9 Agosto
Ci
alziamo tardi, piuttosto tardi, ma non poteva essere altrimenti, dopo
la serata di ieri. Fuori il cielo è grigio; la pioggia contribuisce ulteriormente
a vestire questa giornata di pieno agosto in abiti invernali, d'altronde
ci avviciniamo sempre più al grande nord. E comunque il nostro viaggio
prosegue, eccome se prosegue. Salutiamo i nostri amici francesi, giurando
di rivederci al più presto, un classico in queste situazioni.
La
nostra macchina affronta impavida la costa che ci conduce attraverso strade
frastagliate a Fort La Latte, roccaforte del X secolo a picco sul mare.
La giornata cupa conferisce a questa fortezza, abituata alle invasioni
dei pirati normanni, un aspetto ancor più severo, ma senz'altro molto
vero. Ci inoltriamo in uno dei mille sentieri che proseguono sulla costa,
ma la pioggia ci frena ben presto, in quanto le scarpe da ginnastica che
indosso non consigliano di proseguire su un terreno a volte pericolosamente
scivoloso. La passeggiata porterebbe fino a Cap Frehel, punta rocciosa
con faro e riserva ornitologica, che invece noi raggiungiamo in macchina.
Purtroppo
Cap Frehel si rivela una piccola delusione. Il vento è gelido e soffia
terribilmente forte, ed inoltre la visita al faro inizia solo tra un paio
d'ore. La nebbia ci nega una vista sull'oceano tutt'intorno, ma forse
proprio qui sta il suo fascino. A malincuore torniamo in macchina per
proseguire il viaggio sulla costa, direzione ovest. Facciamo una breve
visita all'abbazia di Beauport, chiesa scoperchiata del XIII secolo, tappa
di passaggio per i pellegrini dei paesi del nord verso Santiago de Compostela.
Il giardino esterno presenta cespugli di enormi ortensie, che poi in tutta
la Bretagna ci accompagneranno presentandosi in svariate gradazioni di
bellissimi colori. Attraversando Paimpol arriviamo poi a Point de l'Arcouest.
Purtroppo il tempo non è cambiato molto, ma almeno qui non piove. Da qui
partono anche i traghetti per l'Ile de Brehat che probabilmente merita
una visita. Noi però ci accontentiamo di fare quattro passi lungo la spiaggia,
che a dire il vero non ha niente della spiaggia tradizionale, in quanto
al posto della sabbia fine ci sono enormi sassi e rocce su cui è molto
difficile rimanere in equilibrio. Da qui andando verso ovest si sviluppa
la Corniche Bretonne caratterizzata da coste molto frastagliate
e dal caratteristico colore rosa che trova nel tratto tra Perros-Guirec
e Trebeurden (dove saremo domani) l'esempio più fulgido.
10 Agosto
Domenica
mattina, ottimo risveglio al profumo di crepes avec pommes. Ci
sono anche le crepes normali, da farcire con abbondante qualità di confetture.
La signora della Chambre d'hotes è alquanto loquace, vive da sola
in questa casetta sperduta nella campagna bretone a pochi chilometri da
Lannion, e forse non le sembra vero di poter scambiare due chiacchiere
con quattro persone tutte insieme, io, Alessandra e due ragazzi francesi.
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Ci mettiamo
in strada abbastanza tardi; sono le 10 quando superiamo la freccia che
indica Perros-Guirec, invitandoci a transitare lungo la Corniche Bretonne.
Una prima sosta a Point de Bihil per una foto sull'ampia baia; parcheggiamo
poi la macchina a Ploumanach, dove iniziamo a passeggiare tra i massi
di granito rosa. E' molto bello sedersi su questi enormi massi ad ascoltare
il mare, confrontando i colori dei sassi e del cielo, ammirando la bianca
schiuma del mare, facendo lavorare i sensi, insomma. Ci divertiamo a riconoscere
nelle forme degli enormi sassi figure umane o animali: una mamma con i
suoi figli, le tre sorelle, un uccello che si staglia verso il cielo;
anche così diventiamo bambini. Percorriamo per un buon tratto il sentiero
dei doganieri che si apre sull'oceano, regalando superbi panorami e bellissime
sensazioni.
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Nel primo
pomeriggio riprendiamo la macchina e proseguiamo la visita lungo la costa
percorrendola in direzione est. Il tempo vira verso il nuvolo, ed è un
peccato, ma qualche chicca riusciamo a godercela lo stesso. Ogni tanto
inforchiamo qualche stradina a caso: spesso sono carreggiate che restringendosi
sempre più portano a spiagge di sassi dove ammiriamo le barche a secco
che attendono l'alta marea prima di bagnarsi. A Le Gouffre fotografiamo
una casa incastonata tra due enormi massi, che sembrano lì disposti a
fare una buona guardia; poco più avanti a Pointe du Chateau raggiungiamo
l'estremità settentrionale della Bretagna. Tornando poi verso sud raggiungiamo
St. Gonery. No, non posso avere le traveggole! Oggi non ho bevuto neanche
un po' di alcool, eppure, sono sicuro, la punta di quella chiesa è storta!
Ebbene sì, a St. Gonery c'è una chiesettina con questa strana caratteristica
che le dona un fascino tutto particolare. Al suo interno è conservata
la tomba dell'omonimo santo, venerato dalla gente del posto anche attraverso
la gwerz, antico canto bretone tramandato di generazione in generazione.
Proseguendo
raggiungiamo e superiamo Treguier, per poi continuare per Lannion ed infine
arrivare a Luzivilly dove abbiamo prenotato la Chambre d'Hotes. Il tempo
è pessimo, una pioggia fredda cade dal cielo. Il padrone di casa ci spiega
che la loro casa funziona anche come Table d'hotes, cioè gli ospiti
hanno la possibilità di sedersi a tavola con loro per gustare il pasto
insieme. Ci propone di partecipare e noi volentieri accettiamo. La cena
è completa, mangiare e bere in abbondanza; peccato che tutte le dieci
persone che sono sedute a tavola sono di lingua francese e noi in alcuni
momenti ci sentiamo un po' pesci fuor d'acqua. Comunque sono tutti gentili
e, quando possibile, ci coinvolgono nella conversazione. Ad un certo punto
la signora di casa, ottima cuoca, parlando di mangiare all'italiana, si
vanta di usare la vera pasta italiana, chiedendoci di indovinare la marca.
"Voiello, De Cecco, Barilla?": i nostri tentativi vanno a vuoto,
scontrandosi ogni volta con il no della signora. Ad un certo punto sfoggiando
un sorriso sarcastico accompagnato da un lento oscillare della testa rivela:
"Giovanni Panzani!". Sul nostro volto si illumina uno sguardo stupito;
le diciamo che non conosciamo alcuna marca con quel nome e che in Italia
comunque non è di certo tra le più conosciute. La figlia, per sostenere
le posizioni della madre ci porta la confezione della pasta. La analizziamo
attentamente e in fondo, scritto in piccolo, troviamo l'indicazione "Made
in France". La signora si trincera dietro goffe spiegazioni, "le
nom est italien!", "j'ai pensé...": suvvia, la vuoi dare a
bere a un italiano sulla pasta? Non scherziamo, per cortesia! La serata
poi prosegue piacevolmente; la firma sul libro degli ospiti la conclude
prima di una robusta dormita.
11 Agosto
Il tempo
anche oggi è maledettamente bretone; la pioggia non cessa e sotto l'acqua
iniziamo la nostra giornata dedicata alla visita degli enclos paroissiaux,
i cosiddetti recinti parrocchiali. Questi sono luoghi tipici della religione
bretone, all'interno dei quali, in un pezzo di terreno che può essere
più o meno vasto sono circoscritti tutti gli ambienti sacri del villaggio,
confinandoli in modo netto e preciso da quelli profani. La tradizione
risale al XVI-XVII secolo e generalmente all'interno del recinto troviamo
la chiesa, una sagrestia, un campanile, un ossario, un cimitero, una cappella
funeraria e, solitamente al centro dell'area, un calvario, basamento che
presenta centinaia di sculture con personaggi della Passione di Cristo,
sormontato in sommità dal crocifisso. I calvari sono tipicamente costruiti
in kersanton, pietra che si trova in abbondanza in Bretagna.
La nostra
visita inizia a Plogounven per proseguire poi verso St. Thegonnec. Questo
sarebbe uno dei più importanti recinti, senonchè un incendio nel 1998
ha danneggiato la chiesa, che è tuttora in restauro. Ci dirigiamo poi
a Guimiliau. Probabilmente questo è uno dei più belli tra quelli visitati,
per la quantità di scene del calvario, per la bellezza dell'atrio che
conduce alla chiesa, per lo splendido battistero che vi si trova all'interno.
Sul calvario a tratti si è sedimentato del muschio che gli conferisce
in alcuni punti un colore arancione. Le scene della passione di Cristo
sono alquanto reali; ogni tanto compare poi qualche personaggio estraneo:
è il caso di Katellgolet (Caterina la perduta), una ragazza di facili
costumi sulla quale si accaniscono orrende creature infernali che la spingono
verso le fiamme. Passando per Sizun, il nostro giro prosegue per Plougastel-Daoulas,
dove sostiamo per un pranzetto tipicamente bretone: galettes con cuori
di carciofi accompagnate dal sidro servito in un bicchiere di coccio.
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A Landevennec il tempo decide di sterzare verso il bello, finalmente.
Noi rinunciamo però alla visita alle rovine della vecchia abbazia, limitandoci
ad una breve passeggiata osservando il mare. Dopo un po' di entroterra
siamo infatti tornati ad ammirare l'oceano, lasciando la costa settentrionale
per quella occidentale. In altre parole cominciamo la discesa che ci riporterà
verso l'Italia. Ma non è certo tempo di malinconia, anche perché i panorami
che si ammirano dalla Pointe de Penhir prima e dalla Pointe de Dinan dopo
sono straordinari. Da quest'ultima si ammira anche un arco di roccia naturale;
ci sediamo per qualche minuto assaporando la bellezza di questi paesaggi.
Tutt'intorno il mondo tace e da qua sembra di poterlo possedere.
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Ormai purtroppo
è tardi, e dobbiamo lasciare questi splendidi posti. La ricerca della
chambre d'hotes riservata in mattinata non risulta affatto semplice, ma
dopo un po' di girovagare lungo stradine di campagna finalmente arriviamo
a destinazione. Essendo ormai le 20 e non sapendo dove trovare locali
aperti per la cena decidiamo di dirigerci verso Pleyben. Qui troviamo
un altro complesso parrocchiale veramente molto bello; peccato esserci
arrivati così tardi per non poterlo visitare attentamente. Comunque almeno
non c'è la presenza di turisti e molto bello risulta il contrasto tra
le luci della sera, lo scuro delle nuvole ed il chiarore di qualche raggio
di sole che ancora cerca di affacciarsi qua e là.
12 Agosto
Partiamo
da Lannedern con un tempo ancora pessimo: la casa dove abbiamo soggiornato
è ancora in fase di ultimazione e all'esterno c'è fango dappertutto: le
impronte che lasciamo sulla macchina ci accompagneranno fino al rientro
in Italia. Non c'è tempo però per lamentarsi per la pioggia e per le nuvole,
e comunque non ce ne sarebbe neppure il motivo, tutto sommato ci stiamo
godendo una fantastica vacanza! Inoltre stiamo procedendo verso Locronan,
che tutte le guide descrivono come un piccolo gioiellino: la voglia di
scoprirlo è tanta.
Il paese
si sviluppa tutt'intorno alla Grand Place, dove si affacciano le chiese
di St.Ronan, la Chapelle du Penity ed un buon numero di case in granito
di epoca rinascimentale perfettamente conservate. Dalla piazza decidiamo
di seguire il sentiero che gira intorno al paese e che è ampiamente segnalato
da piccoli paletti in legno sagomati a forma di zoccolo. Riusciamo così
a goderci con calma questo posto molto carino, così turistico in centro
ma decisamente tranquillo appena usciti dalla piazza. Ammiriamo la piccola
chiesetta di Notre Dame de Bonne Nouvelle del XVII secolo con la sua fontana
ed il suo minuscolo calvario; fotografiamo bellissimi cespugli di ortensie
blu, visitiamo un negozio con mille specialità locali, dalle birre al
sidro, dalle marmellate al miele.
Da Locronan
ci spostiamo a Douarnenez, dove l'arrivo del sole ci invita ad una passeggiata
lungo il porto-museo delle navi. Proseguendo lungo la strada D7 arriviamo
poi alla Pointe du Van, che regala uno splendido scenario dove il colore
viola dei prati fioriti si alterna all'azzurro del cielo, ormai limpido
e sereno. Passiamo poi per la Baie des Trepasses, ampia cala con una bellissima
spiaggia su cui ci divertiamo a proiettare le nostre ombre in posizioni
decisamente comiche. La baia precede immediatamente la celeberrima Pointe
du Raz. Gli scenari sono spettacolari; enormi rocce e scogliere calano
a picco sul mare che vi infrange addosso le sue onde con violenza. Una
bellezza selvaggia, ingentilita solo parzialmente dal sole, rovinata da
noi turisti che in grande quantità ci accalchiamo sugli scogli per ricercare
un po' di magia in questi suggestivi scenari, lontani anni luce dal tran
tran quotidiano che tornerà a farci compagnia troppo presto. Noi turisti
che lasciamo la macchina in un enorme parcheggio, che siamo ricevuti in
un enorme centro d'accoglienza, che arriviamo alla punta su enormi bus
navetta che percorrono sentieri lastricati, che ci sediamo al bar dove
servono enormi gelati: noi turisti così piccoli, però! Io e Alessandra
rimaniamo un po' delusi ma soprattutto spiazzati da tutto questo, è un
peccato che il turismo snaturi totalmente la magia di questi splendidi
posti, che piano piano stanno perdendo la loro naturale bellezza a vantaggio
del dio denaro. Intendiamoci, lo spettacolo è sublime, ma è difficile
riuscire a goderselo fino in fondo.
Lasciamo
la punta e proseguiamo verso sud solo per pochi chilometri, quelli che
ci bastano per arrivare a Pouldrezic dove abbiamo riservato la nostra
Chambre. La serata si presenta limpida, ma all'uscita del ristorante di
Penhors, dove consumiamo una cena a base di pesce, ci attende un vento
piuttosto fresco. Ma è quanto di meglio ci possa essere per accompagnare
la nostra passeggiata sul lungo oceano, su queste scogliere rosicchiate
dalle onde che fanno da contorno al tramonto. Il rumore del mare fa da
sottofondo e ci invita a cantare melodie passate, abbracciati forte per
scaldarci a vicenda, protagonisti di un bellissimo film.
13 Agosto
La voglia
di indossare pantaloncini corti e calzare sandali è tanta, in questi posti
bagnati dal mare. Ma anche oggi la giornata è grigia, che più grigia non
si può. L'umidità penetra nelle ossa e suggerisce un abbigliamento pesante.
Il grigiore della giornata si riflette anche sul nostro umore e guarda
caso la ricerca della Chambre si rivela assai difficoltosa. Spulciamo
gli indirizzi ovunque, facendo invano almeno una ventina di telefonate.
Alla fine un improvviso colpo di fortuna ci porta a chiamare una signora
presso la quale hanno appena disdetto una prenotazione. Abbiamo perso
una buona mezz'ora, ma abbiamo imparato che in questo periodo occorre
muoversi un po' prima per riuscire a trovare dove dormire.
Prima meta
della giornata è la Pointe de Penmarch, lembo estremo dell'omonima penisola.
Nell'abitato, nei pressi del porto, fa sfoggio di sé l'enorme faro di
Eckmühl, avvolto da un cappotto di nebbia. Stridono; stridono incredibilmente
il suono cupo e prolungato del faro, che si ripete stancamente ogni minuto,
ed il canto sofferto e acuto dei gabbiani. Sospesi tra realtà e finzione,
dopo avere raccolto qualche sasso e un po' di conchiglie come ricordo,
ci avviamo oltre. Improvviso e inaspettato dopo qualche chilometro compare
un sole quasi abbagliante: sì, qualche minuto stavo sognando...
Felici per
la lieta comparsa, improvvisiamo una sosta a Benodet, paesino carino che
si fa apprezzare per una passeggiata lungo il porto e sulla riva della
spiaggia. Un'altra ventina di chilometri ed arriviamo a Concarneau. Piccola
delusione. Non che mi aspettassi tanto, però al di là della cittadella
fortificata sul mare, ricettacolo di negozietti e bar per turisti, non
offre sinceramente molto, pur se riportata un po' su tutte le guide. La
fortificazione è senz'altro interessante, storicamente parlando, essendo
stata eretta nel XIV secolo e concede una bella passeggiata sui bastioni,
ma alla fine ce ne andiamo un po' insoddisfatti. Dopo la storia, proviamo
con l'arte e la natura.
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Siamo infatti
diretti a Pont Aven, sull'estuario del fiume omonimo, antica città di
mugnai, che con la sua quiete ed il suo fascino ispirò diversi artisti,
tra tutti Gauguin, che qui trovarono fantasia ed ispirazione. Anche in
questo posto sono tanti i turisti che affollano il centro cittadino, ma
basta passeggiare un po' lungo i percorsi segnalati per trovare come per
incanto una magica e fascinosa quiete. Percorriamo un sentiero che inizialmente
costeggia l'Aven e poi si addentra nel Bois d'Amour, il bosco dell'amore;
ogni tanto facciamo una sosta, una volta per visitare un vecchio mulino,
un'altra per rovistare nei cespugli in cerca di more, un'altra ancora
semplicemente per rilassarci. Dopo un'ora di cammino, più o meno, raggiungiamo
la vecchia cappella di Tremalo del XVI secolo. Al suo interno un bellissimo
crocifisso ligneo, ripreso anche da Gauguin nel dipinto del Cristo giallo.
Una chiesettina di campagna, non so se bella o no, ma la pace e la quiete
che ha regalato per una buona mezz'ora ci lascia una sensazione decisamente
piacevole.
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Proseguendo
verso sud, facciamo una breve sosta a Le Pouldu, con un tranquillo e grazioso
porticciolo, dove una linea immaginaria fa da spartiacque tra il sole
e la nebbia, un'immagine stranissima. Ci ristoriamo con un gelato, ma
alla faccia! Un Magnum ed un cornetto per la modica cifra di quattro euro:
occhio ai gelati!
Ci mettiamo
sulla strada del B&B, che raggiungiamo a Pont Scorff. Per la cena ci dirigiamo
a Quimperlé dove ci attende un superbo piatto di moules: che mangiata,
ragazzi!
14 Agosto
E' ancora
presto quando ci infiliamo in macchina, diretti verso la penisola di Quiberon.
Si tratta di una striscia di territorio che per una decina di chilometri
si addentra verso l'Oceano; questa striscia è talmente stretta che in
un tratto, girandoti indifferentemente a destra o a sinistra, vedi comunque
e sempre il mare. Va da sé che l'unica strada che conduce alla punta in
questi giorni di grande caos rischia la paralisi a causa del traffico.
Fortunatamente noi ce ne accorgiamo solo al ritorno quando, lasciando
la penisola, osserviamo una lunga coda di automobili in attesa di proseguire
la marcia verso Port Maria, capo estremo della penisola, dove noi siamo
invece già transitati. Questo posto molto turistico offre lunghe spiagge
ed un bel lungo Oceano, adatto ad una piacevole passeggiata, al termine
della quale dedichiamo una mezz'oretta ad una sana abbronzatura. Per il
ritorno sfruttiamo per pochi chilometri la variante sulla strada della
Cote Sauvage, la quale regala bei panorami sul mare ed una relativa tranquillità
rispetto alla confusione di Port Maria.
Lasciata
la penisola di Quiberon, ci dirigiamo verso Vannes, l'ultimo avamposto
prima della nostra dipartita dalla Bretagna. Pur trovandosi in zona, decidiamo
infatti di non fermarci a Carnac a vedere i dolmen, non è che ce ne abbiano
parlato troppo bene! Arrivati a Vannes, parcheggiamo la macchina in un
posteggio a pagamento, uno di quelli con le macchinette che accettano
le monete; in particolare queste accettano solo i pezzi da 1 Euro. Rovistando
tra le tasche non troviamo altro che una moneta da 2. Chiediamo allora
ad un signore che si trova nei pressi se ha di che cambiare, ma anche
lui si ritrova con una sola moneta da 1 Euro, ma dice che ce la può lasciare.
Gli offro allora la mia di importo superiore, ma non ne vuole sapere.
Insisto, ma lui, ribadendo la sua scelta, ci saluta sorridendo e se ne
va. Incredibile, non me lo sarei mai aspettato da un francese! Oddio,
non me lo sarei aspettato neanche da un italiano, ma trovare un transalpino
così disponibile e simpatico è una cosa del tutto piacevole e inaspettata,
un po' come quando dopo qualche mese che non la indossi, infili una giacca
e ci trovi nel taschino una banconota da venti Euro. Una figata!
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Comunque
Vannes è proprio una città carina. Attraversiamo le strette vie fiancheggiate
da vecchie case a graticcio che contribuiscono a donare un tocco di autentica
rusticità a questo centro. Arrivando in centro storico ci accoglie l'imponente
Cattedrale di St. Pierre del XII secolo, al cui interno è sepolto St.
Vincent Ferrier, patrono della città. Un altro scorcio notevole di Vannes
lo si ammira salendo da Rue des Vierges sulle mura che la proteggono.
Superando la porta Poterne si ha un bel panorama sugli eleganti giardini
e soprattutto sui vecchi lavatoi con i caratteristici tetti neri che li
contraddistinguono. E' un piacere immergersi in quest'atmosfera un po'
turistica, ma decisamente conciliante con la nostra voglia di relax; ci
sediamo quindi ad un bar per un veloce spuntino, di fianco a noi un gruppetto
di allegri romani gozzovigliano sorseggiando un enorme bicchiere di birra.
Ormai però è tardi: lo sappiamo, dobbiamo lasciare la Bretagna, lo facciamo
malvolentieri, ma come tutte le cose, se c'è un inizio ci deve essere
anche una fine.
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Ci riappropriamo quindi della macchina e seguiamo le indicazioni per Chateaubriant,
dove entriamo nei Paesi della Loira. Il B&B l'abbiamo prenotato a Pouancè,
dove arriviamo piuttosto presto, ma c'è da organizzare la tappa di trasferimento
di domani. Già, perché dalla Francia nord - occidentale ci dobbiamo spostare
verso la parte sud - orientale. Sul letto sono stese cartine, mappe e
stradari, percorsi dalle nostre dita e dalla nostra fantasia. Io ho già
individuato un percorso che ci porterebbe ad Issoire, in Alvernia, zona
di grandi vulcani. Fortunatamente, Alessandra mi riporta alla realtà e
più saggiamente propone un percorso alternativo decisamente più soft e
meno stancante.
15 Agosto
E così oggi
ci attende una lunga tappa di trasferimento. Gli auspici del mattino non
sono fantastici, se è vero che durante la colazione un bambino seduto
di fianco al nostro tavolo rimette il suo petit dejeuner. In seguito
però le cose vanno decisamente per il meglio. Attraversiamo la Loira e
la grande regione centrale, posticipando ad un successivo viaggio la visita
ai suoi famosi castelli, e nel pomeriggio verso le quattro giungiamo a
Moulins, capoluogo del dipartimento Allier in Alvernia. Di questa giornata
non posso dimenticare chilometri e chilometri di strade di bella campagna,
dritte, con qualche saliscendi, traffico praticamente inesistente; ogni
tanto scorgiamo una famiglia che ha preparato l'occorrente per un meritato
picnic, d'altronde è sempre il giorno di Ferragosto! Una giornata in macchina
all'insegna della tranquillità e serenità, a scambiare parole, pensieri
e progetti con Alessandra. L'unica tappa che ci concediamo è a Mehun s/Yevre
che, essendo segnata in giallo sullo stradario, dovrebbe essere un posto
turistico e quindi garantirci un ghiotto spuntino. La realtà dei fatti
è, come spesso accade, molto più severa: il paese si rivela un assoluto
deserto; il bigliettaio che custodisce l'entrata alle due torri di un
vecchio castello ha l'aria di chi si chiede chi glie l'ha fatto fare di
stare lì in questa calda giornata; un paio di bambini si divertono inseguendosi
in bicicletta e sbraitando; noi che chiedevamo solamente un barettino
dove mangiare qualcosa troviamo a malapena una locanda dove ci offrono
un succo di frutta ed una merendina. Ci rinfreschiamo un po' e decidiamo
di rimandare i nostri bisogni alimentari a più tardi.
La pianificazione
di questa tappa è stata talmente curata che fino all'arrivo a Montilly,
sede della Chambre d'Hotes, non abbiamo mai sbagliato strada. Così ci
rimane il tempo per una visitina a Souvigny, piccolo centro medievale
raggiungibile attraverso strette stradine di campagna. La chiesa di St.
Pierre e St. Paul, del XII secolo è interessante, ma ciò che più interessa
a noi è scovare un negozio dove comprare qualcosa da mettere sotto i denti.
Dopo avere constatato amaramente che i bar del paese sono tutti chiusi
in questa giornata festiva, finalmente troviamo una pasticceria. La fame
è tanta, la gola fa il resto: è naturale che la nostra scelta cada su
una coppia di paste la cui fotografia potrebbe accompagnare la definizione
di "bomba calorica" in un dizionario illustrato. Sono talmente "bombe"
che Alessandra non riesce a finire la sua. Terminiamo la visita al paesino
di Souvigny e poco dopo arriviamo a Mountilly, dove si trova il nostro
B&B. Questo è molto carino, la stanza si trova nella torretta di un castello
ed il suo pavimento è tutto in legno. Intorno c'è un bel parco dove ci
sdraiamo per riposare sorseggiando un aperitivo gentilmente offerto dalla
padrona. Come spesso accade, però, non è tutt'oro ciò che luccica: Alessandra
si ritrova in bagno in compagnia di un ragno e poco dopo di un'ape che
varca l'abbaino proprio mentre lei sta facendo la doccia.
Dopo avere
trovato una sistemazione per la notte di domani (saremo a Chambery, in
Savoia), decidiamo di guidare per una decina di chilometri e raggiungere
Moulins per la cena. La signora ci ha consigliato di fermarci al Gran
Café, noi per educazione abbiamo detto "sì ci andiamo", sicuri
in cuor nostro poi di rinunciare e di non poterci permettere una cena
sicuramente troppo costosa. Decidiamo comunque di dare un'occhiata e constatiamo
che i prezzi per una cenettina tranquilla sono abbordabili. Ci sediamo
quindi in uno dei tavolini all'esterno del locale, che internamente sfoggia
sfarzo e lusso, godendoci questa serata di Ferragosto. Terminata la cena
ci concediamo una passeggiata per le vie del centro, che presenta alcuni
scorci decisamente carini, soprattutto perché illuminati intelligentemente:
alcune case a graticcio, la torre dell'orologio, la cattedrale de Notre
Dame, il ponte di accesso alla città con tramonto incorporato. Dopo queste
cartoline è decisamente ora di una buona dormita!
16 Agosto
Il tempo
ancora incerto suggerisce di fare colazione all'interno, anche se ieri
avevamo pensato diversamente. Dando un'occhiata a quadri ed arredamenti,
ci accorgiamo che in questa casa si respira un'aria da artisti. Un affresco
con figura di donna ed un manichino con drappo bianco; una colonna dipinta
ed un busto femminile; in sottofondo musica classica per violino e pianoforte
a basso volume. Il tutto si mischia con marmellate di tutti i tipi, dolci
strani ed un te bollente, questo è il nostro petit dejeuner.
Lasciata
la casa degli artisti, saliamo in macchina per tornare in Borgogna. Dopo
una cinquantina di chilometri siamo a Paray Le Monial, dove ci fermiamo
per una visita alla bella basilica del Sacro Cuore del XII secolo. Merita
assolutamente proseguire esternamente per ammirare la chiesa dalla parte
posteriore, molto movimentata e da cui dipartono alcune cappelle radiali.
La nostra guida definisce questo paese come uno dei centri spirituali
più importanti in Francia e guarda caso oggi nella Basilica si celebra
una messa per i giovani francesi. E' anche giorno di mercato e così ne
approfittiamo per prenderci un po' di frutta per il nostro pranzo.
Lasciamo
Paray Le Monial per proseguire verso la Savoia. Le frecce indicano paesi
ormai a noi conosciuti e le strade in parte le abbiamo già percorse nella
prima parte di questa vacanza. Superiamo anche il confine borgognone ed
entriamo di nuovo nella regione Rhone - Alpes. Il paesaggio cambia notevolmente
in quanto alte montagne si innalzano a destra e sinistra della strada
e quasi non sembra vero che il giorno prima eravamo tra la campagna del
Nord della Francia. E così godendoci il bel paesaggio giungiamo sul lago
di Bourget, a pochi chilometri da Chambery. Decidiamo di sdraiarci sulle
rive del lago a prendere un po' di sole, ma alla fine ci scappa anche
un bagno ristoratore!
La sera
cerchiamo un ristorantino a Chambery per gustare le specialità locali.
Ci sono la famosa fonduta savoiarda e la tartiflette con patate, burro
e formaggio; noi optiamo invece per la Raclette, senza ben sapere in realtà
di cosa si tratta. Ad un certo punto ci portano sul tavolo un marchingegno
strano, a cui è fissata una mezza forma di formaggio. Il cameriere spiega
brevemente il funzionamento. Praticamente il formaggio è appoggiato su
alcune punte di ferro poste su di una mezzaluna nella parte posteriore,
mentre nella parte superiore una resistenza viene fatta scaldare e permette
alla Raclette di fondere. Una leva poi permette di inclinare la forma
per togliere la parte di formaggio fusa e versarla nel piatto accompagnandola
con salumi e verdure. Per degli amanti del formaggio come siamo noi tutto
ciò è miele che cola ed alla fine il danno compiuto sulla forma di formaggio
è notevole! A dire il vero è notevole anche il danno che abbiamo fatto
alla nostra linea ed alla nostra digestione, avremo modo di accorgercene
stanotte!
17 Agosto
Facciamo
colazione all'aperto, nel giardino della casa che ci ha ospitato per questa
ultima notte francese; scambiamo due chiacchiere con un ragazzo transalpino
che ha studiato un anno a Torino, ma si avvicina l'ora della partenza.
Siamo ancora incerti sulla strada da percorrere: dopo avere fatto quattromila
chilometri in territorio francese senza mai toccare il manto autostradale,
per una di quelle fisse che ti entrano in testa e non ti sai spiegare,
ora mi dispiacerebbe imboccare il tunnel del Monte Bianco o del Frejus.
La signora della casa fuga ogni nostro dubbio consigliandoci il Moncenisio,
a cui avevamo già pensato, ma su cui non eravamo troppo convinti. Via,
allora, godiamoci questa ultima giornata di vacanza!
Seguiamo
tranquillamente la N6, regalandoci qualche sosta qua e là. In particolare
dopo Lanslebourg, quando la strada comincia a inerpicarsi, i panorami
diventano mozzafiato. La giornata di sole contribuisce ad illuminare questi
splendidi quadri, elargendo luce alle montagne tutt'intorno, illuminando
il ghiacciaio della Vanoise e gli altri monti più bassi, ma non meno affascinanti.
Un casottino, poco prima del passo, espone un cartello che informa che
lì si vende formaggio. Per degli amanti del genere quali siamo io ed Alessandra,
l'occasione si rivela troppo ghiotta, in tutti i sensi. Una fetta qua,
un'altra là, ed in un attimo la sportina è piena di cartocci con Raclette,
Gruyere e Tomme, formaggi tipici della Savoia. Poco dopo, siamo sdraiati
sulle rive del lago artificiale di Moncenisio, addentando un panino con
il salame, godendo fino alla fine i nostri giorni di ferie.
Dopo l'attraversamento
del confine, la strada purtroppo non regala altri panorami come quelli
visti fino ad ora; tra l'altro un paio di orrende costruzioni rovinano
decisamente il paesaggio. In più, sono anche troppo impegnato a governare
la macchina nelle mille curve della strada. A Torino ci immettiamo finalmente
in autostrada, superando in fretta il capoluogo piemontese e proseguendo
verso Piacenza. Arriviamo a Carpi alle 18.00. Il contachilometri segna
4450 dall'inizio del viaggio. Sono tanti, ma non saranno mai troppi.
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