MESSICO 1998

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Marco & Quetzalli

Ho conosciuto Quetzalli nel 1994 a Dublino. Eravamo ad una vacanza studio, come spesso succede molto vacanza e poco studio. Io italiano, lei messicana, vivevamo presso la stessa famiglia e siamo diventati presto buoni amici. Immaginavo che la distanza avrebbe inevitabilmente interrotto la nostra amicizia, invece…
…Invece, dopo decine di lettere prima, altrettante email dopo, lei è venuta a trovarmi in Italia nel 1997 ed io ho ricambiato l’anno successivo. Questo è un piccolo resoconto di quei giorni…


Arrivo a Citta' del Messico

Milano, aeroporto di Linate. Sono in attesa del volo per Città del Messico (chiamata dai locali semplicemente Mexico o DF – Distrito Federal) e penso che affrontare il viaggio senza alcuna compagnia deve essere veramente duro. Ma senz’altro ne varrà la pena…
Il Messico mi si presenta subito disordinato e caotico con centinaia di valigie accatastate nella sala bagagli dell’aeroporto. In ogni caso il mio zaino è la. Lo raccolgo, affrettandomi verso il gate di uscita. Si apre la porta scorrevole e tra i mille volti della folla in attesa scorgo immediatamente quello sorridente di Quetzalli. Un forte abbraccio, gli inevitabili “Ciao, come stai?”, “Bene, grazie, e tu?” e poi via, verso casa, sfidando lo smog ed il traffico della megalopoli messicana a bordo dell’immancabile maggiolino, la macchina di Quetzalli.
Alla spicciolata faccio conoscenza con i componenti della famiglia, padre, madre, il fratello Rigel e la sorellina Lisa, tutti (per mia fortuna) a loro agio con la lingua inglese. Rimango a parlare dei programmi per i prossimi giorni. Ancora nulla di pianificato, a parte il fatto che domani si va a Teotihuacan insieme a Juan Carlos, il ragazzo di Quetzalli, ed Oscar, un suo amico.

Teotihuacan

Teotihuacan è un sito enorme e, contrariamente a quanto lascia intendere la mia guida (la peraltro ottima Rough Guide), sembra molto interessante, dominata dalle piramidi del Sole e della Luna (circa 300 scalini per raggiungere la cima!). Un po' di timore di non riuscire a tenere il passo dei "messicani" dopo neanche un giorno di ambientamento (siamo sempre a più di 2500 metri di altitudine), ma alla fine riesco a vedere abbastanza completamente l'intero sito in circa 4 ore.

La piramide del sole a Teotihuacan
In mattinata, prima della visita, abbondante colazione a base di tortillas e quesadillas ripiene di formaggio e fiori di zucca da affogare in salse più o meno piccanti (soprattutto più). Buono anche il nopal (fico d'india) fritto e guarnito con formaggio ed il suo frutto (tuna), una specie di kiwi forse un po' meno saporito. Mangio tutto avidamente (come mio solito), sperando di non dovere rimpiangere ciò che dice la guida su Montezuma e sulla sua vendetta…

Puebla

Domenica mattina; il sole e un'aria frizzante ci accompagnano nello spostamento a Puebla dove abita Juan Carlos. Purtroppo la vista sui due vulcani Popocatepetl e Ixtaccihuatl è piuttosto rovinata dall'inquinamento. Ci dirigiamo inizialmente a Cholula, ormai attaccata a Puebla per visitare la Chiesa di Santa Maria Tonantzintla che internamente presenta un formidabile trionfo di statue e decorazioni che fondono elementi cristiani e scene di vita india. Ci spostiamo poi al sito archeologico che conserva la piramide più grande del Messico, che però si può solo immaginare in quanto è quasi completamente sotterrata ed è comunque attraversata da suggestivi tunnel.

Santa Maria Tonantzintla

Arriviamo a casa di Juan Carlos per il pranzo con tutta la famiglia. Mi viene offerto il Chile en Nogada, piatto tipico di queste parti, preparato soprattutto nel mese di Settembre (anniversario dell'Indipendenza) per via dei suoi colori che riprendono quelli della bandiera messicana: il bianco della crema acida fatta con noci, il verde del prezzemolo e del peperone (riempito con amenità varie) ed il rosso del melograno a guarnire il piatto.
Chili en nogada
La presentazione è fantastica, ma purtroppo solo quella. Non riesco ad apprezzare infatti il misto tra dolce, piccante e salato. Riesco non senza fatica a finire il piatto e quasi mi obbligano a prenderne un altro. Rifiuto cortesemente ma l'insistenza di tutta la famiglia mi obbliga a mangiarne un altro po'. Ragazzi, che fatica!! Fortunatamente aggiusto il sapore con una deliziosa torta fatta con le mele di Tlaxcala (mi spiegano che sono dello stesso tipo di quelle che erano poste alla base della statua della Madonna nella chiesa di Santa Maria Tonantzintla).

Dopo pranzo visitiamo il centro di Puebla con la sua maestosa cattedrale che però è una conferma di ciò che afferma Quetzalli e cioè che a parte poche eccezioni le chiese messicane sono tanto belle fuori quanto deludenti all'interno. Seguiamo comunque la visita guidata in spagnolo; non mi preoccupo neppure di capire troppo, visto che a detta di Quetzalli, molte guide messicane usano molta fantasia e si inventano parte delle cose che dicono… Ciò che comunque non si fatica a capire è la abituale richiesta della propinita, una mancetta da elargire per il servizio offerto. Quando ormai è buio, stanchi ma contenti, torniamo verso casa in un'orgia di automobili, bus e camion sparati a folle velocità verso il mare di luci di Mexico.

Lo Zocalo

uesta mattina mi immergo da solo nel centro del DF. Il padre di Quetzalli mi accompagna in macchina e mi spiega i problemi che deve affrontare nel suo lavoro. E' impiegato in un ente statale per la tutela dei diritti civili delle popolazioni indie. Mi parla un po' del suo ruolo di mediatore riguardo a diverse questioni, quali la caccia di specie animali protette, l'utilizzo di sostanze allucinogene vietate o ancora i tanti problemi degli indios del Chiapas.

Quetzalli è in Università, così ne approfitto per visitare lo Zocalo, già adornato con i colori della bandiera nazionale in vista della festa dell'Indipendenza che si terrà tra un mese, la Cattedrale in (perenne) fase di restauro, il Templo Mayor ed il Palacio Naxional con i murales di Diego Rivera. Dopo queste visite d'obbligo decido di incamminarmi senza una meta precisa per le strade del centro, rubando sguardi, suoni, odori di questa maestosa città per fare arrivare le 11.30. E' questa l'ora in cui ho appuntamento al SEP (Ministero della Pubblica Istruzione) dove lavora Sylvia, la madre di Quetzalli, per la visita ad altri murales di Diego Rivera.
Zocalo - La Catedral

Torno a casa in metro, mischiandomi tra la gente locale. Nonostante le raccomandazioni fattemi, non mi sembra che il posto sia più pericoloso di altri analoghi di altre grandi città italiane o europee, almeno nelle ore di punta. Arrivo alla mia fermata dal sinistro nome che però mi affascina non poco - Barranca del Muerto… A casa mi aspettano i simpatici cugini di Quetzalli. Ivan è andato a studiare in USA e là è rimasto dopo essersi sposato. Con loro andiamo nel pomeriggio a Coyoacan, un centro coloniale che fu abitato anche da Cortez. Un tempo città autonoma, ora è ormai completamente inglobato e integrato nella metropoli; conserva però alcuni tratti caratteristici che ne fanno un centro piuttosto tranquillo, popolato e frequentato da intellettuali, artisti e tanti giovani alla sera. Nonostante l'abbondante pioggia caduta e l'aria non proprio tiepida ci fermiamo alla gelateria Tepoznieves che propone gusti a dir poco bizzarri. Lattuga, pepino con chile, ovviamente tequila per citarne solo alcuni, oltre ai fantastici gusti esotici (guanabana e maracuja sono ottimi!). Dopo il gelato ci fermiamo a mangiare i tamales, semola di mais cotta insieme a lardo di maiale all'interno di foglie di banana o di mais ed aromatizzata in vari modi: niente male!

Una giornata a Xochimilco

Di buona mattina siamo a Xochimilco, una serie di canali navigabili per mezzo di colorate imbarcazioni spinte da abili rematori con una lunga pertica. Probabilmente la vera atmosfera di questo posto si coglie la Domenica, quando le famiglie di Città del Messico e dei posti vicini si riuniscono qui per il picnic o per la gita fuori porta. Anche oggi però che è Martedì c'è un discreto movimento che comunque non impedisce a me e a Quetzalli di avere un'imbarcazione a nostra completa disposizione. Partiamo, il tempo di accomodarci sulle panchine della barca e subito siamo presi di mira da altre imbarcazioni, più o meno grandi, più o meno colorate, ma senz'altro decisamente perseveranti che ti "offrono" bibite, pollo, mais, fiori, marimba, serenate, stoffe, fiori in un'orgia di colori, suoni, odori, profumi. Inevitabilmente risaltano le trombe dei mariachi, che troppo spesso perdono il ritmo imposto dall'enorme guitarron. Quetzalli mi racconta che alcuni mesi fa, in occasione del compleanno della madre, il padre chiamò una banda di mariachi (contattati in Plaza Garibaldi) per una serenata e si lamenta perché nessuno ha mai fatto lo stesso con lei. Non c'è bisogno di essere un dongiovanni incallito per cogliere al volo l'occasione di dedicarle una sonata. Le faccio scegliere la canzone e decide per il classico "Cielito lindo".

Cielito Lindo (Quirino Mendoza y Cortes)

De la Sierra Morena,
Cielito lindo,vienen bajando
Un par de ojitos negros,
Cielito lindo, de contrabando

Coro:
Ay, ay, ay, ay,
Canta y no llores,
Porque cantando se alegran,
Cielito lindo, los corazones

Pajaro que abandona,
Cielito lindo, su primer nido,
Si lo encuentra ocupado,
Cielito lindo, bien merecido
Coro:

Ese lunar que tienes,
Cielito lindo, junto a la boca,
No se lo des a nadie,
Cielito lindo que a mi me toca
Coro:

Si tu boquita, morena,
Fuera de azucar, fuera de azucar,
Yo me lo pasaría,
Cielito lindo, chupa que chupa.
Coro:

De tu casa a la mía,
Cielito lindo, no hay más que un paso,
Ahora que estamos solos,
Cielito lindo, dame un abrazo.
Coro:

El Mariachi