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"David Bowie e la fine del genere sessuale"
(David Bowie And The End Of Gender)
di Anne Rice
1983 - pubblicazione non conosciuta

Turbinando sul bordo della cultura, i grandi cantanti rock del nostro tempo personificano i nostri lamenti, le nostre paure ed i nostri sogni. Sono le figure di fantasia della visione artista romantica, liberi di evolvere su disco e dal vivo esattamente come desiderano.

In una società tecnologica ossessionata dalla ridefinizione del maschile/femminile, loro infrangono la nozioni convenzionali del carisma sessuale - cantanti maschi con il rossetto che volteggiano come danzatrici del ventre, cantanti femmine chiuse in armature di metallo e cuoio che abbandonano la voce di soprano per la voce gutturale di petto.

Guardando a questa incredibile confluenza di creatività e potere, non si può non domandarsi perché così poche rock star siano passate in maniera elettrizzante al grande schermo. Gli esperti dicono che il pubblico della musica è praticamente lo stesso del cinema: giovani per i quali il cambiamento non è così spaventoso ma piuttosto essenziale, la classe di consumatori più incline a sperimentare, che trasmette i maggiori cambiamenti nel costume, nello stile e nelle idee. Si avverte una perdita di energia da qualche parte, una connessione non compresa.

Una magnifica eccezione, comunque, è la star del glitter rock David Bowie, che è arrivato alla fama negli anni 70 con i suoi sgargianti concerti e strani personaggi teatrali come Ziggy Stardust e The Thin White Duke. Bowie, che ha sempre promesso la fine del genere nelle sue eleganti e feline maschere, non solo è affascinante come attore ma amplifica nei suoi film la snella bellezza androgina alla base del suo sempre potente fascino di cantante rock.

Nei panni del sublime, gentile extraterrestre in The Man Who Fell To Earth [L'Uomo Che Cadde Sulla Terra - 1976] di Nicholas Roeg, Bowie diede alla fragilità ed alla passività una nuova integrità. E nel ruolo del decadente vampiro John Blaylock in The Hunger [Miriam Si Sveglia A Mezzanotte - 1983] di Tony Scott, ha dato al film, "quasi completamente con la squisita modulazione delle sue battute", il suo solo vero accenno di profondità tragica. Questi film, succedutisi a distanza di sette anni, sono stupefacentemente simili nel modo in cui usano l'aura di vulnerabilità di Bowie. Lui è in entrambi i film un mostro ferito e condannato.

Ed ora, nel suo ultimo film, Merry Christmas Mr Lawrence [Furyo - 1983] di Nagisa Oshima, Bowie recita il ruolo del maggiore "strafer" Jack Celliers, un prigioniero britannico in un campo di prigionia giapponese, ancora una volta la vittima di forze sovrastanti. Ma in questo film è anche un eroe, con un irrefrenabile vigore, estraneo all'ultraterreno straniero ed al languido vampiro che aveva interpretato prima.

Sta accadendo qualcosa di nuovo con Bowie, e merita un esame. Ognuno di questi tre film è stato realizzato da un diverso team creativo - autore, regista, produttore. Eppure è impossibile vedere Merry Christmas Mr Lawrence come se giocasse deliberatamente con l'ambiguità sessuale che circonda Bowie nei suoi primi ruoli.. Come si può non notare, per esempio, che sia in The Man Who Fell To Earth che in The Hunger, Bowie ad un certo punto è talmente debole fisicamente da dover essere portato in braccio dall'attrice protagonista (Candy Clark, la sua ragazza meravigliosamente mondana, lo trasporta lungo il corridoio di un hotel nel primo film; e Catherine Deneuve, la sua amante vampira, immortale, lo trasporta fino alla soffitta nel secondo). Eppure in Merry Christmas Mr Lawrence è Bowie che trasporta un ufficiale britannico molto malconcio (interpretato da Tom Conti) nella stessa maniera in cui lo stesso Bowie era stato portato.

E come possiamo non osservare che in The Man Who Fell To Earth Bowie, l'impotente alieno, non riesce a portare l'acqua al suo pianeta morente. Ma in Merry Christmas Mr Lawrence è colui che porta il cibo ai prigionieri inglesi affamati, ai quali i giapponesi lo avevano negato.

In The Man Who Fell To Earth Bowie sconvolge Candy Clrk quando le rivela il suo aspetto da rettile. Lei scende dal letto e fugge. Ed in The Hunger quando la immortale Catherine Deneuve bacia il decrepito Bowie, che è arrivato all'età di trecento anni in un giorno, è un momento di vero orrore perché sappiamo la repulsione che lei prova. Ma in Merry Christmas Mr Lawrence non cessa mai, anche nel martirio, di essere l'indiscusso oggetto del fascino e del desiderio del comandante giapponese del campo. La cosa più straordinaria del suo nuovo film è che, attraverso tutti questi capovolgimenti e rovesciamenti, Bowie nella parte del coraggioso soldato britannico non perde mai il suo fascino androgino. Anche maltrattato e sporco, è una fiamma dorata di flessuoso gesto, serafiche espressioni facciali, capelli di raso. Non ha importanza cosa l'azione gli chiede, c'è un incantevole ritmo nei suoi movimenti. E nel portare il cibo ai prigionieri britannici affamati, porta anche un cesto pieno di fiori rossi, che insolentemente mastica davanti alle guardie giapponesi. Nei vividi flashback del film è intimamente connesso con il fratello più piccolo, che si vede due volte in un giardino di una bellezza mozzafiato, che canta con voce da soprano, la vera voce precedente al genere sessuale.

Ed alla fine è baciando il capitano giapponese (Riuychi Sakamoto) davanti a tutto il campo, in modo accusato di essere sessuale, che Bowie riesce a distrarre l'ira dell'uomo dal comandante britannico che sta per essere ucciso.

Bowie in questo film è il salvatore e l'eroe che non era negli altri film, ma è un eroe a suo modo. Ridefinisce la sua androginia piuttosto che rinunciarvi per la più semplice, più fredda mascolinità che un attore meno sicuro avrebbe potuto portare al ruolo. O forse Bowie sta semplicemente espandendo quello che ha fatto fino ad adesso con l'androginia.

Non dubitiamo mai della bontà di Newton, l'alieno, in The Man Who Fell To Earth, o che lui possieda il suo tipo di enorme forza. La sua fragilità e generosità di spirito non hanno niente a che fare con il sofisticato rifiuto del genere sessuale che possiamo associare ad alcuni cantanti rock o con la spericolata, sogghignante (e piena di talento) lui/lei star del recente film Liquid Sky, che, ad un certo punto nel film, guarda dritto nella macchina da presa e ci dice che è androgino quanto David Bowie. L'essere indifeso di Newton non è l'impotenza del travestito o del transessuale, per il quale la sfida al genere sessuale può essere l'unico atto di creatività. Piuttosto, è il tornare alla androginia pre-adolescenziale che tutti abbiamo conosciuto, una saggia innocenza che abbraccia la forza di entrambi i sessi e la usa senza sforzo fin quando arriva la distinzione adulta del genere.

Guardando ai ruoli di Bowie in questi tre film in termini di vera personalità filmica "come la personalità di un Bogart o di un Fonda", Bowie ci dice con Merry Christmas Mr Lawrence che questa prima saggezza androgina è una riserva di energia più grande di quanto crediamo, e che una figura di immenso magnetismo e coraggio può essere creata senza abbandonarla, una figura che uguaglia i Fonda ed i Bogart del passato.

La fine del genere sessuale non è l'abolizione del maschile/femminile. Piuttosto, è l'abolizione della tirannia del genere che ci divide in due campi armati. E questo film, più compiutamente di The Man Who Fell To Earth, ci dice che se possiamo preservare quella primigenia complessità, quel miscuglio di maschile e femminile che ascoltiamo in maniera squisita nel ragazzo soprano, abbiamo le infinite possibilità di entrambi.

In breve, Bowie ha esteso il suo raggio d'azione senza sacrificare niente del suo vecchio fascino. Gli occhi (uno cobalto, uno grigio), la pelle perfetta, il pressoché straordinario luccichio, continuano a distrarre e disarmare.

Che The Man Who Fell To Earth non sia stato seguito da una serie di film di Bowie è un mistero. Ma questa è una nuova decade, ed è ovvio che la star, una volta completamente associata con le ossessioni sessuali e psichedeliche degli anni 70, è vitale come sempre nel seguire la sua visione unica nel mondo di Mel Gibson, Richard Gere ed altri ruvidi eroi dello schermo, la cui attrattiva è fondata sul passato. La semplice virilità non potrà mai diventare superata, non più dei vini o dei ciocchi nei camini. Ma in un periodo in cui sia gli uomini che le donne stanno diventando sempre più androgini per incontrare le richieste dell'amore, della carriera, della famiglia, è Bowie, attraverso l'alchimia della sua forza sottile e della sua bellezza dolce, che emerge come la nuova e vera star contemporanea.

[Anne Rice è una nota scrittrice. Tra i suoi libri La Regina dei Dannati ed Intervista Col Vampiro, da cui è stato tratto un film con Tom Cruise e Brad Pitt].

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"Anche come un tipo normale Bowie è un tumulto. Ziggy è morto ma Stardust è vivo e vegeto"
(Even As A Straight Man Bowie Is A Riot - Ziggy is dead but Stardust is alive and well)
di Victor Davies - dal Festival di Cannes
Daily Express, 12 maggio 1983


E' sgusciato da dietro una tenda blu nel vasto auditorio come uno splendente serpente biondo, il dandy, ragazzo soul in persona… Il signor David Bowie. Istantaneo pandemonio. Quattrocento macchine fotografiche si sono girate verso di lui. Lui masticava garbatamente chewing-gum, offrendo un perverso sorriso mentre si girava per affrontare la morte proveniente dal drappello di fuoco dei media. Bowie era in piedi, glacialmente calmo, nel suo elegante vestito grigio e la camicia rosa, mentre le macchine fotografiche andavano in frenetica attività, generando un suono simile a quello di un milione di grilli impazziti. Anche infiammate croniste hanno strillato e sono salite sulle sedie come avevano già fatto le loro madri. In un batter d'occhio, Bowie ieri ha creato il primo vero tumulto di fan del Festival di Cannes....

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