LA LEGGENDA DELL'ARNICA

In un maso non lontano dalla Pale di San Martino vivevano le Guane, streghette molto belle e gentili con un piede però messo a rovescio. Una di esse fece innamorare un giovanotto di Primiero, che si recò al maso delle Guane per chiederla in sposa. La streghetta accettò ma a patto che lui promettesse di vivere sempre con lei e che giurasse che non le avrebbe mai toccato i capelli.
L'uomo accettò i patti e il matrimonio si celebrò presto e fu un matrimonio felice, rallegrato dalla nascita di cinque maschietti bellissimi e infine da una femminuccia, bella e buona come la madre, con magnifici capelli color dell'oro. Una sera purtroppo l'uomo, ritornato a casa alticcio, ebbe l'irrefrenabile desiderio di toccare i capelli della moglie.
Subito la bella guana diventò pallida e sempre più esile, finché si dissolse in un fil di fumo.
Il marito si disperò, ma nei giorni seguenti seppe dai figli che mentre lui era al lavoro, la mamma veniva a trovare i figli e poi fuggiva piangendo.
Un giorno l'uomo finse di uscire di casa per recarsi al lavoro e si nascose. Quando la moglie entrò nella stanza e gli passò vicino, balzò fuori dal nascondiglio, l'afferrò per la vita pregandola di perdonarlo.
La Guana lanciò un grido e disse piangendo che un terribile incantesimo pesava sulla sua vita e che ormai nessuno l'avrebbe mai più potuta vedere.
Poi si sciolse dall'abbraccio e fuggì. Mentre correva lontano, dal suo capo si staccavano uno ad uno i magnifici capelli biondi che, caduti a terra, si trasformavano subito in fiori color dell'oro.
I bambini si misero a rincorrere la mamma seguendo la scia di fiori, finché giunsero al laghetto Welsperg dove si specchia la Cima Canali, lì si fermarono a cercarla, ma di lei non vi era più traccia se non un prato di fiori gialli.
A sera i cinque maschietti tornarono a casa, ma la bimba volle rimanere nei pressi del laghetto. Nel buio le si avvicinò una vecchina, alla quale la bimba raccontò la triste storia della sua famiglia.
La vecchina disse allora alla bimba di tornare a casa e di ritornare lì la notte di San Lorenzo. Solo allora, quando avrà visto cadere la prima stella, dovrà pronunciare le parole:

l'arnica

"Stella cadente, stellina di fiamma
fa che ritorni la cara mia mamma!".

La bimba tornò a casa cercando di sostituire la mamma nelle faccende domestiche per giorni e giorni finché finalmente giunse la notte di San Lorenzo.
Si precipitò allora al laghetto Welsperg e quando vide cadere la prima stella, disse le parole magiche e subito si sentì abbracciare teneramente. La sua mamma era lì con lei, per sempre, ma non aveva più i capelli colore dell'oro: ora il suo viso era incorniciato dai da capelli d'argento, perché i suoi capelli d'oro erano diventati fiori di arnica, preziosi per le loro proprietà medicinali.


la canzone in sottofondo: lo schiaccianoci di Tschaikowsky, la danza della fata confetto

 


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