anfetamine perché
vivevo in un orizzonte di rapidi cambiamenti, e quelle droghe
sembravano dare una spinta continua alle cose. Mi aiutavano anche
a lavorare. Se dovevo stare in piedi tre o quattro giorni di fila
per finire qualcosa, me ne davano la forza" (1986).
"La
prima volta che mi sono drogato con l'erba fu insieme a John Paul
Jones dei Led Zeppelin, molti, molti anni fa, quando lui ancora
suonava il basso nei dischi degli Herman's Hermits. Stavamo parlando
con Ramblin' Jack Elliott da qualche parte e Jonesy mi disse,
'vieni con me che ti converto all'erba'. Ci pensai e dissi 'sicuro,
la provo'. Andammo al suo appartamento - aveva una grande stanza,
in cui c'era solo questo grande organo Hammond, proprio vicino
alla stazione di polizia. Avevo provato la cocaina prima ma mai
l'erba. Non so come sia avvenuto in quell'ordine….Così guardai
stupito mentre Jonesy arrotolava questi tre grandi spinelli. E
ce li siamo fumati. Diventai incredibilmente alticcio e la cosa
mi provocò una incredibile fame. Mangiai due pagnotte di pane.
Poi squillò il telefono. Jonesy disse: 'vuoi rispondere tu per
favore?' Così andai di sotto per rispondere al telefono e cominciai
a camminare fuori, per strada. Non sono mai tornato indietro.
Ero intensamente affascinato dalle fessure del marciapiede" (1976).
Sui
viaggi
"Piuttosto
impiego più tempo per andare in un posto ma non prendo l'aereo.
Mi piace ancora viaggiare, anche se molte persone in questo ambiente
pensano sia una delle cose noiose. A me piace perché mi permette
di vedere persone differenti e trovare differenti modi di vivere.
Aumenta il proprio senso di consapevolezza, penso" (ottobre 1973).
Su
William Burroughs
"Ero
al corrente di un incontro una sera, a casa sua - un posto chiamato
The Bunker - sulla Bowery molti anni fa, dovevano essere i primi
anni 70. Terry Southern arrivò per la serata con una borsa da
medico piena di ogni tipo di droga concepibile e la rovesciò sul
tavolo. E lui e William erano come due ragazzi di 12 anni impazziti
(facendo la voce di Burroughs) 'Ehi, non ho visto una di queste
da anni!' (risata)" (1999).
Su
Berlino
"Berlino
mi fa sentire molto a disagio, molto claustrofobico. Lavoro meglio
in queste condizioni" (1977)