LE DREZE - LE TRECCE

Un tempo a Primiero vivevano le tre ragazze più belle del Trentino. I loro capelli, lunghi, folti e lucidi erano talmente belli che tutti i giovanotti si innamoravano di loro.
Le loro madri erano preoccupate perché avevano sentito dire che girava per la valle uno strano uomo con i piedi di capra, venuto a rapire le ragazze con i capelli più belli. Si diceva che molte ragazze erano sparite e nessuno le aveva più viste. Perciò le madri consigliavano alle figlie di nascondersi i capelli sotto ad un fazzoletto quando uscivano di casa. Ma le ragazze non le ascoltavano e continuavano ad ostentare le loro chiome come simbolo di seduzione.
Una sera fu organizzata una festa da ballo, che scatenò l’entusiasmo di tutti i giovani.
Le ragazze vollero sfoggiare i vestiti più belli e si diedero da fare per pettinare e acconciare i loro capelli, mentre le madri le ammonivano sui pericoli che correvano a causa del diavolo.
Le tre ragazze più belle si lasciarono convincere dalle madri a raccogliere i capelli in lunghe trecce che, per impedire al diavolo di afferrarle, furono avvolte intono al capo e fissate con degli spilloni.
La festa si svolgeva in una taverna tra i Battistoni e Zortea e lì convennero tutti i giovani di Primiero. Tra la folla dei giovani vi era anche uno straniero, serio ed elegante, che inviò subito a ballare una delle tre ragazze più belle.
Durante il ballo egli lodò le sue belle chiome simili alla seta e le chiese il perché della sua acconciatura. La ragazza rispose che i capelli erano ben raccolti per impedire al diavolo di afferrarli.
Lo straniero ebbe un lievissimo moto di stizza.
Al ballo seguente egli invitò a danzare la seconda delle tre ragazze, alla quale chiese perché avesse sul capo quegli spilloni. La fanciulla rispose che gli spilloni li avrebbe piantati nel cuore del diavolo se lui la volesse portar via.
Sempre più stizzito il diavolo (il signore elegante era proprio lui) invitò a ballare la terza delle tre più belle ragazze. Pensò di stuzzicare la vanità della giovane chiedendole se i suoi capelli fossero finti e che credeva che lei portasse la parrucca.
La fanciulla indignata lo invitò a uscire all’aperto e lì sciolse le trecce per dimostrare l’autenticità delle sue chiome.
Subito il diavolo afferrò la ragazza per i capelli e la trascinò all’inferno con un boato, ma prima di sparire tagliò le trecce di netto e le inchiodò alla porta della taverna. Quando i giovani uscirono spaventati per in frastuono e videro le trecce inchiodate, l’intera baracca sprofondò nelle viscere della terra.

Questa leggenda riprende in chiave fantasiosa un fatto realmente accaduto: nel 1200 una grande frana cancellò un villaggio chiamato Piubago che sorgeva tra Siror e Tonadico e ricorda i tempi in cui la terra poteva improvvisamente aprirsi in voragini e inghiottire persone e cose.


Il dipinto nella foto in alto: "Giovane donna" di Auguste Renoir (1876)

 


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