"Cenni storici sui regimi autoritari"
vincoli alla libertà di stampa.
Nell'Italia fascista, in congruenza con il progetto totalitario, il duce fascistizzò la stampa dal 1922 al 1926, ponendo ogni pubblicazione sotto il diretto controllo di uffici ed apparati vicini alla presidenza del consiglio. Strutture in seguito (1937) inglobate nel Ministero della cultura popolare, per accentrarne la gestione.(minculpop). La stampa pertanto (tranne i giornali della resistenza pubblicati all'estero, es. "Giustizia e libertà" o "Il grido del popolo"), e parallelamente la radio (EIAR) ed il cinema (con l'istituto luce ed i cinegiornali), subirono il continuo intervento preventivo e correttivo della censura, con l'obbligo di sottostare a prescrizioni di contenuto inviolabili (anche su aspetti irrilevanti e marginali), e riassumibili nelle "direttive alla stampa" (elencate in sintesi a fianco). Le pesanti ingerenze del potere governativo si fecero sempre più pressanti, finendo così per appropriarsi completamente del controllo di ogni mezzo di comunicazione di massa, comprese le agenzie di stampa, unificate nell'unica consentita: l'agenzia Stefani.
Nella Germania Nazista invece, consapevole degli errori commessi durante la prima Guerra mondiale, Hitler fin da subito istituì il controllo più totale della comunicazione interna, tramite il famigerato Ministero per la propaganda, affidato all'abile Goebbels. Il ministero, struttura vastissima, venne diviso in 5 sessioni, ognuna specializzata in un settore delle comunicazioni pubbliche. Il mito dell'onnipotenza del fattore propaganda era totale, basato su modelli vicini alla "teoria ipodermica", perseguito con raziocinio, ed enfatizzato dalla liturgia nazista nelle piazze, dalle speculazioni intellettuali e dai modelli psicologici del comportamentismo. Oggi un tale controllo centralizzato, pervasivo e censorio sarebbe materialmente impossibile, per gli sviluppi inarrestabili della tecnologia telematica, specie per quanto riguarda il fenomeno "internet", dove le fughe di notizie sono all'ordine del giorno, ed ognuno può liberamente accedervi.
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