EL GHIRLO

Si narra che un giorno d'inizio estate, durante la fienagione, un piccolo vortice di vento ("el ghirlo", nel nostro dialetto) disperdesse in un campo il fieno appena ammucchiato in tutta fretta prima dell'arrivo del temporale. Una vera scocciatura per i "siegadori" (*) primierotti che dovevano riammucchiare il "maro" (**).
l'oceano verde Un contadino esasperato scagliò allora un coltello contro "el ghirlo" e si stupì nel non ritrovarlo più. Il coltello era come dissolto nell'aria.
Qualche giorno dopo, in occasione della festa di Sant'Antonio da Padova, il contadino si recò, insieme ad altri valligiani, in pellegrinaggio alla basilica del Santo.
Fermatosi a riposare e a rifocillarsi in un'osteria, il contadino si accorse che il coltello dell'oste assomigliava molto al suo che aveva perso.
Notò le sue iniziali incise a fuoco sul manico del coltello, per cui non ebbe alcun dubbio che fosse il suo, ma notò anche che l'oste aveva un piede fasciato. Che fosse stato il diavolo ad assumere l'aspetto del ghirlo e ora l'aspetto di oste?
Il contadino si insospettì ancora di più quando l'oste gli porse in regalo una bella cintura da far benedire alla Basilica del Santo. L'uomo intimorito la prese ma naturalmente non la indossò.
il diavolo tra noi Quando vide un bell'albero ne cinse il tronco con la cintura avuta in regalo. Al ritorno avrebbe controllato se l'albero avesse ancora lo stesso aspetto.
Poi con i suoi compagni arrivò a Padova e assolse le divozioni. Di ritorno, volendo fermarsi all'osteria dove si erano rifocillati nel viaggio d'andata, nessuno fu in grado di ritrovarla. Nessuno conosceva quell'osteria e sembrava che non fosse mai esistita. Videro solo un albero rinsecchito e scheletrico con una cintura stretta intorno al tronco.
Il contadino raccontò allora ai suoi compagni la storia del diavolo. Dopo aver udito ciò i primierotti tornarono in corsa alle loro case, dove bruciarono nel caminetto l'ulivo di Pasqua e le reliquie portate da Padova per tenere lontano il diavolo e tanto fecero che da quel giorno il demonio non si arrischiò più ad avventurarsi in quel di Primiero.

Questa leggenda si ricollega alle saghe celtiche nelle quali ricorre spesso la simbologia del coltello e della cintura.


NOTE:

(*) Siegadori: nel dialetto primierotto, i falciatori di fieno.
(**) maro: nel dialetto primierotto, mucchio di fieno sul prato.
Quando il prato viene falciato occorre far seccare il fieno prima di portarlo nel fienile (tabià). Per questo la sera il fieno, che è stato tutto il giorno a seccare sotto al sole, viene ammucchiato in dei cumuli di modo che durante la notte si protegga dalla rugiada e, nel peggiore dei casi, dalla pioggia.
passare da montagna in montagna con un passo solo.

la canzone in sottofondo: millennium

 


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